Articolo di Pierluigi
Montalbano
(Tratto dal libro Popoli del Mare, di Pierluigi Montalbano, Capone Editore, Novembre 2019) ©
© Durante la Civiltà Nuragica è evidente un cambio sociale avvenuto intorno al X secolo a.C., con una serie di tracce archeologiche che vedono la trasformazione del rituale funerario. La realizzazione di una nuova tipologia tombale, con pozzetto a ipogeo singolo che sostituisce le Tombe di Giganti, suggerisce la volontà di distinguere i defunti all’interno della comunità. Forse siamo in presenza di gruppi familiari con ruoli di prestigio o di personaggi degni di essere ricordati per le loro qualità sociali, economiche, politiche o militari. Con l’abbandono dell’attività edilizia dedicata alla costruzione di nuovi nuraghi, i sardi nuragici avviano un piano urbanistico che elabora nuove strutture, realizzate smontando gli edifici in disuso. Già da due secoli, nei villaggi si realizzavano monumentali strutture pubbliche dedicate alla religiosità e ai rituali comunitari. Le tradizionali architetture civili e le abitazioni, erano affiancate dai templi a pozzo, raffinati edifici in cui l’acqua
L’incremento delle attività legate agli scambi commerciali suggerisce ai sardi
un cambio di passo rispetto alle grandi torri, costose da mantenere in vita e
poco adatte alla nuova organizzazione sociale ed economica che vede nei mercati
i luoghi di riunione delle comunità. Raffinate ceramiche, incantevoli piccole
sculture di bronzo e poderose statue a tutto tondo in pietra, fanno parte della
vita religiosa dei sardi dell’età del Ferro. Con il prosperare dei
commerci e lo sviluppo delle tecniche marinaresche, i prodotti della
metallurgia e i manufatti sardi viaggiarono verso ogni angolo del Mediterraneo,
dalle coste nordafricane, a quelle siro-palestinesi, alle iberiche e, per
ultime, alle atlantiche portoghesi. Ciclicamente, le grandi imbarcazioni da
trasporto ormeggiavano lungo le coste caricando e scaricando uomini e merci,
artefici di una globalizzazione che cambiò il sistema economico adottato fino a
quell’epoca.
I villaggi assunsero le caratteristiche di città, con abitazioni,
magazzini, templi, mercati e grandi edifici circolari per le assemblee. Spicca,
fra i siti d’interesse internazionale, il santuario di Mont’e Prama, un luogo
dedicato alla sepoltura di personaggi importanti, arricchito da monumentali
sculture in pietra arenaria locale lavorate a tutto tondo con le forme, il
vestiario e le armi dei guerrieri nuragici rappresentati nei contemporanei e
ben conosciuti bronzetti. Denominati Giganti di Mont’e Prama, queste sculture
sono le statue a tutto tondo più antiche di tutto l’Occidente mediterraneo,
precedendo di qualche secolo i kouroi greci. Il corpus delle figure mostra
soldati armati con archi e altre armi, testimonianza di un passato e di un
presente dove l’attività militare era tenuta in gran conto. Fra i bronzetti si notano
uomini e donne abbigliati con mantelli, tuniche, copricapo, gonnellini,
corpetti e tutti gli accessori pertinenti alle attività di guerra e di pace. Ci
sono sacerdoti, militari, artigiani, atleti, musicisti e semplici popolani, a
volte accompagnati da animali. A volte tengono in mano oggetti dell’epoca come
ceste, anfore e vassoi. La bronzistica a cera persa, poi, mostra oltre 150
imbarcazioni di vario tipo, tutte dotate di una testa-totem animale nella prua,
frutto delle sapienti conoscenze delle tecniche metallurgiche degli artigiani
locali e dell’ideologia dei committenti. Questi, potevano contare
sull’esperienza marinaresca degli specialisti sardi della navigazione di
piccolo cabotaggio e d’altura. Gli archeologi hanno portato alla luce anche
figure mitologiche a metà strada fra uomini e animali, eroi con poteri
straordinari raffigurati con 4 occhi e 4 braccia, animali con due teste e
tantissimi uccelli, spesso posizionati sopra le barche. Le tribù nuragiche
erano legate a una religiosità che vedeva protagonista la fertilità di donne,
campi e animali, e c’erano luoghi pubblici costruiti per celebrare le feste
propiziatorie in ogni stagione, per ingraziarsi le divinità e per favorire
l’incontro di mercanti e ambasciatori.
La forza virile, rappresentata dal sole
e dal toro, era accolta nel ventre di Madre Terra, attraverso rappresentazioni
della fertilità distinguibili nella luna crescente e nell’acqua. Gli scavi
hanno portato alla luce edifici magici in vari luoghi dell’isola, siti con
alloggi e strutture di tipo aggregativo, a volte gradonate, in cui il pozzo
sacro funge da elemento catalizzante la sfera del sacro. In Sardegna ci sono
una decina di grandi santuari federali, ossia luoghi dove uomini illuminati,
sacerdoti e divinità erano in contatto spirituale, dove le feste religiose
consacravano le alleanze e propiziavano accordi commerciali e matrimoniali. In
alcuni siti, gli archeologi hanno trovato piscine rituali collegate a un
sofisticato sistema idraulico funzionale all’utilizzo dell’acqua per purificazioni,
abluzioni, immersioni rituali e iniziazioni. Le relazioni internazionali del
periodo, richiedevano, per i sardi, l’utilizzo di barche adatte alla
navigazione d’alto mare, e la specializzazione delle attività marinaresche fu
un motore trainante dell’economia nuragica. Il ritrovamento di ancore nuragiche
in pietra, del peso di oltre un quintale, lungo la costa orientale, conferma
che le imbarcazioni erano grandi e adatte al trasporto di notevoli quantità di
beni economici. Un raffronto con la produzione bronzea miniaturizzata, le
celebri navicelle nuragiche, deriva dalla conoscenza delle tecniche nautiche e,
seppur simboliche, le incantevoli barchette sarde votive sono delle
riproduzioni di navi che, in proporzione, dovevano avere una lunghezza dai 10
ai 30 metri, secondo il modello di scafo.
Frammenti di ceramiche nuragiche del
XIII a.C. sono stati trovati a Tirinto, nel porto di Kommos a Creta, a Cipro,
in Sicilia, a Lipari e lungo la rotta che collegava l'oriente all'occidente del
Mediterraneo. Brocchette askoidi per il vino, anfore, tripodi e spade nuragiche
sono state scoperte in decine di siti iberici come Huelva, Terragona, Teruel,
Malaga e Cadice. Inoltre, gli scambi con l’area etrusca sono testimoniati dal
ritrovamento di bronzetti nelle sepolture tosco-laziali, e di ceramiche
condivise con le popolazioni locali, verosimilmente perché le zone minerarie
etrusche furono sfruttate in collaborazione con reciproci vantaggi, infatti,
anche in Sardegna sono state trovate fibule, spade e altri oggetti in metallo
di produzione tirrenica, testimoniando la vitalità degli scambi tra le due aree
metallifere. Uno studio del 2013 sugli isotopi del piombo di 71 reperti
metallici trovati in Svezia, ha svelato che la maggior parte degli oggetti è
stato prodotto con rame proveniente da zone iberiche e dalla Sardegna.
Tratto dal libro Popoli del Mare, di Pierluigi Montalbano, Capone Editore, Novembre 2019 che sarà presentato a Cagliari, nella sala conferenze Honebu, in Via Fratelli Bandiera 100, venerdì 27 Dicembre alle ore 19 con ingresso libero.
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