Intervista con David
Abulafia:
"i confini del
nord dell'Africa sono una parte molto importante della storia del
Mediterraneo"
di Mario Acuto
Villanueva
L'editoriale Critica ha pubblicato recentemente la versione in
castigliano del libro "Il gran mare. Una storia umana del
Mediterraneo", scritto da David Abulafia, professore universitario di
Storia del Mediterraneo nell'Università di Cambridge. Si tratta di
un'interessante opera che, in 800 pagine, copre la storia del nostro mare, dal
neolitico fino ai nostri giorni. Un ambizioso progetto nel quale il Mediterraneo
Antico è stato indagato a fondo dall’autore.
Domanda - il Suo libro abbraccia la storia del Mediterraneo,
dalle origini dei suoi primi colonizzatori fino all'attualità, un lavoro
ambizioso. E’ un libro di storia sociale, economica o di aneddoti?
Risposta - ho situato la storia del commercio al centro
della mia argomentazione, ho proposto l’economia come un tema legato alla
storia culturale. I mercanti portarono beni, moda e idee, fondamentalmente
religiose, da un lato all’altro del Mediterraneo. Ho cercato anche di evitare
di scrivere le dense statistiche che dominano la storia economica, piena di
termini tecnici. D'altra parte, quanto si ritorna indietro nel tempo le
statistiche sono meno affidabili.
Domanda - Se le chiedessimo di riassumesse la storia del
Mediterraneo in alcune righe come lo farebbe?
Risposta - Con una serie di fasi di integrazione e
disintegrazione, con reti create per commercianti che unirono i differenti
bordi del Mediterraneo e dopo caddero, benché l'integrazione politica assoluta
si ottenne una volta sola, sotto l'Impero Romano.
Domanda - Il Mediterraneo unisce Europa, Africa e Asia. Come
ha segnato la sua storia questa localizzazione geografica?
Risposta - La vicinanza di questi tre continenti, paragonata
con i quattro continenti che si affacciano sull'Atlantico, ha generato
un'intensità di contatti che ha dato al Mediterraneo lo speciale ruolo di
strumento che unisce i popoli. A differenza dell'interpretazione dello
storiografo francese Braudel, non credo che l'ambiente fisico permetta di
dominare, ma nel caso del Mediterraneo siamo di fronte a uno spazio stretto e
lungo dove l'interazione è stata continua.
Domanda - Grecia e Roma sono considerate pioniere della
nostra cultura, ma che contributo hanno dato i paesi che si affacciano nel
Mediterraneo Meridionale?
Risposta - I bordi del nord dell'Africa sono una parte
importante della storia. La vicenda di Cartagine, rampollo delle città
fenice dell’attuale Libano, è cruciale se uno vuole capire l’integrazione dei
popoli mediterranei dei secoli prima di Cristo. E Alessandria, fin dal
periodo della sua fondazione, fu esempio di una città posta nel bordo
meridionale che fruì della prossimità culturale e commerciale del resto del
Mediterraneo. D'altra parte, nel periodo di dominazione musulmana, per esempio
con gli Almoravidi e gli Almohades, il destino della Spagna cadde in mani dalle
dinastie del nord dell'Africa, cosicché il bordo meridionale non deve essere trascurato.
Domanda - Nella sua opinione che paese è stato quello che ha
avuto il peso più importante nella storia del commercio e la navigazione nel
Mediterraneo?
Risposta - I fenici hanno avuto una carta speciale perché furono le prime genti che navigarono intensamente nel Mediterraneo, i primi in unire Levante, Grecia, Italia, Nord dell'Africa e,
ovviamente, Spagna. Essi furono i veri pionieri, ed è interessante che dopo la caduta di Cartagine nel 146 a.C. continuiamo a leggere su commercianti
di Tiro in Roma o commercianti siriani nell'epoca altomedievale in Francia.
Quei paesi levantini sono stati sempre centri dell'attività commerciale.
Domanda - possiamo parlare di un prima e un dopo nella
storia del Mediterraneo dietro la caduta dell'Impero Romano?
Risposta - Sì, effettivamente. L'unità politica del
Mediterraneo si frantumò e il livello di vita del Mediterraneo Occidentale
collassò. Il concetto di Caduta di Roma non è di moda attualmente, perché
i barbari sono descritti come l'equivalente in cultura ai romani. Semplicemente questa non è la verità, benché essi imparassero dei romani e,
generalmente, li ammirassero.
Domanda - Nel suo libro ci parla anche della donna. Che
ruolo svolse il genere femminile nella storia del Mediterraneo?
Risposta - Il maggiore movimento di donne
attraverso il mare era come schiave, vittime del persistente e terribile
commercio di uomini che ancora ci commuove. Poche donne viaggiarono come commercianti
e pochissime esercitarono il potere politico, benché si debba ricordare Cleopatra in Egitto. comunicarono Meno ancora come combattenti, pur se la cosa cambiava in caso di conflitti importanti, come abbiamo visto per le donne che gli alleati inviarono per
espellere a Gheddafi dal potere.
Domanda - Per molto tempo, il Mediterraneo fu il centro del
mondo, ma ora sta nel furgone di coda, in realtà, i paesi mediterranei sono
stati i più colpiti dalla crisi. Come può interpretarsi questa tendenza?
Risposta - Parte del problema è che i paesi europei del
Mediterraneo hanno dato la schiena al mare, guardando al suo posto verso Bruxelles e l'Unione Europea, invece di rigenerare la vita politica ed
economica del Mediterraneo attraverso la costruzione di legami con i confini a sud. Questo ha frammentato loro stessi in conflitti e rivalità (notabile tra Israele
e Palestina) per esempio. In ogni caso, il processo di decolonizzazione
significò che i paesi non europei cercarono un nuovo modello, lontano dagli antichi padroni coloniali e lo trovarono nell'URSS per un periodo. Il
Mediterraneo è stato scisso e tarderà molto a riparare quella rottura.
Domanda - Lei ci ha parlato del passato del Mediterraneo, ma
che cosa c'è del suo futuro?
Risposta - Come rivela la mia risposta precedente, non sono
ottimista e la situazione di ritorno è più difficile per i disastri ecologici
che stiamo creando. La somministrazione di pesce sta diminuendo ancora più col
veleno generato nella nostra spazzatura e noi peschiamo lì stesso. Questa è
solo una parte della storia di un mare moribondo. Tuttavia, possiamo riviverlo
coi nostri sforzi comuni e in ciò nutro una gran speranza.
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