Da Creta la civiltà minoica dei keftiou è egemone nell'Egeo.
Non si può parlare di affreschi senza descrivere quello rinvenuto nella "Casa dell'Ammiraglio". Si tratta di una sontuosa processione di nove navi da guerra spinte da oltre 40 rematori, addobbato a festa, che trasportano nobili cittadini, salutati dalla folla festante sui terrazzi delle case. Solo una procede a vele spiegate mentre le altre recano baldacchini ricoperti dalle stesse velature. Come sancisce la stele di Tuthmosis III, i rapporti tra Keftiou ed Egitto risultano della massima importanza: minerali di ogni genere, pietre preziose, avorio, ambra e splendide piume esotiche. Keftiou e le isole risultano negli elenchi dei paesi minerari che riempiono il Tesoro egizio. Arrivano da un luogo esotico e misterioso dove governano gli stessi dei dell'Egitto e dove si pratica l'imbalsamazione.
Dal momento che possediamo documenti della XVIII dinastia che attestano riparazioni di cantiere per alcune di queste navi, deduciamo che l'attività fra Egitto e Haou-Nebout precede lo sviluppo della civiltà minoica, che costruì i sui primi palazzi solo intorno al 1900 a.C. nell'isola di Minos, base mediterranea dei Keftiou. Doveva trattarsi di una egemonia nei mari, se Minos poteva permettersi di non avere nessun tipo di fortificazione, nonostante le enormi ricchezze e la considerevole distanza dalla madrepatria. Storicamente la prima talassocrazia nel Mediterraneo fu appannaggio di Minos e dei Keftiou, d'altronde gli storici si sono sempre interrogati sulla provenienza degli stimoli e delle raffinatezze della cultura minoica. Quando la potente Keftiou decise di fondare una colonia nel Mediterraneo orientale, la scelta non fu casuale. Già dal 3300 a.C. genti pelasgiche avevano colonizzato l'area egea, come dimostrano Poliochni a Lemno, Troia I e la cultura Cicladica. Quando verso il 2300 a.C. l'area mediterranea era immersa in un neolitico che iniziava a sviluppare una rete complessa di commerci e rapporti, troviamo le prime testimonianze archeologiche dei minoici. Le rotte mediterranee sono comprovate da un centro di transito tra oriente e Occidente: Malta, la cui cultura megalitica dimostrava una raffinatezza strabiliante. Non si sa bene cosa, intorno al 2200 a.C., abbia spazzato via questa misteriosa cultura, e non sarebbe fuori luogo ipotizzare che la distruzione sia stata opera dei pelasgi o dei Keftiou, forti del segreto del bronzo. Lo stagno era del tutto assente nel Mediterraneo, e la fioritura del bronzo nell’area egea appare fuori posto perché questa zona è da sempre povera di metalli e miniere. Come dimostrano i testi minerari egizi, e quelli ritrovati nelle tombe dei nobili tebani della XVIII dinastia, erano le isole Haou-Nebout e Keftiou la fonte di importazione di ogni genere di metalli e pietre preziose. Nel mito greco romano, tali ricordi si focalizzavano nel mito delle remote isole Cassiteridi. Il monopolio dei metalli da parte dei Keftiou è provato archeologicamente dai numerosi lingotti ox-hide rinvenuti fuori dall'Egitto, dove precocemente fiorì la conoscenza della fusione del bronzo, come in Medioriente, Cipro e la Sardegna. Questi pani a pelle di bue sono infatti contraddistinti da lettere appartenenti al lineare A, la scrittura minoica, e identici a quelli rappresentati in Egitto nella tomba di Rekmire, dove vengono portati in dono dai principi di Keftiou delle isole del centro del Grande Verde. A Keftiou si era dunque realizzato il miracolo della lineare A, la lingua luvia, la prima lingua indoeuropea, che svolge la funzione di substrato sia dell'area egea che dell'Asia minore, su cui si impianteranno le lingue greche e la lingua ittita, strettamente imparentata al luvio. Tutti i toponimi che terminano in "inthos" (come Corinthos), o in "ssos" (come Assos, Thermessos, Knossos) sono di origine luvia. Tra i dialetti del luvio, il palaico è considerato il più arcaico mentre è considerata preindoeuropea la lingua di Hatti, che si conserva nella liturgia ittita esattamente come il latino per quella italiana. Nessun popolo adotterebbe per il proprio credo religioso una lingua del tutto estranea o di un paese sottomesso. Frequentemente Keftiou e Minos, negli elenchi egizi, sono legate e alla scomparsa dei Keftiou corrisponde cronologicamente l'invasione di Creta da parte dei Micenei intorno al 1400 a.C. I classici però non parlano né di minoici, né di micenei, ma solo di Pelasgi, Lelegi, Cari o Lici.
Con questo 4° e penultimo post dedicato a Haou-Nebout mi congedo fino a Giovedì 10 Giugno. Sarò impegnato in scavi lungo il Guadalquivir, alla ricerca della mitica Tartesso. Francamente spero sia un viaggio infruttuoso perché ritengo ci sia una remota possibilità che questo Eldorado del passato sia da cercare lungo le coste sarde, ma un approfondimento insieme ai colleghi di Siviglia e Cadice è d'obbligo.
Un saluto a tutti i blogger, l'ultimo post su questo tema sarà pubblicato Venerdì 11 Giugno.
Pierluigi
Nessun commento:
Posta un commento