Gli Assiri,
di Pierluigi Montalbano
L’Assiria è un’antica regione della Mesopotamia che comprende l’alta valle del Tigri,
fino alle montagne dell’Armenia, e le valli del Grande e del Piccolo Zāb. Le
città più importanti, oltre alla capitale Assur, furono Kalkhu (oggi Nimrud), Ninive, Harran e Tirqa.
Le vicende assire vanno dal 2000 al 612 a.C. (data
della caduta di Ninive) e sono divise in tre periodi: fino al 1500 a.C. con
predominio politico babilonese e culturale sumero-accadico, uno fino al 1000
a.C. e uno fino al 612 a.C. Le fonti sono ricchissime, abbiamo liste di re,
dinastie, cronache delle campagne di guerra, iscrizioni e altri documenti,
soprattutto giuridici.
Occupata
anticamente dai Sumeri, nella seconda metà del III millennio l’Assiria fu
annessa da Sargon al suo impero, conservando tuttavia l’indipendenza da
Babilonia, che si accentuò agli inizi del II millennio a.C. con le dinastie
amorree. Successivamente compare lo Stato hurrita di Mitanni che la sottomise a partire dal 1500
a.C. Liberata da Assuruballit (1363-28) dalla soggezione a Mitanni, ebbe un
nuovo grande sovrano in Addu-Nirāri I (1305-1274), che ne ampliò i confini
verso Nord; il figlio Salmanassar I (1273-44), trasportò la capitale da Assur a
Kalkhu. Dopo di lui Tukulti-Ninurta I (1243-07) annesse Babilonia al suo
impero.
L’impero
assiro fu fondato da Tiglatpileser I (1112-1074), che spinse la sua conquista
fino al Mediterraneo a O e al Mar Nero a nord, consolidando a Sud l’occupazione
di Babilonia. Questi territori, perduti nei successivi decenni di anarchia,
furono riconquistati da Assurnasirpal II (883-59),
cui successe il figlio Salmanassar III (858-24), sotto il quale vi fu una
sollevazione dell’Assiria.; Shamshi-Adad V (823-10) riuscì a domarla solo in
parte, lasciando l’impero a Semiramide, reggente per il figlio. Tiglatpileser
III (745-27) riuscì a riportare l’Assiria a un periodo florido, seguito da
Sargon II (721-05), fondatore della dinastia dei Sargonidi, che lasciò al
figlio Sennacherib (704-681) un forte organismo statale. Le rivolte della
Palestina e dell’Elam,
sollecitate dagli Egiziani, furono domate dal sovrano che, vinta Babilonia,
fece della capitale Ninive lo splendido centro della sua potenza.
Il figlio
Asarhaddon (680-69) pacificò il paese e
iniziò la conquista del Basso Egitto, continuata dal successore Assurbanipal (668-29) che distrusse Tebe. Lo stesso
sovrano annientò la forte coalizione antiassira formatasi attorno a suo
fratello, regnante in Babilonia. Dopo la morte di Assurbanipal l’Assiria
decadde e nel 612 a.C. Ciassare occupò Ninive. Gli Assiri fuggiti a Ḥarrān
elessero re il fratello di Assurbanipal, Assuruballit II (612-10). L’Assiria,
occupata in parte dai Babilonesi e in parte dai Medi, cadde definitivamente in
mano di Ciro, alla fine della dinastia neo-babilonese. Costituì nell’Impero
persiano parte della IX satrapia e fu poi occupata da Alessandro Magno. Passata
ai Seleucidi, poi presa dai Parti, fu conquistata dall’imperatore romano
Traiano, che vi istituì l’effimera provincia di Assyria (116-17 d.C.), abbandonata già
all’inizio dell’impero di Adriano. L’Assiria tornò quindi a far parte del regno
partico, di cui seguì le sorti.
Ciò che rimane dei testi accadici in cuneiforme, su
tavolette o cilindri d’argilla o su vari oggetti di pietra o di metallo,
conferma la prevalente dipendenza culturale degli Assiri dalla cultura
sumerica: da questa comune origine traggono motivo le concordanze esistenti tra
Assiri e Babilonesi, per quel che riguarda miti religiosi o usanze culturali.
Nella biblioteca di Assurbanipal, la cui scoperta ha fornito il maggior numero
di testi assiri, si sono trovate, per esempio, redazioni assire dell’Enūma
elish, il poema della creazione, diverse solo perché al
posto di Marduk c’è Ashshū´r, e anche trascrizioni di testi già noti nella
versione babilonese, che quindi non è escluso provengano da un comune originale
sumerico. Lo stesso può dirsi per numerosi inni agli dei, per vari testi
rituali e per buona parte della letteratura augurale. Un prodotto originale
sono gli annali storici, che danno le descrizioni delle imprese dei re,
distribuendole di solito in campagne secondo i singoli anni. Di notevole
interesse sono i documenti giuridici (relativi per lo più al periodo
medio-assiro) e le lettere private o pubbliche. La religione politeistica, è
caratterizzata dalla relativa semplicità di figure mitiche: l’unica divinità ad
avere una fisionomia particolare e dominante è il dio Assur.
L’arte assira emerse negli ultimi secoli del II
millennio, accompagnando poi l’espansione politica e avendo il suo centro nelle
città di volta in volta capitali dell’impero (Assur, Kalkhu, Ninive, Dūr
Sharrukīn). Si distinguono tre periodi: il paleoassiro,
nel quale predomina l’imitazione delle opere degli artisti sumeri e accadi; il medioassiro,
che giunge al 1000 circa a.C.; il neoassiro,
fino alla caduta dell’impero. In quest’ultimo periodo, e soprattutto al tempo
di Assurbanipal, l’arte assira raggiunse l’apice della perfezione tecnica, in
particolare nei rilievi, come le lastre con scene di guerra e di caccia in
narrazione continua che ornavano le pareti dei palazzi regi. In questi,
specialmente quelli periferici (Tell Ahmar), sono state trovate tracce notevoli
anche di pittura murale, che affiancava e integrava iconograficamente il
rilievo. Per il resto gli edifici, le statue dei re e le opere dell’arte
cosiddetta minore non si distaccano in modo apprezzabile dalla tradizione
sumerica e babilonese. Aspetti autonomi significativi ha però la ricca
produzione di sigilli.
Immagini di www.images.treccani.it
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