Archeologia. Shardana e Sardegna, un problema ancora irrisolto
Riflessioni di Gabriella Scandone Matthiae
Il canonico Giovanni Spano, dotto e illustre studioso di antichità sarde ed autore di numerose pubblicazioni sull' argomento, che ancora oggi presentano notevole interesse, scriveva sul Bollettino Archeologico Sardo del 1861 riguardo alla necropoli della città di Tharros: "Nessuna tomba o sepoltura si è scoperta, per piccola che sia, dalla quale non sia venuto fuori qualche amuleto o figurina di divinità che allude ai misteri d'Iside o alla religione egiziana ... è forza conchiudere che qualche colonia egizia vi si fosse stabilita fin da remotissimi tempi". Le sue parole fanno comprendere quanto fortemente la presenza egiziana in terra sarda risaltasse agli occhi dei primi scavatori che abbiano rivolto la propria attenzione alle antichità isolane con fini strettamente scientifici, e non per avidità di tesori o per farne commercio: e ci sembrano la migliore introduzione a un' opera che intende narrare la storia dei rapporti tra la grande isola mediterranea ed il paese del
Nilo. La possibilità di definire l'inizio di questi rapporti è legata all'interpretazione di un nome: quello di una delle popolazioni che nei secoli XIII e XII a.c. si riversarono ad ondate successive nel bacino Mediterraneo orientale, provenienti dalle regioni egeo-anatoliche e siriane settentrionali, e giunsero a mettere in pericolo con i loro reiterati attacchi l'impero dei faraoni, dopo aver devastato le coste siro-palestinesi. Le iscrizioni dei sovrani della XIX dinastia Ramses II (1279-1213 a.C.) e Merenptah (1213-1204 a.C.) ci tramandano per la prima volta le effigi e gli appellativi delle varie genti che componevano questa eterogenea mescolanza di etnie, oggi designata collettivamente con l'espressione "Popoli del Mare", che fu impiegata allo scopo per primo dal celebre egittologo francese Gaston Maspéro, oltre 100 anni fa, nel 1881. I loro singoli nomi sono Lukka, Danuna, Shekelesh, Aqiyaua, Tursha, Shardana: per ciascuno di essi gli studiosi di antichità hanno trovato un aggancio con territori e popolazioni menzionate nelle fonti greche e latine, per lo più sulla base di assonanze onomastiche. Così i Lukka sembrano corrispondere ai Lici, abitatori dell' Anatolia sudoccidentale in epoca classica, i Danuna ai Danai citati da Omero, i Shekelesh agli antichi Siculi, gli Aqiyaua agli Achei, anch' essi di omerica memoria, i Tursha ai Tirreni (Etruschi?) ed i Shardana agli abitanti dell' antica Sardegna. Proprio questi ultimi, per noi particolarmente interessanti, sono ricordati abbastanza frequentemente nelle fonti egiziane dei secoli XIV-XI a.C. I più antichi testi che menzionano i Shardana sono tre lettere inviate dal re di Biblo Rib-Addi ad un faraone della XVIII dinastia, Amenophis III (1386-1349 a.C.) o Amenophis IV (1356-1340 a.C.). Esse fanno parte del celebre complesso di corrispondenza diplomatica conosciuto come "Lettere di Amarna" dal nome del sito egiziano ove fu rinvenuto nel 1887-88; sono redatte in scrittura cuneiforme ed in lingua babilonese, che era l'idioma internazionale dell' epoca, una sorta di "inglese" del tempo, e trattano delle continue minacce che la città-stato di Biblo, porto commerciale della costa libanese legatissimo all'Egitto sin dalla fine del III millennio a.C., riceveva da un sovrano siriano desideroso di impadronirsene. Rib-Addi, fedelissimo al faraone, invocava con esse il soccorso delle truppe egiziane per respingere i tentativi del nemico, e accennava, tra le altre innumerevoli difficoltà, all'uccisione di soldati Shardana, che verosimilmente dovevano essere impiegati a Biblo come mercenari. I Shardana sono poi citati varie volte, come si è già accennato, nelle iscrizioni storiche di Ramses II della XIX dinastia: sia nei testi che accompagnano le grandiose scene scolpite sulle pareti dei templi