giovedì 28 aprile 2022

Indagine e riflessioni sul termine Hallec, una parola che già nell'antica Mesopotamia era riferita ai pesci. Prima parte. Articolo di © Zoltán Ludwig Kruse

Indagine e riflessioni sul termine Hallec, una parola che già nell'antica Mesopotamia era riferita ai pesci  1°  parte

Articolo di © Zoltán Ludwig Kruse

 


Anni fa visitai il bel Museo Territoriale del Lago di Bolsena. Davanti a una delle varie vetrine un reperto poco appariscente ha attirato la mia attenzione. Esso  recava la seguente didascalia:

 «Frammento di anfora con iscrizione dipinta in rosso relativa al contenuto hallec = “salsa di pesce”, ricavato nell’area archeologica di Poggio Moscini, Bolsena / Volsinii; I sec. a.C. – I sec. d.C. ».

 Rimasi sorpreso di ritrovare nel termine hallec relativo al significato “salsa di pesce” le due parole-seme magyar/(h)ungheresi hal e lé / lötty – peraltro corrispondenti a finn. kala e liemi/litku – significanti “pesce” e “sugo, succo, salsa, brodo” /  “fluido”, invece dei vocaboli piscis, sucus/liquidus o ichthýs, chymós/ygró che in fondo sarebbe stato da aspettarselo poiché sono quelli propri dei lessici latino e greco. Questa circostanza enigmatica ebbe un effetto stuzzicante su di me inducendomi a

mercoledì 27 aprile 2022

Archeologia della Sardegna. Le domus de janas e il ciclo della vita. Articolo di Pierluigi Montalbano

 Archeologia della Sardegna. Le domus de janas e il ciclo della vita.

Articolo di Pierluigi Montalbano

I monumenti funebri più antichi in Sardegna, e in molte parti del mondo, sono costituiti da camere ovoidali scavate nella roccia. La forma dell'uovo evoca il grembo materno a cui ogni essere ritorna, facendo così coincidere la vita con la morte, e creando come frutto una rinascita. Le pareti sono decorate con simboli come spirali, mezzelune, corna, cerchi, serpenti e altri simboli. In varie culture, l'uovo è donato come offerta ai defunti per stimolare una nuova vita, ad esempio nel sito di Monte d'Accoddi c'è un uovo (omphalos) riccamente decorato con coppelle, anch'esse legate alla rinascita. Inoltre, ci sono culture in cui la forma ovoidale è connessa ad alcuni animali sacri alla Dea Madre, come il toro, con cerchi e ovali incisi sulle natiche nell’arte magdaleiana, e l’uccello, che trasporta nel

lunedì 25 aprile 2022

Archeologia della Sardegna. Nuraghe Genna Maria di Villanovaforru. Articolo di Pierluigi Montalbano

Archeologia della Sardegna. Nuraghe Genna Maria di Villanovaforru

Articolo di Pierluigi Montalbano

Villanovaforru ospita il complesso nuragico di Genna Maria, realizzato in pietra marna e calcare, sorge a oltre 400 metri di altitudine in un parco alberato profumato da essenze mediterranee, e domina l’intera Marmilla e gran parte del Campidano. È un nuraghe realizzato nel XV a.C., composto da una torre centrale alta 10 metri con camera interna, circondato da tre torri unite da spesse mura, che racchiudono un cortile con pozzo, in parte scavato nella roccia. Nel Bronzo Recente, la torre fu

Archeologia della Sardegna. Pozzo Sacro Sant'Anastasia di Sardara. Articolo di Pierluigi Montalbano

Archeologia della Sardegna. Pozzo Sacro Sant'Anastasia di Sardara.

