mercoledì 31 ottobre 2018

Archeologia. Farro e stambecco per l'ultimo pasto di Ötzi, l'uomo di Similaun, la mummia trovata nei ghiacciai alpini.


Archeologia. Farro e stambecco per l'ultimo pasto di Ötzi, l'uomo di Similaun, la mummia trovata nei ghiacciai alpini.

L'analisi del contenuto dello stomaco della mummia di Similaun ha rivelato che prima di essere ucciso aveva consumato cibo estremamente ricco di grassi e piccole dosi di una felce tossica. Era ad alto contenuto di grassi animali l'ultimo pasto di Ötzi, la mummia del Similaun: un'alimentazione molto calorica adatta all'ambiente di alta montagna. A rivelarlo è uno studio compiuto dagli esperti di mummie di Eurac Research pubblicato sulla rivista scientifica Current Biology.
I ricercatori hanno individuato numerose biomolecole come proteine, grassi e carboidrati, risalendo alla loro origine. Grazie a queste scoperte hanno potuto ricostruire per la prima volta un pasto dell'età del Rame. Ötzi si deve essere sentito al sicuro poco prima di morire. In un intervallo di tempo che va

giovedì 25 ottobre 2018

Archeologia. Evoluzione dell'uomo ed economia sono discipline legate a doppio filo. I Sumeri l'avevano capito oltre 5000 anni fa, e inventarono la scrittura cuneiforme per formulare i contratti. Riflessioni di Pierluigi Montalbano

Archeologia. Evoluzione dell'uomo ed economia sono discipline legate a doppio filo. I Sumeri l'avevano capito oltre 5000 anni fa, e inventarono la scrittura cuneiforme per formulare i contratti.
Riflessioni di Pierluigi Montalbano

Una delle prime questioni che dovetti affrontare nei primi Anni Ottanta, quando decisi di studiare economia all’Università di Cagliari, fu la partita doppia, ossia la geniale idea di un frate di fine Quattrocento, Luca Pacioli, di riportare in un registro da una parte le entrate e da un’altra le uscite, pietra angolare della moderna contabilità. L’idea di spostare capitali con semplici lettere di credito, e non trasportando forzieri sui carri, la dobbiamo agli intraprendenti Templari delle prime Crociate, che pagarono con la vita la loro inventiva.  Per ciò che riguarda i derivati, invece, quando venne in mente a qualcuno di inserire la scommessa in una transazione?  Ebbene, sembrerà incredibile, ma lo dobbiamo ai Sumeri, i primi a incidere con una stecca una serie di segni cuneiformi in tavolette d’argilla create apposta 5000 anni fa per registrare numeri e dati.  Su una tavoletta c’è scritto che un sumero vende un terreno a qualcuno, stabilendone il prezzo in una determinata quantità d’argento, legando alla bontà del futuro raccolto un ulteriore guadagno o una perdita. Sostanzialmente quella tavoletta è un contratto  in cui i due individui scommettono su una plusvalenza, o minusvalenza, futura. Fra le

mercoledì 24 ottobre 2018

Archeologia subacquea. Individuato e fotografato un relitto del V secolo a.C. nel Mar Nero.


Archeologia subacquea. Individuato e fotografato un relitto del V secolo a.C. nel Mar Nero.

Nel Mar Nero è stato individuato il relitto di una barca lunga 23 metri a 2 km di profondità. Le particolari condizioni sottomarine l'hanno conservata bene. Risale al V secolo a.C. Non può essere recuperata con le attuali tecnologie. Ci accontentiamo di vederla perché è quasi intatta. Si tratta di una nave commerciale scoperta da un team d’archeologi guidati dal britannico Joe Adams nell’ambito di un programma di ricerca sottomarino denominato Black Sea Maritime Archaeology Project. A darne un’anticipazione è il Guardian, in attesa della proiezione, al British Museum di Londra, di un documentario girato durante i lavori d’indagine. Il reperto, non recuperabile con le moderne tecnologie, è completo di albero, timone e postazioni per i rematori. Il suo perfetto stato di

giovedì 18 ottobre 2018

Archeologia della Sardegna. Vi presento Khnum, Signore de Sa Sedda ‘e sos Carros e padre di Anuquet, Signora del Fiume Tirso. Articolo di Gustavo Bernardino


