Archeologia. Uraš, la Signora
dell’Olimpo Sumero.
Riflessioni di Gustavo Bernardino
Il paese della provincia di
Oristano noto tra l'altro per aver ospitato nel 1470 nel suo territorio una
cruenta battaglia tra le truppe viceregie di Nicolò
Carroç e le truppe marchionali di Leonardo d’Alagon (Sergio Salis, “La battaglia di Uras”, su Trexenta Storica blog), ha
radici molto antiche testimoniate anche dalla presenza nelle sue vicinanze del
maestoso Nuraghe “Sa domu beccia”. Rivive così il glorioso passato della nostra
amatissima terra che nel periodo ricompreso tra il tardo neolitico e fino
all'arrivo delle milizie romane era un crocevia di naviganti, richiamati dalle
ingenti risorse minerarie conosciute grazie alla attività commerciale che
i
nostri avi intrattenevano con le popolazioni presenti lungo le coste del
Mediterraneo, naviganti che portavano oltre alle loro merci anche le loro
conoscenze, le loro usanze le loro divinità.
Così come è ampiamente
documentata la rilevante presenza di genti sardiane in diverse parti del
Mediterraneo, di converso in Sardegna è altrettanto documentata la presenza di
etnie provenienti da oriente. Di particolare interesse nel nostro caso sono le
informazioni che si possono acquisire consultando i numerosi testi di studiosi
sardi sulla materia, nonché le testimonianze, date da reperti archeologici,
toponimi, antroponimi, ecc., sapientemente elaborate e organizzate in un
pregevole lavoro di Salvatore Dedòla (“Enciclopedia
della civiltà Shardana” vol. II ediz. Grafiche del Parteolla).
La storia di Uraš nasce lontano, esattamente a Dilbat antica città
mesopotamica di cui era la patrona (“Testi sumerici e accadici”, a cura di
Giorgio R. Castellino, ediz. UTET, pagg. 35 e 111) costruita lungo il Tigri a sud
di Babilonia. Se ne ha notizia attraverso la lettura di diversi inni religiosi.
In uno dedicato a Enlil (dio del vento e componente importante dell'olimpo
sumero), che come dice Castellino nel citato lavoro a margine, “..è tra i più
belli della letteratura religiosa sumerica e per il suo sviluppo, anche tra i
più importanti...” la divinità viene definita “...la pura Uraš è ricca di godimento per te (Enlil)..”.
In un altro dedicato a Bau
(figlia di An dio supremo dell'olimpo sumerico) intitolato “Inno a Bau e
l'elezione di Gudea” la stessa Bau (conosciuta anche come Inanna) viene
descritta come “..la favorita di An e di Uraš...”infatti è la signora dell'Olimpo
in quanto consorte di An.
Gudea
è stato un re di Lagash (città della Mesopotamia meridionale) nel periodo tra
il 2144 al 2124 a.C.
Dell'olimpo
sumero facevano parte anche altre divinità il cui nome è presente nel territori
sotto forma di toponimo. E' il caso per esempio di Šamaš (Samassi) in accadico
Ut (Uta) dio del Sole o di Sin (da cui Sinnai, Sindia, Siniscola ecc.) dio
della Luna. La presenza di etnie provenienti dall'area della “mezzaluna
fertile” è documentata da recenti studi di genetica e diverse altre tipologie
di reperti (Genomic history of the Sardinian population - Chiang C ,Marcus J , Sidore C,
Biddanda A, Al-Asadi H, Zoledziewska M, Pitzalis M, Busonero M, Maschio A,
Pistis G, Steri M, Angius A, Lohmueller K, Abecasis G, Schlessinger D,
Cucca F and Novembre J. Nature Genetics,
Ottobre 2018, pubblicato on line il 17 Settembre 2018. Intervista
al Prof. Paolo Francalacci, Professore Associato dell'Università degli Studi di
Sassari, apparsa su ft New del 03/02/2017).
Il
tempio Ziqqurat di Monte d'Accoddi (Porto Torres) è un magnifico esempio di
edificio cultuale mesopotamico forse unico in tutto il Mediterraneo.
I
primi flussi migratori dalla Mesopotamia verso il Mediterraneo, originati da
esigenze espansionistiche commerciali, potrebbero aver avuto luogo sotto il
regno di Lugalzaggesi (2350-2300 a.C.). (Mario
Liverani, “Antico Oriente”, Editori Laterza, pag. 164 e segg.)
Oltre
ai toponimi sopra citati, è presente da noi anche un antroponimo di origine
sumerica, Fara è forse tra i cognomi più antichi sardi ed è riconducibile alla
importante città mesopotamica in cui avevano sede gli archivi amministrativi (Mario Liverani, “Antico Oriente”, Editori
Laterza, pag. 164 e segg.).
Se,
appare inverosimile che ci sia un collegamento così intimo con culture tanto
lontane e diverse da noi, con questo breve lavoro si propone un esperimento che
può aiutare a capire l'origine della evoluzione del sistema socio-culturale che
ha interessato la nostra terra.
Chi
ha la curiosità di vedere come poteva svolgersi un rito religioso diverso da
quello professato, può trovare risposta, percorrendo il sabato, verso l'ora del
tramonto, le vie del centro storico della città capoluogo della nostra regione.
A quell'ora normalmente, si può godere di uno spettacolo unico nel suo genere,
si può assistere infatti ad una processione, per la verità numericamente poco
consistente, di Induisti Krishnaisti che con i loro costumi variopinti, i loro
canti accompagnati da strumenti musicali originali e le immagini delle loro
divinità, percorrono le strette vie che dalla marina conducono ai piedi del
Castello. Questo spettacolo probabilmente è lo stesso che i nostri avi potevano
ammirare al tramonto, quando gli equipaggi delle navi dei commercianti,
provenienti dalle coste orientali del Mediterraneo, e approdati per vendere o
barattare le loro mercanzie con gli autoctoni, portavano in processione le
statue dei loro dei cantando gli inni sacri e invocando la loro benedizione.
Iniziava così la conoscenza di nuovi culti e nuove divinità che poi a poco a
poco si radicava nel territorio dando vita e impulso alla costruzione di templi
e luoghi di culto.
Nell'immagine: uno scorcio del nuraghe Sa Domu Beccia di Uras.
Inseriamo pure anche Pabillonis rinomato centro nelle vicinanze , constatando che : BA/PA /BIL , si traduce con :"CON PORTA DEGLI ARCERI".
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