Iscrizione in lingua etrusca. TABULA CORTONENSIS
(Arbitrato su una eredità contestata)
di Massimo Pittau
III edizione riveduta e migliorata
PREMESSA
§ 1. La Tabula Cortonensis, rinvenuta nei pressi di Cortona nel 1992, ma
resa pubblica solamente alla fine di giugno del 1999, è in bronzo (50 x 30 cm
circa, con uno spessore medio di 2-3 mm) e risulta spezzata in otto frammenti,
di cui purtroppo uno è andato perduto. Non è difficile intravedere le ragioni
di questa sua frantumazione: terminato il periodo di utilità della Tavola, essa sarà stata spezzata per
essere predisposta a un nuovo uso del prezioso materiale di cui era fatta.
Questa Tabula Cortonensis contiene una iscrizione in lingua etrusca di 40
righe, la quale risulta, fra le iscrizioni etrusche, al terzo posto per
lunghezza dopo il Liber linteus della
Mummia di Zagabria e dopo la Tabula
Capuana o "Tegola di Capua".
§ 2. I due autori che per primi hanno
studiato il nostro documento, il linguista Luciano Agostiniani e l'archeologo
Francesco Nicosia, hanno mostrato e sottolineato che sul piano tecnico la
Tavola risulta fabbricata e cioè preparata e fusa con grande maestria (op. cit.
in Bibliografia).
Da questa considerazione - che io
condivido - si può trarre già una prima importante conclusione di carattere
ermeneutico: il reperto non è un unicum, ossia
non mostra
di essere stato fabbricato per una sola occasione o circostanza, ma
al contrario mostra di essere stato preceduto da altre tavole uguali o simili,
cioè di essere uscito da un tipo di
fabbricazione in serie, fatto da uno
o più artigiani che avevano acquisito una notevole esperienza in tale tipo di
lavorazione.
In conseguenza di ciò siamo spinti a
ritenere che anche il documento inscritto nella Tavola non fosse un documento redatto per una sola
particolare circostanza, bensì fosse un documento fatto in serie, cioè
preceduto e anche seguito da altri documenti uguali o simili. È pertanto molto
improbabile che il documento indicasse o parlasse di un solo particolare atto
od evento eccezionale oppure particolarmente importante. La quale
considerazione si oppone in maniera radicale alla ipotesi, secondo cui la
nostra Tabula conterrebbe il testo di
una assegnazione di terreni, effettuata dalle "prudenti oligarchie"
etrusche, a favore di altrettanti assegnatari appartenenti agli "strati
subalterni". Per parte mia obietto che una operazione di questo tipo è per
se stessa del tutto inverosimile, dato che in nessun tempo e in nessun luogo i beati possidentes, neppure "per prudenza",
hanno regalato i loro beni ai proletari; in più essa non sarebbe stata un
evento di routine o di ordinaria amministrazione, ma al
contrario avrebbe avuto il carattere della straordinaria eccezionalità e della straordinaria importanza sociale, per la quale non si sarebbe di certo adoperata
una semplice tavola bronzea di uso comune. Ed infine, in questa ipotesi nel
documento inscritto non sarebbe mancato il riferimento ad una o più divinità a
titolo di giuramento e di garanzia, mentre nella nostra Tabula Cortonensis non c'è alcun nome di divinità etrusca.
La caratteristica della fabbricazione
in serie della Tavola è dimostrata anche e soprattutto dal manubrio o manico
che la sormonta: questo manubrio, col suo tipo di immanicatura, è
particolarmente curato e persino molto progredito e fa dunque pensare al fatto
che anch'esso fosse l'effetto di una precedente lunga esperienza di
fabbricazione.
Non solo, ma la capocchia con cui
termina il manubrio ci dice anche qualcosa di importante circa la natura e la finalità
della nostra Tavola di bronzo. Innanzi tutto questa capocchia esclude che la
Tavola fosse stata preparata per essere "appesa", come è stato in
precedenza detto da altri, perché in questa prospettiva il manubrio sarebbe
terminato non con una capocchia, bensì molto meglio con un gancio oppure con un
anello. Questa capocchia invece ci dice meglio che essa serviva per estrarre
con la mano la Tavola di bronzo da una serie di altre tavole simili, inserita
in qualche cassetta assieme con altre, componenti un autentico
"schedario", lo schedario di uno "casellario catastale",
come vedremo più avanti (riga 36). In uno schedario di questo tipo, cioè fatto
di schede di bronzo, la selezione e l'estrazione di una scheda dalla serie
delle altre sarebbe stata una operazione abbastanza fastidiosa senza il nostro
manubrio. Non solo, ma questo stesso manubrio con la capocchia molto
probabilmente serviva anche per legarvi una fettuccia di pergamena o di pelle,
in cui risultava scritto il numero di inventario di un atto giudiziario e/o le
generalità di individui per l'ordinamento alfabetico delle tavole-schede. Non
si riesce ad immaginare alcun'altra ragionevole funzione differente per tale
manubrio.
Ma
molto più importante è osservare e precisare che la circostanza che la Tabula
fosse la “scheda di uno schedario” è dimostrata in maniera lampante dal fatto
che essa risulta scritta nelle due facce, entrambe ugualmente e facilmente
leggibili. Questo fatto invece sarebbe stato pressoché inconcepibile, se la
Tabula fosse stata una semplice tabella bronzea da appendere ad un monumento o
ad un muro o ad un portone, perché in questo caso la sua seconda faccia non
sarebbe stata vista né letta dai visitatori o dai passanti.
§ 3. Della grafia messa in atto nel
nostro documento non si può fare a meno di apprezzare e sottolineare la
precisione, la chiarezza e perfino l'eleganza; segno evidente che chi ha
trascritto il documento sul bronzo era molto esperto nella pratica e nell'arte
della scrittura. E precisamente si trattava di uno «scriba» di professione, di
uno che lavorava in maniera continuativa anche al servizio del «Comune-Stato»
di Cortona.
D'altra parte si intravede abbastanza
chiaramente che la trascrizione dell'atto prima redatto su pergamena, è stata
fatta dallo «scriba» sotto dettatura di un altro individuo, quasi sicuramente
un “cancelliere”. E per questa ragione si possono spiegare alcune imprecisioni
e anche alcuni errori di scrittura, che possono essere attribuiti sia al
cancelliere che dettava sia allo scriba che scriveva.
Parecchie volte infatti risulta omesso
il punto divisorio tra un vocabolo e l'altro, cosa che talvolta rende per noi
difficile la loro distinzione e separazione . Chi abbia una certa pratica di
scrittura sa per esperienza che nelle trascrizioni
di testi, anche strettamente personali, intervengono di frequente gli errori, e
ciò avviene a causa dell'allentamento di attenzione da parte di chi detta e di
chi trascrive.
§ 4. Sempre sullo stretto piano della
grafia si deve precisare che l'Agostiniani ha il merito di aver appurato in
maniera sicura che essa appartiene realmente all'area linguistica di Cortona.
Inoltre egli ha quasi sicuramente ragione quando, avendo osservato che spesso
la lettera E compare destrorsa invece
che sinistrorsa, ha concluso che questa sarebbe una particolarità ortografica e
fonetica appunto dell'etrusco di Cortona, indicante la lunghezza o la brevità
oppure la chiusura o l'apertura di quella vocale. Non deve infatti essere privo
di significato - dico io - il fatto che nel complesso fonetico VEL la vocale E
sia sempre destrorsa. Questo fatto però - tengo a precisare - non sembra che
abbia alcuna valenza fonologica, non avrebbe cioè alcuna rilevanza sul piano
semantico e quindi su quello della traduzione dei vocaboli interessati a questo
fenomeno fonetico.
Infine io escluderei che le ultime
sette righe della faccia (A) (quelle dimezzate per la scomparsa dell'ottavo
frammento della Tavola) siano di un differente scriba; rispetto a queste righe
al massimo concederei che sia intervenuto un breve stacco temporale nella
scrittura da parte dell'unico scriba, e probabilmente anche un cambio o
un'alternanza degli strumenti di incisione, cioè degli stili o punzoni
adoperati. Esclusa infatti la A iniziale della riga 26, tutte le altre lettere
trovano esattissimo riscontro in quelle corrispondenti dell'intero testo.
Più in generale io dico che è poco verosimile che per la trascrizione di
un documento di appena 40 righe siano stati chiamati due differenti scribi.
§ 5. In via preliminare esprimo il parere
che della iscrizione della Tabula
Cortonesis sia possibile tentare di proporre una interpretazione e una
traduzione in virtù di quattro importanti e fortunate circostanze: 1ª) Il testo
dell'iscrizione è del tutto sicuro in tutte le sue parti, con la sola
esclusione di qualche punto particolare a causa della frattura della Tavola.
