Archeologia, miti e
misteri. Scienze segrete e culti oscuri dell’antichità
Riflessioni di
Pierluigi Montalbano
Gli autori antichi non offrono mai spiegazioni sulla loro
religione misteriosa, come, d’altra parte, su qualsiasi argomento importante.
Procedono per allusioni e per dati frammentati, diventa quindi necessario
connettere fra loro il corpo di dottrine e l’insieme d’idee, così da ottenere
un quadro leggibile del pensiero antico. Ad esempio, Aristide Quintiliano
racconta come l’anima sia discesa dal suo soggiorno superiore e nella discesa
abbia subìto diverse modificazioni, ricevendo una serie di involucri sino all’ultimo
che è il corpo. Platone racconta che dopo il trapasso l’anima si dirige verso
la nascita, e che durante la vita si nutre della terra. Porfirio ci da notizie
precise della traversata del fiume, o del braccio di mare, che il futuro re
deve compiere. Gli antichi greci non concepivano che chiunque, indistintamente,
potesse partecipare alle scienze, alle arti e alle dottrine spirituali, per
essi la medicina era una scienza segreta e doveva rimanerlo. I discendenti di
Asclepio costituiscono una
casta sacerdotale che si tramanda le conoscenze, le
esperienze mediche e i rimedi. Secondo Sorano, nella Vita di Ippocrate, le cose
sacre si svelano solo a uomini consacrati e i profani non possono occuparsene
prima di essere iniziati ai riti sacri. Anche alcune arti non sono accessibili
a tutti, ad esempio quella di saper costruire le navi. Secondo ciò che
riferisce Eustazio, a Rodi c’erano arsenali segreti, l’accesso ai quali non era
permesso al pubblico, e colui che li vedeva era condannato a morte.
Le opere dei poeti e dei filosofi sono tutte piene di
enigmi, e Platone scrive che i poeti sono interpreti del volere degli Dei. La
verità, divina per natura e che conferisce un grande potere a chi la possiede,
è troppo elevata per gli uomini volgari e vili. Essi non meritano di possederla
e potrebbero disprezzarla se la ottenessero senza sforzo, quindi va tenuta
lontano da loro. Il segreto aumenta il valore degli insegnamenti ricevuti e fa
si che gli iniziati lo osservino con maggior rigore. Come ci informa Diodoro
Siculo, in Egitto soltanto i sacerdoti imparavano la scrittura geroglifica. In
Gallia i Druidi proibivano di scrivere libri, e insegnavano di nascosto, nel
folto della foresta, la teologia, l’astronomia e la filosofia. Ancora oggi la natura
umana risponde a questa tendenza generale, e tutti sanno dell’esistenza di
società segrete o chiuse, nelle quali certi insegnamenti si trasmettono a
persone scelte e sottoposte a prove. Le iniziazioni sono diffuse presso i
Pellirosse, i Cafri, gli Arabi, i Drusi, nel Gabon, in Polinesia, nell’Africa
Occidentale…e in Europa abbiamo delle confraternite i cui affiliati apprendono
a poco a poco i segreti di questa o quella professione. Sono delle vere e
proprie famiglie con precisi segni di riconoscimento. Nel mondo antico, questo
genere di società erano presenti in Egitto con i misteri di Iside e Osiride, in
Siria con i misteri di Adone, in Persia con i misteri di Mithra, in Frigia con
Kybele e Attis, in Cappadocia con Artemide, in Caria con Zeux Comyros ed Ecate,
in Tracia con gli orgia di Kotys e Bendis la cacciatrice, in Samotracia con
Ecate e, naturalmente, presso gli Etruschi e i Romani. I Greci menzionano
soprattutto i misteri di Demetra e Core (o Persefone), strettamente legati ai
misteri di Dioniso. Gli abitanti di Argo affermano che il culto di Demetra
giunse direttamente dall’Egitto, e fu in sèguito portato agli Ateniesi. Pausania
ricorda una Demetra Pelasgìs ospitata dal re in Argolide e una Demetra libica venerata
a Charadra, non lontana da Argo. In Sicilia abbiamo il rapimento di Persefone
ad opera di Hades, episodio che costituisce il principale mito dei Misteri,
quello in cui si svela agli uomini la cultura dei cereali. Tutto ebbe inizio in
Egitto, ma la diffusione dei Misteri fece quasi perdere memoria dell’origine,
tanto che in un papiro egizio, Tolomeo IV emana un editto con il quale convoca
ad Alessandria coloro che iniziano a Dioniso, ordinando loro di dichiarare da
chi hanno ricevuto gli hierà (i discorsi sacri), risalendo fino alla terza
generazione. Il culto greco di Demetra fu trasportato a Roma, dove fu edificato
un tempio di Cerere ove officiavano sacerdotesse greche e si celebravano riti
ed iniziazioni secondo l’uso greco. I Misteri di Eleusi, cioè i misteri
celebrati dagli ateniesi, prevalsero rapidamente su tutti gli altri Misteri
della Grecia, e perfino i romani più illustri si fecero iniziare ai Misteri
Eleusini: Silla, Cicerone, Antonio, Augusto (che diventò dignitario) e, secondo
Svetonio, furono iniziati anche gli imperatori Claudio e Nerone. Nei testi di
altri autori troviamo le iniziazioni ai Misteri Eleusini per Domiziano,
Adriano, Antonino Pio, Lucio Vero, Marco Aurelio, Commodo e Settimio Severo.