Archeologia della Sardegna. Vi presento Khnum, Signore de Sa Sedda ‘e sos Carros e padre di Anuquet, Signora del Fiume Tirso
Articolo di Gustavo Bernardino


Mario Tosi, eminente egittologo italiano, medaglia d'oro della Pubblica Istruzione, a pag. 77 del suo libro “ Dizionario delle divinità dell'Antico Egitto”, Kemet Edizioni 2017, trattando la divinità Khnum (pronuncia Khneum), dice che : ”Il suo nome significa “colui che unisce “, ed ancora “Dio ariete o con corpo umano e testa di ariete, era considerato un Demiurgo, un dio-creatore, simile al dio Ptah di Menfi. Ogni uomo che nasceva era opera delle sue mani e veniva modellato con il fango sulla sua ruota di vasaio: ogni uomo era seguito dal suo Ka, dal suo doppio, simile in tutto all'uomo appena creato, quindi le figure formate da Khnum erano sempre due”, l'autore conclude la descrizione informandoci che “Ad Esna Khnum formava una triade con la sposa Satet e la figlia Neith, invece ad Elefantina aveva la stessa sposa ma la figlia era Anuquet”.
Dalle informazioni di Tosi ricaviamo due importanti elementi: il primo è che il dio viene rappresentato con la

mercoledì 17 ottobre 2018

Archeologia della Sardegna. Basilica di Porto Torres: San Gavino (ante 1065-ante 1111). Giudicato di Torres, curatoria di Flumenargia. Articolo di Roberto Coroneo


Archeologia della Sardegna. Basilica di Porto Torres: San Gavino (ante 1065-ante 1111).
Giudicato di Torres, curatoria di Flumenargia
Articolo di Roberto Coroneo


La basilica di S. Gavino turritano è parrocchiale del moderno abitato di Porto Torres, che occupa il sito della colonia romana di Turris Libisonis, sede episcopale dal 484 (quando Felix è fra i cinque vescovi sardi al sinodo di Cartagine convocato dal re vandalo Unerico) sino al 1441, quando fu trasferita a Sassari. La cattedrale romanica sorge alta sul mare fra due cortili, “atrio Comita” e “Metropoli”, nell’area della necropoli orientale e in particolare nel monte Agellu, dalla voce latina “agellus”, «cimitero all’aperto per la sepoltura dei poveri» (G. Spano). 
Gli scavi seicenteschi identificarono una piccola struttura cruciforme, probabilmente una memoria divenuta ipogeica quando fu incorporata nell’edificio romanico, la cui navata settentrionale si sovrappone a una basilica trinavata con abside a occidente. Da questa proverrebbero i marmi di spoglio individuabili nell’edificio: due altari a cippo e un pilastrino da recinzione di età bizantina, un

lunedì 15 ottobre 2018

Archeologia. Il Sulcis fra la bella età dei nuraghi e l'età del Ferro. Riflessioni di Paolo Bernardini

Archeologia. Il Sulcis fra la bella età dei nuraghi e l'età del Ferro.
Riflessioni di Paolo Bernardini



