Archeologia. Rame, stagno e altri metalli nel Mediterraneo
di Pierluigi Montalbano
La storia delle civiltà umane coincide con quella delle miniere, non
solo nell'area dei paesi che si affacciano sul Mediterraneo, ma anche di quelli
che con questi commerciavano, consentendone lo sviluppo economico, politico e
culturale.
Da quando iniziò l’età dei metalli, la disponibilità delle risorse
minerarie è stata una delle prime motivazioni dei commerci e delle migrazioni
dei popoli. I procedimenti di estrazione, trasporto, fusione, conservazione e
smercio dei metalli sono stati il motore dell’incremento delle tecnologie e
delle conoscenze sui materiali. Tuttavia, mineralizzazioni fonti di materie
prime, anche geograficamente lontane tra di loro, possono presentarsi non solo
di aspetto simile, ma esserlo anche dal punto di vista mineralogico. Inoltre,
alcune delle loro caratteristiche possono cambiare durante il processo di
fabbricazione, ossia nel passaggio da materie prime a manufatti, e si deve
aggiungere la necessità che avevano gli artigiani di miscelare metalli non solo
di diversa natura per la composizione delle leghe (come rame e stagno per
produrre il bronzo), ma anche dello stesso tipo per riciclare ad altro uso gli
oggetti non più utilizzabili.
Per quello che riguarda il rame, le maggiori concentrazioni economiche nell'antichità erano presenti soprattutto nelle isole di Cipro e della
Sardegna.
Un problema ancora oggi dibattuto è l’eventuale presenza nelle aree
prospicienti il Mediterraneo di minerali di stagno, che rappresenta l’altra
componente necessaria alla fabbricazione del bronzo. Fino al 1700 a.C. lo
stagno utilizzato nelle civiltà del Vicino Oriente arrivava dall'Afghanistan,
lo stesso paese da cui proveniva il lapislazzuli. Ma le carovaniere subivano
continui attacchi da predoni, inoltre le vie commerciali si interrompevano
ciclicamente per gli interventi di sovrani che militarmente imponevano pesanti
tributi ai commercianti o occupavano le capitali amministrative di controllo
dei metalli, ad esempio ciò che avvenne a più riprese con gli Assiri. A cavallo
fra Bronzo e Ferro, e poi anche in età romana, lo stagno proveniva dalle
regioni atlantiche: Cornovaglia, Bretagna e Galizia. Approvvigionarsi di rame
e stagno nel II Millennio a.C. fu l’impresa principale di tutti i più potenti
imperi, e le guerre per i metalli costituirono gran parte dei problemi delle
relazioni estere. Per questo motivo i governanti s’impegnarono a inviare delle
ambascerie in giro per il mondo antico, per convincere i produttori ad
accordarsi con vantaggi reciproci.
Il rame, invece, era diffuso e importanti giacimenti si trovavano in
Irlanda, Inghilterra, nella penisola iberica, nella Slovacchia, in Transilvania
e nei Balcani. Le fonti citano le miniere di calcopirite di Cabrières presso
Montpellier e di Mount Gabriel in Irlanda. Importanti erano i giacimenti di
rame dell’Erzgebirge in Sassonia, e quelli nelle Alpi Orientali. Lo studio
dell’antica miniera del Mitterberg ha permesso di ricostruire le tecniche
estrattive, i processi del trattamento del minerale per ridurre il rame e di eseguire
stime sulla quantità prodotta in un anno (circa 20 tonnellate), il numero dei
lavoratori impiegati (180) e le dimensioni del disboscamento operato per
alimentare le fornaci (8 ettari l’anno). Nel giro di pochi secoli, la
produzione del bronzo s’intensifica e si articola fino a integrarsi nella vita
quotidiana e nell'economia, ampliando in modo considerevole la gamma dei
manufatti.
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