Archeologia della Sardegna. I
resti di un altro guerriero riportati alla luce a Mont’e Prama
di Pierluigi Montalbano
Dopo i rilievi eseguiti con il
georadar, gli archeologi hanno le idee più chiare sul territorio da scavare. In
prossimità dello scavo Tronchetti lo staff della soprintendenza ha individuato, oltre due grandi betili in arenaria che si aggiungono agli altri 10 trovati negli anni Settanta, i resti del torso di un altro guerriero e ora potranno essere interpretate meglio le vicende
legate a questo sito che ancora offre qualche dubbio agli studiosi. Occorre ricordare che fra i betili ritrovati nei primi scavi la soprintendenza ne ha catalogato anche tre in calcare.
Nella collinetta che ospitava
il viale funerario con i resti di uomini,donne e bambini appartenenti alle elìte nuragiche del Sinis, continuano ad emergere nuovi dati archeologici.
Un piedistallo con i piedi e
altri frammenti di una statua sono stati messi in luce dagli studiosi impegnati
nello scavo. Il ritrovamento si aggiunge agli oltre 5300 frammenti che furono
restaurati gli anni scorsi a Li Punti e che oggi sono ospitati nei musei di
Cagliari e Cabras.
Ricordiamo ai lettori che la
necropoli monumentalizzata di Mont’e Prama costituisce un unicum nel panorama
sardo nuragico e offre interessanti possibilità di ricostruzione della storia
della Sardegna antica. Le tombe sulle quali troneggiavano i giganti guerrieri sono
di tre tipologie, tutte a pozzetto, un rito di sepoltura che sostituiva l’inumazione
nelle tombe di giganti e nelle antichissime domus de janas. Altri pozzetti
simili sono stati trovati ad Antas, nei pressi del tempio, e ciò ha suggerito
agli archeologi che una nuova classe governante istituì un sistema sociale con
regole innovative, nel periodo in cui i nuraghi non sono più costruiti e alcuni
sono adibiti a templi. Le capanne delle riunioni, manifestazione tipica delle
aristocrazie, si diffondono nell’isola, spesso nelle immediate vicinanze delle
torri dalle quali sono recuperati i blocchi già pronti per l’edificazione delle
nuove strutture. Dopo due secoli di “assemblee” qualcosa cambia, forse in conseguenza
dell’influenza dei commercianti levantini e iberici che trasportano uomini e
idee, oltre alle merci. Il sito di Mont’e Prama viene realizzato proprio in
quel periodo, intorno al 750 a.C., in un momento in cui i potenti clan nuragici
dell’oristanese amministrano i porti del Golfo, Tharros in primis, e l’integrazione
con i fenici porta a un’evoluzione significativa delle tecniche di cottura dell’argilla
e allo sfruttamento intensivo delle miniere. I giganti del Sinis sono una
monumentalizzazione dedicata ai valorosi antenati e, proprio per questo,
vengono sistemati lungo la via che collega il porto di Tharros con il maestoso
nuraghe di San Vero Milis, S’Urachi, un bestione fortificato che probabilmente
fu sede amministrativa dei capi clan nuragici di stanza nell’oristanese.
Attendiamo sviluppi dallo
staff di archeologi e, intanto, li ringraziamo per la loro infaticabile opera
di ricostruzione dei tasselli che compongono il puzzle del nostro passato
millenario.
Qualche dubbio?? In base a cosa c'è la certezza che sia stato costruito nel 750 a.c.?? Le fonti ufficiali hanno già cominciato a ripudiare l'idea del santuario funerario stranamente da quando è circolata la voce che le datazioni c14 delle ossa hanno dato XI-X secolo a.c.! Non ancora sono state pubblicate, ma la cosa è sospetta, specie se chi comincia a prendere le distanze da quella teoria è uno dei quattro che hanno scritto il libro pubblicato appena 1 anno e mezzo fa. Le analisi chimico-fisico una dopo l'altra stanno smantellando le teorie aprioristiche propinate finora. Il cosidetto 'scaraboide' in osso si è rivelato uno scarabeo in steatite invetriata che si produceva in Egitto molto prima dell'8 sec. a.c. In questo articolo vedo molte certezze che proprio non esistono!
RispondiEliminaIn ogni caso grazie per la notizia del ritrovamento di nuovi frammenti. Speriamo ce ne siano ancora altri!
RispondiEliminaPersonalmente ho sempre espresso forti perplessità per l'attribuzione della cronologia del sito in base allo scarabeo, infatti nel mio studio non utilizzo questo elemento, anche perché è buona norma non affidarsi a singoli elementi. La datazione C14 delle ossa non data le statue, bensì gli scheletri. Al momento non possiamo sapere se la deposizione è primaria o secondaria, pertanto sarei molto cauto nelle retrodatazioni. La datazione al 750 a.C. circa la feci io stesso nel 2010 basandomi sulla tipologia di sepolture a fossa, sui modelli di nuraghi (che a mio parere precedono di qualche tempo le statue) e sullo stile geometrico delle sculture, comparandolo con quello coevo in Siria. Comunque...stiamo in attesa fiduciosi.
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