mercoledì 16 gennaio 2019

Archeologia. Il "Sistema di Palazzo", e la nascita delle prime città. Articolo di Pierluigi Montalbano


Archeologia. Il "Sistema di Palazzo", e la nascita delle prime città.
Articolo di Pierluigi Montalbano

La città, fin dalle sue prime forme, si basa su due nuclei: gli edifici sacri con i templi dedicati alle principali divinità, e il complesso palatino, espressione del potere politico urbano. Nella storia del Vicino Oriente antico, il palazzo e il tempio sono la manifestazione del potere laico e religioso. La fondazione di una città era immaginata come il risultato di un’azione divina che ispirava un gruppo umano a costruire un centro urbano per porvi la sede del proprio tempio e consegnare il potere e la
regalità a un sovrano. La città è anche il luogo dove risiede e lavora una buona parte della popolazione. Lo spazio urbano è generalmente delimitato dalla cinta di fortificazione. La città di Uruk, con i suoi templi, gli edifici pubblici, la sede del sovrano e le mura di fortificazione costruite dal re Gilgamesh che la circondano, è considerata la prima espressione di un vero centro urbano.  Gli edifici principali sono posti su terrazze sopraelevate e mostrano strutture decorate con mosaici colorati. Questo modello di città, nato verso la fine del IV Millennio a.C., fu poi esportato fuori dalla Mesopotamia. Ogni re promuove una serie di attività edilizie di costruzione per ridisegnare lo spazio urbano che gestisce e governa. In alcuni centri si nota la presenza di un recinto (Temenos) che delimita un ampio spazio aperto di fronte al tempio, in cui si svolgono attività mercantili, di produzione e di vendita di prodotti e manufatti. In altre parole, il tempio diventa una struttura economica del tessuto urbano, e rimane in stretta relazione con la celebrazione del culto.  Il palazzo è l’edificio in cui vive il sovrano che, con una cerchia di funzionari, gestisce l’economia, la politica interna, la politica estera e prepara le spedizioni militari. L’edificio reale rappresenta anche il valore del potere della città e di un popolo, un luogo altamente simbolico. Insieme a Uruk, si conoscono altre importanti città che segnano il sistema di Palazzo mesopotamico: Mari, con la sontuosa residenza del sovrano Zimri-Lim costruita all’inizio del XVIII a.C., durante l’epoca di Hammurabi di Babilonia, ed Ebla, dotata di un’organizzazione dove le istituzioni del palazzo e del tempio interagiscono. Il palazzo di Ebla è costruito sull’acropoli, proiettato verso l’esterno, con un’architettura che rivela un modello originale dotato di un’ampia corte aperta munita di un portico su due o tre lati, una sorta di piazza dove i visitatori e le ambasciate sono ricevute dal sovrano. L’ampia corte alla base dell’acropoli serve da punto di passaggio e di raccolta, e una scala monumentale che si apre al centro della parete con portico la collega alla parte alta della città. Il palazzo e gli edifici sacri sono parte integrante del paesaggio urbano perché occupano fisicamente spazio nella città e perché sono lo scenario dei riti che il re e la regina di Ebla celebrano per il rinnovo della regalità, in connessione con il mausoleo dove riposano gli antenati della casa regnante. Il sistema di palazzo era, dunque, l’organizzazione economica più importante della Mesopotamia, era il luogo dove confluivano i tributi, le rendite e i prodotti delle proprietà e delle botteghe reali, i beni depredati alle popolazioni sconfitte in guerra. I suoi magazzini distribuivano risorse alimentari, vestiario, attrezzi da lavoro, ceramiche, sementi, animali, carri e tutto il resto necessario ai membri della famiglia reale, al personale del palazzo, ai funzionari, all’esercito e a tutti coloro che contribuivano a sostenere il sistema, compresi i produttori, gli artigiani e i servitori. I documenti trovati negli archivi testimoniano le paghe e le razioni che i lavoratori ricevevano, la contabilità del materiale necessario alla fabbricazione di edifici, alla manutenzione dei canali, alla preparazione di oggetti preziosi, ai servizi di culto. Quando il sistema palatino iniziò ad essere applicata nei regni del Vicino Oriente, l’organizzazione dovette affrontare una serie di problemi. In Mesopotamia c’era abbondanza di risorse agricole, e la distribuzione funzionava grazie a un patto di lealtà fra il sovrano e il popolo. I regni che si affacciavano sul Mare Mediterraneo, invece, erano gerarchizzati e in mano a pochi. Il sovrano era il capo assoluto, e imponeva i tributi senza distribuire risorse al popolo. Circondato da guerrieri con funzioni di esattori, ben presto dovette concedere privilegi sempre crescenti a chi gli garantiva ricchezza e benessere. Le richieste della casta militare crearono uno squilibrio e il sistema si sfaldò in pochi secoli per poi essere soppiantato totalmente dall’organizzazione introdotta dopo le invasioni dei popoli del mare che determinarono il crollo dei grandi imperi e, di conseguenza, del sistema palaziale.

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