Anche la mancanza dell'ottavo frammento è di scarsa rilevanza, dato che, oltre
agli antroponimi, è quasi certo che non contenesse appellativi. 2ª)
L'iscrizione è relativamente lunga ed è una cosa nota agli epigrafisti che
riguardo a una lingua solo parzialmente conosciuta, a parità di altre
condizioni, una iscrizione più lunga è più facilmente interpretabile e
traducibile di una più corta. 3ª) Una certa parte dei vocaboli che vi
compaiono, una trentina, si conosceva già, ormai in maniera certa, sia come
documentazione sia nel loro valore semantico o «significato»; ed il
«significato» di ciascuno di questi vocaboli, già documentati e conosciuti,
consente, in virtù del più ampio significato contestuale, la decifrazione o
ricostruzione, più o meno sicura, del significato di quei vocaboli che essa ci
presenta per la prima volta, nel numero quasi uguale di circa 30 (curiosa
questa corrispondenza). 4ª) Nel testo compaiono numerosi nomi personali, i
quali, dato che si susseguono a gruppi, costituiscono come una
"griglia" o un "reticolo", entro le cui maglie è possibile
ricostruire e interpretare ciò che ciascuno dei gruppi di individui nominati
era e quale funzione svolgeva.
I vocaboli che si conoscevano già, sia
come documentazione sia nel loro valore semantico, sono i seguenti:
AME «è, sono» (copula sing. e plur.);
-C «e, anche» (congiunzione enclitica); CEN «questo» (in accusativo); CEŚU «deposto, depositato»; CLAN «figlio»;
CLENAR «figli»; CLΘI «in questo»;
CNL «questi-e» (in accusativo); CŚ
«di questo»; CUSUΘUR «famiglia
Cusonia o dei Cusoni»; ZAL, SAL «due»; ZIC «scritto, libro, documento scritto»;
ZIXUXE «ha(nno) scritto»; ZILAΘ «console,
pretore»; ZILCI «sotto il consolato o la pretura»; ΘUI «qui»; IN «esso-a»; MEXL(UM)
«federazione, comunità»; PAPALŚER «nipoti (di
nonno)»; PUIA «moglie»; ŚAR «dieci»; RAŚNA «Rasennio, Etrusco, statale,
pubblico-a»; RAT(-M) «(e), secondo norma, secondo legge»; SA «sei» (numerale);
SIANŚ «padre, antenato-a, progenitore-trice»; SPANTE «piatto,
catino, bacino»; -TA «quello-a» pronome e articolo determinativo in posizione
enclitica; -Θ(E), -Θ(I),
-T(E), -T(I) desinenza del locativo; -TIŚ
«del, della» articolo determinativo al
genitivo in posizione enclitica; TIUR «mese»; infine il numerale IIII «quattro» con una C rovesciata «metà,
mezzo».
Quest'altro vocabolo si conosceva già
come documentazione, ma finora se ne ignorava il significato: CENU
«corrispondente».
I vocaboli "nuovi", che cioè
compaiono per la prima volta nella nostra iscrizione, anch’essi una trentina,
sono i seguenti:
CELTINE «area, circondario, distretto»;
CENU «corrispondente»; ELIUNT
«olivicoltore»; EPRU «accordo»; ESI «uguale valore»; ET «questo»; VERE = lat. vere «veramente, realmente,
esattamente»; VINAC «vignale, vigneto»; ZACINA «biada, foraggio»; ΘUXT(I) «nella casa, nel casellario»;
INNI «gli, a lui, per lui»; MALE «decreta(no)»; MLEŚIE «misura(zione)» (?); NUΘANATUR «atori, periti» (plur.); NUΘE «nota(no), osserva(no)»; PAVA
«appianamento, conguaglio, compensazione»; PES «possesso, proprietà»; PRINISERA «barili» (?); ŚAZLE «soddisfacente»; ŚRAN
«atto quadrato»; RESTM «seminerio di grano»; SPANTE «bacino, lago»; SPARZA «(sud)divisione, atto di (sud)divisione»;
SUΘIU «posto,
steso, stilato»; SUΘIVENA
«estensore, stilatore, segretario, cancelliere»; SUΘIUSVE «stesura, stilatura,
trascrizione»; TARSMINAŚ «Trasimeno»;
TARXIANE «Tarchiano» (località); TENΘA
«tenuta, possedimento agricolo»; TENΘUR
«iugero/i» (sing. o plur.?); TENUR
«ottenuti»; TERSNA
«terreno»; TRAULA «versamento, consegna»; FRATUCE «ha frazionato».
Per una decina di questi vocaboli io
propongo il relativo significato soltanto in via largamente ipotetica; però il
dubbio che esiste sul loro significato esatto non turba per nulla il
significato della frase in cui compaiono e tanto meno il significato generale
della iscrizione.
§ 6. La minuta ed esatta
interpretazione dei numerosi antroponimi che compaiono nella Tavola non dà
luogo a difficoltà di alcun genere: da un lato li conoscevamo già quasi tutti
dalle numerosissime iscrizioni funerarie etrusche che conserviamo, dall'altro i
loro reciproci rapporti di parentela sono chiaramente indicati da connessioni
morfologiche, che sono ormai sicuramente acquisite e conosciute da parte dei
linguisti.
Sugli antroponimi due soli fatti sono
da osservare: 1°) Al fine di evitare le omonimie, anche conseguenti al fatto
che gli Etruschi - proprio come i Romani - avevano un numero limitatissimo di
prenomi (una ventina; LEGL 64), viene spesso indicato un secondo
gentilizio del personaggio citato oppure il soprannome (cognomen), inoltre assieme col patronimico, anche il matronimico.
2°) Siccome alla fine del III secolo a. C. o agli inizi del II - cui il nostro documento va quasi
sicuramente riportato - il già conosciuto processo di entrata del patriziato
etrusco in quello romano e di reciproca fusione tra loro è ormai molto
avanzato, succede che quasi tutti i gentilizi che compaiono in questo testo
etrusco trovino esatto riscontro in altrettanti gentilizi latini. E in virtù di
questa esatta corrispondenza antroponimica anticipo che, nella mia traduzione,
citerò i gentilizi etruschi secondo quella forma latina che noi conosciamo alla
perfezione per merito precipuo di Wilhelm Schulze e poi dei suoi continuatori
Heikki Solin e Olli Salomies, premettendo però un asterisco a quegli
antroponimi per i quali non si conosce un corrispondente latino.
Sul piano ermeneutico debbo precisare
che, quando, cominciando a leggere l'iscrizione, constatai la presenza di molti
antroponimi, provai in me stesso un forte rammarico per la considerazione che
l'ampiezza del messaggio trasmesso dalla iscrizione stessa risultava già in
partenza molto ridotta, dato che - come è noto - gli antroponimi non implicano
riferimenti a cose, fatti o concetti, mentre indicano solamente singoli
individui umani o famiglie. Alla fine e alla prova dei fatti, invece, ho potuto
constatare - come ho già accennato - che proprio gli antroponimi, nel loro
susseguirsi a gruppi, hanno costituito un ottimo fattore per la interpretazione
globale dell'iscrizione. Per citare un esempio del tutto diverso ed opposto,
ricordo che proprio la mancanza di antroponimi ha reso di difficilissima
interpretazione e traduzione i più lunghi testi di lingua etrusca che
conserviamo, il Liber linteus della
Mummia di Zagabria e la Tavola di Capua.
Parlando in termini generali va dunque
precisato che, ai fini della interpretazione generale della nostra iscrizione,
il susseguirsi dei vari gruppi di antroponimi costituisce per l'interprete sia
una guida sia un ostacolo, costituisce cioè come un "tracciato obbligato",
che chiunque affronti l'iscrizione deve seguire e rispettare: io nella mia
interpretazione e traduzione ritengo di aver seguito questo "tracciato
obbligato" e di averlo anche rispettato, indicando la esatta funzione che ciascun gruppo di individui nominati svolgeva.
§ 7. Preciso ancora che, tra i vocaboli
già conosciuti sia come documentazione sia nel loro valore semantico, la prima
"chiave di ingresso" nella interpretazione del testo etrusco sono
stati per me i numerali ZAL/SAL «due», SA «sei», ŚAR
«dieci» e IIII «4», i quali mi hanno ovviamente spinto a pensare ad altrettanti
uomini, animali od oggetti oppure a misure o a monete.
