Un
pensiero sui testi biblici e in particolare sul nuovo testamento
di Guerrino Filippini
Un breve
cenno sui vangeli.
I
vangeli, secondo gli studiosi, dovrebbero aver preso spunto da una fonte
precedente denominata “Q” dal tedesco “quelle”. Alcuni sostengono che siano
derivati dal vangelo di Tommaso. Mi pare
interessante e abbastanza esplicativo in merito il testo di Marco Capurro che
esprime il suo parere, da me condiviso, proprio sulla fonte Q.
“Qualche riflessione su Q
Q è il nome assegnato a una seconda fonte, oltre a Marco e a prescindere dal vangelo di Tommaso, che potrebbe
costituire la base dei vangeli di Matteo e Luca. Sulla sua esistenza si è molto
discusso e buona parte degli studiosi la ritengono non realistica, preferendole
un'ipotesi che definirei intrinseca, nella quale sia Matteo sia Luca hanno
utilizzato Marco, ma Luca ha utilizzato anche Matteo (ipotesi di
Farrer-Goulder).
Nota su Farrer- Goulder – L’ipotesi che il più antico vangelo sia quello di
Marco, poi Matteo ed infine Luca.
A essere assolutamente onesti devo
confessare che l'ipotesi di Q è per me la più probabile. Troppe sono le
occasioni nelle quali sia Matteo sia Luca sembrano disporre di materiale
discordante nella forma e nella sequenza nei loro vangeli, materiale che non
risulta disponibile in Marco, ma che in una fonte "altra" potrebbe
ritrovare una sua logica temporale.
Sia pure dando per scontate le differenze
conseguenti ai differenti ambienti e alle differenti confessioni che
potrebbero aver interferito nella stesura, le discrepanze in alcuni punti
sembrano veramente improbabili e, talora, persino inconciliabili (vedasi
l'infanzia, per esempio), la casa di famiglia (per Matteo a Betlemme e per Luca a
Nazareth) il viaggio dopo la nascita (per Matteo in Egitto, per Luca a Gerusalemme)
e la morte di Giuda, descritta da Luca negli Atti, che non trova corretta
relazione In Matteo).
Occorre ricordare che il vangelo di Luca è in due volumi (vangelo e Atti)
A ciò bisogna aggiungere l'apparente riluttanza di Luca alla semplice riproduzione delle aggiunte di Matteo al vangelo di Marco, come se, nella sostanza, avesse piena coscienza del fatto che costituiva aggiunte "spurie".
Occorre ricordare che il vangelo di Luca è in due volumi (vangelo e Atti)
A ciò bisogna aggiungere l'apparente riluttanza di Luca alla semplice riproduzione delle aggiunte di Matteo al vangelo di Marco, come se, nella sostanza, avesse piena coscienza del fatto che costituiva aggiunte "spurie".
Altro elemento a favore di Q è l'uso di
Luca, in alcuni punti, di materiale che parzialmente si ritrova in Matteo, ma è
introvabile in Marco. Come se effettivamente Luca disponesse di una fonte
diversa sia da Marco sia da Matteo.
Ancora, in alcune "dizioni",
Luca sembra fare riferimento a forme espressive più antiche di quelle
utilizzate da Matteo (vedasi l'uso da parte di Luca del termine "dito di
Dio", dove Matteo, ripetendo Marco, utilizza invece "spirito di
Dio").
Gli studi di Kloppenborg (che frantuma sia
Luca sia Matteo in distinti periodi), ripresi poi da Taylor, sembrano
dimostrare che Luca ha utilizzato, seguendola con coerenza, la fonte Q, mentre
Matteo, pur essendo a conoscenza di Q, ha preferito utilizzarne liberamente la
sostanza quando e dove gli sembrava necessario.
Hawkins, utilizzando un testo greco di
Marco, ha provato a indicare a margine i diversi punti del testo nei quali sia
Matteo sia Luca hanno inserito ulteriori informazioni (detti o eventi). In qualche punto i due inseriscono la medesima (o similare) informazione nello
stesso punto del testo di Marco.
La mia personale opinione è, quindi, che
sia Matteo sia Luca disponessero del vangelo di Marco e di un altro (o più
altri, tra cui annoverei anche Tommaso) testo, che può essere identificato con
Q.
Mi permetto di ricordare ancora una volta
come buona parte degli studiosi europei (cattolici) trovi inconsistente o
improbabile l'ipotesi di Q, che viene considerata invece molto interessante e
degna di riflessione dagli studiosi di altre nazioni non europee. Le ragioni
opposte a Q sembrano, nella pratica, consistere sostanzialmente
nell'affermazione tautologica che i vangeli canonici sono i vangeli e tanto
basta.
