Archeologia: Lidi, Lici e Cari, tre antichissimi
popoli anatolici che parteciparono alle guerre dell’età del Bronzo che si
svolsero nelle attuali coste della Turchia sud-occidentale.
Articolo di Pierluigi Montalbano
I Lidi abitano un'antica regione della Turchia asiatica, la Lidia, che nel periodo di massima espansione era compresa fra il Golfo di Edremit a Nord e il fiume Küçük Menderes a Sud. Le sue articolate coste si affacciano sul Mar Egeo ed è formata da bacini, circondati da rilievi ricoperti da macchia mediterranea e vegetazione steppica. Le pianure sono fertili e irrigue. Allo sbocco delle valli principali, in un golfo ben protetto, si è sviluppata Smirne. Anticamente posta tra la Misia, la Frigia e
I Lici furono un popolo indoeuropeo del gruppo
anatolico, stanziati in Licia, un'antica regione dell’Asia Minore all'estremità
sud-occidentale della penisola anatolica, affacciata sul mare, nella moderna
provincia turca di Adalia. Chiusa a nord dalla catena montuosa occidentale del
Tauro, che ancora oggi la isola dal resto della Turchia, forma una
penisola a est dell'isola di Rodi. Secondo la tradizione greca, i più antichi
abitanti furono i Solimi nell’interno e i Termili, detti poi Lici, nella costa,
influenzati fortemente dalle numerose colonie greche vicine. I Lici sono
ricordati da fonti egizie, ugaritiche e ittite, e figurano anche nell’Iliade tra
gli alleati di Troia, dove cadde il loro re Sarpedonte. L’Eneide riporta che
dopo la caduta della città essi si aggregarono a Enea. Secondo Erodoto, i Lici
giunsero originariamente dall'isola di Creta, dove erano insediati sulla costa
e, non avendo terre fertili per le coltivazioni, allestirono una flotta navale
per relazionarsi con Cipro, l’isola del rame. Erano alleati e tributari degli
ittiti e parteciparono al loro fianco nella guerra di Qadesh, come
racconta Ramesse II citandoli tra i molti popoli nemici che combattevano sotto
gli ordini del re nemico. Anche il faraone Merenptaḥ li cita, chiamandoli Lugga,
quando respinge un'incursione di popoli terrestri e marittimi nelle terre
occidentali del Delta e se li trova davanti come nemici. Testi ittiti parlano
di varie città e di due fiumi con nomi simili a quelli della Licia: Wiyanawanda
potrebbe essere Enoanda, Mira è Myra, Kuwaliya forse Cabalia, e i fiumi Siyanta
e Ashtarpa sono simili a quelli di fiumi lici. Le loro città, differentemente
da quelle ittite, erano governate da assemblee di anziani. Erodoto attesta
la presenza del matriarcato e di una discendenza matriarcale. Verosimilmente si
tratta dei Lu-uk-ki delle lettere di Tell el Amārna e dei testi ittiti e
geroglifici. Notizie storiche più precise si hanno quando la Licia fu
conquistata da Arpago, generale di Ciro, e aggregata alla prima satrapia
dell’Impero persiano nel 546 a.C. pur conservando una certa autonomia. In
seguito, fu governata da dinasti indigeni, come Kybernis e Perikles, noti da
monete del V e IV a.C. La regione fu poi conquistata da Alessandro Magno,
ellenizzandosi e riunendosi alla Grande Frigia. Per tutto il III a.C., la Licia
fu contesa da Siria ed Egitto e, verso la metà del secolo successivo, i romani
la dichiararono indipendente. Fiorì come confederazione di città, sul modello
delle confederazioni greche, con 23 città che inviavano rappresentanti a un’assemblea
federale con a capo un magistrato che durava in carica un anno: il liciarca. Il centro federale era il Letoon
di Xanto, e le città più importanti erano le 6 metropoli di Xanto, Tlos,
Patara, Pinara, Mira e Olimpo. Della più antica civiltà licia sono rimasti
monumenti di architettura e scultura: tombe rupestri con prospetto d’influenza
ittita, le più antiche del VI a.C. La società era matriarcale, infatti, è
considerato legittimo il figlio di una cittadina e di uno schiavo. L’antica
lingua, il licio, è documentata da alcune iscrizioni, in parte bilingui, che
contengono elementi indoeuropei.
I Cari erano un popolo indoeuropeo del ramo anatolico, probabilmente legato con i Pelasgi. Gli antichi Cari invasero buona parte dell’Asia Minore e delle isole antistanti, ma furono poi cacciati dagli Ioni. Vivevano in Caria, una vasta regione costiera della Turchia sud occidentale, confinante a Nord con il fiume Meandro, che la separa dalla Lidia, e a Sud con il fiume Dalaman, che la divide dalla Licia. Le coste sono frastagliate, mentre l’interno, difficilmente penetrabile, presenta un massiccio arido e carsico, ricoperto da steppe e da macchia mediterranea. Il centro principale era Aydyn. Secondo la tradizione, i Cari derivano il loro nome dal loro primo re: Car. Nell’età del Bronzo, i Karkiya aiutarono la confederazione di Assuwa contro il re ittita Tudhaliya, ma nel XIV a.C., re Arnuwandas II scrisse ai Karkiyan chiedendo loro di dare asilo al deposto Manapa-Tarhunta del fiume Seha. I Karkiyan accettarono e consentirono a Manapa-Tarhunta di riavere indietro il suo regno. Omero ricorda che Mileto era un insediamento cario al tempo della Guerra di Troia, e i Cari erano alleati dei Troiani contro gli Achei. Inventarono i bracciali per sostenere lo scudo e introdussero l’uso di ornare gli elmi con il cimiero. Le iscrizioni fenicie li menzionano come KRK, grafia che corrisponde ai Karkiya o Karkisa menzionati nei testi epigrafici degli Ittiti. Dopo le dominazioni dei Lidi e dei persiani, nel V a.C. appoggiarono i Greci nei conflitti contro i persiani e, fino alla conquista di Alessandro, furono governati da una dinastia locale, indipendente dal governo centrale persiano. Dopo Alessandro, i Cari furono sotto i Seleucidi e i Tolomei. Dal 129 a.C. fecero parte della provincia romana d’Asia. La lingua degli antichi Cari rientra nella serie delle lingue microasiatiche, e deriva dal Luvio, la lingua anatolica. È nota attraverso alcune iscrizioni, di cui una ventina trovate in Caria e altre in Egitto, dove molti Cari militarono come mercenari attorno al 600 a.C.
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