Debbo inoltre precisare che mi avevano
spinto ad ipotizzare di essere di fronte ad un atto giuridico relativo a beni
terrieri i primi vocaboli ELIUNT(-Ś) e
VINAC, che in base a vocaboli
corradicali etruschi già conosciuti, potevano significare rispettivamente
«olivicoltore» e «vigneto».
Al contrario hanno costituito per me
altrettante cruces in primo luogo il
vocabolo SPANTE, SPANΘI, che noi
conoscevamo già non soltanto in etrusco, ma anche nell'umbro delle «Tavole
Igubine» (III 34, IV 2) col significato di «piatto, catino, bacino» e che ho
finito con l'interpretare come «Bacino o Lago Trasimeno» (spinto a questo dal
vocabolo della riga 36 TARSMINAŚ = «Trasimeno»
appunto), dunque non come "appellativo", bensì come
"toponimo". Poi il vocabolo TIUR «mese», del quale ho alla fine
compreso che si tratta di un complemento di tempo con morfema zero, come capita
in molte lingue rispetto a vocaboli che indicano tempo; dunque TIUR = «nel
mese, entro il mese».
Infine punto crucialissimo per la mia
interpretazione è stato il vocabolo TLTELTEI
della riga 20. In primo luogo, avendo considerato che il gruppo
consonantico TLT non si riscontra altre volte in documenti etruschi, ho
ritenuto di procedere alla distinzione e separazione in TL TELTEI; poi, in
virtù della terminazione -EI indicativa
di un gentilizio al femminile, ho finito con l'interpretare TELTEI appunto come
un gentilizio femminile corrispondente a quello lat. Telutia e TL come abbreviazione del prenome femm. Tullia (masch. TULE «Tullio»). In questa mia interpretazione ero
confortato dal vocabolo seguente SIANŚ
che significa - in tutti i testi etruschi in cui compare - «padre, antenato-a,
(pro)genitore-trice».
§ 8. Circa l'effettivo contenuto della
iscrizione della Tabula Cortonensis,
dunque, sono convinto che essa riporti il testo, per copia conforme ma in
estratto, di un atto giuridico che
riporta l’arbitrato relativo ad una eredità contestata. Ed esattamente si
tratta della eredità di un grosso patrimonio fondiario, che la defunta Tullia
Telutia ha lasciato a suoi parenti, patrimonio che era situato nella pianura a
settentrione del Lago Trasimeno e sulle pendici dell'altura di Cortona.
Quasi certamente ella aveva lasciato un
testamento relativo alla eredità dei suoi numerosi e grandi beni fondiari a
favore di quelli che probabilmente erano suoi nipoti di fratelli o sorelle.
Senonché, alla sua morte, come capita molto spesso, sorsero delle contestazioni
circa le esatte volontà della defunta, ragion per cui fu necessario promuovere
un arbitrato di individui esperti ed estranei, deliberato da un collegio
giudicante e alla fine ratificato con un atto giuridico, quello che per
l'appunto risulta fissato nella nostra Tabula.
Che la suddivisione della eredità fra i
due gruppi familiari ereditanti non sia stata pacifica, ma anzi sia stata
contestata da almeno una delle due parti è chiaramente dimostrato - a mio
avviso - dal grande numero di periti e dal grande numero di arbitri che sono
stati fatti intervenire.
Alla stesura dell'atto arbitrale erano
presenti gli eredi, cioè tre membri della famiglia Cusonia da una parte e
Petrone Scevas con la moglie *Arruntilia dall'altra; poi 15 periti; il
presidente del “collegio arbitrale” Lart Cucrinio discendente da Lausio,
“Pretore del Comune-Stato” di Cortona, collegio composto da più di 20 arbitri.
L'atto è stato effettuato nella casa della famiglia Cusonia (ΘUXTI CUSUΘURAŚ), evidentemente per deferenza nei
confronti del console in carica Lart Cusonio, che è citato alla fine; ciò
dimostra abbastanza chiaramente che l'atto giuridico non riguardava una “causa”
promossa da una delle due parti, ma era semplicemmente un “arbitrato” fra loro.
Quasi certamente il testo originale
dell'atto arbitrale fu stilato su pergamena, come dimostra il fatto che fu
firmato per presa visione e per accettazione (CEN ZIC ZIXUXE, letteralmente «questo documento hanno
scritto»; riga 18), e inoltre in
duplice copia (SALT ZIC,
letteralmente «in due scritti»; riga
21), una per la famiglia Cusonia e l'altra per Petrone Scevas. Però del
documento poco dopo fu fatta anche una copia incisa nel bronzo, perché
rimanesse nel casellario catastale del Comune e tale copia in bronzo è per
l'appunto questa nostra Tabula
Cortonensis. A questo proposito si deve ricordare che abbiamo numerose
prove del fatto che gli Etruschi tenessero molto alla giustificazione giuridica
delle proprietà terriere possedute dai cittadini e alla precisa fissazione e mantenimento dei loro “confini”.
E appunto per questa ragione è molto probabile che ogni “Città-Stato” etrusca
avesse il “casellario catastale” dei possedimenti dei cittadini.
Dunque il testo della Tabula è la copia conforme dell'atto arbitrale
stilato su pergamena, però lo è solamente per
estratto, come si evince da tre fatti molto importanti e significativi: 1°)
A metà del testo, nelle righe 19-20, viene citato il segretario o cancelliere
(SUΘIVENA) che
stese l'atto, ma non risulta il suo nome. Siccome è assurdo, dal punto di vista
giuridico, che nell'atto arbitrale non comparisse anche il nome del
cancelliere, se ne deve dedurre che questo compariva nella parte iniziale e -
dirò così - "protocollare" dell'atto stesso, quella che riportava il
formulario di rito, parte che nella nostra Tavola è stata per l'appunto
tralasciata. 2°) Per tutti i numerosi individui che vengono nominati nell'atto
arbitrale (circa 40), col gentilizio
viene citato anche il prenome, mentre
manca solamente il prenome di Petrone Scevas, che pure viene nominato ben 6
volte; è dunque evidente che anche Petrone Scevas, pure col suo prenome, compariva nella parte iniziale
e protocollare dell'atto. 3°) Il testo della Tavola inizia ex abrupto, cioè subito con l'indicazione della parte di eredità
che spettava a Petrone Scevas e alla famiglia Cusonia: «Questo (è) per Petrone Scevas (....) e proprietà della famiglia
Cusonia (è) ....».
Evidentemente la parte iniziale e
protocollare dell'atto arbitrale non aveva alcuna rilevanza per il cancelliere,
dato che quasi certamente tutti gli atti da lui stilati iniziavano col medesimo
formulario. D'altra parte è anche verosimile che sia il Comune sia gli
interessati fossero sul piano del "risparmio" rispetto al prezioso
materiale costituito dal bronzo e rispetto alla sua costosa incisione.
Il non aver notato o compreso questa
circostanza della omissione, nella Tavola di bronzo, della parte iniziale e
protocollare dell'atto arbitrale aveva indotto in grave errore coloro che per
primi avevano studiato il nostro documento, i quali da un lato non avevano
afferrato che la seconda faccia della Tavola, quella col testo più breve (B), costituisce la prosecuzione della
prima più lunga (A) (si fa sempre
così quando si trascrive un testo che non stia dentro una sola pagina!),
dall'altra avevano perfino pensato a due differenti atti giuridici, sia pure
relativi al medesimo oggetto. Invece Aulo Salinio con cui inizia la faccia B non è un personaggio che presieda ad
un differente atto giuridico, bensì è l'ultimo dell'elenco degli arbitri
trascritti nella precedente faccia A.
Tanto è vero che subito dopo la sua citazione c'è una interruzione costituita
da un'andata a capo e inoltre risulta la data
e il luogo in cui è stato effettuato
l'atto arbitrale: «sotto il consolato di Lart Cusone di Titinia e di Laris
Salinio quello di Aulo, del circondario del Trasimeno».
Per questo iniziare ex abrupto della nostra Tavola e per la
spiegazione che ne ho dato, ritengo di poter premettere alla mia traduzione del
documento la parola rituale «omissis».
§ 9. La famiglia di Petrone Scevas era
unicellulare, perché nella Tavola viene nominato solamente lui, una sola volta
assieme con la moglie *Arruntilia, quando si tratta di firmare l'atto arbitrale
per presa visione e per accettazione. Invece la famiglia Cusonia era
pluricellulare, dato che viene citata sempre come «famiglia Cusonia» (CUSUΘUR) appunto; soltanto per la firma di
presa visione e per accettazione vengono citati singolarmente e nominativamente
Uelche Cusone di Laris assieme col fratello Laris Cusone e suo figlio Larino.
