Storia dei popoli: seminiamo il seme della cultura nei nostri figli perché il futuro è ancora da costruire.
giovedì 10 giugno 2010
Keftiou, Rekmire e Minous - Creta
Ecco l'ultimo post dei 5 promessi.
Il 1750 a.C. segna l'ingresso nella storia di un'ondata di genti indoeuropee che realizzarono un nuovo mondo, governato da nuove leggi con evoluti criteri di internazionalità. Queste genti, considerate fin dalla loro comparsa come un'aristocratica casta di guerrieri che combatteva sul carro da battaglia, si impadronirono dei regni che si affacciavano sul Mediterraneo. Pur in mancanza di prove, la distruzione dei primi palazzi di Minos-Creta nel 1350 a.C. può farci sospettare che un emporio così ricco di ogni merce sia stato un’inevitabile preda dei popoli invasori del Mediterraneo. Se al contrario si trattò di una catastrofe naturale, ci troveremmo di fronte a un tale cataclisma da giustificare l'ipotesi che la stessa causa abbia indotto la migrazione di questi indoeuropeei, la cui comparsa è cronologicamente sincrona alle distruzioni dei centri cretesi. Anche gli egizi ne subirono l'invasione, gli Hyksos fanno parte di questi aristocratici principi guerrieri e dimostrano di condividere la genìa dei greci-achei-micenei, come testimonia la storia di Danao e degli altri colonizzatori. L'idea che gli Hyksos avessero significato solo un momento triste ed oscuro della millenaria storia egizia va completamente ribaltata. La diffusione infatti di reperti egizi raggiunge i confini della civiltà mediterranea proprio durante questo periodo. Paradossalmente sono più abbondanti le testimonianze di questi usurpatori all'estero piuttosto che in Egitto.
È di questi ultimi anni l'eccezionale scoperta del palazzo reale degli Hyksos ad Avaris. Proprio nel 2010 importante pubblicazione del British Museum ha lasciato gli studiosi dello stupore e nella meraviglia. Dallo sbriciolato palazzo sono emersi frammenti di intonaco dipinti dove il tema, la tecnica e lo stile sono del tutto minoici, ossia keftiou.
Non si potrebbero immaginare soggetti più indicativi come è possibile constatare dalla foto in alto.
Gli archeologi non sanno darsi una spiegazione plausibile se non che siano stati creati da artisti minoici, ma non ne spiegano il perché. È plausibile che provenendo dall'Haou-Nebout, gli Hyksos fossero influenzati dallo stile dettato da Keftiou che da secoli primeggiava sulle isole, ed è probabile che il raffinato gusto emergente dagli affreschi di Creta e Santorini fosse ritenuto un modello artistico assoluto. Chi raggiungeva la regalità non poteva che desiderare di essere circondato da quello stesso stile e da quei stessi soggetti che adornavano le regge dei Keftiou, così come in altri tempi saranno Atene e poi il Roma a dettare i canoni di una bellezza emulata e desiderata. Tuthmosis III è il faraone che più di qualsiasi altro fece grande l'Egitto e Rekmire era il suo gran visir che visse anche durante il regno di Amenophi II. Immortalato nella sua tomba è l'arrivo dei principi di Keftiou, provenienti dalle isole del Grande Verde, che recano doni a Tuthmosis III poiché hanno sentito parlare delle sue vittorie e intendono chiedere di mantenere gli scambi commerciali con gli Haou-Nebout delle rive dell'Asia. La scomparsa dei minoici è legata la decadenza di Keftiou che verso il 1350 a.C. non si ritrova più nei testi egizi. Minos-Creta, che non possedeva neppure fortificazioni, sarebbe caduta molto prima nelle mani degli agguerriti micenei se non avesse usufruito della protezione di quella che per più di 1000 anni era stata la potenza marittima indiscussa: Keftiou, di cui Creta rappresentava l'avamposto Mediterraneo principale. Non è possibile infatti per questioni cronologiche che l'esplosione di Santorini, da collocarsi intorno al 1500 a.C., abbia determinato il crollo del potere di Minos-Creta, anche se l'isola ne fu fortemente danneggiata. Gli studiosi ritengono di identificare l'episodio illustrato la tomba di Rekmire come il momento di passaggio del potere ai micenei sull'isola di Creta. Non vi è dubbio che i due momenti potrebbero coincidere: ci troviamo alla morte di Rekmire, in un'epoca in cui i micenei forse si erano già impossessati dell'isola. Sarebbe quindi ipotizzabile che il re di Keftiou, avvertita la minaccia sulla propria base mediterranea, fosse nella necessità di chiedere protezione all’Egitto, che aveva enormemente aumentato il suo potere nel Mediterraneo orientale, al fine di mantenere i proficui commerci con gli Haou-Nebout delle rive asiatiche di cui i Mitanni rappresentavano l'elìte. Dopo lo scontro fra Ramesse II e Muwatallish venne raggiunto un equilibrio che avrebbe potuto perdurare a lungo, ma non fu così. Un'immensa catastrofe avrebbe cambiato il destino dei popoli. Sono i popoli del mare, gli Haou-Nebout, le genti pelasgiche ad essere più colpiti. Come appurato, si trattò di un evento che sconvolse l'intero Mediterraneo e che potrebbe essere identificato con le celebri piaghe di Mosé. La Bibbia ci conferma che i popoli del mare erano i sopravvissuti delle isole, in cui aveva primeggiato Keftiou-Kaftor, identificata in molti passi come la patria dei filistei. La prima ondata di popoli del mare, datata al 1230 a.C., precedette di circa 50 anni la guerra omerica. L'impresa di Troia fu solo un'apparente vittoria dei micenei che, stanchi delle lotte, abbandonarono lo stretto e fecero ritorno ai propri potentati. I nipoti di coloro che combatterono a Troia saranno poi definitivamente esautorati dal ritorno degli Eraclidi, che con i Dori si sostituiranno al potere miceneo, Creta compresa. Pochi decenni dopo la caduta di Troia, la seconda ondata di popoli del Mare devastò il regno di Arsawa, l'Anatolia e il resto del Mediterraneo, lasciando ai Frigi il potere che era stato degli ittiti. La guerra di Troia rappresenta quindi l'ultima vittoria, l'ultimo sussulto di un mondo che cambiava identità, e avrebbe espresso una realtà storica sconvolta e rivoluzionata dalle grandi migrazioni.
L'immagine dell'intonaco del palazzo di Avaris, capitale degli Hyksos è tratta da:
http://heritage-key.com/category/tags/hyksos
Copyright Austrian Archaeological Institute
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