Il nome del fiume Tirso
di Massimo Pittau
Tirso è il nome del principale fiume della Sardegna, nome che è stato ritrovato nella Geographia dello scienziato greco-alessandrino Claudio Tolomeo (III 3, 5) in epoca moderna da uomini di cultura sardi, con in testa G. F. Fara (Chorographia Sardiniae, passim, anni 1580-1589), mentre prima comunemente era chiamato riu de Aristanis «fiume di Oristano» e in quasi tutti i paesi rivieraschi è chiamato Riu Mannu «rivo grande». Il nome del fiume è detto Thyrsos da Tolomeo (Tyrsou potamoũ ekbolái «bocche del fiume Tirso») e Tyrsus (Caput Tyrsi «sorgente del Tirso») dall’Itinerarium Provinciarum Antonimi (81.1) ed è da connettere con l'appellativo greco thyrsos. Siccome questo è una variante di tyrsis «torre», è lecito dedurne che il fiume sardo traesse il suo nome da uno dei numerosi nuraghi che esistono tuttora nel Sinis, presso qualcuna delle sue foci.
L’appellativo tyrsis, tyrris, turris «torre» ci è arrivato scritto in veste greca e in quella latina, ma sia Dionigi di Alicarnasso (I, XXVI, 2) sia lo scrittore bizantino Tzetzes (Lycophr., Alex. 717)ci dicono che era un vocabolo etrusco. D’altronde l’etnico che ne è derivato Tyrsenói, Tyrrenói «Tirseni, Tirreni» era il vocabolo con cui unanimemente gli antichi Greci chiamavano gli Etruschi. E lo stesso etnico lat. Tusci ed Etrusci in realtà non è altro che lo svolgimento di Tyrsenói, Tyrrenói, ma con un differente suffisso,secondo la trafila Turs-ci, E-Trus-ci (DETR 419).
D’altra parte è un fatto che l’autorevole geografo e storico greco Strabone (V, 2, 7), parlando degli abitanti indigeni della Sardegna, dice esplicitamente che «erano Tirreni». Questa notizia trova una forte e chiara conferma nel significato dell’etnico Tyrsenói, Tyrrenói, che gli antichi e anche quasi tutti i linguisti moderni interpretano come «costruttori di torri». E questa era una denominazione che, in tutto il bacino del Mediterraneo antico, non si adattava a nessun altro popolo meglio che ai Nuragici, quelli che hanno costruito più di 6 mila “torri nuragiche”. Anzi in origine i veri e propri Tyrsenói, Tyrrenói erano appunto i Nuragici e solamente in seguito la denominazione passò anche agli Etruschi della Toscana e del Lazio settentrionale, in virtù della comune origine dei Protosardi e degli Etruschi dalla Lidia, in Asia Minore, e della loro stretta parentela.
Gli antichi autori greci chiamavano l’Etruria Tyrsenía, Tyrrenía (Erodoto, Platone, Aristotele e altri); però è un fatto che Stefano da Bisanzio chiama anche la Sardegna Tyrsenía quando, parlando delle Baleari o Gimnesie, le definisce «isole tirreniche» e «isole attorno alla Tirsenia» (perì ten Tyrsenían). In questo passo è evidente che la parola Tyrsenía adoperata da Stefano da Bisanzio si riferiva alla vicina Sardegna e nient’affatto alla lontana Toscana(cfr. M. Pittau, Storia dei Sardi Nuragici, Selargius, 2005, pag. 90).
Tutto ciò premesso, dico che questa antica denominazione greca della Sardegna viene confermata in maniera stringente, chiara e perfino stupefacente dal nome del paese dell’Ogliastra meridionale Tertenía, che io ho interpretato essere nient’altro che lo svolgimento dell’antico toponimo Tyrsenía, da intendersi come «città dei Tirseni o Tirreni», cioè «città dei costruttori dei nuraghi».
Ritornando al nostro fiume dico che l'idronimo Tirso non è affatto popolare in Sardegna, dato che - come ho detto – esso è semplicemente un raccatto moderno effettuato dagli uomini di cultura sardi. È invece popolare e originario a Bidonì e a Sorradile il nome con cui viene chiamato il fiume, Colocò, Cologò, il quale è quasi certamente protosardo o sardiano, come dimostra anche la caduta dell'accento sulla sua ultima vocale (LISPR 61);esso è probabilmente da connettere con l’altro idronimo su Gologone (Oliena) e quindi da connettere - non derivare - col lat. colare «passare, colare, filtrare» (sinora di origine incerta; DELL, DELI²). E se questa connessione è esatta, Colocò, Cologò significa «colatoio», «canale».