di Luxor, Karnak, Abido ed Abu Simbel, ove è esaltato il valore guerriero del sovrano, sia in quelli incisi su talune stele, una delle quali è nota proprio come "Stele dei Shardana". Essi sono ricordati come uno dei "Popoli del Mare" che, allora per la prima volta, giunsero fino a saccheggiare le sponde egiziane mediterranee, per esservi sconfitti da Ramses: " ... I turbolenti Shardana, che nessuno aveva saputo combattere, essi vennero sfacciatamente sulle loro navi da guerra dal mezzo del mare, e nessuno poteva opporsi a loro. Ma egli li piegò con la forza del suo valido braccio, e li portò in Egitto". I Shardana vengono qui descritti come pirati e predoni sì, ma anche come guerrieri arditi e coraggiosi: quindi Ramses II, dando prova di encomiabile senso pratico, pensò di sfruttare questi loro pregi, inglobandoli nel suo esercito in qualità di truppe mercenarie. Come tali essi sono ricordati nel racconto della partenza della spedizione siriana del 1274 a.C., che ebbe il suo momento epico cruciale nella battaglia per la conquista della città di Qadesh, nella Siria centrosettentrionale: "Quando Sua Maestà ebbe approntato le truppe, i carri e i Shardana che aveva vittoriosamente catturato, tutti equipaggiati con le loro armi, e comunicato loro i suoi piani di battaglia, allora Sua Maestà partì verso nord con le sue forze". Durante il regno di Ramses II i "Popoli del Mare" non costituivano ancora un serio pericolo per l'Egitto; lo divennero sotto il suo tredicesimo figlio e successore Merenptah, che li dovette affrontare nel suo Vanno di regno (1209 a.C.), insieme ad una coalizione di genti libiche, e ne ebbe ragione dopo un' aspra battaglia combattuta nel Delta egiziano occidentale e durata sei ore. Tra questi "Popoli del Mare" vi erano nuclei di Shardana, che si trovarono così a combattere su entrambi i fronti, sia come invasori sia come truppe mercenarie degli Egiziani. È forse a questa singolare situazione che alludono dei passi dei Papiri Anastasi I e II, ove sembra si parli di Shardana mercenari del faraone che avrebbero fatto prigionieri in battaglia i propri congiunti. La minaccia si ripresentò, assai peggiore, all'epoca di Ramses IlI, l'unico sovrano rimarchevole della XX dinastia (1185-1154 a.C.), che modellò tutta la propria vita su quella del suo illustre predecessore Ramses II. Ramses III dovette affrontare in durissime battaglie campali i "Popoli del Mare" e i loro alleati libici, e particolarmente i Shardana: le vittorie che riportò su di essi sono immortalate nei grandi rilievi parietali del suo tempio funerario a Medinet Habu, presso Tebe. Ancora una volta, come già ai tempi di Merenptah, i Shardana non erano solo tra gli invasori, ma comparivano anche tra i soldati del faraone, insieme ad altri contingenti mercenari costituiti da "Popoli del Mare" assoggettati. Un altro documento della XX dinastia, il Papiro Wilbour dell'epoca di Ramses V (1148-1144 a.C.), cita i Shardana non più come pericolosi guerrieri: qui essi figurano già integrati nella società egiziana, e ricevono in ricompensa dei servigi resi delle proprietà terriere. In questo caso particolare, ci troviamo di fronte evidentemente a discendenti dei mercenari Shardana, che continuavano ad esercitare il mestiere dei loro padri presso il Faraone. Abbiamo detto poc' anzi che gli studiosi hanno accostato il nome dei Shardana a quello della Sardegna in base ad un'assonanza linguistica: ma non è questo il solo motivo che ha indotto molti storici ad ipotizzare l'identità tra il popolo citato nei testi egiziani e gli antichi abitanti della grande isola mediterranea. Esistono infatti anche elementi di carattere iconografico che hanno orientato in tal senso l'opinione dei ricercatori: i rilievi di Ramses III riproducono svariati gruppi di "Popoli del Mare", i quali si diversificano per la fisionomia, 1'abbigliamento, le armi, i copricapi.