Nel corso dei secoli, i grandi autori greci e quelli latini, rivolsero al culto
eleusino elogi dai quali traspare la più viva ammirazione e il più profondo
rispetto. Alcuni dei passi che possiamo leggere raccontano:
-Felice fra gli uomini che vivono sulla Terra chi ha
contemplato queste cose.
-Felice chi ha visto tutto ciò prima di scendere nella
cavità sotto terra perché costui conosce la fine di questa vita.
-Chi perverrà all’Ade senza aver ricevuto l’iniziazione e
partecipato ai Misteri sarà immerso nel Bòrboros (il pantano o la palude
melmosa); chi invece sarà stato purificato ed iniziato vivrà con gli Dei.
-Eleusi è il temenos (recinto sacro) di tutta la Terra, e
tra le cose divine accordate agli uomini è quanto di più venerabile esista.
-I sacrosanti riti di Eleusi permettono agli iniziati di
godere del soccorso di Core una volta che saranno liberati dai loro corpi.
Per tutto ciò, gli Ateniesi e gli altri presero sempre le
più diligenti precauzioni per proteggere i Misteri contro ogni attacco,
dileggio o indiscrezione. Sappiamo di due giovani di Acarnanìa che un giorno
entrarono nel Santuario delle Dee senza essere iniziati e furono condannati a
morte dopo essere stati portati davanti alle autorità del tempio. Un retore
greco, Soprato, scrive che esiste una legge secondo la quale chi svela i
Misteri deve morire, e sono le divinità eleusine stesse che intervengono per
punire i colpevoli. Orazio dichiara che non avrebbe il coraggio di affrontare i
pericoli del mare in compagnia di qualcuno che avesse svelato i segreti di
Demetra. Eliano riferisce che un tale che salì su un masso per vedere i
Misteri, cadde e morì. Gli Arcadi, secondo la testimonianza di Plutarco,
lapidano chi di nascosto entra nel Liceo.
La massima aspirazione di numerosi uomini illustri era
quella di viaggiare il più possibile e di farsi iniziare al maggior numero di
Misteri. Fra questi abbiamo: Erodoto, Plutarco, Pausania, Apuleio, Pitagora,
Platone e altri. Secondo l’usanza greca, mai si oppone la propria religione a
quelle di altri (egiziani, persiani, indiani…) come vera ad una falsa, ognuno
ritiene la religione altrui fondamentalmente simile alla propria. I popoli
stranieri onorano gli dei e gli eroi greci come quelli in cui è istituito il
culto nei loro paesi. L’Oracolo di Delfi non appartiene solo agli Elleni, ma
viene consultato da Etruschi, Romani, Frigi dai tempi di Mida, e dai Lidi sotto
la dinastia dei Mermnadi. Quando si parla dei Misteri Eleusini, gli autori
scrivono che ad istituirli fu Orfeo, il quale compose i carmi che venivano
recitati durante i riti. Gli stessi autori precisano che Orfeo, dopo essere
stato istruito in Tracia, prima di istituire i Misteri andò in Egitto ad
apprenderli. Orfeo era un grande poeta e musico, ispirato da Apollo e dalle
Muse, capace con le armonie della sua lira di guidare gli uomini, incantare gli
alberi e le rocce, arrestare il corso dei fiumi, calmare i furori delle fiere.
Era un capace veggente, un grande civilizzatore che insegnò l’agricoltura, l’arte
di usare le piante e di curare le malattie, un grande filosofo che ammaestrava
nella scrittura, nella saggezza e nella religione.
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