Archeologia. L'età dei Fenici in Sardegna: erano guerrieri, colonizzatori o mercanti privati?
Riflessioni di Pierluigi Montalbano
Le questioni legate all'età fenicia costituiscono il nocciolo
del dibattito sugli avvenimenti che portarono l'organizzazione della società
nuragica a modificare radicalmente le architetture (non si costruiscono più
nuraghi) e i riti funerari (si passa dalle sepolture nelle Tombe di Giganti a
quelle in semplici fosse ipogeiche come ad Antas e Monte Prama), nonché alla
produzione di sculture miniaturizzate in bronzo e alla grande statuaria in
pietra. Non può essere estraneo il contatto con il flusso di mercanti mediterranei che influenzarono usi e costumi precedentemente adottati attraverso l'introduzione di manufatti pregiati, oggetti esotici e nuove mode. La Sardegna, con le
sue risorse (rame e argento soprattutto) e le possibilità di approdo,
costituiva un bocconcino prelibato per i "nuovi" commercianti, e lo
sviluppo che si ebbe con l'intreccio di tecnologie e idee, accompagnato da un
notevole miglioramento del tenore di vita del ceto medio (i ricchi, si sa, non
risentono delle crisi), portò a tante novità che secondo alcuni studiosi sono da interpretare come decadenza e crollo della civiltà nuragica. Occorre formulare nuove
ipotesi e aggiungere altre prospettive di osservazione dei fenomeni sociali che
si verificarono. La ricerca non ha ancora chiarito le modalità di evoluzione della società sarda dell'epoca e gli intrecci fra locali e nuovi arrivati, ma gli scavi conducono verso un sentiero che mette le sue basi sui traffici economici pacifici a seguito del crollo dei grandi imperi avvenuto nei due secoli precedenti il 1000 a.C. Gli studiosi che si sono occupati di scavare i siti e di
ricostruire le vicende di queste genti hanno stabilito che loro (i fenici) non
si riconoscevano come popolo perché vivevano in città indipendenti, a volte in
guerra fra loro, e si chiamavano tiri, gibliti, sidoni, ciprioti, filistei,
aramei e altri, secondo il luogo nel quale risiedevano. Diciamo che convenzionalmente
si parla di età fenicia per distinguere la fase storica (1100 - 550 a.C.) nella
quale ci fu una koinè tecnologica e commerciale che coinvolse tutte le genti
che si affacciavano nel Mediterraneo. A partire dalla fine del VI a.C.
Cartagine svolge un ruolo egemone fra quelle colonie commerciali e si parla di
età punica, ossia 300 anni circa in cui l'influenza di Cartagine è pesante in
quei luoghi dove prima si integrarono i fenici con i locali, dando vita a nuove
discendenze che persero i loro dati originari, infatti gli usi e i costumi,
oltre l'organizzazione sociale ed economica, variano da città in città, secondo
il substrato che i fenici incontrarono. In Sardegna, nel nostro specifico caso,
si mescolarono con i nuragici e originando nuove culture.
Nella nostra isola, a differenza di ciò che accadde in Sicilia, l’elemento greco non è diffuso: a parte Olbia e poche altre tracce, i manufatti greci erano di importazione. Ancora oggi non sono chiare le dinamiche di incontro e assimilazione fra nuragici e commercianti di età fenicia. I levantini arrivano sempre con atteggiamento pacifico perché l’obiettivo era quello di reperire soprattutto materiali metallici nei territori nei quali sbarcavano. Le risorse erano in mano ai nuragici, e i fenici avevano la necessità di scambiare acquisendo risorse utili alle proprie necessità.
Fino agli anni Ottanta, studiosi come Barreca e Moscati ritenevano che la fondazione delle colonie (fine VIII-VII a.C.) seguisse un periodo di frequentazione di alcuni secoli, un periodo di pre-colonizzazione. Oggi, invece, riteniamo che questa fase vede l’arrivo di genti levantine, provenienti quindi dal Mediterraneo Orientale, che instaurano buoni rapporti con i nuragici e danno vita a una collaborazione proficua per entrambi, come testimoniano i materiali orientali trovati nell'isola. Queste stesse genti sbarcarono in nord-Africa, Baleari, Sicilia e Spagna alla ricerca di nuovi sbocchi commerciali e risorse minerarie.
La cronologia di questo fenomeno di frequentazione levantina si assegna ai secoli XI-IX a.C. Gli studiosi concordano sul fatto che il ruolo di protagonista è portato avanti dalla città di Tiro, che inizia a fondare empori commerciali a Cipro e, poi, sempre più a occidente. Insieme ai tiri, ci sono varie popolazioni orientali: Aramei (semitici stanziati presso Damasco), Filistei (stanziati nella Palestina meridionale nella Pentapoli filistea), Siriani (stanziati a nord del Libano), Eubei (greci dell’isola di Eubea), Ciprioti e altri. Le navi erano composte da equipaggio misto, erano verosimilmente