Archeologia. Insediamento umano di 300.000 anni fa scoperto in
Francia
Durante i lavori di costruzione di un grande canale su un
terreno di 17 ettari, iniziati nel 2010, è stata fatta una importante scoperta
archeologica. Si tratta di un livello paleolitico scavato al momento per 3.200
metri quadrati dagli archeologi, in oltre 4 mesi. Il terreno era occupato più
recentemente nel Paleolitico Medio (80.000 anni) e appartiene ai Neanderthal.
Venti i siti di questo periodo sono già noti nel nord della Francia. Ma i due
livelli inferiori, appartenenti sempre ai Neanderthal, appartengono alla prima
fase del Paleolitico medio durante un periodo interglaciale – il Saalian – tra
190.000 e 240.000 anni fa. Le scoperte dei siti di questo periodo sono rari e,
nel nord della Francia, a soli scavi nel 1999 (circa Beauvais) e Biache St.
Vaast nel 1976 (Pas-de-Calais) hanno prodotto depositi ben conservati
contemporanei. Infine, e questa è l’eccezionale scoperta, il più antico livello
datato ad almeno 300 000 anni fa, appartiene alla cultura paleolitica
acheuleano. Gli strumenti di selce trovati a questo livello sono state
modellate dagli ultimi uomi appartenenti all’Homo heidelbergensis o da i primi
uomini di Neanderthal. Diverse centinaia di selci si trovano nello
strato di
300 000 anni fa. A sette metri di profondità, lo scavo ha rivelato tre grandi
cicli climatici attraverso i successivi periodi glaciali e interglaciali (il
Holsteinian il Saalian e Weichseliana). I contenuti del livello più antico sono
perfettamente conservati in condizioni di terreno umido ed ha prodotto finora
diverse centinaia selci compreso il bifacciale. I numerosi bifacciali trovati
oggi sarebbe stati importati da qegli ominidi al sito, per poi essere usati
comunemente. Potrebbero essere stati usati coltelli per la macellazione, ma questa
ipotesi deve essere confermata da ulteriori analisi. I resti organici (ossa e
legno) non sono purtroppo stati conservati a causa dell’acidità del suolo.
Tuttavia, la distribuzione dei resti litici e gli ulteriori studi forniranno
elementi chiave per ricostruire il comportamento e lo stile di vita di questi
primi europei.
Giungendo a epoche più vicine a noi, nell’Europa di 45.000-10.000
anni fa, i lunghi periodi estremamente freddi si alternavano con fasi a clima
relativamente moderato. Il picco di glaciazione massima fu raggiunto ca. 20.000
anni fa, quando i cacciatori raccoglitori si ritirarono nelle zone temperate
intorno al Mediterraneo, come Italia meridionale e Penisola Iberica. 45.000
anni fa, l’Homo sapiens aveva iniziato a popolare il Continente. Ma non era la
sola specie vivente in Europa. C’era anche l’uomo di Neanderthal. Secondo
le ultime datazioni, questi scomparve dalla scena 6000 anni dopo. In ossequio
alla tradizione, l’Homo sapiens che popolò l’Europa a partire,
approssimativamente, da 30.000 anni fa, viene denominato Cromagnon dal riparo
francese Abri Cro-Magnon situato nella Dordogna e importante sito di
ritrovamento dei suoi resti. È a lui che sono attribuite le splendide “Veneri”
realizzate all’alba dei tempi, le pitture parietali più suggestive di caverne e
ripari, le incisioni artistiche, l’invenzione dei propulsori che rivoluzionò
l’uso delle lance da tiro. Nelle zone mediterranee, come
Italia meridionale, Penisola Iberica e Grecia, il clima era tuttavia
relativamente mite. In Italia settentrionale ed Europa centrale e occidentale
c’era la tundra, mentre più a nord tutto giaceva sotto una coltre di ghiaccio. Si
pensa che il Cromagnon fosse muscoloso e atletico, in effetti alcuni reperti
dimostrano che raggiungeva facilmente 1,90 m di altezza. Le sepolture meglio
conservate presentano individui di entrambi i sessi abbigliati con raffinati
abiti di pelle, berretti ornati da migliaia di perle, e accompagnati da un
corredo funerario di tutto rispetto. La varietà degli animali da essi cacciati
trapela dai dipinti parietali di grotte e ripari: cavalli selvatici, mammut,
cervi, leoni e orsi delle caverne, antilopi, rinoceronti, bisonti, volpi e
stambecchi. Impronte di mani e piedi restano, nell’oscurità delle grotte,
testimoni muti del loro passaggio. E poi ci sono ancora quegli elementi magici
dell’immaginario arcaico che colpiscono particolarmente l’osservatore: la
frequenza di figure e simboli femminili, misteriosi punti, strane linee di
diversi colori, e le enigmatiche creature per metà uomo e per metà animale.
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