Articolo di Pierluigi Montalbano

Il santuario di Sant’Anastasia si trova nella parte alta di Sardara, ai piedi del costone che sale verso il colle di Pran'e Cuaddus, nel Medio Campidano, e prende nome dalla chiesetta vicina. E’ caratterizzato da un pozzo sacro detto funtana de is dolus (fonte dei dolori), alimentato da falde sotterranee. Realizzato con blocchi di basalto e calcare nel Bronzo finale, orientato secondo l’asse nord/est - sud/ovest, ha una camera circolare alta 5 metri conformata a tholos, cui si accede da una scala di 12 gradini, coperta da lastroni poggiati orizzontalmente. L’atrio presenta dei sedili ed è

venerdì 22 aprile 2022

Archeologia della Sardegna. Il Nuraghe Su Mulinu di Villanovafranca. Articolo di Pierluigi Montalbano

Archeologia della Sardegna. Il Nuraghe Su Mulinu di Villanovafranca.

Articolo di Pierluigi Montalbano

Il Nuraghe Su Mulinu di Villanovafranca, in Marmilla, rivela una continuità di utilizzo dal Bronzo Medio fino all’epoca tardo romana. Nel tempo le sue funzioni furono adattate alle necessità della comunità, con un particolare utilizzo nella prima età del Ferro come tempio, come testimonia il ritrovamento, dentro il suo vano centrale, di un altare decorato a forma di nuraghe. Il complesso sorge su un piccolo rilievo che domina la valle del rio Mannu e mostra la sovrapposizione di varie tipologie costruttive, da quella arcaica a corridoio alla copertura a cupola nuragica. Il primo impianto, costituito da blocchi di marna, risale al XVI a.C., e già il secolo seguente fu realizzato il villaggio proprio intorno al poderoso antemurale che unisce le 4 torri esterne. All’interno dell’area, oltre

Archeologia della Sardegna. Santuario con pozzo di Gremanu a Fonni. Articolo di Pierluigi Montalbano

Archeologia della Sardegna. Santuario con pozzo di Gremanu a Fonni.

Articolo di Pierluigi Montalbano

Il sito nuragico di Gremanu si trova nel versante del Gennargentu che fa capo a Fonni, a circa 1000 metri s.l.m. e si estende per 7 ettari. Una serie di fonti e pozzi intercettano le acque e le convogliano a valle, nel villaggio. Il sistema architettonico dell'area sacra è raffinato, semicircolare, con vasche realizzate con pietre perfettamente squadrate in granito, basalto, tufo e trachite, a volte unite da grappe in piombo. Il tempio a pozzo presenta una copertura a cupola e all'interno sono stati

giovedì 21 aprile 2022

Archeologia della Sardegna. Tomba di Giganti Madau di Fonni Articolo di Pierluigi Montalbano

Archeologia della Sardegna. Tomba di Giganti Madau di Fonni

Articolo di Pierluigi Montalbano

La necropoli nuragica di Madau, a pochi km da Fonni, è composta da 4 tombe di Giganti, realizzate nel Bronzo Recente e orientate a Sud Est, lungo la SP 2 al km 7.2 nella Barbagia di Ollolai, immersa nello splendido scenario della vallata di Pratobello, di fronte al passo di Correboi. La più grande misura oltre 22 metri di lunghezza e mostra un’ampia esedra che delinea una piazza davanti alla

lunedì 18 aprile 2022

Archeologia della Sardegna. Bronzetti, espressione artistica del mondo sacro nuragico. Articolo di Pierluigi Montalbano

Archeologia della Sardegna. Bronzetti, espressione artistica del mondo sacro nuragico.

Articolo di Pierluigi Montalbano

Pur se le tecniche di lavorazione dei metalli sono conosciute in Sardegna fin dall’inizio del III Millennio a.C., esse si svilupparono notevolmente soprattutto nell’Età del Bronzo e del Ferro grazie alle conoscenze raggiunte e all’abilità dei tanti artigiani nuragici. Rame e galena argentifera erano i metalli più preziosi e diffusi e, per ottenerli, bisognava individuare i giacimenti, provvedere all’estrazione e alla frantumazione delle rocce, conoscere la tecnica per operare una fusione per ottenere manufatti finiti da mettere sul mercato che, evidentemente, bisognava conoscere. Nel Bronzo medio, circa 3500 anni fa, in Sardegna si riesce a ottenere la fusione della lega di bronzo, una miscela solida composta da 9 parti di

sabato 2 aprile 2022

Archeologia della Sardegna: La grotta sacra nuragica di Morgongiori. Articolo di Francesco Manconi Quesada

