venerdì 22 agosto 2014

Addio agli etruschi: prevista la cancellazione della Soprintendenza

Addio agli etruschi: prevista la cancellazione della Soprintendenza


Che fine faranno affreschi come questo nella foto, con nobili e musici che suonano e danzano allietando le giornate delle comunità etrusche di 3000 anni fa? 
La spending review cancellerà 75 anni di storia, scavi e ricerche. Questo è previsto dalla nuova organizzazione del Ministero ai Beni culturali. La Soprintendenza per i Beni archeologici dell'Etruria Meridionale, istituita nel 1939 in considerazione dello straordinario patrimonio del territorio dove per 1000 anni fiorì la civiltà etrusca, potrebbe presto sparire. Lo prevede la riforma del Mibact, voluta dal ministro Dario Franceschini e ora in attesa del via libera del Consiglio dei Ministri, che potrebbe arrivare il 29 agosto.
Una decisione che ha scatenato una rivolta, non solo del mondo accademico. La soprintendenza sarà accorpata a quella per i Beni archeologici del Lazio, in un'unica istituzione, senza tenere in considerazione la specificità del territorio e dei siti che oggi tutela e valorizza: un patrimonio archeologico diffuso fra 90 Comuni della provincia di Roma e di Viterbo, con punte di diamante riconosciute in tutto il mondo, iniziando dalle necropoli di Cerveteri e di Tarquinia, iscritte nella lista dell'Unesco come siti patrimonio dell'Umanità.
Ma anche un sistema integrato di una decina di musei, che proprio da quei siti archeologici e dagli quegli scavi trae linfa. Coordinato dalla prestigiosa sede del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia,  riconosciuto come il più importante al mondo per le antichità etrusche e uno dei primi musei istituiti in Italia,  che da qualche anno si estende anche nella splendida Villa Poniatowski, realizzata nell'Ottocento dal Valadier e acquistata dallo Stato nel 1989.

Intanto è partita una petizione, sostenuta e portata avanti dalle maggiori personalità dell’etruscologia italiana e non solo, che conta ad oggi più di quattrocentocinquanta firme. Il testo sottolinea l’unicità di reperti presenti nell’area quali, ad esempio, quelli rinvenuti nelle necropoli di Tarquinia, Vulci, Veio, Cerveteri, per non parlare dei reperti mobili quali il “Sarcofago degli Sposi”, conservato al Museo di Villa Giulia. “L’accorpamento in un’unica Soprintendenza con quella del Lazio meridionale, di fatto un appiattimento, ne ridurrebbe la capacità operativa e la spinta al rinnovamento”; sarebbe inoltre un “regresso” a una situazione di inizi ‘900, che annullerebbe importanti riforme e istituzioni.

Ecco l’intervista a MarioTorelli apparsa su Repubblica:

Sono fra i non pochi archeologi che hanno solo notizie vaghe del progetto di legge di riordino delle soprintendenze studiato dal ministro Franceschini. Leggiamo sui giornali che ci sarà un accorpamento delle tre specialità su base regionale: dovranno sparire moltissime creature della riforma Bottai (1939) e delle parcellizzazioni degli anni Sessanta. Ed è proprio questa la soprintendenza dove ho avuto la fortuna di iniziare la mia carriera mezzo secolo fa. In sé scelte di questo genere non sono a priori né buone né cattive: diceva Bianchi Bandinelli che è il professore che fa la cattedra e non la cattedra che fa il professore. Ora, poiché non è pensabile che la nuova riforma affidi a non specialisti la vita di istituzioni museali antiche e consolidate, come il Museo di Villa Giulia, nato subito dopo l'Unità assieme al Museo nazionale romano, per mostrare al mondo il volto del nuovo stato italiano, capace di prevalere sui grandi Musei vaticani, occorrerà vedere di quale grado di autonomia disporranno quanti saranno preposti alla conservazione e alla valorizzazione del museo, e quale organismo sarà in grado di assicurare l'alto livello specialistico richiesto dagli interventi sull'immenso patrimonio etrusco, finora affidato alla soprintendenza per i Beni archeologici dell'Etruria meridionale.
Questo è ciò che preoccupa persone come me, che agli etruschi hanno dedicato una parte non secondaria della propria vita scientifica, esattamente come sono preoccupati anche gli storici dell'arte per i destini di gioielli unici, come ad esempio la Galleria Borghese, e più in generale, per i destini della conoscenza e della difesa di opere d'arte mobile, di cui l'Italia è ancora depositaria, malgrado i saccheggi e l'incuria di governanti che da sempre avrebbero dovuto provvedere alla salvaguardia dei nostri  tesori artistici e non lo hanno fatto. Ci dica il ministro Franceschini, lasciando per un momento da parte manager e bookshop, che cosa ha in mente per l'architettura di dettaglio dei futuri organismi di tutela, che tutto il mondo ci ha invidiato, e speriamo, dovrebbe continuare a invidiarci.

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