Archeologia. Si conferma la leggenda del Regno di Agamennone: tre spade danno ragione a Omero
A Micene ritrovate armi di 3.400 anni fa
una comunità situata sulle propaggini montane dell'Acaia orientale, da cui si controllavano il centro di Eghion, la pianura costiera e il mar di Corinto. Le scoperte di quest'anno si aggiungono a quella delle scorse campagne, quando l'indagine di un'altra tomba - la tomba 6, assai più ampia e profonda - ha portato alla luce ricchi corredi di ceramica e gioielli, nonché di un deposito di oggetti in bronzo che comprendeva una monumentale cuspide di lancia da parata, preliminarmente interpretata come dotazione di una figura particolare - un ufficiale, sovrintendente o governatore locale - legato all'autorità centrale di Micene. Lo scorso agosto gli archeologi hanno condotto inoltre indagini nell'antico villaggio individuato nel 2015 qualche centinaia di metri più a sud della necropoli. Fondato in età pre-micenea, verso l'inizio del II millennio a.C., l'abitato ebbe lunga durata. Quest'anno è stato riportato alla luce un imponente edificio con focolare centrale del tipo a "megaron", caratteristico dell'architettura micenea. All'indagine sul campo presso la Trapezà, il gruppo di ricerca dell'Ateneo di Udine è invitato a collaborare dal direttore del museo di Eghion, Andreas Vordos, nell'ambito di un ampio progetto del Servizio Archeologico greco per il Ministero greco della cultura nell'area archeologica dell'antica città di Rhypes. Le campagne avviate nel 2010 e concentrate dal 2012 sui contesti funerari - un nucleo di tombe a camera scavate nella sabbia coesa del substrato di un pendio collinare - sono supportate, oltre che dall'Ateneo di Udine, dal Ministero italiano degli Affari esteri e dall'Institute for Aegean Prehistory di Philadelphia.
Il sistema
politico-sociale ed economico dei regni micenei era rigidamente centralizzato e dunque certi beni
strategici come le armi avevano
circolazione controllata e accesso limitato. "Prodotte nelle officine centrali - spiega Elisabetta Borgna
- esse erano conservate nei magazzini
palaziali ed erano per lo più distribuite all'occorrenza agli uomini chiamati
alle armi o erano detenute da guerrieri e
ufficiali con ruoli specifici nell'ambito dell'amministrazione palatina. È dunque raro che durante la piena
età palaziale, ossia quando era più
efficiente e rigoroso il sistema di controllo dei palazzi, nelle tombe, e in particolare in
quelle appartenenti a necropoli
periferiche, venissero deposte delle armi; quando avveniva, queste ultime erano certamente incaricate di
esprimere indicazioni rilevanti sullo
status e sul ruolo dei defunti". L'individuazione, dunque, di un gruppo di
guerrieri micenei nella necropoli achea
in corso di indagine è un fatto molto significativo per la ricostruzione storica dei confini
politici del regno miceneo nella tarda
età del bronzo. "Questa presenza - evidenzia Borgna - sembra costituire una conferma a quanto
racconta Omero nel secondo libro
dell'Iliade, quando, nel celebre Catalogo delle Navi, quantifica la potenza
militare degli Achei impegnati nella spedizione a Troia elencando i comandanti e la provenienza dei
contingenti. Il poeta greco riferisce
che Agamennone in persona, re di Micene, avrebbe guidato da condottiero cento navi di
guerrieri, reclutati, oltre che nei
territori immediatamente circostanti al palazzo di Micene, in Argolide e Corinzia, anche nella periferica
Eghialia, ossia la porzione orientale
dell'Acaia intorno ad Eghion, sede di vari
insediamenti di cui più tardi ci avrebbe parlato Pausania". In
particolare, accennando a "coloro che abitavano intorno ad Eghion",
"le parole di Omero - conclude Borgna - fanno riferimento a comunità in grado di fornire risorse in termini di
seguito e forza militare per grandi iniziative come quella della leggendaria
guerra di Troia che il poeta si apprestava a celebrare. Le tracce ora rinvenute
di quei guerrieri micenei che nel vasto
Peloponneso servirono la potente
organizzazione militare dei palazzi rappresentano dunque forse il nucleo storico di una realtà trasposta in
leggenda ed evocata dal racconto
epico". Il "megaron", a pianta rettangolare regolare,
generalmente tripartito e con portico
antistante, era un modello planimetrico-strutturale caratteristico dell'architettura micenea, e
in particolare del nucleo dei palazzi in
cui si svolgeva la vita di corte, che ospitava la sala del trono. Era caratterizzato dalla presenza
di un grande focolare centrale, che,
interpretando il passaggio dall'autorità familiare in sede domestica a quella pubblica nella sede
cerimoniale e istituzionale,
rappresentava, in veste monumentale, il simbolo del potere miceneo. L'edificio con impianto a
"megaron" della Trapezà di Eghion -
risalente agli inizi della civiltà micenea (XVII secolo a.C.), e dunque precedente alla fondazione dei palazzi
- può essere confrontato con alcune strutture coeve, interpretate in altri
insediamenti come dimore di gruppi
emergenti a livello locale. Il focolare era costruito su imponenti fondazioni
in grosse pietre, era delimitato da grandi
ciottoli e allestito con un'articolata serie di stesure di ghiaia e ciottoli su cui poggiavano piastre di argilla
da cottura. "Una complessità - sottolinea Borgna - che sembra la premessa
del fiorente sviluppo dei secoli
successivi, così ben documentato dalla
necropoli. Le dinamiche di crescita, evoluzione ed estensione dell'abitato e il rapporto tra questo e la
vicina necropoli sono tra gli
affascinanti aspetti ancora da chiarire".
Fonte: Rai News
https://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/archeologia-scoperta-di-tre-spade-Regno-di-Agamennone-Omero-56441248-cf0f-481f-8e52-92010fee92ab.html?fbclid=IwAR2CLmz8j0GJE38rnl4upm3-L3iB4dHigFX8ZrS-H0WjE7QqmLjb7mtk6lc
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