Archeologia. La guerra di Qadesh, il più importante conflitto armato dell'età del Bronzo. Egizi e Ittiti diedero vita al confronto fra il faraone Ramesse II e il grande generale ittita Muwatalli per la conquista della fortezza siriana.
Articolo di Pierluigi Montalbano
La battaglia di Qadesh, Kinza in
lingua ittita, fu combattuta nella Siria meridionale, sulle rive del fiume
Oronte, nel 1275 a.C. dagli eserciti dei due più importanti imperi dell’epoca:
gli egizi di Ramesse II e gli ittiti di Muwatalli II. I due regni erano da anni
coinvolti in schermaglie per la supremazia sulle città della fascia costiera
del Libano, e Qadesh era la roccaforte di confine fra i due contendenti. Le
fonti documentarie sono ricche d’informazioni, e testimoniano tutti i dettagli,
comprese le armi, il vestiario, i carri, le strategie militari e il trattato di
pace. La grande guerra si concluse con un sostanziale pareggio, con Qadesh che
rimase in mano ittita, e gli egizi che
mantennero il controllo delle terre già
in loro possesso, ma i due sovrani celebrarono la vittoria in modo
trionfalistico, forse per giustificare ai sudditi il grande dispendio di
energie economiche e di vite umane. Ad Hattusa, capitale degli ittiti, e in
Egitto, sono stati trovati una serie di testi che documentano la pace, scritti
in accadico su preziose foglie di argento. Altri esemplari, scritti in supporti
di terracotta, sono giunti fino a noi, oggi conservati al Museo archeologico di
Istanbul. La zona di guerra era il crocevia mercantile, culturale e
militare del mondo antico e si affacciava al Mediterraneo con il porto di
Ugarit, in Siria. Da lì transitavano merci e uomini che dalle zone asiatiche
viaggiavano verso il Mediterraneo, e da Caucaso e Anatolia erano dirette verso
sud, in Egitto. Naturalmente le direttrici erano percorse in ambedue le
direzioni. In questo luogo strategico passavano metalli pregiati, avorio,
derrate alimentari, armi, stoffe, legni per costruire tetti e navi, oggetti
artistici e gioielli. La Siria era terra ambita da tutte le potenze vicine, ed
è sempre stata teatro di sanguinose guerre come, ad esempio, un secolo prima,
quando subì le attenzioni dei Mitanni, il terzo incomodo asiatico. Il grande
faraone Tuthmosis IV alla metà del XV a.C., riuscì a stabilizzare la situazione
scendendo a patti con i Mitanni, fiducioso che i due regni nemici si sarebbero
guerreggiati fra loro, ma il re ittita Suppiluliuma I reagì approntando un
forte esercito che in breve tempo conquistò le posizioni strategiche del nord
della Siria, causando progressivamente la scomparsa del regno dei Mitanni. I
regnanti egizi successivi, Tuthmosis III e Amenofi II, non aiutarono i Mitanni
perché erano continuamente disturbati dalle incursioni piratesche di questi
ultimi. Il re asiatico, ormai accerchiato, decise di offrire un trattato di
fratellanza agli egizi, che accettarono dietro la cessione del regno di Amurru,
il pagamento di forti tributi e alcuni matrimoni misti, ad esempio quello fra Amenofi
III e Taduhepa, figlia di Saussatar, del re dei Mitanni. Tutto il XIV secolo
a.C. è scandito da guerre fra egizi e ittiti, e dopo che il faraone Seti I riuscì
a conseguire qualche successo, Ramesse II, suo figlio, decise di attuare una
guerra decisiva preparando un grande esercito e marciando verso Qadesh, la
fortezza di confine, simbolo della potenza ittita in zona siriana, snodo
cruciale per le vie di comunicazione fra Mesopotamia, Mediterraneo e Anatolia. Ramesse
II, addestrato alla guerra fin da bambino, come tutti i faraoni egizi, era
abile nella conduzione dei carri da guerra, combatteva con arco e spada, e
sapeva cavalcare. Con il padre Seti I partecipò alle guerre nel Vicino Oriente
e conosceva i territori fino a Qadesh. Decise di riorganizzare l’antica
capitale Avaris chiamandola Pi-Ramesse e attrezzandola come base militare per
la campagna di guerra che stava preparando. Allestì 4 legioni di 5000 uomini e
500 carri ciascuna, e li affidò alle divinità tutelari chiamandole Amon, Ra,
Seth e Ptah. Un’altra divisione armata, i Nearin, era composta da alleati
pronti a intervenire in caso di chiamata del faraone. Dalle fonti sappiamo che
ognuna delle 4 divisioni di truppe mercenarie egizie che partirono nel 1274
a.C. erano composte da 1600 berberi Qeheqs, 880 arcieri nubiani, 100 Meshwesh
libici e 520 Shardana. Gli ittiti, intanto, scoprirono le intenzioni del
faraone e iniziarono a rinforzarsi per affrontare il nemico. A capo
dell’esercito, il più imponente della storia ittita, c’era Muwatalli, un
generale che si occupava anche dell’amministrazione dell’impero. Lo sforzo
bellico del governo ittita fu immenso, riuscendo a radunare dalle provincie
controllate ben 40000 uomini e 3700 carri. Le tecniche militari delle due forze
in campo erano simili, con fanti e carri da guerra che si affrontavano in