Archeologia della Sardegna: La grotta sacra nuragica di Morgongiori

Articolo  di  Francesco Manconi Quesada


Morgongiori e il suo territorio

Il territorio di Morgongiori si estende per ben tre quarti della sua superficie, vale a dire per circa 3.600 ettari, sul massiccio vulcanico del Monte Arci. Il paese ed il monte sono quindi legati a filo doppio per quanto attiene alla storia passata, alle attività economiche, agli usi e alle tradizioni. La valorizzazione dell'ambiente e del territorio, con le testimonianze archeologiche che vi insistono, può essere uno stimolo per il progresso sociale, culturale ed economico della popolazione.

Il monte Arci è un rilievo vulcanico, originato da effusioni magmatiche avvenute principalmente in due epoche: il Miocene e il Pliocene (Era Terziaria). La prima fase risale a circa 15 milioni di anni fa e ha visto lo svolgersi di un'intensa attività vulcanica sottomarina da cui ha avuto origine un gigantesco ammasso di rocce basiche, il massiccio basaltico. La seconda fase risale a un periodo compreso tra 5 e 3 milioni di anni fa ed è consistita in un vulcanismo subaereo che ha prodotto rocce basiche, acide (trachite) e intermedie (andesite, dacite), che rivestono il primitivo massiccio come un mantello. Le rocce mioceniche affiorano, in territorio di Morgongiori, a Pab'e sa Murta (a sinistra della strada proveniente dal Campidano, prima del bivio per Siris), sotto forma di 'pillows' (cuscini). I rilievi di

venerdì 1 aprile 2022

Archeologia della Sardegna. Un elmo di tipo miceneo portato alla luce in un sepolcro del Sinis, a poca distanza da Mont'e Prama. In una tomba vicina c'era il corpo di una donna e nel corredo un particolare bruciatore di incenso poiché reca tre motivi solari che combaciano con dell’arte rupestre

Archeologia della Sardegna. Un elmo di tipo miceneo portato alla luce in un sepolcro del Sinis, a poca distanza da Mont'e Prama. In una tomba vicina c'era il corpo di una donna e nel corredo un particolare bruciatore di incenso poiché reca tre motivi solari che combaciano con dell’arte rupestre

Articolo di Pierluigi Montalbano

Un elmo di tipo “miceneo” è stato recuperato nella tomba di un guerriero greco nella penisola del Sinis, a nord del sito di Mont’e Prama, nella Sardegna centro occidentale. Si trovava in una vasta necropoli del VIII secolo a.C., non lontana dall’antica città di Tharros. Realizzati in bronzo, gli elmi micenei coprivano completamente la testa e proteggevano il collo; le uniche fessure erano per gli occhi e la bocca, mentre l’interno era imbottito con tessuto o cuoio. Quello trovato è corroso e frammentato, ma la sua scoperta è estremamente importante dal punto di vista storico. È l’unico elmo miceneo scoperto nella zona. Tradizionalmente, questi elmi apparvero intorno al VII secolo a.C. e sono uno dei simboli dell’antica Grecia. La dea Atena e Pericle sono solitamente raffigurati mentre li indossano. Alla morte di un guerriero, i suoi elmi venivano seppelliti accanto al corpo. Secondo Roman Mimohod, direttore degli scavi per conto dell’Istituto di archeologia dell’Accademia orientale delle scienze (IA RAS), “l’elmo della penisola del Sinis risalirebbe al primo quarto dell’VIII secolo a.C.”. Sin dal Bronzo Recente, i micenei frequentarono l’isola nelle zone di Antigori (Sarroch), Arrubiu (Orroli) partecipando con i locali alla fondazione di importanti villaggi per lo sfruttamento delle risorse minerarie locali, mantenendo solidi legami culturali e commerciali con le popolazioni nuragiche. Nei pressi della tomba del guerriero è stata portata alla luce anche la tomba di una nobile donna guerriera nella quale è stato