mercoledì 13 marzo 2013

Cos’è un nuraghe? 7 domande che agitano il mondo degli studiosi

Cos’è un nuraghe? 7 domande che agitano il mondo degli studiosi
di Pierluigi Montalbano


Intorno al terzo secolo del secondo millennio a.C., compaiono in Sardegna le torri nuragiche. Si tratta di edifici dotati di ambienti interni e con un ballatoio alla sommità, accessibile generalmente da una scala interna. Gli spazi interni sono ottenuti con la tecnica della falsa volta, sovrapponendo a secco conci più o meno sbozzati.
Nell’arco di poco più di mezzo millennio sono edificate circa 8000 strutture, comprendendo nuraghi a corridoio (privi di torri), torri singole, edifici con più torri e altri elementi. Con l’esclusione di poche eccezioni, le strutture complesse derivano dalla sedimentazione di attività costruttive successive.
Esaminiamo nel dettaglio alcune domande alle quali rispondiamo con i dati oggettivi provenienti dalle stratigrafie:
1) La comparsa delle torri corrisponde a una cesura nella successione degli orizzonti stratigrafici? Potremmo pensare all’arrivo d’importanti apporti culturali esterni?
No: si registra una graduale e certificabile evoluzione degli orizzonti precedenti;
2) L’edificazione avviene in un ristretto arco di tempo?
No: si assiste a un fenomeno di progressiva occupazione territoriale con un’attività edilizia distribuita su tutto il Bronzo Medio;
3) Il cessare dell’attività edilizia avvenuto intorno al X a.C. corrisponde a una cesura degli orizzonti stratigrafici, o all’arrivo di popolazioni straniere?
No: come per l’inizio dell’epoca delle torri, anche la sua conclusione è certificabile come una transizione priva di eventi catastrofici. Le strutture dotate di torri sono riconvertite al culto e altri usi.
Questi sono i dati certi di cui si dispone, assieme ad altri, ad esempio che non vi è alcuna indicazione ragionevole di attività cultuali nella fase edificatoria. Al contrario, ve ne sono di inoppugnabili per l’occupazione abitativa.
Riassumendo, le torri compaiono come espressione dell’evoluzione di una cultura, radicata da millenni su un territorio, che esprime nuove esigenze.

4) Perché i sardi costruirono tutte quelle torri?
Mi sembra verosimile che nessuno decise mai di costruire 8000 torri: nessuna tribù o capo o popolo decise di costruirne tante. È il fatto di vederle tutte assieme oggi, con la capacità e la possibilità di contarle e di avere di esse una visione globale, che inganna. È vero invece che l’evoluzione della società sarda produsse la necessità di realizzare torri, ma ciascuna di esse è l’esito di un’attività edificatoria singola, non di un piano globale riguardante il complesso delle torri.
5) Perché ci fu qualcuno che costruì la prima?
Poiché il dato stratigrafico non segnala l’arrivo di costruttori di torri (e non ci sono altre aree in cui si costruissero torri in precedenza) significa che ci fu un’evoluzione della società che portò a esigenze che furono soddisfatte con l’edificazione di una torre.
6) Perché le torri si diffusero?
La diffusione si spiega con la ovvia considerazione che tale esigenza doveva essere sentita in ampie aree dell’isola e la comparsa di una soluzione valida in un’area precisa, ossia la prima torre, suggerì ai vicini la medesima soluzione. Ciò che intendo suggerire, è che la necessità di una torre sia emersa da un mutamento sociale generalizzato in ampie aree della Sardegna.

7) Ci sono altri esempi di società che abbiano sentito questa necessità?
La risposta disarmante è che tutte le società umane hanno realizzato torri, in tutti i periodi e con qualunque organizzazione sociale, escluse le primitive società di cacciatori raccoglitori, prevalentemente nomadi. La torre accompagna, di fatto, la storia dell’uomo fin dal neolitico: dalla torre di Gerico ai campanili delle chiese, dai minareti alle Torri in acciaio e cristallo che oggi ammiriamo in tutto il pianeta.
Cosa volessero realizzare coloro che per primi edificarono una torre nuragica non lo sapremo mai. Il significato globale di una costruzione, anche la più semplice, è un fatto culturale profondo racchiuso nel concetto sociale dell’individuo, assimilabile solamente con una partecipazione totale alla società stessa. Tuttavia, disponiamo delle stratigrafie, della storia di altri popoli che edificarono torri e degli studi etnologici di popolazioni contemporanee alla civiltà nuragica.