A Petrone viene assegnata questa parte
di eredità: il vigneto e il seminerio di grano corrispondenti a iugeri 10, più
4,50 are; e della famiglia Cusonia (è) proprietà il (possedimento del) Bacino
(o Lago Trasimeno di) iugeri 6 e are 10.
Nella suddivisione effettiva della
grossa eredità Petrone Scevas risulterebbe privilegiato, se, a titolo di
pareggio o di compensazione del differente valore dei beni assegnati alle due
parti, su di lui non cadesse l'obbligo di un versamento in foraggio a favore
della famiglia Cusonia, da effettuarsi entro il mese.
§ 10. I 15 personaggi che hanno svolto
la funzione di periti nella suddivisione della grossa eredità verosimilmente
saranno stati scelti dalle due parti nel numero consuetudinario di 7 per
ciascuna, con in più uno al fine di rompere una situazione di parità che eventualmente
si fosse determinata fra i periti. Tutti risultano di non essere imparentati con gli aspiranti eredi, con l'eccezione
dell'ultimo, Arrunte Petrone Rufo, il
quale invece risulta quasi certamente imparentato con Petrone Scevas.
Evidentemente un solo perito imparentato a fronte di 14 non imparentati non
poteva dare fastidio agli aspiranti eredi della famiglia Cusonia.
Come già detto, il “collegio arbitrale”
era presieduto da Lart Cucrinio discendente da Lausio, “Pretore della
Città-Stato” di Cortona, ed era composto da più di 20 arbitri. È impossibile ricostruire il numero esatto di
questi arbitri e anche la esatta denominazione di alcuni di loro a causa della
mancanza dell'ottavo frammento della Tavola, quello andato perduto. D'altra
parte si afferra abbastanza bene che la perdita di questo frammento è di scarsa
rilevanza, dato che, oltre agli antroponimi, è quasi certo che non contenesse
appellativi indicanti fatti relativi all'arbitrato in atto.
§ 11. L'elevato numero sia dei periti
(num. 15), sia degli arbitri (oltre 20) si spiega - a mio avviso – con due
differenti motivazioni: 1ª) Il valore del patrimonio spartito era veramente
ragguardevole e d'altra parte la sua suddivisione non era facile né pacifica.
2ª) Per l'occasione della effettuazione dell'atto arbitrale sarà stato
organizzato un grande banchetto di festa nella dimora dei Cusoni e si sarà
approfittato della presenza dei numerosi parenti e amici per farli partecipare
appunto come periti, arbitri e testimoni dell'atto arbitrale da effettuare e
ratificare.
Infine nel nostro atto arbitrale, nella
faccia B, dopo la indicazione di
tempo e di luogo, alla fine compaiono quattro individui quasi certamente nella
funzione di "autenticatori" o garanti della esatta corrispondenza del
testo trascritto nella Tavola di bronzo rispetto a quello originale scritto
sulla pergamena. Ovviamente la stesura di questa copia conforme incisa nel
bronzo è di data successiva - ma soltanto di poco - a quella della stesura
effettiva dell'atto arbitrale nella pergamena; tanto è vero che di questi
garanti due, Uelche Cusone di Aulo e Lart Celatio di Aponia, risultavano
presenti alla stesura dell'atto arbitrale, mentre gli altri due sono del tutto
nuovi.
Nota bene: 1) Le lettere etrusche in carattere
corsivo indicano incertezza di lettura. 2) Le duplici stanghette verticali ||
segnano il limite dello spazio della Tabula
che è stato lasciato appositamente libero per la inserzione del manico. 3)
Le duplici stanghette oblique \\ indicano una specie di grande zeta maiuscola,
del tutto uguale a quella che nei nostri giorni usano coloro che correggono
bozze di stampa per indicare una andata a
capo da effettuare. 4) I vocaboli greci sono trascritti in caratteri
latini.
TESTO ETRUSCO
e traduzione interlineare
(OMISSIS)
(faccia A)
1
ET · PETRUIŚ SCE ||
|| VEŚ ELIUNTŚ · V
Questo (è) per Petrone Scevas
l'olivicoltore: il vigneto
2 INAC · RESTMC · CEN || || U · TENΘUR ŚAR · CUS
e il seminerio di grano corrispondenti
a iugeri dieci; e della famiglia
3
UΘURAŚ · LARISALISVLA · PESC · SPANTE · TENΘUR ·
Cusonia, di quella di Laris, (è)
proprietà il Bacino (di) iugeri
4 SA · ŚRAN · ŚARC · CLΘII TERSNA · ΘUI · SPANΘI · ML
sei e are dieci. In questo terreno qui
nel Bacino anche stai 4,50 nella
5 EŚIEΘIC · RAŚNA Σ IIIIC INNI · PES · PETRUŚ · PAV
misurazione etrusca (sono) per lui,
proprietà di Petrone; e compensazione
6 AC · TRAULAC · TIUR · TENURC ·
TENΘA · ZACINAT · PR
e consegna nel mese e (de)gli ottenuti
possedimenti e (di) barili (?) in foraggio.
7 INISERAC · ZAL \\ CŚ · ESIŚ VERE CUSUΘURŚUM · P
due.\\ Di questo uguale valore (è)
esattamente la proprietà della famiglia Cusonia
8 ES · PETRUŚTA · SCEV[AŚ] \\ NUΘANATUR · LART PETR
e quella di Petrone Scevas. \\ Periti
Lart Petronio,
9
UNI · ARNT · PINI · LART · V[I]PI · LUSCE · LARIS · SALINI · V
Arrunte Pinio, Lart Uipio Lusco, Laris
Salinio
10 ETNAL · LART · VELARA · LARΘALISA · LART ·
VELARA
di Uetinia, Lart *Uelario quello di
Lart, Lart *Uelario
11 AULESA · VEL · PUMPU · PRUCIU · AULE
CELATINA · SE
quello di Aulo, Uel Pomponio Proco,
Aulo Celatio di
12 TMNAL · ARNZA · FELŚNI · VELΘINAL · VEL
· LUISNA
Settiminia, Arruntino Felsinio di
Veltinia, Vel Loesio
13 LUSCE · VEL USLNA · NUFRESA · LARU ·
SLANZU · LARZ
Lusco, Uel Usulenio *Nufreso, Larone
*Slanzone, Larino
14 A LARTLE
VEL AVEŚ ARNT · PETRU · RAUFE
\\ EPRU
*Lartillio, Uel Auio, Arrunte Petrone
Rufo. \\ Di
15 Ś · AME · VELXE · CUSU LARISAL · CLENIARC · LARIS
accordo sono Uelche Cusonio di Laris
e i figli, Laris
16 [C]USU · L[A]RISALISA
LARIZAC · CLAN · LARISAL · PETR
Cusonio quello di Laris e Larinio
figlio di Laris,
17 U · SCE[VA]Ś ARNTLEI · PETRUŚ · PUIA
Petrone Scevas, *Arruntilia moglie di
Petrone;
18 CEN ·
ZIC · ZIXUXE · SPARZEŚTIŚ · ŚAZLEIŚ · IN
hanno firmato questo scritto della
suddivisione soddisfacente.
19 ΘUXTI · CUSUΘURAŚ · SUΘIU · AME · TAL SUΘIVE
Esso nella casa della famiglia Cusonia
è steso da questo cancelliere
20 NAŚ · RATM · ΘUXT · CEŚU · TL TELTEI ·
SIANŚ · SPA
e secondo legge nel casellario
depositato. Tullia Telutia progenitrice in questa
21 RZETE · ΘUI · SALT ZIC ·
FRATUCE · CUSUΘURAŚ · LA
suddivisione qui e in due scritti ha
frazionato alla famiglia Cusonia,
22 RISALISVLA · PETRUŚC · SCEVAŚ · PESŚ · TARXIAN
quella di Laris, e a Petrone Scevas
della (di lei) proprietà di Tarchiano. \\
23 EŚ
\\ CNL · NUΘE · MALEC ·
LART · CUCRINA · LAUSISA ·
Queste cose «giudica(no) e decreta(no)
Lart *Cucrinio quello da
24 ZILAΘ MEXL · RAŚNAL [LA]RIS ·
CELATINA LAU
Lausio, Pretore della Città-Stato (di
Cortona), Laris Celatio Lausio
25 SA [CLA]NC · ARNT · LUSCNI [A]RNΘAL · CLANC ·
LARZ
e il figlio, Arrunte Luscenio di
Arrunte e il figlio Lartillo,
26 A · LART · TURMNA · SALIN[AL · LARΘ CELATINA · A]
Lart Terminio di Salinia, [Lart Celatio
27 PNAL · CLENIARC · VELXE[Ś](---------------)[PAPAL]
di A]ponia e i figli Uelche
-------------- [e i nipo]ti
28 ŚERC · VELXE · CUSU · AULE[SA](------------------)
Uelche Cusonio quello figlio di Aulo
--------------
29 ANINALC · LARIS ·
FULN[I](------------------)[CLENIA]
e di Aninia, Laris Folnio
-------------- [e i figli],
30 RC · LART · PETCE · USLNAL
(---------------)[CUCR]
Lart Peticio di Usulenia,----------------[la
famiglia
31 INAΘUR · TECSINAL · VEL
(------------------------)
Cu]crinia di Tecusenia, Vel
----------------------
32 UŚ · LARISC · CUSU ·
USLNA[L](-------------------)
e Laris Cusonio di Usulenia
----------------------
(faccia B)
33 AULE SALINI ||
|| CUSUAL
Aulo Salinio di Cusonia.