La vasta concentrazione di insediamenti che distingue il territorio sulcitano nel Bronzo è il necessario palcoscenico sul quale introdurre un nuovo protagonista: il paesaggio della successiva Età del Ferro nella regione del Sulcis. Per quanto i processi interni di organizzazione del territorio e di gerarchizzazione degli insediamenti siano ancora privi di approfondimenti, la distribuzione del popolamento indica un fervido dinamismo e un sofisticato livello di appropriazione e di gestione del territorio e delle sue risorse da parte di quelle comunità di cultura nuragica che vivono, secondo la felice espressione di Giovanni Lilliu, nella «bella età dei nuraghi». Il medesimo studioso, dopo aver presentato, in un dettagliato studio del 1995, i quadri nuragici del Sulcis nel Bronzo, si scusava con i lettori per non aver potuto dare conto con altrettanta dovizia di dati della successiva Età del Ferro, per la quale venivano indicate linee estremamente generali di sviluppo culturale in linea con il divenire di quella “età delle aristocrazie” propugnata altrove dallo stesso autore. Oggi la situazione non è cambiata di molto; la comprensione dei quadri culturali e organizzativi dell’età nuragica è stata limitata in modo notevole dal prevalente orientamento della ricerca sui contesti di cultura fenicia e punica del territorio sulcitano, in qualche modo sollecitata dalla presenza in questa regione di importanti giacimenti legati alla problematica dell’irradiazione fenicia e del successivo dominio cartaginese.

martedì 9 ottobre 2018

Archeologia della Sardegna. Cosa utilizzavano gli antichi sardi per scolpire il granito? Dovremo retrodatare di parecchi secoli la conoscenza del ferro nell'isola? Scoperta una "filiera" metallurgica sui monti di Domusnovas. Riflessioni di Pierluigi Montalbano e Marcello Onnis

Archeologia della Sardegna. Cosa utilizzavano gli antichi sardi per scolpire il granito? Dovremo retrodatare di parecchi secoli la conoscenza del ferro nell'isola? 
Scoperta una "filiera" metallurgica sui monti di Domusnovas.
Riflessioni di Pierluigi Montalbano e Marcello Onnis



Recentemente, abbiamo depositato alla Soprintendenza archeologica di Cagliari una denuncia di rinvenimento di un sito di valenza Archeometallurgica.
Nel territorio del Comune di Domusnovas, immerso nell’incantevole vallata di Oridda, dietro le Grotte di San Giovanni, l’allineamento di Punta Tinnì, Punta Fundu de Forru e Perda Niedda, con il vertice opposto di punta Serra Tinnì, costituisce un triangolo, attraversato dal Rio Tiny, particolarmente interessante già per la sola toponomastica. La località di Perda Niedda tradisce la presenza di un giacimento di magnetite dal tenore di ferro intorno al 74 %. La Punta Fundu de Forru, indica la presenza di attività fusoria. Il nome del rio e delle sommità dei luoghi dedicate a Tinnì dichiarano palesemente la frequentazione dei mercanti di età

sabato 6 ottobre 2018

Archeologia. A Villasimius è iniziata una nuova campagna di scavi nel sito di Cuccureddus, un luogo sacro e strategico che ha attraversato la Civiltà Nuragica, l’età fenicia, quella punica e arrivò all’età romana.


Archeologia. A Villasimius è iniziata una nuova campagna di scavi nel sito di Cuccureddus, un luogo sacro e strategico che ha attraversato la Civiltà Nuragica, l’età fenicia, quella punica e arrivò all’età romana.  

A 30 anni dalle prime ricerche, emergono nuovi studi e reperti che rivelano un insediamento molto più ampio di quanto originariamente ipotizzato, e ne confermano l’importanza cruciale nelle rotte commerciali del Mediterraneo. Il rinvenimento di nuovi ambienti e reperti che potranno aiutare a rispondere alle numerose domande sulle origini del sito fenicio-punico e, in particolare, consentiranno di chiarire quale sia stato il suo ruolo nel Mare Mediterraneo. I primi scavi furono condotti negli anni Ottanta del secolo scorso, e i dati emersi a seguito del riordino e dello studio dei

venerdì 5 ottobre 2018

Archeologia. La produzione di utensili in pietra favorì l'evoluzione della lingua nelle comunità preistoriche.

Archeologia. La produzione di utensili in pietra favorì l'evoluzione della lingua nelle comunità preistoriche. 