L'identificazione delle singole etnie è resa possibile grazie ai testi incisi accanto a ciascun gruppo, come una sorta di didascalie delle singole scene. Si deve osservare che i "Popoli del Mare" figurano riuniti in gruppi ordinati solo al momento della cattura, o se inglobati nell'esercito egiziano; nelle grandi riproduzioni delle battaglie navali, invece, i nemici compaiono in una caotica mescolanza, in contrapposizione all' allineamento perfetto dell' armata faraonica, ed è pertanto impossibile in questo caso distinguere le varie etnie. Per quanto riguarda particolarmente i Shardana, si deve aggiungere alla documentazione dell' epoca di Ramses III quella più antica costituita dai rilievi della battaglia di Qadesh combattuta da Ramses II, ove essi sono ritratti nei ranghi dell' esercito egiziano: quivi spiccano per il carattere particolare delle armi e per i tratti del volto alquanto marcati e grossolani. A differenza degli Egiziani dai lunghi capelli, i Shardana sono rasati completamente; sul capo recano un elmo rotondo a corna, con una protuberanza centrale sormontata da un dischetto, e sono armati con lunghe lance, lunghe spade ed uno scudo rotondo piuttosto piccolo, mentre gli Egiziani sono a testa scoperta e portano scudi lunghi dalla parte superiore arrotondata, lance più corte, asce e lo speciale tipo di falcetto noto come Khepesh. Uguale armamento mostrano i Shardana quando compaiono come mercenari di Ramses III, mentre quando sono ritratti tra i nemici si differenziano dai loro simili "egizianizzati" per l'elmo più allungato sulla nuca e privo della protuberanza centrale, per il gonnellino del tipo usualmente attribuito dagli Egiziani ai popoli stranieri e, nel caso di un capo o di una persona autorevole, per una folta barba. Gli elmi cornuti, le lunghe spade a lama larga ed aguzza con costolatura centrale, i piccoli scudi rotondi che abbiamo visto caratterizzare i Shardana sia come mercenari dei faraoni, sia tra i "Popoli del Mare" invasori dei rilievi di Ramses III, presentano una innegabile somiglianza con l'armamento dei guerrieri riprodotti nei celebri bronzetti nuragici. Proprio questa somiglianza, accanto all'assonanza dei termini Shardana-Sardegna, è 1'altro elemento che ha indotto gli studiosi, primi tra i quali i francesi E. De Rougé e F. Chabas alla metà del secolo scorso, ad identificare nel misterioso popolo di valorosi combattenti provenienti dal "mezzo del Mare", secondo l'espressione dei testi egiziani, gli antichi abitatori dell'isola. Un problema si presenta però immediato nel momento in cui si recepisce l'ipotesi Shardana = antichi Sardi: costoro erano un popolo indigeno della Sardegna in movimento dalla zona centro-occidentale del Mediterraneo verso quella orientale, unitosi poi ad altre genti per lo più di origine asiatica per venirsi a gettare sulle sponde marittime dell'Egitto? Oppure costituivano un gruppo etnico proveniente da un imprecisato territorio egeo-anatolico o siriano settentrionale, facente parte dell' ampia congerie dei "Popoli del Mare", che era disceso insieme ad essi verso il paese del Nilo e che continuò poi il suo viaggio verso nordovest, finendo per stanziarsi nella grande isola occidentale, la quale poi da essi avrebbe tratto il suo nome? In altre parole, il popolo sardo e la Sardegna erano già una realtà storica nel XIV secolo a.c. (non dimentichiamo che le prime attestazioni dell' etnico "Shardana" risalgono alla fine circa della XVIII dinastia egiziana), o lo divennero dopo il secolo XI, quando gruppi di Shardana giunsero nell'isola, concludendo la loro peregrinazione per tutto il Mediterraneo orientale e centrale? Differenti risposte sono state suggerite per risolvere il dilemma. Sarebbe qui troppo lungo e complicato addentrarsi nei dettagli della discussione: si esporranno perciò soltanto le più recenti ipotesi, l'una della studiosa inglese Sandars, autrice nel 1978 di un articolato e documentato volume sui "Popoli del Mare", e l'altra dello storico francese Gras, che ha esaminato in un'ampia opera del 1985 le antiche vie commerciali del Mar Tirreno. Secondo la Sandars, i Shardana erano una popolazione della Siria settentrionale che si unì alla migrazione di altre genti, oggi note nel loro complesso come "Popoli del Mare"; dopo aver aggredito, saccheggiato e distrutto numerosi centri anatolici e siro-palestinesi, questa massa di genti dalle differenti origini passò per Cipro e venne alla fine a gettarsi sulle rive mediterranee dell'Egitto. Ricacciata in mare dall'esercito del faraone, riprese il suo peregrinare, e si divise nuovamente secondo le varie ernie; i Shardana approdarono