34 ZILCI · LARΘAL · C || || USUŚ · TITINAL
Sotto il consolato di Lart Cusonio di
Titinia
35 LARISALC · SALINIŚ AULESLA · CELTINEITIS
e di Laris Salinio quello di Aulo, del
circondario
36 Ś · TARSMINAŚŚ · SPARZA IN ΘUXT CEŚU
del Trasimeno. Esso (atto di)
suddivisione nel casellario (è) depositato
37 RATM · SUΘIU · SUΘIUSVE ·
VELXEŚ · CUSUŚ A
e secondo legge steso. Verifica di
Uelche
38 ULESLA · VELΘURUŚ · TITLNIŚ · VELΘURUSLA ·
Cusonio quello di Aulo, di Ueltur
Titlenio quello di Ueltur
39 LARΘALC · CELATINAŚ APNAL · LARISALC CE
e di Lart Celatio di Aponia e di Laris
40 LATINAŚ · PITLNAL
Celatio di Petilenia».
TRADUZIONE
INTERPRETATIVA
(faccia A)
1
Questo (è) per Petrone Scevas l'olivicoltore: il vigneto
2 e il seminerio di grano
corrispondenti a iugeri dieci; e della famiglia
3
Cusonia, di quella di Laris, (è) proprietà il (possedimento del) Bacino
(o Lago Trasimeno di)
4 iugeri sei e are
dieci. In questo terreno qui nel Bacino anche 4,50 stai secondo la
5 misurazione etrusca (sono) per
lui, proprietà di Petrone; e (sarà) compensazione
6 e consegna entro il mese e (de)i
possedimenti ottenuti e (di) due barili (?) di foraggio.
7 \\ Di questo
uguale valore (è) esattamente la proprietà della famiglia Cusonia
8 e quella di Petrone Scevas.\\
(Sono stati) periti Lart Petronio,
9
Arrunte Pinio, Lart Uipio Lusco, Laris Salinio
10 di Uetinia, Lart *Uelario quello di
Lart, Lart *Uelario
11 quello di Aulo, Uel Pomponio Proco,
Aulo Celatio di
12 Settiminia, Arruntino Felsinio di
Ueltinia, Uel Loesio
13 Lusco, Uel Usulenio *Nufreso, Larone
*Slanzone, Larino
14 *Lartillio, Uel
Avio, Arrunte Petrone Rufo.\\ Di
15 accordo sono Uelche Cusonio di Laris
e i figli, Laris
16 Cusonio quello di Laris e Larinio
figlio di Laris,
17 Petrone Scevas, *Arruntilia moglie
di Petrone;
18 (essi) hanno
firmato questo scritto della suddivisione soddisfacente.
19 Esso
nella casa della famiglia Cusonia è steso da questo cancelliere
20 e
secondo legge nel casellario (catastale) depositato. Tullia Telutia
progenitrice in questa
21 suddivisione qui e in due scritti ha
frazionato alla famiglia Cusonia,
22 quella di Laris, e a Petrone Scevas
della (di lei) proprietà di Tarchiano. \\
23 Queste cose «giudica(no) e
decreta(no) Lart *Cucrinio quello (discendente) da
24 Lausio, Pretore del Città-Stato (di
Cortona), Laris Celatio Lausio
25 e
il figlio, Arrunte Luscenio di Arrunte e
il figlio Lartillo,
26 Lart
Terminio di Salinia, [Lart Celatio
27 di
A]ponia e i figli Vulca -------------- [e i nipo]ti
28 Uelche Cusonio
quello figlio di Aulo --------------
29 e di Aninia, Laris Folnio
-------------- [e i figli],
30 Lart
Peticio di Usulenia,----------------[la famiglia
31 Cu]crinia di Tecusenia, Uel
----------------------
32 e Laris Cusonio di Usulenia
----------------------
(faccia B)
33 Aulo Salinio di Cusonia.
34 (Effettuato) sotto il consolato di
Lart Cusonio di Titinia
35 e di Laris Salinio quello di Aulo,
del circondario
36 del
Trasimeno. Esso (atto di) suddivisione nel casellario (catastale è) depositato
37 e
secondo legge steso. Verifica (della esatta trascrizione è) di Uelche
38 Cusonio quello figlio di Aulo, di
Ueltur Titlenio quello figlio di Ueltur
39 e di Lart Celatio di Aponia e di
Laris
40 Celatio di Petilenia».
LESSICO E COMMENTO
riga 17. Siccome l'andata a capo reale
che si riscontra in questa riga non si giustifica dal punto di vista
concettuale, c'è da ritenere che in realtà essa corrisponda allo spazio
lasciato libero nella pergamena affinché i Cusoni e Petrone con la moglie vi
mettessero la loro firma di presa visione e di accettazione.
AME (riga 15, 19) «è», «sono» copula
sing. e plur.
ARNTLEI (riga 17) gentilizio femminile
fatto sul prenome maschile ARNT «Arrunte»; dalla attestazione effettiva di
gentilizi romani molto simili siamo autorizzati a volgerlo in *Arruntilia. La presenza di quest'unica
donna tra i soggetti dell'atto arbitrale è strana; probabilmente si spiega col
fatto che ella fosse la effettiva parente di Tullia e cioè la nipote di
fratello o di sorella, quella che col marito Petrone ottenevano la loro vistosa
parte di eredità.
ARNZA ... LARZA ... (riga 12) «Arruntino» ... «Larino» ... diminutivo, già conosciuto,
rispettivamente dei prenomi masch. ARNΘ
e LARIS.
AULE SALINI CUSUAL (riga 33) «Aulo
Salinio di Cusonia»: si noti che è il padre dello ZILC «console» Laris Salinio di
Aulo citato subito dopo.
AULESA (riga 11) «quello (figlio) di Aulo», patronimico pronominale del
prenome AULE (LEGL 108-109).
CELATINA (riga 11, 24, 26, 39) «Celatio», gentilizio masch. da confrontare
con quelli lat. Celatius, Gelatius (RNG)
e inoltre col lat. mediev. gelatina «gelatina».
CELTINEITISŚ (CELTINE-ITIS-Ś)
(riga 35) «dell’area, del circondario» (in genitivo articolato),
significato suggerito dal contesto e da confrontare con CELΘI(-M) «(e) in cielo» (Liber VI 18).
CEN (riga 18 e “L'Arringatore”)
significato certo «questo-a», accusativo del pronome CA «questo-a». È del tutto
illegittimo trasformarlo in CEHEN, dato che CEN ZIC ZIXUXE si deve tradurre
«hanno firmato questo scritto», all'attivo e niente affatto al passivo. Vedi
ZIXUXE.
CENU (riga 2) (Cippus 10) probabilmente significa «corrispondente», da confrontare
col greco koinós «comune,
equilibrato» (finora di origine incerta; DELG).
CEŚU (riga 20, 36) «posto, deposto»,
participio passivo frequentissimo nella iscrizioni funerarie (LEGL 125);
ovviamente qui va tradotto «depositato». 36-37. Esso (atto notarile di) suddivisione nel casellario (catastale del
Comune è) depositato e secondo legge steso: probabilmente si sarebbe invece dovuto dire «Esso (atto artbitrale di) suddivisione (è)
secondo legge steso e nel casellario (catastale del Comune) depositato». Questa
inversione sarà dipesa da una iniziale svista dello scriba o del suo dettatore,
conseguente alla stessa ripetitività di tale formula giuridica.
CLANC (CLAN-C) (riga 25) significato
certo «e il figlio».
