Archeologia. La
navigazione nell’età del Bronzo e la nascita dei Popoli del Mare.
Articolo di Pierluigi Montalbano
Fin
dall’alba dei tempi, il Mar Mediterraneo fu considerato un mondo misterioso e
ostile, popolato da mostri e divinità. Per le avverse condizioni del tempo, la
navigazione era difficile soprattutto da Novembre a Marzo. La conquista di
questo mare avvenne per tappe successive, e una volta domato dall’uomo favorì lo
scambio d’idee, tecniche e culture diverse. L’evoluzione dei sistemi di
navigazione e delle armi utilizzate per la difesa dai continui attacchi dei
pirati, favorì lo sviluppo della civiltà, e le navi divennero un laboratorio
privilegiato per sperimentare tecnologie innovative. Erano strumenti che
consentivano di commerciare in maniera più agevole, sicura e rapida rispetto alle
vie terrestri, perché si poteva trasportare una maggior quantità di carico
rispetto alle carovane, diminuendo i costi di spedizione. Per l’età del Bronzo,
possiamo distinguere forme differenti di commercio. Prima del XVI a.C. era in
uso uno scambio regolato dal reciproco invio di doni tra sovrani.
Successivamente, i grandi imperi dovettero fronteggiarsi per il controllo delle
rotte commerciali e per l’approvvigionamento di quei beni non disponibili nei
territori controllati. Inizia una lunga stagione di imposizione di tributi,
saccheggi e conflitti. Alla fine del II Millennio a.C., con il crollo dei
grandi imperi e del sistema di palazzo, si nota la ripresa delle attività
commerciali pacifiche, orientate al profitto. Nel Tardo Bronzo si assiste allo
sviluppo di fiorenti commerci e scambi di doni tra le dinastie reali, a volte
accompagnati dalla concessione di principesse in sposa a re stranieri per
aumentare il prestigio internazionale di entrambi. Le terre del Vicino Oriente
e l’area dell’Egeo inaugurano un’epoca di rapporti di reciprocità, testimoniati
dalla quantità di ceramica micenea trovata lungo le coste del Mediterraneo, abbondante
nel XIV e nel XIII a.C., di fabbricazione locale nel XII a.C., per scomparire completamente
dal 1000 a.C. Anche l’ampia diffusione dei
metalli, conferma scambi internazionali dalla costa levantina a Cipro, all’Egeo
e al Mediterraneo centrale. Il rame e lo stagno utilizzati per fabbricare il
bronzo, sono trasportati e commercializzati in forma di lingotti a pelle di bue
(ox-hide), a panelle rotonde o a barra, con diversi valori secondo il peso. Nelle
navi, i lingotti ox-hide erano stivati uno sull’altro con le estremità
allungate che facilitavano la presa, mentre i lingotti più piccoli, erano
riposti in ceste. Nei testi provenienti da Kanish/Kültepe, si parla di sacche
in cuoio e tessuti, impiegati dai commercianti assiri per il confezionamento
dei carichi di stagno e argento. Grazie
alle informazioni ricavate dall’analisi del carico trovato nei relitti
affondati, gli archeologi hanno ricostruito buona parte dei commerci antichi.
Nella
costa meridionale turca, nel Golfo di Antalya, l’antica Licia, è stato
individuato il carico dei relitti di Capo Ulu Burun e di Capo Gelidonya,
affondati nel Tardo Bronzo. Il carico è differente. Il relitto di Ulu Burun,
presentava un sigillo d’oro a forma di scarabeo con impresso il nome della
regina Nefertiti, moglie di Akenaton, databile al 1330 a.C. circa, datazione
confermata anche dalle analisi dendrocronologiche effettuate su un frammento di
legna da ardere e parte del pagliolo. Per il relitto di Capo Gelidonya, le
analisi chimiche hanno permesso di stimare una datazione del 1300 a.C. I due
relitti sono stati individuati su un fondale roccioso in cui la sedimentazione
è assente a causa del moto ondoso. Si tratta di due navi da trasporto, pur se
non si esclude che potessero essere equipaggiate con una difesa armata.
