venerdì 2 dicembre 2022

Archeologia e storia della Sardegna. Il Castello di Burgos. Articolo di Daniele Vacca.

Archeologia e storia della Sardegna. Il Castello di Burgos.

Articolo di Daniele Vacca.

Il castello di Burgos fu costruito dal nuovo sovrano Gonnario II nel 1130 grazie all’aiuto del suocero, Ugo di Pagano Ebriaci, e dei cognati che l’avevano scortato al suo rientro nell’Isola. Gonnario II, infatti, aveva deciso di lasciare la sua residenza fortificata di Ardara, capoluogo del Regno, per trasferirsi nella solida fortezza che egli aveva progettato e fatto realizzare perché non si sentiva più al sicuro dai propri nemici, soprattutto dalla potente famiglia degli Athen che lo riteneva un usurpatore e che era già in forte contrasto con il sovrano defunto. L’imponente struttura fortificata si erge sulla sommità di un aspro colle roccioso situato alla base del versante sud-occidentale del monte Rasu. L’importanza strategica di questo territorio era dovuta al fatto che, essendo la curadoria posta al centro dell’isola, era un punto di passaggio inevitabile per coloro che dovevano recarsi nel Regno, un vero e proprio castello di frontiera a difesa del Regno di Torres dagli attacchi provenienti dai Regni di Arborèa, di Càlari e di Gallura. Nell’Alta valle del Tirso si era sviluppata una discreta attività agricola e pastorale, con afflusso di mercanti che si recavano nel Regno. Queste motivazioni porteranno a una serie di lunghi e duri scontri tra i vari potentati che si contendevano la fortezza. Tra il 1131 ed il 1144, Gonnario si vide costretto a respingere con le armi l’assalto di Comita III d’Arborea; nel 1195 un’altra vicenda molto drammatica, che quasi rasenta la leggenda, fu l’attacco di un imprecisato numero di armati pisani che, sotto il comando del Marchese Guglielmo I di Massa, invasero il territorio, attaccarono e occuparono il castello di Goceano e rapirono Prunisinda, moglie del re Costantino II; la poverina inizialmente fu tenuta prigioniera nel castello, dove avrebbe subito violenza dallo stesso marchese, poi, fu condotta a S.Igia dove morì poco prima di essere liberata. Nel 1259, Adelasia de Lacon-Gunale, ultima regina reggente del Regno di Torres, ritiratasi nel castello in volontario esilio, dopo esser stata abbandonata dal secondo marito Enzo Hohenstaufen di Svevia, figlio legittimato dell’imperatore Federico II, sentendo avvicinarsi la morte, e non avendo eredi diretti, decise di donare il suo Regno alla Chiesa e la carica di “giudice” non fu ricoperta più da nessuno. Nel 1339 Mariano IV fu nominato conte del Goceano e ripopolò le appendici del castello fondando la villa di Burgos con 25 famiglie provenienti da Villanova Monteleone. Il piccolo villaggio si sviluppò in poco tempo e poté confrontarsi economicamente con le ville del territorio circostante. Gli abitanti di Burgos, dopo breve tempo, si resero conto che le razzie e i soprusi in quel territorio, contrariamente a quanto avevano sperato, non cessarono con il suo inurbamento. Gli scontri che si svilupparono tra l’arborea e i Catalano-Aragonesi non mancarono di coinvolgere oltre che il piccolo villaggio, anche il suo castello, quando Bartolo Manno, fautore del legittimo Giudice Gulielmo III di Narbona-Bas, nel 1422 riuscì ad occupare la fortezza, che divenne covo di un gruppo di banditi da lui comandato. Manno seminava il terrore nei territori del Goceano e da questa base partiva con la sua masnada per compiere tutta una serie di atti di brutale ferocia contro gli abitanti del piccolo paese. Leonardo Cubello mise il castello sotto assedio e lo spietato comandante, dopo breve tempo, venne assassinato dai suoi stessi uomini. Si può affermare con certezza che il castello del Gocèano rimase attivo fino al 1528 rappresentando un importante punto di riferimento per le popolazioni delle ville circostanti e della vallata da esso protetta. L’interesse mostrato nei suoi confronti dalle più potenti e influenti famiglie presenti nell’isola, non possono che farci ritenere questa roccaforte tra le più importanti fra tutte quelle costruite nel Medioevo in tutta la Sardegna.


Foto di Maurizio Cossu

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