giovedì 3 gennaio 2019

Archeologia. A Babilonia, nella media età del Bronzo, governarono i Cassiti, genti iraniche che si imposero dopo il regno di Hammurabi. Costruirono loro la Torre di Babele? Articolo di Pierluigi Montalbano


Archeologia. A Babilonia, nella media età del Bronzo, governarono i Cassiti, genti iraniche che si imposero dopo il regno di Hammurabi. Costruirono loro la torre di Babele?
Articolo di Pierluigi Montalbano

I Cassiti (Kashshù) sono una popolazione asiatica originaria dell'altipiano iranico tra il confine con Babilonia e, verso l’interno, fino alle montagne dello Zagros, nell’area fra l'Elam e i confini meridionali dell'Armenia. Avevano scarsa considerazione per la registrazione degli eventi e la più antica fonte documentaria è un passo di un'iscrizione dalla quale risulta che il re Samsu-iluna della prima dinastia di Babele, nel 1900 a.C., celebra un trionfo militare contro di loro. Una serie di nomi di persona dei Cassiti sono riportati in tavolette della prima dinastia, durante un'immigrazione pacifica e lenta dei montanari dell'orlo dell'altipiano nella pianura ricca e fertile. Inizialmente, verso
la fine del II Millennio a.C., confinavano altre popolazioni iraniche che convivevano vicino agli Elamiti a sud e ai Lullubi, Guti e Mannei a nord. Essendo più forti, i Guti integrarono i Lullubi che si unirono a loro nei frequenti attacchi alle terre mesopotamiche, e nonostante la resistenza opposta dal sovrano accadico Shar-Kali-Sharri, Guti e Lullubi riuscirono a rovesciare il dominio accadico, governando sulla Mesopotamia centrale per un periodo di circa 125 anni. I Guti furono molto duri con le popolazioni mesopotamiche, riscuotendo salatissimi tributi e depredando le statue delle loro divinità. Il Governo dei Guti fu interrotto dalla quinta dinastia di Uruk, cioè dai Sumeri, e da Atu-Hagal, il principe e iniziatore della dinastia reale di Uruk. I Cassiti, che avevano costituito degli stati nell’Iran ed erano più pacifici e moderati dei Guti, scesero gradualmente dai Monti Zagros verso la Mesopotamia e si stabilirono nelle sue città, soprattutto a Babilonia, adottandone usi e costumi. Al termine del regno di Hammurabi, approfittando della debolezza del potere statale a Babilonia, i Cassiti, vittoriosi in alcune guerre contro questa città, sottomisero quasi tutto il paese e lo governarono per oltre mezzo millennio, dal 1750 al 1150 a.C. e, in seguito, continuarono a disturbare i re di Babilonia e di Assiria, come testimoniato da Nabucadrezar I che nel 1140 a.C. fronteggiò una loro scorreria e Assurnazirpal II di Assiria all’inizio del IX a.C., che se li trovò davanti quali truppe ausiliarie di Shadudu di Sukhi. I Cassiti non abbandonarono le loro incursioni piratesche neppure al tempo dei re persiani, come suggerisce il tributo da loro pagato per attraversare il paese con le truppe, e solo con Alessandro Magno la situazione fu stabilizzata. La lingua dei Cassiti era diversa dall’elamita e non era una lingua aria, ma ne conosciamo qualche aspetto attraverso una lista di nomi di re e persone. Ad esempio iasha significava paese, il nome terra era miriash e che ianzi significava re. I Cassiti assorbirono completamente la civiltà babilonese e adottarono anche la scrittura cuneiforme e la lingua del paese. Nella religione introdussero qualche divinità, come Shuqamuna, Shumalia e Tishpak di Dēr, e mantennero qualcuno dei loro dei ariani come Buriash e Shuriash, dio del sole. Introdussero un nuovo sistema di datazione e diffusero l'uso del cavallo. I re cassiti conferivano alle varie classi del popolo grandi tenute, delimitandole con cippi di confine (kudurru) che indicavano il proprietario, il re e la divinità che proteggeva la famiglia. Nei sigilli cilindrici, i Cassiti sono rappresentati barbuti, con veste lunga, maniche fino al gomito e una cintura in vita. A Babilonia ricostruirono gli antichi templi, erigendone anche di nuovi sia per le divinità locali sia per le loro, e conquistarono l’Elam risparmiandolo dalle devastazioni. Si conoscono delle iscrizioni e dei bassorilievi, ma poco emerge della loro produzione artistica, si limitarono a mantenere viva quella della prima dinastia babilonese, ad esempio il loro re era rappresentato sempre con un copricapo cilindrico intessuto d’oro e dotato di ali. Si dedicarono proficuamente all’architettura, ne è un esempio il tempio di Karandash, eretto in onore della dea Inanna di Uruk verso la fine del XV a.C. Per costruirlo utilizzarono esternamente dei mattoni stampati con disegni a rilievo, una tecnica del XVI a.C., con nicchie e rientranze che separavano i pilastri ricoperte da disegni a rilievo con immagini delle divinità della montagna e dell’acqua, rappresentazione delle forze originarie e primarie della terra, che era una dea anch’essa. All’inizio del XIV a.C., re Karigalzu I, che rappresentava anche la divinità, fondò una nuova città, Dur-Karigalzu, dove costruì un palazzo e un tempio. Il palazzo, riccamente decorato, era circondato da giardini e conteneva sale, magazzini e torri fortificate, così da rendere difficoltoso entrare e uscire. Il tempio aveva un’imponente torre a più piani e, al centro, un’altra torre altissima, tanto che i viaggiatori, nel vederla, pensavano che fosse ciò che restava della celebre torre di Babele. I sovrani Cassiti offrivano molti doni ai templi, e nelle pietre accanto al tempio ci sono le iscrizioni scolpite che riportano le motivazioni dei doni in lingua accadica. Poiché si supponeva che la popolazione non sarebbe stata in grado di interpretare correttamente le immagini, il nome degli dei fu scolpito accanto. In altri casi, la divinità era identificata associando un animale scolpito vicino alla figura, come Marduk, potente e maestoso dio di Babilonia, riconoscibile da un serpente con le corna.

Immagine di https://it.wikipedia.org/wiki/D%C5%ABr_Kurigalz%C5%AB

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