Inoltre, non sappiamo se siano affondate con un carico completo o se, invece,
avessero già depositato parte di esso in altri porti. Visto il carico,
probabilmente salparono da un porto siro-palestinese, forse Ugarit o Tel Abu
Hawam dove gli archeologi hanno trovato ceramica di origine cipriota. C’è da
dire che a Ugarit sono state trovate tracce di fusione per la produzione a
stampo dei lingotti ox-hide, e questo porto è citato spesso nelle lettere di
el-‘Amarna quale nodo strategico di passaggio delle merci dall’Oriente verso l’Occidente.
La nave di Ulu Burun è più grande, e si nota una profonda differenza qualitativa
delle merci nonostante la composizione del carico sia simile, con prodotti cananei,
egizi, micenei e ciprioti. La nave di Ulu Burun trasportava prodotti pregiati: vasi
in metallo, oggetti in avorio, manufatti in oro e argento, vaghi in vetro, armi
di bronzo e spezie, tutti assenti nell’altra nave. Inoltre, l’impiego del
dittico per registrare i prodotti imbarcati, una sorta di diario di bordo
composto di due fogli in ebano legati da cerniere d’avorio, è attestato solo
nelle grandi corti. Probabilmente la nave era parte di uno scambio
internazionale tra i grandi porti sulla costa del Mediterraneo orientale. I due
relitti testimoniano che nel XIV a.C. il mare era un’autostrada commerciale nella
quale si svolgevano floride attività gestite dai grandi imperi. Lo scambio dei
doni era effettuato al fine di ottenere altra merce e per consolidare alleanze
politiche. La standardizzazione delle forme e del peso dei lingotti metallici è
legata alla prerogativa di un’autorità centrale che lo ridistribuiva per le
transazioni commerciali su larga scala. Dai rilievi egizi si rileva che l’estrazione
e la lavorazione del metallo, in particolare il rame, erano appannaggio dei
siriani, ma quelle zone erano controllate dagli ittiti, quindi la questione è
assai più complessa. Con la fine dell’età del Bronzo, inizia il libero mercato,
con imprenditori privati che si avvalgono di un sistema di scambi basato dalle
leggi della domanda e dell’offerta. Gli strumenti di pagamento erano sempre i
metalli ma le unità di misura differenti usate nei vari stati richiesero un
sistema ponderale che equilibrasse le difformità. Il relitto di Capo Gelidonya potrebbe
riferirsi a questa fase, perché l’assenza di materiali pregiati nel carico
suggerisce un’attività di raccolta di metalli vari destinati al riciclaggio. In
un testo cipro-minoico di Ugarit si parla di una nave mercantile privata
proveniente da Cipro (Alashiya) che trasporta rame, bronzo e numerosi utensili
di scarso valore quali lame, punzoni, scalpelli, incudini, mortai, martelli,
mazze e lucidatrici di pietra, quasi tutti oggetti di manifattura siriana provenienti
da un laboratorio di fusione individuato proprio nel porto di Ugarit,
all’interno del palazzo di Ras Ibn Hani nel quale sono stati rinvenuti gli
stampi per la fabbricazione dei lingotti ox-hide. E’
arduo definire la provenienza dei mercanti navali, perché non sempre i
protagonisti degli scambi erano gli stessi importatori o esportatori.
Generalmente, operavano degli intermediari, a volte dipendenti di palazzo gestiti
dai governatori locali e, altre volte, operatori commerciali che mettevano le proprie
navi a disposizione dei grandi sovrani. E’ in questo ambito che può essere
inquadrata l’attività di quelle genti che nel secolo successivo misero a
soqquadro i regni del Vicino Oriente e sono conosciuti come Popoli del Mare.
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