Archeologia. A Babilonia, nella media età del Bronzo, governarono i Cassiti, genti iraniche che si imposero dopo il regno di Hammurabi. Costruirono loro la torre di Babele?
Articolo di Pierluigi Montalbano
I Cassiti (Kashshù) sono una popolazione asiatica
originaria dell'altipiano
iranico tra il confine con Babilonia e, verso l’interno, fino alle montagne
dello Zagros, nell’area fra l'Elam e i confini meridionali dell'Armenia. Avevano
scarsa
considerazione per la registrazione degli eventi e la più antica fonte documentaria è un passo di
un'iscrizione dalla quale risulta che il re Samsu-iluna della prima dinastia di
Babele, nel 1900 a.C., celebra un trionfo militare contro di loro. Una serie di
nomi di persona dei Cassiti sono riportati in tavolette della prima dinastia, durante
un'immigrazione pacifica e lenta dei montanari dell'orlo dell'altipiano nella
pianura ricca e fertile. Inizialmente, verso
la fine del II Millennio a.C.,
confinavano altre
popolazioni iraniche che convivevano vicino agli Elamiti a sud e ai Lullubi,
Guti e Mannei a nord. Essendo più forti, i Guti integrarono i Lullubi che si
unirono a loro nei frequenti attacchi alle terre mesopotamiche, e nonostante la
resistenza opposta dal sovrano accadico Shar-Kali-Sharri, Guti e Lullubi
riuscirono a rovesciare il dominio accadico, governando sulla Mesopotamia
centrale per un periodo di circa 125 anni. I Guti furono molto duri con le
popolazioni mesopotamiche, riscuotendo salatissimi tributi e depredando le
statue delle loro divinità. Il Governo dei Guti fu interrotto dalla quinta
dinastia di Uruk, cioè dai Sumeri, e da Atu-Hagal, il principe e iniziatore
della dinastia reale di Uruk. I Cassiti, che avevano costituito degli stati
nell’Iran ed erano più pacifici e moderati dei Guti, scesero gradualmente dai
Monti Zagros verso la Mesopotamia e si stabilirono nelle sue città, soprattutto
a Babilonia, adottandone usi e costumi. Al termine del regno di Hammurabi, approfittando della debolezza del potere statale a
Babilonia, i Cassiti, vittoriosi in alcune guerre contro questa città,
sottomisero quasi tutto il paese e lo governarono per oltre mezzo millennio,
dal 1750 al 1150 a.C. e, in seguito, continuarono a disturbare i re di
Babilonia e di Assiria, come testimoniato da Nabucadrezar I che nel 1140 a.C.
fronteggiò una loro scorreria e Assurnazirpal II di Assiria all’inizio del IX
a.C., che se li trovò davanti quali truppe ausiliarie di Shadudu di Sukhi. I
Cassiti non abbandonarono le loro incursioni piratesche neppure al tempo dei re
persiani, come suggerisce il tributo da loro pagato per attraversare il paese con
le truppe, e solo con Alessandro Magno la situazione fu stabilizzata. La lingua
dei Cassiti era diversa dall’elamita e non era una lingua aria, ma ne
conosciamo qualche aspetto attraverso una lista di nomi di re e persone. Ad
esempio iasha significava
paese, il nome terra era miriash e che ianzi significava re. I Cassiti assorbirono completamente
la civiltà babilonese e adottarono anche la scrittura cuneiforme e la lingua
del paese. Nella religione introdussero qualche divinità, come Shuqamuna,
Shumalia e Tishpak di Dēr, e mantennero qualcuno dei loro dei ariani come
Buriash e Shuriash, dio del sole. Introdussero un nuovo sistema di datazione e
diffusero l'uso del cavallo. I re cassiti conferivano alle varie classi del
popolo grandi tenute, delimitandole con cippi di confine (kudurru) che
indicavano il proprietario, il re e la divinità che proteggeva la famiglia. Nei
sigilli cilindrici, i Cassiti sono rappresentati barbuti, con veste lunga,
maniche fino al gomito e una cintura in vita. A Babilonia ricostruirono gli antichi
templi, erigendone anche di nuovi sia per le divinità locali sia per le loro, e
conquistarono l’Elam risparmiandolo dalle devastazioni. Si conoscono delle
iscrizioni e dei bassorilievi, ma poco emerge della loro produzione artistica,
si limitarono a mantenere viva quella della prima dinastia babilonese, ad
esempio il loro re era rappresentato sempre con un copricapo cilindrico
intessuto d’oro e dotato di ali. Si dedicarono proficuamente all’architettura,
ne è un esempio il tempio di Karandash, eretto in onore della dea Inanna di
Uruk verso la fine del XV a.C. Per costruirlo utilizzarono esternamente dei
mattoni stampati con disegni a rilievo, una tecnica del XVI a.C., con nicchie e
rientranze che separavano i pilastri ricoperte da disegni a rilievo con
immagini delle divinità della montagna e dell’acqua, rappresentazione delle
forze originarie e primarie della terra, che era una dea anch’essa. All’inizio
del XIV a.C., re Karigalzu I, che rappresentava anche la divinità, fondò una
nuova città, Dur-Karigalzu, dove costruì un palazzo e un tempio. Il palazzo,
riccamente decorato, era circondato da giardini e conteneva sale, magazzini e
torri fortificate, così da rendere difficoltoso entrare e uscire. Il tempio aveva
un’imponente torre a più piani e, al centro, un’altra torre altissima, tanto
che i viaggiatori, nel vederla, pensavano che fosse ciò che restava della
celebre torre di Babele. I sovrani Cassiti offrivano molti doni ai templi, e
nelle pietre accanto al tempio ci sono le iscrizioni scolpite che riportano le
motivazioni dei doni in lingua accadica. Poiché si supponeva che la popolazione
non sarebbe stata in grado di interpretare correttamente le immagini, il nome
degli dei fu scolpito accanto. In altri casi, la divinità era identificata associando
un animale scolpito vicino alla figura, come Marduk, potente e maestoso dio di
Babilonia, riconoscibile da un serpente con le corna.
Immagine di https://it.wikipedia.org/wiki/D%C5%ABr_Kurigalz%C5%AB
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