Archeologia. Biblo, la città del papiro, anello di congiunzione fra gli antichi regni dell'Egitto e della Siria.
Articolo di Pierluigi Montalbano
Adagiata sulle sponde orientali del Mediterraneo, 40 km a
nord di Beirut, capitale del Libano, Biblo è un’antichissima città portuale, posta
strategicamente su un promontorio che domina su due ampie baie. Era dotata di
un porto a sud, rivolto verso l’Egitto, e un porto a nord, orientato verso
Cipro, quindi fu l’anello di congiunzione per le relazioni internazionali fra
il mondo egizio e quello siriano. Secondo lo
storico Filone, Byblos fu fondata nel Neolitico dal dio El con il nome di
Gubla, o Gebal, e poi i greci, vista la sua importanza come centro per i
commerci del papiro, le diedero il nome di
Byblos che in greco significa
proprio papiro. Il nome arcaico GBL significa montagna, ed è lo stesso
toponimo di Gibilterra (terra di GBL), che, infatti, si erge su un promontorio.
In arabo si chiama Gebel, sempre con significato di altura rocciosa. La sua area arcaica era quella di un piccolo villaggio
di pescatori, come provano gli scavi che hanno rivelato i ruderi di capanne
neolitiche composte da un solo locale che conteneva resti di armi e di utensili.
Biblo è sempre stata in relazione con l’Egitto, ed è menzionata in diverse
fonti documentarie per i commerci marittimi, tanto che le grandi navi da carico
erano conosciute proprio con il nome di navi di Biblo. I faraoni scambiavano il papiro, l’incenso, l'oro e il lino con il
legno dei cedri del Libano per costruire le loro flotte navali, l'ossatura dei
loro palazzi e il tetto dei grandi templi. Grazie agli scambi, questo periodo
fu segnato quindi da prosperità e sviluppo economico. E’ posizionata in
un territorio che nell’età del Bronzo delimitava il confine fra ittiti ed
egizi, e fu interessata da una serie di cruente guerre per governarla. Durante
il regno del faraone Amenhotep III, all’inizio del XIV a.C., l'intera Siria era
controllata dagli ittiti, e il re di Biblo Rib-Addi, all’epoca vassallo dagli
egizi, portò avanti una fitta corrispondenza con il faraone mirata a ottenere
rinforzi per mantenere il controllo della città e resistere alle continue
incursioni degli ittiti. Si tratta di 380 lettere redatte in cuneiforme su
tavolette d’argilla trovate nell’archivio di Tell Amarna. Attraverso la
traduzione dei testi, gli archeologi hanno ricostruito un periodo carico di acute tensioni sociali ed economiche fra la classe
dirigente, che imponeva pesanti tributi, e il popolo, costituito
prevalentemente da contadini e pastori. Questi, per evitare la tassazione, fuggivano
verso le terre oltre confine. Una serie di trattati con gli stati confinanti, garantirono
la reciproca restituzione dei fuggiaschi. Per questo motivo, chi si allontanava
era costretto ad allearsi con i clan pastorali che occupavano zone libere,
ossia le montagne e le steppe. Questi gruppi di rifugiati erano definiti
habiru, termine che, successivamente, diventa ebrei. Sotto la XIX
dinastia, la città fu sede di conflitti fra egizi e ittiti per il controllo, con
i faraoni egizi Ramesse I e Sethi I che condussero una serie di guerre di
confine contro i sovrani ittiti fino a riuscire, con il faraone Ramesse II, a
incorporare definitivamente la città. Le
strutture murarie del Bronzo Medio si concentrano intorno a una fonte sacra.