Insisto comunque nell'evidenziare
l'importanza delle fonti "altre" rispetto ai quattro classici
vangeli, tra le quali devono trovare corretto rilievo gran parte degli
apocrifi. Il vangelo di Giuda Tommaso Didimo, p.e., pur considerato a indirizzo gnostico e consistente in una sequenza di sentenze paraboliche
attribuite a Gesù, presenta solo per due terzi passi conosciuti e riconoscibili
nei vangeli canonici (sia pure offrendone una diversa interpretazione), mentre
per un terzo contiene materiale assolutamente nuovo, che anche per esso induce
a ipotizzare una fonte a oggi sconosciuta che potrebbe identificarsi con Q.
Ricordo ancora che il numero dei documenti "apocrifi" (alcuni
materialmente più antichi dei manoscritti dei canonici) scoperti nel secolo
scorso è veramente rilevante e presenta allo studioso un panorama che poco
corrisponde a quello rappresentato al fedele dalla Chiesa e, viste le locazioni
dei diversi ritrovamenti (normalmente decentrate e nascoste), appare chiara
dimostrazione dello sforzo distruttivo posto in essere da quest'ultima nel
tentativo di produrre un insieme canonicamente coerente.
Aggiungerei
anche delle considerazioni estremamente personali sorte nella lettura di vari
testi e opinioni, dalla storia, dalle scoperte archeologiche, dal ritrovamento
di vari testi antichi (vedi quelli di Qumran e altri documenti come il papiro
52 oppure TQ5, o anche i codici di Nag-Hammadi, etc.), dall’insegnamento del
catechismo della Chiesa Cattolica, ma
soprattutto e principalmente dalla logica.
Perché
non abbiamo notizie del Gesù storico ma solo del “movimento cristiano”?
Sicuramente
perché, nell’ambito dell’impero, si tratta di un fatto “locale” e marginale, sovrastato dalle agitazioni popolari e dai vari movimenti che miravano a
liberare la Palestina dall’oppressione Romana.
Il
personaggio Gesù probabilmente fu trattato alla stregua di un delinquente
comune.
Rilevanza,
invece, ha cominciato ad avere il movimento denominato “cristianesimo” proprio negli
anni successivi la morte di Gesù, tanto che ne parla lo storico Giuseppe Flavio
(93 d.c.).
Due dei
testi fanno riferimento a Gesù:
« Così (il sommo
sacerdote Anano) convocò i giudici del Sinedrio e introdusse davanti a loro
un uomo di nome Giacomo, fratello di Gesù, che era soprannominato Cristo, e
certi altri, con l'accusa di avere trasgredito la Legge, e li consegnò perché
fossero lapidati. »
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« Ci fu verso questo tempo Gesù,
uomo saggio, se pure bisogna chiamarlo uomo: era infatti autore di opere
straordinarie, maestro di uomini che accolgono con piacere la verità, e
attirò a sé molti Giudei, e anche molti dei greci. Questi era il Cristo. E
quando Pilato, per denunzia degli uomini notabili fra noi, lo punì di croce,
non cessarono coloro che da principio lo avevano amato. Egli infatti apparve
loro al terzo giorno nuovamente vivo, avendo già annunziato i divini profeti
queste e migliaia d'altre meraviglie riguardo a lui. Ancor oggi non è venuta
meno la tribù di quelli che, da costui, sono chiamati Cristiani. »
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(Giuseppe Flavio, Antichità giudaiche,
XVIII, 63-64. )
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Un
ulteriore testo ebraico che parla di Gesù è il Talmud di Babilonia (IV-V secolo
d.C.) che riprende tradizioni molto antiche e parla di Gesù che fu condannato per
pratiche di stregoneria.
Cosa
dobbiamo dedurre da ciò? Il movimento che si riferiva al Cristo era diventato così
importante e diffuso già negli anni successivi alla morte e resurrezione tanto
da richiamare l’attenzione di Giuseppe Flavio. Questi ritenne opportuno
menzionarlo e citare, anche se per sommi capi, la storia del fondatore. Non dimentichiamo, comunque, che Giuseppe
Flavio - personaggio estremamente emblematico - era un Ebreo (fariseo) e osteggiava il Cristianesimo in quanto in
opposizione alla struttura sacerdotale ebraica e alla Torah. Non entriamo in
questa fase sul personaggio storico Giuseppe Flavio, perché merita approfondimenti
tutti suoi.
Che altro possiamo dedurre? Sicuramente che il Gesù storico è effettivamente esistito e che era un personaggio dotato di carisma, qualità morali e spirituali tali da suscitare preoccupazione in quanto avrebbe potuto destabilizzare il potere sacerdotale, e quindi l’ordine precostituito, fomentando la popolazione con i suoi atti e la sua predicazione.
Che altro possiamo dedurre? Sicuramente che il Gesù storico è effettivamente esistito e che era un personaggio dotato di carisma, qualità morali e spirituali tali da suscitare preoccupazione in quanto avrebbe potuto destabilizzare il potere sacerdotale, e quindi l’ordine precostituito, fomentando la popolazione con i suoi atti e la sua predicazione.
