Archeologia,
storie e mito. Iliade, Achei, Micenei, quanti errori! Nel poema di Omero ci sono diverse sviste
Le imprese degli Achei di cui
parla l'Iliade sono ispirate ai Micenei. Ma davvero tutto quello che è citato
nel poema è riconducibile alla cultura di Micene? Secondo gli storici no. Sono
molte, infatti, le citazioni errate.
I protagonisti Greci dell'Iliade, gli Achei, sono ispirati ai
Micenei, un popolo guerriero che intorno al II millennio a.C. si stanziò nel
Peloponneso e negli anni della cosiddetta guerra di Troia diede vita a una vera
e propria civiltà.
Se è vero però che gran parte
dei fatti narrati nel poema sembra riferirsi a quella cultura (i Micenei si
comportavano in guerra come tanti piccoli Achille), esistono alcuni passaggi
dove i conti... non
tornano.
Spesso Omero sembra, infatti,
confondere le carte e sovrapporre all'epoca i cui sarebbero ambientati i fatti
(XII-XI secolo a.C.) anche elementi del proprio tempo (per la maggior parte
degli studiosi la prima metà dell'VIII secolo a. C.).
APPIEDATI. Un esempio? Nei combattimenti i Micenei usavano
i carri. Eppure i carri "omerici" hanno qualcosa di strano. Non
funzionano come accadeva presso i Micenei da arma di sfondamento: sono usati
piuttosto come dei "taxi". Entravano in campo, scaricavano il guerriero
in prima linea, poi passavano a riprenderlo a combattimento finito. Questo
significa che il poeta conosceva l'esistenza dei carri da guerra, ma non il
loro effettivo uso. Anche per questo più spesso faceva combattere i suoi eroi a
piedi.
Anche qui però c'è qualche
incongruenza. Gli scontri corpo a corpo erano démodé anche ai tempi di Omero. E in un passo dell'Iliade il poeta si lascia
scappare la descrizione di un modo di combattere dei suoi tempi che ricorda
molto da vicino la tecnica "elmo
accanto a elmo, uomo accanto a uomo" della falange oplitica
dell'VIII-VII secolo a. C.
Si tratta, in questo caso, di
un'antica formazione di combattimento composta da fanteria pesante schierata su
più file, i cui soldati erano armati di lance o picche, scudi e spada. I
Micenei non combattevano così: per gli storici questo dettaglio fu fondamentale
per definire la data di composizione del poema (almeno nella sua forma
scritta).
ULTIMO
ADDIO. Lo scivolone storico più
stridente riguarda però i defunti. I Micenei, infatti, seppellivano i propri
morti perché erano convinti che il rito funebre propiziasse il viaggio
del defunto verso il regno dei morti.
Nell'Iliade però non si parla mai di questo rito. Omero parla
piuttosto di cremazione.
Accadde così anche a Patroclo, amico intimo di Achille, morto in duello contro
Ettore.
Che
cosa c'è di vero nell'Iliade?
La storia di Troia e degli
eroi che l'hanno combattuta e difesa, è quella raccontata dai poemi omerici? Le
conferme (e le smentite) dell'archeologia per capire quanto c'è di vero nei canti
di Omero.
Omero aveva ragione? L’ha raccontata giusta? In molti
se lo sono chiesti e la risposta è ancora dibattutta... Però oggi possiamo dire
che molto di ciò che è narrato nell'Iliade,
la storia dell'assedio e della caduta della città di Troia, è frutto della
fantasia. Anche se qualcosa di vero c'è.
LA
FINE DI UN'EPOCA. La caduta di Troia,
per esempio, è Storia: accadde nella tarda età del bronzo (1300-1200 a.C.),
quando il sistema politico ed economico nel Mediterraneo si stava trasformando
e tensioni, migrazioni di massa e guerre intestine inaugurarono l'inizio dell'età
del ferro.
Il passaggio non fu indolore.
Molte città ricche, come Troia, Micene e Tirinto, furono distrutte e
abbandonate, e se ne parlò per secoli. Lo stesso Omero (o chi per lui, visto
che c'è chi dubita che sia davvero esistito) a 400 anni di distanza raccontò la
fine di una di quelle potenze.