alla fine nella maggiore isola tirrenica e le diedero il nome con il quale è sino ad oggi conosciuta. Shekelesh e Tursha si sarebbero stanziati rispettivamente in Sicilia e in Toscana. M. Gras, invece, espone un' opinione completamente diversa: i Shardana e gli altri "Popoli del Mare" (Shekelesh, Tursha, Aqiyaua o Akauash, Peleset, Danuna, Lukku) sarebbero stati contingenti eterogenei di truppe mercenarie al servizio di un grande impero marittimo, che avrebbe raggiunto l'apice della forza nel XIV-XIII secolo a.c. Per lo studioso francese questa potenza mediterranea è da identificarsi nel regno di Micene, che agli inizi del XIV sec. a.c. si era impadronito dell'isola di Creta subentrando allo stato minoico, ed aveva poi progressi vamente esteso i suoi traffici commerciali verso il bacino orientale ed occidentale del Mediterraneo, dopo aver occupato Rodi e Cipro, punti chiave per un'espansione marittima dalle basi sicure. Testimoni dell'ampia diffusione del commercio miceneo sono i ritrovamenti ceramici su tutta la costa siro-palestinese, da Alalakh presso le foci dell'Oronte nel nord a Gaza, alle porte dell'Egitto, nel sud, nell'Egitto stesso, in vari centri marittimi dell'Italia meridionale, della Sicilia, della Sardegna. Secondo Gras, i Micenei raggiunsero la Sardegna fin dal XIV a.C., verosimilmente alla ricerca dei metalli di cui l'isola era ricca; quivi avevano trovato, oltre alle riserve minerarie, anche riserve d'uomini da arruolare come mercenari per le loro guerre, trasportandoli a questo fine di là del loro mare, fino ai territori egei. Per lo studioso francese, dunque, il nome della Sardegna e del suo popolo risalirebbe agli anni intorno al 1300 a.C. e i Shardana sarebbero stati genti sarde impiegate dai Micenei come minatori e come soldati. Come regolarsi per la scelta tra due teorie opposte? La risposta, fino a questo momento, è assai problematica. Fermo restando il fatto che esiste una relazione tra i Shardana delle fonti egiziane e la Sardegna, che pertanto i più antichi cenni a rapporti tra un elemento "sardo" e il paese del Nilo sono quelli contenuti nei testi e nei rilievi templari egiziani, e che tali rapporti consistono nell'esistenza, documentata a partire dal secolo XIV a.C., di un popolo marittimo e guerriero chiamato Shardana, nemico, ma anche mercenario, dei Faraoni, è davvero arduo stabilire chi fossero e donde provenissero i valorosi combattenti del "mezzo del Mare". La mancanza di riferimenti alle genti Shardana nei testi hittiti del XIV-XIII a.C., i quali contengono invece notizie sui Lukka della Licia (o della Caria) e sugli Aqiyaua (Achei), induce a pensare che essi non fossero una popolazione anatolica o nordsiriana. I Shardana compaiono sì per la prima volta in ambiente asiatico, come soldati di stanza a Biblo nelle lettere di Rib-Addi, ma potevano benissimo esser già allora truppe mercenarie egiziane inviate per proteggere la fedele città siriana, bande di arditi scorridori del mare ingaggiatisi al soldo dei faraoni . così come i loro fratelli erano probabilmente al soldo dei re micenei. Ugualmente a favore di un'originaria provenienza sarda dei Shardana parlano le loro armi, tanto simili a quelle che caratterizzano i guerrieri dei bronzetti nuragici. Si può certo obiettare che parecchi secoli separano le figurazioni egiziane di guerrieri Shardana del XII a.C. dalle prime statuette sarde del secolo VIII a.C.: ma si deve tener presente il lungo persistere delle tradizioni di ogni tipo nel mondo antico, e particolarmente delle fogge di abbigliamento e di armamento. Per ricorrere a un esempio analogo, il costume dei dignitari e 1'equipaggiamento dei soldati dell' epoca di Ramses II non differivano di molto da quelli degli Egiziani di quattro secoli dopo; non fa dunque meraviglia che i Sardi del XII a.C. e quelli dell'VIII secolo usassero elmi, scudi e spade simili. L'origine sarda dei Shardana che conosciamo dai testi e dai rilievi egizi ani appare dunque possibile, più di quella vicino-orientale ed anatolica; ma non possediamo nessun dato sicuro per poter emettere un giudizio definitivo e quindi, come è avvenuto per altre dibattute questioni storiche, anche in periodi assai recenti, è soltanto dal proseguire della ricerca archeologica che si potrà avere una schiarita d'orizzonte sul problema delle relazioni tra Shardana e Sardegna e forse, chissà, anche la sentenza risolutiva su di un caso che appassiona gli studiosi da quasi un secolo e mezzo.
Tratto da "EGITTO E SARDEGNA, CONTATTI FRA CULTURE" -
1988 CHIARELLA - SASSARI
Fonte: http://www.realhistoryww.com/
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