Archeologia. Scoperto a Kaulonia, in
Calabria, il testo più lungo in alfabeto acheo della Magna Grecia
A quasi quindici anni
dall’inizio delle campagne di scavi, il bilancio delle scoperte è notevole,
come testimonia il ritrovamento di una tabella in bronzo con una lunga dedica
votiva che contiene il testo più lungo in alfabeto acheo della Magna Grecia. Sul campo degli scavi di Kaulonia, dal 1999 ad oggi, si sono
avvicendati sul campo studenti, laureandi, specializzandi, dottorandi e
perfezionandi dell’Università di Pisa e
della Scuola Normale Superiore,
che hanno riportato lentamente alla luce i resti del santuario di Punta Stilo
dell’antica colonia greca, situato in provincia di Reggio Calabria. Con una
scoperta d’eccezione che si aggiunge alle molte già note.
La tabella di bronzo rinvenuta a
Kaulonia è infatti risultata essere un
documento unico: pur ridotta in minuti frammenti molto corrosi, dopo il restauro eseguito nel 2013 presso il locale Museo di Monasterace e la successiva applicazione di avanzate tecniche d’indagine presso la SNS, ha rivelato un testo greco del V sec. a.C., su 18 linee, in alfabeto acheo, con le lettere ordinate regolarmente secondo il sistema di scrittura detto stoichedón. Si tratta di una lunga dedica votiva, in gran parte metrica, che menziona tra l’altro l’agorà (la piazza pubblica di ogni città greca, cuore della vita politica e commerciale), una statua e un elenco di divinità di grande interesse per la conoscenza dei culti. A breve ne è prevista l’edizione, a cura del professor Carmine Ampolo, in collaborazione con un perfezionando della SNS.
documento unico: pur ridotta in minuti frammenti molto corrosi, dopo il restauro eseguito nel 2013 presso il locale Museo di Monasterace e la successiva applicazione di avanzate tecniche d’indagine presso la SNS, ha rivelato un testo greco del V sec. a.C., su 18 linee, in alfabeto acheo, con le lettere ordinate regolarmente secondo il sistema di scrittura detto stoichedón. Si tratta di una lunga dedica votiva, in gran parte metrica, che menziona tra l’altro l’agorà (la piazza pubblica di ogni città greca, cuore della vita politica e commerciale), una statua e un elenco di divinità di grande interesse per la conoscenza dei culti. A breve ne è prevista l’edizione, a cura del professor Carmine Ampolo, in collaborazione con un perfezionando della SNS.
Utilizzando anche innovative
tecniche di documentazione e di elaborazione dei dati, come le riprese da drone
e le elaborazioni 3D, gli archeologi hanno potuto ricostruire un’immagine
pressoché totale del grande complesso magnogreco risalente all’VIII secolo a.C.
Gli scavi sono diretti da Maria
Cecilia Parra, docente di Archeologia della Magna Grecia all’Università
di Pisa, in sinergica collaborazione con il Laboratorio di Scienze
dell’Antichità della Scuola Normale, diretto dal professor Carmine Ampolo. I risultati sono editi
nei 5 tomi della serie “Kaulonia,
Caulonia, Stilida (e oltre)”, curati da M.C. Parra e nelle ‘Notizie
degli Scavi’ pubblicate ogni anno negli ‘Annali’ della SNS.
Molte
le scoperte che hanno interessato l’area del grande santuario urbano di
Kaulonia, non solo nella sua
articolazione plurima di fasi comprese tra la fine dell’VIII e gli inizi del
III sec. a.C., ma anche nella sua lunga vita fatta di monumenti che lo
occupavano e di uomini che lo gestivano, vi praticavano culti, vi svolgevano
attività di cantiere edilizio e d’officina artigianale: ex voto del VII, VI e V
sec. a.C., in particolare armi e ceramiche per le azioni rituali, come elmi,
scudi, schinieri, spallacci, spade corte, punte di lancia e di freccia, accanto
a innumerevoli deposizioni esito di sacrifici cruenti e di offerte incruente,
anche con tracce evidenti di pasti comunitari seguiti dalla deposizione degli
strumenti per la macellazione degli animali e la consumazione delle carni,
insieme a quella del vasellame utilizzato durante il rito, intenzionalmente
frammentato secondo la norma.
Negli ultimi anni si sono
cominciate a sperimentare e poi a utilizzare sistematicamente nuove tecniche di documentazione e di
elaborazione dei dati, in particolare le riprese da drone e le elaborazioni
3D. Le prime hanno permesso di realizzare immagini e filmati ad alta
risoluzione utilizzabili sia per la restituzione fotogrammetrica delle
emergenze archeologiche, sia per la fotointerpretazione e le letture globali di
ampie aree interessate dalle indagini archeologiche, unitamente al contesto
generale. Le seconde sono state finalizzate alla ricostruzione e alla
modellazione di materiali archeologici e di complessi monumentali, con finalità
non solo di ricerca, ma anche divulgative (e pertanto rivolte anche a un
pubblico di non specialisti), come ad esempio varie forme di visualizzazione e
di realtà virtuale.
L’applicazione di tecnologie
avanzate, anche in collaborazione con il DREAMSLAB (Dedicated Research Environment for Advanced
Modeling and Simulations, laboratorio della SNS, diretto dal professor Vincenzo
Barone) ha permesso di adattare i modelli 3D sviluppati da Emanuele Taccola, del dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell’Università
di Pisa, per la ricostruzione e la modellazione fotogrammetrica di materiali
archeologici e di complessi monumentali, a strumenti di ultima generazione, il
più importante dei quali è il CAVE 3D, un ambiente virtuale immersivo e
interattivo, in cui l’utente può muoversi liberamente, usando appositi
occhiali.
Fonte: http://www.famedisud.it/
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