Ricette antiche
di Generoso Urcioli
Il menù dell'Ultima Cena
Ha inizio con oggi un’indagine che sarà lunga e che avrà molti momenti di respiro e riflessione; la ricerca degli indizi non sarà semplice, l’elaborazione e l’interpretazione dei dati presenterà più di una difficoltà, ma, nonostante questo, si andrà avanti.
Scopo ultimo, come tutto il progetto di Archeoricette sarà quello di ricostruire delle ricette e nel caso specifico, mettere a tavola ( se di tavola si tratta) il menù consumato da Gesù e dai dodici apostoli. Un viaggio complicato ma affascinante!
La ricerca qui condotta sulla famosa Ultima Cena si fonda su alcune premesse fondamentali:
- Gesù, i suoi “Dodici”, i “Sette” e i “Fratelli” non si definirono mai cristiani (termine usato molti secoli dopo) ma si ritenevano ebrei a tutti gli effetti; forse pensavano di essere i veri ebrei e di aderire in modo diverso alla religione dei loro padri. Con ogni probabilità (posizione questa condivisa da uno dei massimi esperti di Storia delle religioni in Italia, nonché docente di Storia del Cristianesimo all’Università di Torino, Giovanni Filoramo) i seguaci del Cristo, in virtù dell’insegnamento del loro Rabbì, ritenevano che, per vivere appieno la vita religiosa, non fosse necessario l’osservanza di alcune regole levitiche sul cibo e sul sesso. La natura fisica lascia il posto a quella spirituale;
- numerosi sono gli episodi legati al cibo tramandati dagli evangelisti;
- all’Ultima Cena viene attribuito un valore simbolico molto alto e, come si desume dai Vangeli, viene svolta in un luogo segreto;
- il Cristianesimo, al netto delle astensioni, è l’unico monoteismo che non ha tabù alimentari;
(continuerà…)
Dolce di Ramesse
Visto che oggi è domenica, ci va un buon dolcetto: occasione giusta per presentare una prelibatezza egizia dal gusto faraonico.
Deve essere stato particolarmente goloso il faraone che si è fatto rappresentare, all’interno della sua sepoltura, tutte le fasi di preparazioni di quello che, senza dubbio, era e sarebbe stato il suo dolce preferito.
Il faraone in questione è Ramses III (1182 a.C. – 1151 a.C, uso la datazione di Gardiner per simpatia) sovrano di maggior spicco della XX dinastia. In suo onore, chiameremo il dolce “le golosità di Ramses”.
Ingredienti: semola di grano duro o farina di grano tenero integrale, formaggio di pecora o capra, strutto, miele o sciroppo di datteri, semi di papavero. Si impasta la farina (o la semola ammollata in acqua) con la medesima quantità di formaggio salato.
L’impasto deve essere fritto nello strutto bollente, ben colato e asciugato e, infine, cosparso di miele e semi di papavero. Le forme: piccole fritteline o addirittura frittelle a forma di spirale.
Al Museo Egizio di Torino è presente un meraviglioso papiro che racconta i processi svolti contro i cospiratori che tentarono di assassinare Ramses III, magari volevano impossessarsi della ricetta.
Gnocchi all'Ittita
Con il termine kārum si fa riferimento a un luogo organizzato legato allo scambio commerciale, una sorta di quartiere (non semplicemente un mercato) con case, magazzini e spazi finalizzati al commercio. I resti archeologici che meglio documentano un kārum sono quelli ritrovati nella cittadina anatolica di Kanish (odierna Kültepe), colonia di impianto mesopotamico che perse la sua autonomia con l’affermarsi della potenza ittita.
C’era una festività molto complessa che gli Ittiti celebravano in onore della dea sole di Arinna che si svolgeva in primavera (aveva una controparte autunnale per tutte le altre divinità di Hatti).
Dall’analisi di alcuni testi (dalle Ouline Tablets ai testi medio ittiti o di età imperiale avanzata), che riportano notizie su questa festa, compare nominato un pane realizzato con quello che noi chiamiamo “tritello” (ciò che si ottiene della molitura dei cereali con la rimacina dei semolini) accompagnato dal miele.
Il tritello compare anche in epoca romana come mola salsa che era preparata dalle Vestali in tre giorni particolari dell’anno sacrale (Lupercalie, Vestalie e Idi di Settembre) che veniva utilizzata per i sacrifici.
Ingredienti: 500 gr di farina bianca, 500 gr di tritello (integrale), acqua q.b., 1 cucchiaio di sale, aglio, olio.
Preparazione: mescolare insieme le due farine con un cucchiaio di sale e tanta acqua bollente fino a raggiungere un impasto morbido e realizzare dei piccoli cilindri. Mettere a bollire dell’acqua in una pentola, buttare gli “gnocchi” e scolarli quando vengono a galla. Nel frattempo soffriggere l’aglio, fare un passata nella padella da lasciare insaporire e servire con il miele sopra.
Fonte: www.archeoricette.com
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