martedì 8 luglio 2014

Archeologia della Sardegna. I resti di un altro guerriero riportati alla luce a Mont’e Prama

Archeologia della Sardegna. I resti di un altro guerriero riportati alla luce a Mont’e Prama
di Pierluigi Montalbano

Dopo i rilievi eseguiti con il georadar, gli archeologi hanno le idee più chiare sul territorio da scavare. In prossimità dello scavo Tronchetti lo staff della soprintendenza ha individuato, oltre due grandi betili in arenaria che si aggiungono agli altri 10 trovati negli anni Settanta, i resti del torso di un altro guerriero e ora potranno essere interpretate meglio le vicende legate a questo sito che ancora offre qualche dubbio agli studiosi. Occorre ricordare che fra i betili ritrovati nei primi scavi la soprintendenza ne ha catalogato anche tre in calcare.
Nella collinetta che ospitava il viale funerario con i resti di uomini,donne e bambini appartenenti alle elìte nuragiche del Sinis, continuano ad emergere nuovi dati archeologici.
Un piedistallo con i piedi e altri frammenti di una statua sono stati messi in luce dagli studiosi impegnati nello scavo. Il ritrovamento si aggiunge agli oltre 5300 frammenti che furono restaurati gli anni scorsi a Li Punti e che oggi sono ospitati nei musei di Cagliari e Cabras.
Ricordiamo ai lettori che la necropoli monumentalizzata di Mont’e Prama costituisce un unicum nel panorama sardo nuragico e offre interessanti possibilità di ricostruzione della storia della Sardegna antica. Le tombe sulle quali troneggiavano i giganti guerrieri sono di tre tipologie, tutte a pozzetto, un rito di sepoltura che sostituiva l’inumazione nelle tombe di giganti e nelle antichissime domus de janas. Altri pozzetti simili sono stati trovati ad Antas, nei pressi del tempio, e ciò ha suggerito agli archeologi che una nuova classe governante istituì un sistema sociale con regole innovative, nel periodo in cui i nuraghi non sono più costruiti e alcuni sono adibiti a templi. Le capanne delle riunioni, manifestazione tipica delle aristocrazie, si diffondono nell’isola, spesso nelle immediate vicinanze delle torri dalle quali sono recuperati i blocchi già pronti per l’edificazione delle nuove strutture. Dopo due secoli di “assemblee” qualcosa cambia, forse in conseguenza dell’influenza dei commercianti levantini e iberici che trasportano uomini e idee, oltre alle merci. Il sito di Mont’e Prama viene realizzato proprio in quel periodo, intorno al 750 a.C., in un momento in cui i potenti clan nuragici dell’oristanese amministrano i porti del Golfo, Tharros in primis, e l’integrazione con i fenici porta a un’evoluzione significativa delle tecniche di cottura dell’argilla e allo sfruttamento intensivo delle miniere. I giganti del Sinis sono una monumentalizzazione dedicata ai valorosi antenati e, proprio per questo, vengono sistemati lungo la via che collega il porto di Tharros con il maestoso nuraghe di San Vero Milis, S’Urachi, un bestione fortificato che probabilmente fu sede amministrativa dei capi clan nuragici di stanza nell’oristanese.
Attendiamo sviluppi dallo staff di archeologi e, intanto, li ringraziamo per la loro infaticabile opera di ricostruzione dei tasselli che compongono il puzzle del nostro passato millenario.


3 commenti:

  1. Qualche dubbio?? In base a cosa c'è la certezza che sia stato costruito nel 750 a.c.?? Le fonti ufficiali hanno già cominciato a ripudiare l'idea del santuario funerario stranamente da quando è circolata la voce che le datazioni c14 delle ossa hanno dato XI-X secolo a.c.! Non ancora sono state pubblicate, ma la cosa è sospetta, specie se chi comincia a prendere le distanze da quella teoria è uno dei quattro che hanno scritto il libro pubblicato appena 1 anno e mezzo fa. Le analisi chimico-fisico una dopo l'altra stanno smantellando le teorie aprioristiche propinate finora. Il cosidetto 'scaraboide' in osso si è rivelato uno scarabeo in steatite invetriata che si produceva in Egitto molto prima dell'8 sec. a.c. In questo articolo vedo molte certezze che proprio non esistono!

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  2. In ogni caso grazie per la notizia del ritrovamento di nuovi frammenti. Speriamo ce ne siano ancora altri!

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  3. Personalmente ho sempre espresso forti perplessità per l'attribuzione della cronologia del sito in base allo scarabeo, infatti nel mio studio non utilizzo questo elemento, anche perché è buona norma non affidarsi a singoli elementi. La datazione C14 delle ossa non data le statue, bensì gli scheletri. Al momento non possiamo sapere se la deposizione è primaria o secondaria, pertanto sarei molto cauto nelle retrodatazioni. La datazione al 750 a.C. circa la feci io stesso nel 2010 basandomi sulla tipologia di sepolture a fossa, sui modelli di nuraghi (che a mio parere precedono di qualche tempo le statue) e sullo stile geometrico delle sculture, comparandolo con quello coevo in Siria. Comunque...stiamo in attesa fiduciosi.

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