Tutto è circondato da un’imponente fortificazione in pietra con bastioni
addossati sul lato interno per rinforzare le strutture. La cinta muraria ha
origine nel Bronzo Antico e fu utilizzata fino all’età ellenistica attraverso
varie ristrutturazioni. Fra XI e VIII a.C. c’è una ristrutturazione della città
con la costruzione di un terrapieno che rinforza ulteriormente le difese. Nella
stessa area ci sono tre edifici sacri, due del Bronzo Antico e uno del Bronzo
Medio, utilizzati fino a buona parte del Ferro. Il tempio più importante è
quello dedicato alla divinità della città: Baalat Gubal. Baal è una divinità
maschile che significa signore, il suffisso at è l’attribuzione del genere
femminile, quindi traduciamo con Signora di Biblo. Questo tempio, come la
maggior parte degli altri santuari dell’area Siro-palestinese, è costituito da
una grande corte con una serie di installazioni e vani accessori. Un altro
tempio è quello denominato a “L” per la sua forma. Fu smontato agli inizi del
1900 e ricostruito più a lato per consentire di proseguire gli scavi. Era
dedicato a una divinità maschile ed è costituito da una cella affiancata a due
grandi corti. Abbiamo, dunque, una divinità femminile principale alla quale si
affianca quella maschile. In una fase successiva, nel Bronzo Medio, fu eretto
il tempio degli obelischi, costituito da una grande corte al cui centro si
trova l’edificio sacro formato da una cella quadrata e da un portico. Il tutto
adiacente a un grande obelisco egiziano e nella corte sono presenti altri
obelischi. Durante tutta l’età del Bronzo, Biblo era il tramite
privilegiato con il faraone egizio, con relazioni politiche e commerciali
dirette. Sotto il pavimento del tempio sono state trovate centinaia di offerte
votive costituite da bronzetti maschili rivestiti con una lamina d’oro, e altri
bronzi di varia fattura. La necropoli reale, scavata nel 1922, presenta 9 tombe
a inumazione, delle quali solo 3 sono state ritrovate intatte. Sono costituite
da un pozzo verticale attraverso il quale si accede a una grande camera dove
erano posti i sarcofagi destinati ai re. Dopo la deposizione, la camera veniva
chiusa con dei muretti che ostruivano l’ingresso, e il pozzo veniva riempito da
detriti, una tecnica che ritroviamo documentata anche in occidente. Il sarcofago testimonia la
qualità del lavoro degli artigiani di Biblo durante il Bronzo Medio. I
manufatti artistici sono particolarmente accurati, con elementi iconografici
presi dall’esterno e rielaborati secondo la tradizione locale, dando vita a uno
stile che caratterizza la scuola degli artigiani orafi e degli intagliatori
dell’avorio dell’epoca. Una delle tombe più importanti è quella che ospita il
re Ahiram. Il sarcofago ha una forma parallelepipeda e alla base presenta 4
protomi di leone scolpite. La decorazione che scorre su tutti i lati è
delimitata inferiormente da un listello a rilievo e superiormente da una serie
di fiori di loto, alternativamente chiusi a bocciolo e aperti ma tutti rivolti
verso il basso, a simboleggiare la discesa nel mondo dei morti. Fra i fiori e
la decorazione centrale c’è un elemento a corda che percorre tutto il
sarcofago. La base è sostenuta da 4 leoni accosciati con la testa e la parte
anteriore delle zampe che sporgono dal sarcofago. Il pannello è costituito da
una processione di fedeli, capeggiata dal figlio del sovrano, che vanno verso
il re, assiso su un trono con braccioli a forma di sfinge alata e con i piedi
su un piedistallo. I fedeli sono rappresentati col tradizionale gesto di saluto
e benedizione. Si tratta di una tipica iconografia orientale. Il re ha in mano
un fiore appassito, simbolo di morte. Fra il re e gli altri c’è un tavolino su
cui sono deposte le offerte. Anche l’altro lato lungo mostra una processione,
con un personaggio che si distingue perché porta una capra per il sacrificio.
Sui lati brevi ci sono 4 donne che si strappano i capelli e le vesti per il
dolore che provano per la morte del re. Il coperchio presenta al centro due
leoni in bassorilievo, le cui teste sporgono dal sarcofago, forse per
costituire un punto di presa per sollevare il coperchio stesso su cui sono
rappresentati in bassorilievo il re e suo figlio. Dall’VIII a.C., Biblo subì la
pressione assira e dovette sottomettersi a un tributo, pur mantenendo re
locali. Incorporata nell'Impero persiano e poi nei regni ellenistici, scomparve
dal panorama politico antico.
Nessun commento:
Posta un commento