Romani in Sardegna
Articolo di Rolando Berretta
Inizio con una novità: sulla Wikipedia, alla voce
Trattati Roma Cartagine, segnalano che il mitico trattato del 509 (ricordato da
Polibio) non va bene.
Veniamo a Tito Manlio Torquato che fu due volte Console, fu Censore e sottomise la Sardegna durante il suo consolato. Il suo primo consolato avvenne nell’anno 235, un anno particolare perché fu chiuso il
Tempio di Giano. Escludiamo la conquista.Adesso passiamo
alla Battaglia di Talamone. Roma era nel panico per l’orda di Galli in arrivo.
Correva l’anno 225 (a.C.). L’arrivo del console C.A. Regolo, di ritorno dalla
Sardegna con le Legioni, (Polibio) permise a Roma di sventare la minaccia. Fu
ucciso, mentre combatteva, il console Caio Attilio Regolo. A questo punto ho
elaborato una mia personalissima versione.
In quel periodo, in
Sardegna, operava un Pretore con la sua Legione. Roma e Cartagine avevano
regolato i loro rapporti con il Trattato dell’Ebro. Per me Regolo era venuto ad
arruolare le Legioni da trasferire in Italia.
Adesso ci dovrebbe
essere la ribellione dei Sardi e dei Corsi che segnala Tito Livio. Questo era
il momento ideale. Roma elegge, immediatamente, il nuovo Console: Tito Manlio
Torquato che riporta le legioni e doma la ribellione. Gli fu prorogato il
Consolato anche per il 224.
Passiamo
direttamente al dopo Canne.
Roma non ha uomini
per formare le nuove Legioni. A difesa delle mura furono arruolati anche i
minorenni. In Gallia il Console perse le legioni causa alberi poco stabili. Fu
nominato un nuovo Console, immediatamente, ma la questione con i Galli fu
rimandata. Per le nuove Legioni si stavano riscattando gli schiavi che volevano
combattere. In questo frattempo arrivò la delegazione dei Romani che si erano
arresi ad Annibale; erano rimasti nei due accampamenti. Il Senato chiese il
parere anche a Tito Manlio Torquato; uomo di vecchio stampo.
Riassumo:
“Eravate 2 legioni
negli accampamenti. Potevate fare di tutto, anche fuggire di notte. (Un piccolo gruppo lo fece). Potevate
piombare sul nemico che stava festeggiando. Cosa avete fatto? Vi siete
consegnati disarmati. Gli avete consegnato due accampamenti. Questi cittadini
non servono a nulla!”
Livio la racconta
meglio. Da considerare che il riscatto degli schiavi sarebbe costato più del
riscatto dei Romani. A questo punto fu raschiato il fondo. Fu offerta la
libertà a quelli che erano in carcere e si offrivano volontari (i VOLONES). Adesso
vediamo il Console partire con due Legioni di ex schiavi che non avevano mai tenuto un’arma in
mano. Furono addestrati…in marcia.
Vediamo il
Dittatore con le legioni dei Volones.
Cosa decide il
Senato? Decide di arruolare 5000 uomini e 200 cavalieri da mandare in Sardegna
sotto il comando del pretore Tito Manlio
Torquato.
Una domanda me la
sono posta: schiavi o ex carcerati? Quello offriva il momento. Arrivato in
Sardegna armò pure i marinai. Quindi parlare di Console e di un esercito
consolare mi sembra esagerato.
E, adesso, scatenate l’Inferno…non mi
sembra il caso.
Passiamo
direttamente alla Battaglia di Decimomannu:
Asdrubale fece
sbarcare le sue truppe e rimandò la flotta a Cartagine; facendosi guidare da
Ampsicora, si mise in movimento per andare a devastare il territorio degli
alleati dei Romani.
Se
voleva sfamare il suo esercito non aveva alternative. Passiamo alla battaglia di
quattro ore.
Il testo di Livio è
noto:
“Diu
pugnam ancipitem Poeni, Sardis facile vinci adsuetis, fecerunt…”
La traduzione, che
segue, è di Gian Domenico Mazzocato.
Grandi Tascabili
Economici NEWTON prima edizione 1997
“…Poiché i Sardi erano abituati ad essere
sconfitti senza opporre grande
resistenza, furono i Cartaginesi a mantenere l’esito a lungo incerto, ma,
quando ormai ogni luogo era pieno di Sardi uccisi o allo sbando, finirono a
loro volta sbaragliati. Mentre fuggivano furono però intrappolati dai Romani
che avevano fatto compiere una manovra di aggiramento all’ala con cui avevano
respinto l’assalto dei Sardi…”
Sullo sviluppo
della Battaglia sto leggendo diverse versioni. Citare Livio è facile; citare il
traduttore di queste versioni sarebbe più utile. Ma quello che non riesco a
digerire riguarda la flotta rimandata a Cartagine. Quella flotta, sbattuta alle
Baleari, arriva in Sardegna, scarica l’esercito e riparte per Cartagine ma
viene intercettata dalla flotta Romana. Furono catturate sette navi…cariche di
bottino, di oro e di argento. Sono perplesso.
Veniamo alla scena
del quadro che raffigura la rivolta degli Iliensi (quasi romana Gente) e dei
Bàlari (ausiliari … dell’esercito romano?).
Piccola premessa. A Roma c’era una grave pestilenza. Pestilenza che aveva
colpito anche i Romani che erano in Sardegna. A questo punto scatta la
ribellione degli Iliensi e dei Balari che cominciano a devastare tutto. Se non
ricordo male una delegazione dei Sardi si recò a Roma. Quindi?
Mi sono ricordato
dell’anno 377 (Diodoro): Cartagine era colpita da una grave pestilenza. I Sardi
buttarono fuori i Cartaginesi dall’Isola.
Morale della
favola: ricordate quanto costò al popolo dei Campani il voltafaccia di Capua?
Roma ci andò
pesante. Stessa cosa in Sardegna.
Forse conviene
leggere personalmente Tito Livio. Non fatevelo raccontare.
Valga per tutti il
giudizio di Dante Alighieri su Tito Livio.
Dimenticavo; nel
210 Tito Manlio Torquato fu rieletto Console. Lui rimandò gli elettori a
votare.
C’era da combattere
contro Annibale; la questione era seria.
Per ridere un po’: pare
che Ampsicora si vestisse a Sorso.

non ho capito il senso di questo testo
RispondiEliminala storia è sempre raccontata dai vincitori
le evidenze archeologiche fanno emergere una solida rete culturale sardo - punica e quando si parla dell'invasione parziale della Sardegna da parte dei romani bisogna considerare come oppositori a questa impresa non due entità separate ma un'unica popolazione che si adoperò per mantenere il controllo del territorio per tutto il periodo romano repubblicano.