venerdì 21 settembre 2018

Archeologia. Uraš, la Signora dell’Olimpo Sumero. Riflessioni di Gustavo Bernardino


Archeologia. Uraš, la Signora dell’Olimpo Sumero.
Riflessioni di Gustavo Bernardino

Il paese della provincia di Oristano noto tra l'altro per aver ospitato nel 1470 nel suo territorio una cruenta battaglia  tra le truppe viceregie di Nicolò Carroç e le truppe marchionali di Leonardo d’Alagon (Sergio Salis, “La battaglia di Uras”, su Trexenta Storica blog), ha radici molto antiche testimoniate anche dalla presenza nelle sue vicinanze del maestoso Nuraghe “Sa domu beccia”. Rivive così il glorioso passato della nostra amatissima terra che nel periodo ricompreso tra il tardo neolitico e fino all'arrivo delle milizie romane era un crocevia di naviganti, richiamati dalle ingenti risorse minerarie conosciute grazie alla attività commerciale che
i nostri avi intrattenevano con le popolazioni presenti lungo le coste del Mediterraneo, naviganti che portavano oltre alle loro merci anche le loro conoscenze, le loro usanze le loro divinità.
Così come è ampiamente documentata la rilevante presenza di genti sardiane in diverse parti del Mediterraneo, di converso in Sardegna è altrettanto documentata la presenza di etnie provenienti da oriente. Di particolare interesse nel nostro caso sono le informazioni che si possono acquisire consultando i numerosi testi di studiosi sardi sulla materia, nonché le testimonianze, date da reperti archeologici, toponimi, antroponimi, ecc., sapientemente elaborate e organizzate in un pregevole lavoro di Salvatore Dedòla (“Enciclopedia della civiltà Shardana” vol. II ediz. Grafiche del Parteolla).
La storia di Uraš nasce lontano, esattamente a Dilbat antica città mesopotamica di cui era la patrona (“Testi sumerici e accadici”, a cura di Giorgio R. Castellino, ediz. UTET, pagg. 35 e 111) costruita lungo il Tigri a sud di Babilonia. Se ne ha notizia attraverso la lettura di diversi inni religiosi. In uno dedicato a Enlil (dio del vento e componente importante dell'olimpo sumero), che come dice Castellino nel citato lavoro a margine, “..è tra i più belli della letteratura religiosa sumerica e per il suo sviluppo, anche tra i più importanti...” la divinità viene definita “...la pura Uraš è ricca di godimento per te (Enlil)..”.
In un altro dedicato a Bau (figlia di An dio supremo dell'olimpo sumerico) intitolato “Inno a Bau e l'elezione di Gudea” la stessa Bau (conosciuta anche come Inanna) viene descritta come “..la favorita di An e di Uraš...”infatti è la signora dell'Olimpo in quanto consorte di An.
Gudea è stato un re di Lagash (città della Mesopotamia meridionale) nel periodo tra il 2144 al 2124 a.C.
Dell'olimpo sumero facevano parte anche altre divinità il cui nome è presente nel territori sotto forma di toponimo. E' il caso per esempio di Šamaš (Samassi) in accadico Ut (Uta) dio del Sole o di Sin (da cui Sinnai, Sindia, Siniscola ecc.) dio della Luna. La presenza di etnie provenienti dall'area della “mezzaluna fertile” è documentata da recenti studi di genetica e diverse altre tipologie di reperti (Genomic history of the Sardinian population - Chiang C ,Marcus J ,  Sidore C, Biddanda A, Al-Asadi H, Zoledziewska M, Pitzalis M, Busonero M, Maschio A, Pistis G, Steri M, Angius A, Lohmueller K, Abecasis G, Schlessinger D,  Cucca F and Novembre J. Nature Genetics, Ottobre 2018, pubblicato on line il 17 Settembre 2018. Intervista al Prof. Paolo Francalacci, Professore Associato dell'Università degli Studi di Sassari, apparsa su ft New del 03/02/2017).
Il tempio Ziqqurat di Monte d'Accoddi (Porto Torres) è un magnifico esempio di edificio cultuale mesopotamico forse unico in tutto il Mediterraneo.
I primi flussi migratori dalla Mesopotamia verso il Mediterraneo, originati da esigenze espansionistiche commerciali, potrebbero aver avuto luogo sotto il regno di Lugalzaggesi (2350-2300 a.C.). (Mario Liverani, “Antico Oriente”, Editori Laterza, pag. 164 e segg.)
Oltre ai toponimi sopra citati, è presente da noi anche un antroponimo di origine sumerica, Fara è forse tra i cognomi più antichi sardi ed è riconducibile alla importante città mesopotamica in cui avevano sede gli archivi amministrativi (Mario Liverani, “Antico Oriente”, Editori Laterza, pag. 164 e segg.).
Se, appare inverosimile che ci sia un collegamento così intimo con culture tanto lontane e diverse da noi, con questo breve lavoro si propone un esperimento che può aiutare a capire l'origine della evoluzione del sistema socio-culturale che ha interessato la nostra terra.
Chi ha la curiosità di vedere come poteva svolgersi un rito religioso diverso da quello professato, può trovare risposta, percorrendo il sabato, verso l'ora del tramonto, le vie del centro storico della città capoluogo della nostra regione. A quell'ora normalmente, si può godere di uno spettacolo unico nel suo genere, si può assistere infatti ad una processione, per la verità numericamente poco consistente, di Induisti Krishnaisti che con i loro costumi variopinti, i loro canti accompagnati da strumenti musicali originali e le immagini delle loro divinità, percorrono le strette vie che dalla marina conducono ai piedi del Castello. Questo spettacolo probabilmente è lo stesso che i nostri avi potevano ammirare al tramonto, quando gli equipaggi delle navi dei commercianti, provenienti dalle coste orientali del Mediterraneo, e approdati per vendere o barattare le loro mercanzie con gli autoctoni, portavano in processione le statue dei loro dei cantando gli inni sacri e invocando la loro benedizione. Iniziava così la conoscenza di nuovi culti e nuove divinità che poi a poco a poco si radicava nel territorio dando vita e impulso alla costruzione di templi e luoghi di culto.    

Nell'immagine: uno scorcio del nuraghe Sa Domu Beccia di Uras.


1 commento:

  1. Inseriamo pure anche Pabillonis rinomato centro nelle vicinanze , constatando che : BA/PA /BIL , si traduce con :"CON PORTA DEGLI ARCERI".

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