CLENIARC (CLEN-IAR-C) (riga 15, 27)
«(e) i figli», sono citati perché anch'essi diventavano soggetti impliciti
della eredità, ma non nominalmente, perché saranno stati minorenni e neppure
presenti alla stesura dell'atto arbitrale. Finora si conosceva soltanto la
forma CLENAR, ma sappiamo che in etrusco la semivocale [I] era
"mobile" (LEGL 47).
CLΘII (riga 4) (leggo in questo modo
invece che CLΘN) =
CLΘI «in questo»,
locativo del pronome CA «questo» (LEGL
102), con la vocale duplicata, che non è detto che sia un errore dello scriba;
forse la duplicazione della vocale indicava la sua lunghezza.
[CUCR]INAΘUR (riga 31) ricostruisco in questo
modo, dato che CUCRINAΘUR «la famiglia
Cucrinia o dei Cucrini» di Cortona era già conosciuta dalla iscrizione CIE
461 (LEGL 89).
CŚ (riga 7) «di questo-a», genitivo del
dimostrativo CA (LEGL 102). Vedi CES, CEŚ, CUS, TŚ.
CUSUΘURAŚ ... PETRUŚ(-C) (riga 21-22) «alla famiglia
Cusonia... e a Petrone», sono
entrambi in «genitivo di donazione» (LEGL
136).
CUSUΘURŚUM (CUSU-ΘUR-Ś-UM) (riga 7) «e della famiglia
Cusonia», in genitivo e con la congiunzione enclitica -UM (LEGL 130), che risulta anticipata - come si constata altre
volte in etrusco - rispetto al seguente PETRUŚTA, che invece ci saremmo aspettati come
PETRUŚTAM.
ELIUNTŚ (riga 1) in base al vocabolo etrusco
già conosciuto ELAIVANA , ELEIVANA
«oleario» (TLE, TET 762; ET, Fa 2.3) (LEGL 185), propongo
per ELIUNT(-Ś) il significato di «olivicoltore» (in genitivo concordato con l'ablativo PETRUIŚ). In etrusco
il suffisso -NT, -NΘ è quello di un
«participio presente sostantivato» (LEGL 124).
EPRUŚ (riga 14) vocabolo finora sconosciuto,
il cui significato «di accordo» (in genitivo) è non solo suggerito, ma anche
imposto dal contesto; forse da confrontare – non derivare- col lat. prosum.
ESIŚ (riga 7) probabilmente «(di) uguale
valore» (in genitivo). Vedi eses (TCap 23) probabilmente ese-s «di
uguale» (in genitivo), da confrontare col greco ísos, éisos «uguale» (finora di origine incerta). Il vocabolo
compare anche nella lamina di Tarquina (ET, Ta 8.1), purtroppo finora
non tradotta.
ET (riga 1) «questo», pronome
dimostrativo già conosciuto nelle forme ETA, EΘ,
EIΘ, EIT (LEGL
102, Lessico). Qui ha il valore neutro di «questa cosa», in posizione
prolettica. La presenza di un punto tra le due lettere non è sicura, anche
perché esso risulterebbe non allineato al centro come tutti gli altri punti e
soprattutto con quello immediatamente successivo.
FRATUCE (FRATU-CE) (riga 21)
significato probabile «ha frazionato, diviso» (in preterito debole), da
confrontare – non derivare -col lat. frangere,
fractus. L'intera frase sembra da intendersi come un riconoscimento fatto
da tutti, periti testimoni ed eredi, del fatto che con l'arbitrato effettuato e
ratificato erano state rispettate le effettive volontà della defunta Tullia
Telutia.
IIIIC (riga 5) «4,50»: da tempo si
sapeva in maniera quasi certa che la C
rovesciata significa «0,50», cioè «metà, mezzo». In via largamente subordinata
interpreterei IIIIC = «400».
IN (riga 36) «esso-a», «lo, la», «ciò»,
pronome di 3ª pers. sing. e plur.
INNI (riga 5) molto probabilmente è il
dativo del pronome IN «esso», col
significato dunque di «gli, a lui, per lui». MLEŚIEΘIC RAŚNA Σ
IIIIC INNI «e 4,50 stai secondo la misurazione
etrusca (sono) per lui», si potrebbe tradurre anche «e 4,50 stai nella misurazione
etrusca (sono) suoi».
LARIZAC
(riga 16) «e Larinio», gentilizio diminutivo del prenome Laris, con la congiunzione
enclitica.
L[A]RISALISA (riga 16) «quello (figlio)
di Laris», gentilizio pronominale in nominativo (vedi 3, 21-22). La pignolesca ripetizione
del patronimico è roba da burocrati.
LARIS (riga 9) prenome maschile. LARIS
SALINI VETNAL «Laris Salinio (figlio) di Uetinia»: una tale formula onomastica,
che presenta in maniera così vistosa il matronimico, è comunissima nelle
iscrizioni etrusche; essa dice e dimostra l'alto ruolo che la donna aveva nella
civiltà etrusca, ma non dimostra affatto un sistema familiare basato sul
"matriarcato". In quella formula, infatti, è anche presente il
patronimico, sia pure in forma implicita, nel gentilizio SALINI «Salinio».
LARISALISVLA (riga 3, 21-22) «di
quello-a (figlio-a) di Laris», gentilizio pronominale (vedi riga 16). Si tratta
di una forma arcaica rispetto alla più recente LARISALISLA, la quale si ritrova anche nell'iscrizione di San Manno di Perugia:
LARΘIALISVLE «di
quello di Lart». Gli arcaismi sono piaciuti ai burocrati di tutti i
tempi.
[LARΘ CELATINA · A]PNAL (riga 26) mia
ricostruzione basata sul testo della riga 39.
LARΘALISA (riga 10) «quello (figlio) di
Lart».
LARU (riga 13) «Larone», accrescitivo-vezzeggiativo
del prenome Laris (LEGL 88).
LARZA (riga 12) «Larino», diminutivo
del prenome masch. LARIS. Vedi ARNZA.
LAUSISA (riga 23) «quello (discendente)
da Lausio» (per via materna o collaterale; LEGL 108).
LUSCE (riga 9, 13) si comprende
facilmente che questo cognomen
significava «cieco d'un occhio, monocolo», dato che da questo è probabilmente
derivato il lat. luscus (LELN
182).
MALEC (MALE-C) (riga 23) probabilmente
corradicale di MALENA «specchio» (LEGL 204), per cui il suo
significato effettivo sarebbe quello di «guardare, osservare, esaminare,
controllare». CNL NUΘE MALEC «queste
cose esamina(no) e controlla(no)», significato dei due verbi che è quasi
imposto dal contesto; però probabilmente si trattava di una formula giuridica
che praticamente significava «giudica(no) e decreta(no)».
MEXL (riga 24) variante o abbreviazione
di MEXLUM, MEΘLUM «lega,
federazione, confederazione, comunità, stato»
= lat. Res Publica . MEXL RAŚNAL «della Città-Stato» (Cortonese),
letteralmente «della Comunità Rasennia» (flessione di gruppo; LEGL
83). Vedi METL.
MLEŚIEΘIC (MLEŚIE-ΘI-C) (riga 5) vocabolo finora non
conosciuto (in locativo), che il contesto induce a interpretare «(e) nella
misura, misurazione, sistema di misurazione (etrusco)», forse da confrontare
col lat. mille, milia (finora di
origine incerta; DELL, DELI).
NUFRESA (riga 13) «*Nufreso»
evidentemente cognomen.
NUΘANATUR (riga 8) vocabolo finora
sconosciuto, al plurale, da connettere col successivo NUΘE (vedi); il contesto induce ad
interpretarlo come «osservatori, esperti, periti», oppure «collegio di periti».
NUΘE (riga 23) probabilmente «nota(no),
osserva(no)» (sing. oppure plur.), da confrontare col lat. notare «notare, osservare», il quale, essendo finora di origine
incerta (DELL), potrebbe derivare proprio dall’etrusco. Vedi NUΘANATUR.
[PAPAL]ŚER(-C) (riga 27-28) «(e) nipoti (di
nonno)», ricostruzione dell'Agostiniani, che però ovviamente è dubbia.