La produzione delle schegge di pietra che i nostri antichi antenati usavano come lame ha favorito lo sviluppo del linguaggio. A dimostrarlo è uno studio sperimentale sull'efficienza di diverse modalità di trasmissione culturale delle tecniche di scheggiatura per produrre quegli strumenti.
Capacità tecnologiche e linguaggio si sono coevoluti nel corso di un lungo processo iniziato fra i nostri antenati 2,5 milioni di anni fa, durante il periodo Olduvaiano, e acceleratosi circa 1,7 milioni di anni fa, agli inizi del periodo Acheuleano. E' la conclusione di un gruppo di ricercatori dell'Università di St. Andrews, in Gran Bretagna, dell'University College di Londra e del Max Planck Intitut per l'antropologia evoluzionistica di Lipsia, autori del più vasto studio sperimentale mai condotto sulla trasmissione culturale nell'età della pietra, descritto in un articolo su “Nature Communications.
Osservare un altro che lavora non basta a imparare bene la tecnica che usa. Prodotti probabilmente da Homo abilis (ma forse anche da Australopithecus garhi), gli strumenti litici olduvaiani sono i più antichi che si conoscano e sono costituiti da schegge e ciottoli taglienti (chopper) ottenuti dalla percussione di due pietre. La loro struttura è poco elaborata, ma si può notare la scelta del materiale adatto e l'intenzionalità delle operazioni che li hanno prodotti.
Questo tipo di scheggiatura rimase invariato per circa 700.000 anni, e fu poi

mercoledì 3 ottobre 2018

Archeologia. Il mistero della più antica mano in metallo d'Europa. Il raro manufatto, scoperto in Svizzera e risalente all'Età del Bronzo, è la più antica rappresentazione conosciuta in Europa di una parte del corpo umano. Potrebbe essere stata usata per scopi rituali. Articolo di Andrew Curry


Archeologia. Il mistero della più antica mano in metallo d'Europa. Il raro manufatto, scoperto in Svizzera e risalente all'Età del Bronzo, è la più antica rappresentazione conosciuta in Europa di una parte del corpo umano. Potrebbe essere stata usata per scopi rituali.
Articolo di Andrew Curry

Gli archeologi svizzeri hanno recentemente annunciato la scoperta di quella che affermano essere la più antica rappresentazione in metallo di una parte del corpo umano mai trovata in Europa.
L'oggetto, risalente a circa 3500 anni fa, è la riproduzione di una mano in bronzo, leggermente più piccola del normale, del peso di circa mezzo chilo. Presenta una sorta di polsino in lamina d'oro, e una cavità interna che, si pensa, potesse permettere di montarla su un bastone o una statua.
Il ritrovamento è avvenuto casualmente nel 2017 vicino al Lago di Bienne, o Bienna, nella zona occidentale del cantone di Berna, effettuato da cacciatori di tesori che utilizzavano il metal detector, e

lunedì 1 ottobre 2018

Archeologia. Scoperte le più antiche tracce di formaggio nel bacino del Mediterraneo, individuate in Croazia su frammenti di ceramica di 7.200 anni fa. Articolo di Maya Wei-Haas


Archeologia. Scoperte le più antiche tracce di formaggio nel bacino del Mediterraneo, individuate in Croazia su frammenti di ceramica di 7.200 anni fa.
Articolo di Maya Wei-Haas


Sembra che gli esseri umani non riescano proprio a fare a meno del formaggio: impazziscono dalla gioia al pensiero della mozzarella, desiderano ardentemente il parmigiano e non fanno altro che esaltare la bontà del brie. Non è chiaro esattamente quando sia cominciata questa ossessione. Sembra che gli antichi uomini abbiano iniziato a prelevare il latte di mucche, capre e pecore poco dopo l'inizio della domesticazione di questi animali, poco più di 10 mila anni fa. E a questi eventi potrebbe essere seguito l'avvento della preparazione del formaggio.
Adesso, un nuovo studio pubblicato su Plos One testimonia il ritrovamento della più antica produzione casearia nel Mediterraneo, grazie all'identificazione di tracce di formaggio su frammenti di ceramica risalenti a 7.200 anni fa. Tuttavia, alcuni scienziati sollevano alcuni dubbi, suggerendo