grandi pianure, tuttavia, il carro ittita era più robusto e trasportava, oltre
l’auriga e l’arciere, un terzo armato che proteggeva con uno scudo i primi due,
e aveva un giavellotto corto. Inoltre, il carro pesante poteva essere usato per
sfondare la prima linea nemica. Non si segnala la cavalleria, entrata a far
parte molto più tardi delle tecniche di guerra. Il racconto di guerra che si
legge nei testi documentari, indica che durante l’attraversamento dei boschi di Labouy, gli
egizi catturarono due beduini facendogli confessare che Muwatalli II,
timoroso di Ramesse, si trovava ancora lontano, nelle vicinanze di Aleppo, alla
frontiera nord dell'impero ittita. Ramesse, credendo vera la versione dei due
arrestati, partì con la sua divisione
Amon, e installò il suo campo sulla riva occidentale del fiume Oronte, nei
pressi delle mura di Qadesh, senza attendere i rinforzi delle tre altre
divisioni che lo seguivano a diverse ore di marcia. In realtà, quello dei
beduini era un tranello perché l’armata ittita si trovava nella fortezza e
dietro le mura, sulla riva orientale dell'Oronte. Il faraone riunì i suoi
consiglieri e inviò dei messaggeri per velocizzare l’arrivo delle truppe
rimaste indietro, ma gli ittiti, attraversando il fiume, sbucarono dalla
vegetazione e travolsero la divisione di Ra che tentava di congiungersi con il
campo del faraone. Le altre due armate, Ptah e Seth, erano ancora lontane e la divisione
Amon affrontò da sola tutto l’esercito ittita. La leggenda racconta che Ramesse
II fece preparare il suo carro di battaglia, e si rivolse al dio Amon, suo
padre, chiedendogli aiuto in cambio dei templi costruiti in suo onore. Secondo
le fonti egizie, il dio gli parlò rassicurandolo e Ramesse si lanciò nella
mischia massacrando numerosi ittiti e riuscendo a vincere la guerra, grazie
anche all’intervento delle altre due divisioni finalmente giunte sul campo di
battaglia. Il giorno seguente, Muwatalli propose un armistizio, implorando e
ottenendo la clemenza di Ramesse II che ritornò in Egitto senza assediare la
fortezza di Qadesh. Il faraone fece poi scolpire la vittoria nei templi più
importanti e, ancora oggi, si può leggere la cronaca propagandistica nei
bassorilievi incisi sulle mura. La realtà dei fatti è che Ramesse cadde
nell’imboscata degli ittiti e dovette scendere a patti. D’altro canto,
Muwatalli sottovalutò la resistenza egizia e, convinto di raccogliere una
facile vittoria, schierò solo le truppe comandate dagli alti dignitari del
regno, evitando di coinvolgere le truppe alleate, per aumentare il prestigio
della sua vittoria e non dover rendere merito ai principi delle altre provincie
che avevano fornito uomini e carri. Verosimilmente Ramesse II partecipò
attivamente alla battaglia, e il suo carisma incoraggiò i suoi soldati, mentre Muwatalli
rimase a Qadesh per guidare dalla fortezza l’attacco al campo del faraone. Poco
tempo dopo, una malattia portò alla morte Muwatalli, e ci fu una crisi
dinastica per stabilire il nuovo re. La scelta cadde su Hattusili III, suo
fratello. Ramses II approfittò di questa
situazione per punire i suoi vassalli delle terre cananee che si erano alleati
con gli ittiti e, soprattutto, per lanciare un'offensiva in Siria e
riconquistare le città perse in precedenza. Gli ittiti, fortemente indeboliti,
dovettero fronteggiare anche la minaccia assira, la nuova potenza che si
affacciava prepotentemente verso le coste siriane per avere uno sbocco nel Mediterraneo. L'esercito
assiro penetrò in territorio ittita fino a Karkemish, e il sovrano Hattusili
decise di firmare una pace con Ramesse accordandosi sui territori di competenza
e inaugurando un proficuo periodo di pace e lealtà fra i due regni. Ci fu uno
scambio di doni e furono celebrati matrimoni misti con uno scambio di lettere e
regali anche fra le due mogli Puduhepa e Nefertari. Con la pace firmata, i due
sovrani si giurarono buona pace e fraternità, anche per i discendenti, s’impegnarono
a riconoscere i territori occupati all'atto della conclusione del trattato e
veniva garantita la legittimità di Hattusili sul trono ittita. Si promisero rispettivo
aiuto per il mantenimento del potere in caso di rivolta interna e in caso di aggressione esterna. Il trattato
fu rafforzato dal matrimonio di Ramses con la figlia di Hattusili, e con
una seconda figlia del re ittita qualche anno dopo.
un esame puntuale e lucido conoscevo la storia tramite il libro di Ugas però e sempre un piacere rispolverare la memoria di queste vicende antiche soprattutto quando tra i protagonisti sono presenti gli shardana.
RispondiEliminacuriosissimo del tuo libro sugli Shardana, anche se forse non confermerà quello che tanti sperano di veder confermato - vedremo
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