PAVAC (PAVA-C) (riga 5-6) «e
appianamento, conguaglio, compensazione» della differenza dei valori dei
rispettivi beni ottenuti dalle due parti ereditanti, da confrontare col lat. pavire «livellare», finora di origine
oscura (DELL). Si tratta della
compensazione in foraggio da parte di Petrone per la differenza dei beni da lui
ottenuti (14,50 iugeri) e quelli ottenuti dai Cusoni (6,10 iugeri). Però
sarebbe illegittimo, nella comparazione dei beni ripartiti alle due parti,
limitarsi alla sola considerazione quantitativa o aritmetica degli iugeri, dato
che il valore dei terreni agricoli dipende da numerosi altri fattori
qualitativi: tipo di terreno (piano o inclinato, sassoso o umido, ombroso o
soleggiato), presenza dell'acqua, distanza dal centro abitato, ecc. Il
significato di questo vocabolo è quasi imposto dal contesto. In questo modo si
può finalmente spiegare il binomio, che compare nella scena dello specchio di
Tuscania, PAVA TARXIES = «atto di appianamento di Tarconte» o anche «arbitrato
di Tarconte».
PES
(riga 5, 7/8), PESC (riga 3) (PES-C) probabilmente «(e)
possesso, proprietà», da confrontare – non derivare – col lat. possessus
(significato compatibile col contesto). Vedi PESŚ.
PETRU SCE[VA]Ś (riga 16-17)
gentilizio e cognomen in nominativo.
Il sade finale di SCEVAŚ è la desinenza
di un originario genitivo patronimico, ma ormai fossilizzato (LEGL
78-79). PETRU SCE[VA]Ś ARNTLEI PETRUŚ PUIA «Petrone
Scevas, *Arruntilia moglie di Petrone»: ci saremmo aspettati semplicemente
«Petrone Scevas e la moglie *Arruntilia», ma per un cancelliere la precisione
non è mai troppa!
PETRUIŚ (riga 1) «per Petrone» (in ablativo).
PETRUNI (riga 8-9)
«Petronio», gentilizio masch., da confrontare con quello lat. Petronius (RNG), nonché col lat. petronius canis «cane adatto alla caccia
in luoghi pietrosi» (LELN 213, LISPR 173)
PETRUŚTA (PETRUŚ-TA)
(riga 8) «quella di Petrone», col pronome TA in posizione enclitica (LEGL
103).
PRINISERAC (PRINIS-ERA-C) (riga 6-7)
forse «(e) leccio» (al plur.), cioè «barili, botti» di leccio, da confrontare
col lat. prinus, greco prĩnos «leccio» (finora di origine
ignota; NPRA) (?).
PUIA (riga 17) «moglie», da confrontare
col greco opýein «sposare»
(finora di origine ignota; DELG).
RAŚNA (riga 5) «Rasennio», cioè «Etrusco»,
«pubblico, statale» (aggettivo), «popolo
della città» (sostantivo), da riportare al nome Rhasénna, con cui, secondo Dionisio di Alicarnasso (I 30,3) gli
Etruschi chiamavano se stessi (LEGL 216); «nella misura etrusca»
implicitamente significa “nella misura etrusca differente da quella romana”,
con una notazione dunque che conferma l'epoca piuttosto recente della Tabula Cortonensis.
RAŚNAL (riga 24) ZILAΘ MEXL RAŚNAL
«Pretore della Città-Stato» di Cortona =
lat. Praetor Rei Publicae.
RATM (riga RAT-M) (20) «(e) secondo
norma, secondo legge» corrisponde al RATUM del Liber X 4, 20, il cui significato già da tempo è stato interpretato
come uguale a quello del lat. ratus
«ratificato, legalizzato».
RESTMC (RESTM-C) (riga 2) «(e)
seminerio o terreno seminativo per grano», da confrontare col (proto)sardo reste/a,
rasta «resta, barba della spiga del grano, dell’orzo e dell’avena»; toponimi Resteddí (Bottidda), Risteddío
(Bolotana) (alternanza á/é, accento ossitono, suffisso e suffissoide),
da confrontare – non derivare - col lat. arista
(finora di origine ignota; LEW, DELL, DEI, AEI, DELI, Etim), il
quale a sua volta è da confrontare con l’etr. ARISTA (appellativo o antroponimo?) (DICLE
37, LIOE 61).
SA (riga 4) significato certo «sei»
(numerale: LEGL 94; DETR).
SALT (SAL-T) (riga 21) significato
certo «in due» (in locativo figurato). SALT ZIC «in due scritti»; sono le due copie dell'atto stilato dal
cancelliere, una per la famiglia Cusonia e l'altra per Petrone Scevas.
L'alternanza SAL/ZAL «due» (vedi riga 7) si riscontra anche nel Liber linteus. Ai sensi della «flessione
di gruppo» (LEGL 83-84) e dato che il numerale precede, in ZIC non è indicato né il plurale né il locativo. Invece
abbiamo già visto TENΘUR ... ŚAR «iugeri ... dieci» (col morfema del
plurale nel sostantivo), perché il numerale segue
(però potrebbe anche essere al sing. in virtù della “flessione di gruppo”).
SCEVEŚ (riga 1) «per (Petrone) Scevas» (in
genitivo concordato con l'ablativo PETRUIŚ; LEGL § 58). Questo è un soprannome (cognomen), che conosciamo anche nella
forma SKAIVAS, uguale a quello lat. Scaeva,
che significa «(Petrone) il Mancino»; esso serve anche a distinguerlo dal
seguente PETRU RAUFE della riga 14, che invece significa «Petrone il Rosso».
Probabilmente i due erano imparentati fra loro.
SETMNAL (SETMN-AL) (riga 12) «di
Settiminia», è il gentilizio femm. lat. Septiminia
e dimostra l'ormai avanzato processo di compenetrazione socio-politica del
patriziato etrusco con quello romano.
ŚAR, ŚARC (ŚAR-C) (riga 2, 4) significato certo
«(e) dieci» (LEGL 94).
ŚAZLEIŚ (riga 18) probabilmente ŚAZLE-IŚ «(di) soddisfacente», da confrontare – non derivare - col
lat. satius «sazio, soddisfatto». Vedi SATIES.
ŚRAN
(riga 4) vocabolo finora non documentato che però, sembrando corradicale
dell'etr. SREN «ornamento, disegno, immagine, *quadro dipinto» (LEGL
220), si potrebbe interpretare e tradurre «quadrato», corrispondente al lat. actus «atto quadrato», misura agraria.
Per esigenza di chiarezza e di semplicità traduco con «ara» (misura agraria
ital.).
SIANŚ (riga 20) il significato di «padre, antenato-a, progenitore-trice»,
che è stato proposto per la prima volta da A. Torp (1903), si adatta alla
perfezione a questo contesto e anche a tutti gli altri contesti etruschi in cui
compare, pure nella forma di SANŚ.
TL TELTEI SIANŚ «Tullia
Telutia progenitrice»; non si può tradurre «nonna» né «bisnonna», perché quasi
certamente i Cusoni e Petrone non erano suoi eredi diretti, cioè figli di
figli; tanto è vero che il suo gentilizio non corrisponde a quelli degli eredi
e nemmeno a quello dei loro parenti.
SPANTE (riga 3) vocabolo già conosciuto
col significato certo di «piatto, catino, bacino», corrisponde all'umbro spanti delle Tavole Igubine (III 34, IV 2) e probabilmente deriva dal greco spondeĩon «vaso per libagioni»; qui però figura come toponimo che
indica il Bacino o Lago Trasimeno (riga 36) e, in via più specifica, una tenuta
adiacente al Lago. Questa interpretazione scioglie quella che si presentava
come un'autentica crux della nostra
Tavola. In via largamente subordinata interpreterei il vocabolo come «bacino di
pesca», cioè «peschiera».
SPANΘI (riga 4) significato quasi certo «nel
Bacino o Lago» (in locativo), da interpretare propriamente come *SPANTΘI.
SPARZA (riga 36) probabilmente
«divisione, suddivisione, atto di (sud)divisione», da confrontare – non
derivare - col lat. sparsus «sparso,
diviso»; SPARZA IN «esso (atto arbitrale di) suddivisione»; si ha l'impressione
che questa sia una rozzezza
stilistica del testo etrusco, una di
quelle in cui sono soliti cadere i burocrati per la loro esigenza e anche mania
di precisione.
SPARZEŚTIŚ (SPARZEŚ-TIŚ) (riga 18) «della suddivisione» (in
genitivo articolato; LEGL 104).
SPARZETE (SPARZE-TE) (riga 20-21)
«nella suddivisione» (in locativo figurato).
SUΘIU
(riga 19) vocabolo finora sconosciuto il cui significato di «posto, steso,
stilato» è suggerito da SUΘ «pòsati!,
sièditi!» e da SUΘI «sepolcro,
tomba», letteralmente «posto, sito, deposito» (sost.; DETR 386) ed è assicurato dal contesto. Vedi SUΘIUSVE, SUΘIVENAŚ.
