Ancora sull’Atlantide
di Massimo Pittau
Nella recente pubblicazione promossa dal Dipartimentop di
Storia dell'Università di Cagliari “Itinerando –
Senza confini dalla preistoria ad oggi” (Morlacchi Editore, Perugia
2015) è incluso anche uno studio di Giovanni Ugas, intitolato “L'isola del continente: l'Atlantide tra fantasia e storia”.
L'articolo è preceduto da un “riassunto”, che mi preme
trascrivere testualmente per evitare sia mie troppo numerose e lunghe citazioni
sia miei eventuali errori di interpretazione.
«Con la sua narrazione sull’isola di Atlantide, Platone ha
proposto un racconto favoloso con un messaggio di natura politica, ma ciò non
preclude l’esistenza di un substrato fisico e storico su cui il mito è
costruito. Il compito di rintracciare i brandelli di storia e geografia di
questo racconto è irto di insidie come emerge dalle tante e disparate ipotesi
interpretative e dalla elaborazione di nuove fantastiche creazioni. Percorrendo
il sentiero poco esplorato dell’analisi dei testi egizi, questo rapido lavoro
giunge alla conclusione che l’isola di Atlantide è, in origine, una nesos nel senso del termine egizio iw, non circondata ma solo lambita dall’Oceano,
che va identificata con
l’Africa nord-occidentale. Il suo impero, ambientato
nel II millennio a. C., ricalca quello creato dai popoli nordafricani al tempo
in cui, alleati con i Popoli del Mare, invasero le terre dei faraoni Ramessidi.
Parole chiave: Atlantide, isola = nesos = iw,
Africa nord-occidentale».
Premetto che nel suo studio G. Ugas ha citato pure un
giornalista, che qualche tempo fa ha pubblicato un intero libro in cui ha
proceduto a identificare la mitica isola di Atlantide con la Sardegna nuragica
- libro molto fortunato dal punto di vista della diffusione, ma del tutto privo
di valore scientifico dal punto di vista storico - mentre non ha citato me che
quel giornalista e quel suo libro ho più volte contestato pubblicamente. Per
questa sua mancata citazione, io per ricambio sono stato inizialmente tentato
di sorvolare del tutto sull'articolo di G. Ugas, ma alla fine ho deciso di
intervenire per fargli due sole obiezioni, semplici ma sufficienti ad infirmare
alla radice l'intero suo articolo.
1) Come avevo già scritto ed obiettato io, anche G. Ugas
sostiene che in effetti l'isola di Atlantide è una invenzione del tutto
fantastica o “favolosa”, proposta da Platone al fine di divulgare il mitico
“Stato Ideale” da lui ipotizzato e auspicato. Però, andando contro la premessa
della totale natura fantastica o “favolosa” dell'isola, G. Ugas ha tentato di
dare una consistenza reale ad Atlantide, e ciò ha fatto sulla base di un solo
elemento tratto dalla lingua degli antichi Egiziani: il nesso fonetico (o
grafico? o ideografico?) egizio iw che
significherebbe «isola». Senonché – lo vedono facilmente tutti - si tratta di
un elemento linguistico unico e per di più molto lieve e perfino molto dubbio,
dal quale è del tutto illegittimo trarre la molto impegnativa conclusione della
esistenza reale di un'intera isola, per la quale riconoscere “l’esistenza di un
substrato fisico e storico su cui il mito è costruito.”
2) Molti autori moderni, archeologi, storici e linguisti,
hanno definito il Mar Mediterraneo una grande autostrada, nella quale per
numerosi secoli sono transitate con imbarcazioni e navi numerose ondate di
popoli, quasi tutte dall'Oriente all'Occidente. Essi hanno anche definito il
Mediterraneo un “grande ponte fra l'Oriente e l'Occidente”, del quale
costituivano altrettanti piloni le numerosissime “isole” che vi si trovano in
tutte le sue parti. (L'ipotizzare che quelle migrazioni avvenissero lungo le
coste del Mediterraneo è una ipotesi da respingere con ferma decisione). Ebbene
si intravede benissimo che quegli antichi navigatori e trasmigratori
conoscevano alla perfezione la radicale differenza che esiste tra un'“isola” ed
un “continente”. Pertanto è un errore enorme, quello commesso da G. Ugas, di
identificare l'“Isola di Atlantide” con tutta la parte dell'Africa nord-occidentale
che gravita attorno alla lunga catena dell'Atlante e va dalla Tunisia,
all'Algeria e al Marocco compresi: per la evidente ragione che sarebbe un'isola
tanto grande quanto un quarto dell'intero “continente africano”...!
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