Nelle immagini: Il Nuraghe Su Piscu. Suelli.

3 commenti:

  1. Gentile Prof. Montlbano, ho letto con una certa curiosità il suo articolo, in quanto le 7 domande che lei ha posto, sono le più frequenti che noi "pagani" ci poniamo. Ma leggendo le sue risposte, non sono rimasta soddisfatta. Non che cercassi la verità assoluta, cosa impossibile in questo campo. Lei afferma che i Nuraghi furono costruiti durante il bronzo medio, per cui parliamo di un lasso di tempo che va dal 1600 al 1300 a.c. circa. Cioè 300 anni. Afferma che era nata l'esigenza delle torri.
    Le esigenze non nascono dall'oggi al domani, dal nulla: l'uomo ha un'esigenza quando conosce qualcosa, quando l'ha vista, quando riscontra che quella data cosa può essere utile, o necessaria, alla sua vita. Se una cosa non esiste, non si è mai vista, non può esistere l'esigenza di quella cosa. Inoltre 300 anni li reputo un po' insufficienti per sperimentare, sbagliare, ed infine fare bene delle costruzioni megalitiche come i Nuraghi. Se gli 8.000 di cui lei parla sono stati tutti edificati in questo periodo, significa che ne vennero costruiti circa 26 all'anno, siano essi semplici o più o meno complessi. Inoltre, vorrei aggiungere che per poter edificare delle strutture così complesse (e non parlo del numero delle torri) c'era bisogno di una conoscenza delle leggi della fisica e dell'architettura non da poco e che non basta "vedere una cosa" per riuscire a copiarla nella sua complessità, ma c'è bisogno di uno scambio continuo di informazioni e conoscenze. Per cui ritengo, che la costruzione di queste torri non possa essere avvenuta "per caso" o per una esigenza nata da non si sa cosa; e non ritengo neanche che questi siano stati costruiti indipendentemente l'uno dall'altro nell'arco di quei fatidici 300 anni. Credo che gli studi in merito siano ancora allo stato embrionale e che, purtroppo, a tutt'oggi, non si ha idea di cosa siano queste costruzioni di cui tutta la nostra terra ne è piena. Mi auguro che questa materia, chiamiamola "Sardegnologia", in futuro abbia più attenzione da parte degli studiosi, che prendano atto del fatto che si tratta di costruzioni uniche al mondo, e che questa specificità sia studiata come merita. Giusy

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  2. Gentile sig. Montalbano, complimenti per questo articolo che parte dalla base, la ricerca archeologica. Guardando i nuraghi penso spesso alla storia di San Gimignano o le due torri di Bologna, oppure i piramidi di Egitto, e trovo interessante l'idea che l'uomo per competizione cerca di eguagliare e superare il vicino con costruzioni più grandiose e belle. Nella storia c'è sempre una sottile divisione tra il necessario (incluso il religioso) e il più bello, più grande e più impressionante. È solo un aspetto, perchè è da tenere in considerazione anche che i nuraghi sono una forma di costruzione, di architettura, che non necessariamente dice qualcosa sulla loro funzione. saluti Timbert

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  3. Cara Giusy, per esigenze di spazio ho ridotto all'osso le risposte, ma certamente sfondi una porta aperta (con me) quando affermi che dal concepimento alla completa evoluzione c'è voluto parecchio tempo. Io pongo il 2200 a.C. (cultura di Monte Claro) il primo stimolo ideologico all'edificazione di qualcosa di simile ai nuraghi. Quindi i secoli interessati al fenomeno aumentano notevolmente. Ho dovuto scrivere 3 libri per illustrare il processo avvenuto in Sardegna.

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