SUΘIUSVE (riga 37) probabilmente significa
«posizionamento, stesura, stilatura, verifica», dato che SUΘIU significa «steso, stilato» e SUΘIVENA «estensore, stilatore,
segretario, cancelliere». La dettatura dell'atto arbitrale allo scriba sarà
stata effetuata quasi certamente dal cancelliere, mentre i quattro personaggi
citati avranno dopo verificato e garantito la esattezza della sua trascrizione
sul bronzo. Ed ovviamente quest'ultima parte della Tavola non figurava
nel testo originale dell'atto arbitrale.
SUΘIVENAŚ (SUΘIVENA-Ś) (riga 19) «(del) depositante,
estensore, stilatore, segretario» (in genitivo), cioè «(del) cancelliere». TAL SUΘIVENAŚ «di
questo cancelliere» presente e operante.
Vedi
SUΘIU, SUΘIUSVE.
TAL (riga 19) «di questo», genitivo del
dimostrativo TA (LEGL 102). Vedi
ITAL.
TARSMINAŚŚ (TARSMINAŚ-Ś)
(riga 36) «(del) Trasimeno» (lat. Trasumen(n)us,
Tarsumennus, Trasimenus, Thrasymennus);
si supponeva già che questo idronimo fosse di origine etrusca e questa è la
prima ed esatta conferma di quella supposizione. ZILCI LARΘAL CUSUŚ
TITINAL LARISALC SALINIŚ AULESLA CELTINEITISŚ TARSMINAŚŚ «sotto il consolato di Lart Cusonio
(figlio) di Titinia e di Laris Salinio quello figlio di Aulo del circondario
del Trasimeno». Dunque nel circondario del Trasimeno, che aveva come capoluogo
la città-stato di Cortona, operavano due consoli, proprio come a Roma.
TARXIANEŚ (riga 22) «alla famiglia Cusonia (...)
e a Petrone Scevas della (di lei Tullia) proprietà di Tarchiano». Tarchiano sarà stato il territorio
dove si trovava il patrimonio fondiario lasciato da Tullia Telutia, ed è da
confrontare, ma non identificare con l ' odierno Tarciano presso Poggibonsi (Siena; TTM 135). In via largamente subordinata interpreterei TARXIANE(-Ś) come aggettivo di TARXIE «Tarchie o
Tarconte», mitico personaggio della "religione rivelata" degli
Etruschi, che sarà stato richiamato anche per norme giuridiche relative a
questioni di proprietà fondiarie dettate da lui.
TELTEI (riga 20) gentilizio femm.
probabilmente da confrontare con quello masch. lat. Telutius (RNG).
TENΘA (riga 6) probabilmente «tenuta,
possedimento»; TENURC TENΘA «e gli
ottenuti possedimenti» (da tradurre al plurale per la “flessione di gruppo”). I due
vocaboli sarebbero corradicali fra loro e inoltre da confrontare – non derivare
- col lat. tenere (DETR).
TENΘUR (riga 2, 3) vocabolo non conosciuto
in precedenza; siccome ricorre due volte seguito da un numerale in posizione
enfatica (TENΘUR ŚAR ... TENΘUR SA ...), siamo indotti a ritenere
che indicasse una misura agraria e precisamente corrispondesse al lat. iugerum.
E poiché questo appellativo latino propriamente indicava l'area di un campo che
veniva arata in un giorno da un giogo di buoi (lat. iugum), è probabile
che il concetto di “giogo” fosse indicato pure nell'appellativo TENΘU- (TENΘU-R
plur.; però potrebbe anche essere al sing. in virtù della “flessione di
gruppo”).
TENURC (riga 6) (TENUR-C) «e gli ottenuti (possedimenti)», participio
passivo al plurale. Questo vocabolo è stato erroneamente ricostruito in TENΘURC e per
questo motivo esso ha costituito un grosso intralcio per tutti i traduttori.
TERSNA (riga 4) significato probabile
«terreno» (aggettivo sostantivato), da confrontare col lat. terrenum, che deriva da terra, a sua volta da un originario *tersa (DELL). CLΘII TERSNA ΘUI SPANΘI
«in questo terreno qui nel Bacino».
TIUR (riga 6) (anche in Pirgi II)
significato certo «mese», vocabolo conosciuto da tempo; è privo di morfemi, per
cui si afferra che è in complemento di tempo con morfema zero, come capita in
molte lingue rispetto a vocaboli che indicano tempo; dunque TIUR = «nel mese,
entro il mese».
TL (riga 20) abbreviazione del prenome
femm. «Tullia»; vedi TULE «Tullio».
TRAULAC (TRAULA-C) (riga 6) significato
probabile «(e) consegna». È stato L. Agostiniani (op. cit., pag. 101) ad accostare questo vocabolo con TRAU «versa!»
del Liber linteus. PAVAC TRAULAC
letteralmente «e versamento, e consegna».
ΘUI
(riga 4, 21) significato certo «qui», da confrontare col greco tyí «qua, qui» (DETR 218). SPARZETE ΘUI «in questa suddivisione qui», cioè
«nella presente suddivisione».
ΘUXT (riga 19, 20, 36) «nel casellario»
(catastale) (ΘUX-T in
locativo); e si tratta di un significato imposto dal contesto (DETR 220). ΘUXT CEŚU
(36) significa chiaramente «depositato nel casellario catastale del Comune».
Probabilmente è da confrontare – non derivare – col lat. ducere.
ΘUXTI (riga 19) «nella casa» (ΘUX-TI in locativo).
VELARA (riga 10) questo gentilizio
risultava già documentato a Perugia. Lo svolgo in un supposto lat. *Velarius (DICLE 187).
VELXE CUSU AULE[SA] (riga 28)
ricostruzione da me effettuata in base a VELXEŚ
CUSUŚ AULESLA delle righe 37-38.
VERE (riga 7) probabilmente si tratta
dell'avverbio lat. vere «veramente,
realmente, esattamente», entrato nella lingua etrusca (DICLE).
VINAC (riga 1) significato probabile
«vignale, vigneto». Si conosceva già il vocabolo VINUM «vino» dal Liber linteus (passim), per cui è molto
probabile che VINAC sia un suo aggettivo sostantivato uguale all'ital. vignale (= «vigneto»). ELIUNTŚ VINAC la stretta vicinanza di questi
due vocaboli costituisce una buona prova della esattezza della loro
interpretazione, rispettivamente «olivicoltore» e «vigneto», come vocaboli
entrambi pertinenti alla attività agricola.
ZACINAT (ZACINA-T) (riga 6)
probabilmente corrisponde al lat. sagina
«cibo per ingrasso, biada, foraggio», che, essendo finora di origine ignota,
anche in virtù del suffisso può derivare appunto dall'etrusco (DICLE); è in locativo figurato.
ZAL «due» (riga
7); ZACINAT PRINISERAC ZAL «due barili in foraggio», i quali servivano per
compensare la differenza della eredità di ciascuna delle due parti ereditanti.
Vedi PAVAC.
ZILAΘ (riga 24) significato certo «pretore,
console», forse da confrontare col lat. consul
(con-sul) «console» (finora di
origine ignota; DELL, DELI) (DETR 180). ZILAΘ MEXL RAŚNAL
«Pretore della Città-Stato » di Cortona, = lat. Praetor Rei Publicae.
ZILCI (riga 34) «sotto il consolato o
la pretura» (in dativo) (LEGL 80, 141, 142), si diceva anche ZILCΘI, ZILCTE. Siccome questa carica
pubblica aveva quasi certamente una durata annuale come a Roma, se ne deduce che la data del presente atto
arbitrale è quella dell'anno in corso.
ZIXUXE (riga 18) significato certo
«scrissero, hanno segnato, scritto, prescritto», preterito debole attivo 3ª
pers. plur. CEN ZIC ZIXUXE SPARZEŚTIŚ ŚAZLEIŚ (gli ereditanti) «hanno firmato questo
scritto della suddivisione soddisfacente». Non può essere interpretato e
tradotto al passivo, perché CEN è sicuramente un pronome all'accusativo; cfr.
MI ARΘIALE ZIXUXE «mi
hanno disegnato per Arrunte» (plurale impersonale) (non «io sono stato disegnato da Arrunte»).
Σ (riga 5) sigma
a quattro tratti in posizione verticale; siccome è seguito da un numero, è
probabile che sia la sigla di una misura di superficie, sottomultipla di TENΘUR «iugero». Per esigenza di traduzione
comprensibile, adopero l'ital. staio.
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l,etrusco si puo legere tramite la lingua albanese mi sembra che fate finta di non saperla
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