La
diffusione nel mondo Romano.
Veicolo
della dottrina fu proprio l’impero Romano che in quel momento viveva un caos
dal punto di vista spirituale e che quindi trovava terreno fertile per la sua
diffusione.
Le tante
religioni che si fondevano tra di loro, con vari elementi in comune furono “la cultura” in cui maturò e crebbe la fede
nel nuovo Dio. Va ricordata la presenza, presso certe élite colte pagane, di un
tipo di monoteismo a sfondo filosofico-religioso. Si trattava, in realtà, di
una tendenza intellettuale più antica, ma che, nel particolare clima filosofico
e religioso del III secolo, assunse nuove e significative forme che si
influenzavano tra loro ma erano anche in concorrenza con quelle tipiche del
monoteismo giudaico-cristiano (la filosofia dell’Uno di Plotinio e il culto
del Sol Invictus). Il veicolo del cristianesimo fu proprio l’élite pagana (passatemi
il paragone con l’Unità d’Italia che fu fatta e voluta dal ceto medio).
Come
fare, però, per non stravolgere in modo radicale lo status quo (credenze
popolari, l’ordinamento e la struttura dell’anno solare, la “casta” sacerdotale
con struttura organizzativa piramidale, etc)? Semplicemente mantenendolo il
tutto e modificando soltanto la figura da adorare. Tutto ciò è avvenuto a
piccoli passi e la struttura orizzontale della prima Chiesa si è modificata, a
piccoli passi, in quella più complessa e piramidale che è arrivata ai giorni
nostri.
Premesso
tutto ciò possiamo, a questo punto, fare un’analisi più coerente con i tempi e
con l’ambiente socio culturale in cui i vangeli, sinottici e apocrifi, furono
redatti. Le varie chiese locali, visitate e convertite dai primi apostoli e/o nella fase successiva, dai seguaci degli stessi erano pregnate sia dalla
precedente cultura religiosa pagana sia dalle correnti di pensiero greche/romane, e quindi dai modelli
filosofici più disparati. Inoltre la trasmissione del pensiero di Cristo e
del suo apostolato fu trasmesso, almeno all’inizio, per via orale e solo
successivamente scritto con il conseguente risultato di non essere più fedele
ai fatti. Tra l’altro i racconti, sia dal punto di vista cronologico che di
quello delle situazioni, veniva adattato di volta in volta ai fini catechetici.
I
messaggi che i singoli apostoli volevano trasmettere furono, sicuramente,
elaborati, meditati approfonditi ma anche modificati e adattati alle varie
necessità e/o idee filosofiche e filologiche da parte degli intellettuali/sacerdoti.
Tutto ciò per giustificare il fatto che era necessario calare il messaggio
nelle realtà locali piene di tradizioni e di credenze popolari così da favorire
l’evangelizzazione. In realtà, forse, per accrescere l’autorevolezza dei sacerdoti
stessi che si consideravano i depositari del messaggio del fondatore e unici a
poterlo trasmettere e interpretare (per il potere? O per una presunzione
personale? Questo purtroppo rientra nella natura umana e la risposta non c’è.
Oggi è come ieri? Ad ognuno la risposta).
Oggi,
credo, che sia necessario vedere tra le righe dei vari scritti e soprattutto
ricercare quelli più antichi perché soggetti a meno manipolazioni da parte
degli uomini. Questo è il motivo per cui, personalmente, do valore a questi testi.
Su
questa trasformazione dell’insegnamento e della vita di Cristo attraverso i
testi, avvenuta nel tempo a opera degli uomini e per gli uomini, ci sarebbe
molto da dire e da approfondire ma a questo punto l’excursus da me fatto, e che
espone quanto penso in merito, dovrebbe diventare un libro e so di non avere la competenza per poterlo scrivere. In realtà
quanto qui espresso deriva da quanto letto nel tempo e dalle varie opinioni dei
studiosi sia laici che religiosi. Una premessa importante da fare, per
quest’ultimi, è che spesso i teologi (biblisti, moralisti, etc) sono una
“casta” chiusa in se stessa per ordine dell’Istituzione. Solo in certi ambienti
e in pochissime occasioni è possibile conoscerne il pensiero.
Termino
con la mia filosofia di vita che mi ha mosso nel passato e che mi pone oggi
ovvero quella di sapersi porre delle domande e cercane la risposta attraverso
un’informazione il più possibile diversificata.
Di
seguito due domande stimolo.
Ma Gesù
(il fondatore) voleva proprio questo sistema di chiesa (senza distinzione tra
quella Cattolica, Ortodossa, Anglicana, etc.)?
Un’altra
domanda da fare ancor prima di quella precedente riguarda l’antico testamento e
riguarda le tre grandi religioni monoteiste: è possibile che il Dio descritto nella
Bibbia e nel Corano è un Dio che ha preteso e pretende il sangue e la morte di
uomini e vuole la guerra per imporre se stesso?
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