Mario Galasso:
RispondiEliminaA parte il rispetto per Massimo Pittau, grande vecchio della cultura sarda, la parola Tirso ricorda esattamante lo strumento attributo di Bacco, il tirso appunto, ed è da notare che lungo le sponde del fiiume cresce rigogliosa la vitis vinifera silvestris, l'uva selvatica.
tirso s. m. [dal gr. ϑύρσος «tirso bacchico», lat. thyrsus, che significa anche «stelo d’una pianta» (cfr. torso)]. –
Attributo di Diòniso, divinità dell’Olimpo greco (identificato con Bacco) e dei suoi seguaci, Satiri e Baccanti, consistente per lo più in un alto bastone nodoso e contorto – quasi un simbolo della vite – sormontato da un viluppo d’edera in forma di pigna; dal sommo dell’asta pende spesso una benda annodata, simbolo di consacrazione
A questo punto cosa pensare? che i thyrsenoi erano seguaci di Bacco oltre che costruttori di torri? la cosa diventa difficile, e non mi pare che sulla semplice somiglianza di una parola si possa dare una risposta univoca
scrive Rolando Berretta
RispondiEliminasignor Mario Galasso.. però... ha dimenticato:
τύρσις, -εως, ἡ [tyrsis] = TORRE (casa di pietra- fortificazione)
Massimo Pittau:
RispondiEliminaChe il nome del fiume Tirso potesse derivare dal «tirso«
(thyrsos) bastone di Bacco e delle Baccanti io l'avevo scritto
parecchie volte. Però di recente mi sono convinto che sia molto più
ovvio farlo derivare dall'omografo thyrsos, tyrsis, turrhis, turris
«torre», dato che la Sardegna è piena di "torri nuragiche".
Di certo i Nuragici veneravano il dio Bacco, come io ritengo di avere dimostrato in vari miei scritti. Questo dio pagano in età cristiana è stato assimilato con un san Bacco bizantino, dando luogo all'odierno Santu Bachis o Bachisiu.
Il Tirso di Dioniso è il simbolo della sua forza vitale, della sua potenza che istilla soprattutto nella vegetazione. Rappresenta il suo fallo. Da questo punto di vista, non è difficile pensarlo come nome di un fiume... anche in ragione della permanenza dei culti dionisiaci in terra Sarda. Ma a proposito di Tertenia... C'è Giovanni Semerano nel suo libro: “Il popolo che sconfisse la morte. Gli etruschi e la loro lingua” (bruno Mondadori, 2003); scrivendo del mese etrusco Traneus (luglio) e quindi della dea etrusca Turan (Venere, Ishtar), parla del termine assiro: “TURTENNU” cioè “il più alto dignitario dopo il re; è termine noto agli ebrei: tartan (“title of an Assyrian dignitary”, “general”). Pag.44.
RispondiEliminaA pag. 3 c’è anche un capitolo denominato: “I Tirreni e l’avventura dei Pelasgi”, nel quale, dimostrando la corrispondenza fra il significato dei tre termini: pelasgi, tirreni, rasena; puntualizza che il termine accadico turtennu: “Per assibilazione [non è un errore di scrittura! È la parola che si a…sibila!] della seconda –t- di turtennu risulta tursennu (Tυρσηνοί) più confacente al dialetto ionico."
Personalmente ipotizzo che il principale significato accadico di “più alto dignitario del re” (che ha probabilmente un qualche richiamo con il termine: Tiranni) si sia sovrapposto al (successivo?) comportamento caratteristico principale di queste genti e cioè “costruire torri”...
Lorenzo Toni
Ritrovo per caso solo oggi questo post.
RispondiEliminaDa anni il dr.Tonino Arcadu, attento ricercatore e buon enologo ne fa oggetto di studio ed ha anche prodotto nel suo stabilimento di Oliena un vino che non sarà certo al pari dei moderni vini ma è forte e asprigno.
Quindi perchè non collegare l'attributo di Bacco alla presenza della vite selvatica, fatto che può bene aver dato origine all'idronimo?
Ricevo oggi da un caro amico, il prof. emerito Piero Dolara (Università di Firenze) un duo lavoro sul vino e sulle modalità del consumo in antico, diluito in acqua (un quarto di vino su un litro d'acqua)e preparato al mattino per il simposio serale. Bene, il mio amico docente di chimica farmaceutica ha fatto una serie di ricerche ed esami accertando che "Using organic wine, we observed total growth inhibition of
Salmonella, P. aeruginosa and E. coli and growth suppression
of E. cloacae and S. aureus (Fig. 2, third column for each
strain)" e cioè che l'acqua inquinatada batteri di ogni genere viene depurata dal vino!
Mario Galasso