LA
CITTÀ COMMERCIALE. Secondo gli
archeologi Troia sorgeva non lontano dalla moderna Canakkale (Gallipoli), in
Turchia, alla foce dello stretto dei Dardanelli. Era popolosa (circa 10.000
abitanti) e ricca: gli antichi Greci la chiamavano Ἴλιος o Ilios, mentre
per gli Ittiti, il popolo di
guerrieri che la controllava, era Wilusa. Per entrambi,
dominarla era strategico per gestire i commerci tra il Mediterraneo e il Mar
Nero.
SEMPRE
IN GUERRA. Nessuna evidenza storica
conferma però che Wilusa cadde per mano dei Micenei, come racconta Omero. Non
furono insomma gli Achei capeggiati da Agamennone (figlio del re di Micene) a
distruggerla.
Le scoperte archeologiche
dell'ultimo secolo hanno però confermato l'esistenza a Troia di un complesso
sistema politico, simile a quello descritto da Omero. Secondo alcuni testi
scoperti nella capitale ittita (Hattusha), Wilusa era una città potente,
governata dal re Alaksandu - che potrebbe forse corrispondere al principe
troiano Paride, il cui nome di nascita, secondo Omero, era Alessandro). In
decenni di scavi sono inoltre stati scoperti scheletri, punte di frecce e
tracce di distruzione che indicano un epilogo violento per la città e i suoi
abitanti, probabilmente l'ennesima guerra.
NON È
COLPA DI UNA DONNA... A scatenare
l'ultima guerra di Ilio non fu una donna di nome Elena, moglie del re di
Sparta, Menelao, e rapita dal troiano Paride. Gli archivi ittiti raccontano
invece che i greci avrebbero condotto una serie di campagne militari nella
Turchia occidentale, con incursioni e rapimenti di massa di persone vendute poi
come schiave.
Questo provocò inevitabili
tensioni, probabilmente anche una guerra, che parrebbe confermata da un
documento che allude a un trattato di pace siglato intorno al 1200 a.C. tra
Greci e Ittiti riguardante proprio la città di Troia.
IL
CAVALLO DI TROIA. Alcuni dei fatti
raccontati nel poema potrebbero essere stati romanzati o semplicemente
fraintesi. Da sempre è dibattuto il mito del cavallo di Troia, l'inganno usato
dagli Achei per espugnare la città.
Nel 2016 un archeologo navale dell'Università
di Aix-en-Provence e Marsiglia, Francesco Tiboni, rivelò in uno studio che
potrebbe essersi trattato di un tipo di nave fenicia molto diffusa a quei
tempi, chiamata hippos(cavallo)
per via della polena ornata da una testa equina. Da qui sarebbe nato il mito o
addirittura l'equivoco dei traduttori.
QUANTI
ANNI IN TRINCEA? Anche la durata di
quella sanguinosa campagna militare è oggetto di discussione. Nell'Iliade si dice che, tra alti e
bassi, l'assedio durò dieci anni. Per alcuni studiosi, però, potrebbe essere
durata anche molto di più, probabilmente coinvolgendo diverse generazioni,
tanto da lasciare una grande impronta nel loro immaginario.
Difficile infine dire se
almeno alcuni degli eroi di cui l'Iliade racconta
le imprese siano esistiti veramente. Nel 2010 però il professor Atanasio
Papadopoulos, dell'università di Ioannina,
fece una rivelazione: disse che lui e la sua equipe di archeologi, che da 16
anni conducevano scavi nel nord di Itaca, avevano trovato i resti di ciò che
ritenevano essere la reggia di Ulisse, lasciando così intendere che alcuni dei
protagonisti dei poemi omerici siano reali.
Non è escluso che nuovi scavi
svelino altri dettagli importanti, ma oggi posiamo dire ben poco di più. La
cosa su cui però tutti convengono è il grande e profondo valore di quei poemi,
al punto che persino Giacomo Leopardi si trovò a commentare che "tutto si è perfezionato da Omero in poi, ma
non la poesia".
Fonte:
https://www.focus.it/cultura/storia/iliade-omero-tra-storia-e-mito
Nell'immagine: Olio su tela, Museo del Louvre, Parigi, 1796, Jacques Louise-David
Vorrei suggerire la lettura di "Omero nel Baltico" di Felice Vinci, da farsi senza pregiudizi, perchè come diceva Einstein: "E' più facile spezzare un atomo che un pregiudizio".
RispondiEliminae magari anche questo http://astutoomero.blogspot.com/2017/01/omero-racconto-delle-saghe-nordiche.html
RispondiEliminama .... il Ratto delle Sabine (immagine allegata) cosa c'entra????
RispondiEliminaRoBer