giovedì 29 aprile 2021

Archeologia della Sardegna. Il Nuraghe Su Mulinu di Villanovafranca. Articolo di Pierluigi Montalbano.

 Archeologia della Sardegna. Il Nuraghe Su Mulinu di Villanovafranca

Articolo di Pierluigi Montalbano.

Il Nuraghe Su Mulinu sorge alla periferia di Villanovafranca sulla collina che domina la valle del Fiume Mannu, antica via che collega la fertile pianura del Campidano al giacimento di rame di Funtana Raminosa (Gadoni). Il monumento, attorno ai primi anni sessanta, fu indagato da Giovanni Lilliu che rilevò la contemporanea presenza di strutture architettoniche attribuibili a fasi del bronzo medio, definite da corridoi con soffitti a piattabanda, e del Bronzo Recente, con torri coperte con soffitto a tholos. Successivamente, tre campagne di scavo condotte negli anni Ottanta dall' archeologo Giovanni Ugas, ampliarono le conoscenze dell’intera struttura e rivelarono la presenza di un altare con vasca che

testimoniava la trasformazione del nuraghe in tempio. La frequentazione del villaggio che circonda il nuraghe iniziò intorno al 1500 a.C. e proseguì sino al VI-VII secolo d.C. L’assenza di manufatti punici arcaici evidenzierebbe come l’insediamento sia stato frequentato solo occasionalmente nel VII-VI secolo a.C., per poi essere abbandonato tra il V ed il IV secolo. a.C. Un consistente rinvenimento di monete e ceramica punica testimonia una nuova occupazione intorno al 300 a.C. Tratti murari ortogonali e notevoli quantità di reperti di cultura materiale documentano fasi romane ed alto medioevali, sino al Vi secolo d.C. quando l’isola diventò Bizantina. Ugas distingue tre fasi architettoniche: la prima inizia nel 1600 a.C. con la costruzione di un bastione dotato di antemurale a sviluppo radiale che evidenzia corridoi e celle con sezione tronco-ogivale; durante la seconda fase, intorno al 1350 a.C., sull’edificio si sovrapponeva un secondo bastione, trilobato e con profilo concavo-convesso, provvisto di ambienti a pianta ellittica. Nel bastione fu realizzata una nuova cinta antemurale munita di quattro torri raccordate da poderose mura ad andamento ondulato che racchiudevano un ampio cortile di circa 600 metri quadrati. 

La terza fase, intorno al 1100 a.C., vede un nuovo bastione e di una torre circolare (E), mentre la cinta antemurale esterna fu rinforzata con cortine rettilinee e con una nuova grande torre circolare provvista di finestre (F). E’ proprio in questa fase che compare una nuova tecnica costruttiva che, basata sull’utilizzo della fune, del compasso e di un sistema metrico lineare, permise di realizzare cortine murarie rettilinee e vani circolari. Nel 1988, lo scavo del vano E, localizzato nel livello inferiore del bastione, ha documentato un luogo di culto all’interno del nuraghe. Intorno al 900 a.C., in corrispondenza di un forte cambio sociale, politico e organizzativo della civiltà nuragica, che portò all’abbandono dei nuraghi a favore di nuove forme architettoniche, più funzionali alle nuove esigenze delle comunità, ad esempio gli edifici per le assemblee, e il passaggio dai rituali funerari nelle tombe di giganti a favore di sepolture singole in fosse terragne, il nuraghe Su Mulinu diventa un tempio, un luogo di culto. 



Straordinaria è la scoperta, all’interno del vano E, di un grande altare in arenaria provvisto di vasca che ripropone lo schema planimetrico e lo sviluppo in elevato del bastione del nuraghe. Evidenti tracce mostrano che le due facce a vista dell’altare erano coronate da oggetti in bronzo. L’altare vasca, posizionato all’interno del vano, nel VII a.C. testimonia la solennità dei riti sacri, celebrati con un’articolata liturgia che vedeva sacrifici animali, vegetali e l’offerta di oggetti votivi dedicati alla fertilità, nell’ambito delle attività agricolo-pastorali. Verosimilmente si svolgevano anche rituali iniziatici con la partecipazione di personaggi che passavano a nuovi ruoli all’interno della comunità. Questa incantevole struttura è internamente scavata a vasca e realizzata in arenaria tufacea in tre pezzi sovrapposti. Sulla sommità una conca era destinata alla raccolta dei liquidi impiegati nel rito che, attraverso una canaletta, venivano fatti scorrere all’interno della vasca. Tre else di spade, scolpite a rilievo (in origine 4), sostenevano lame in bronzo. Altri oggetti bronzei (pugnali e figurine antropomorfe), decoravano superiormente i due bordi dell’altare e, infine, un rilievo in forma di crescente lunare o di corna taurine venne realizzato frontalmente. La vasca non presenta foro di scarico dell’acqua e i due elementi sovrapposti che la compongono non sono sigillati. La celebrazione dei rituali avveniva in occasione di ben definite scadenze del calendario agrario, una delle quali era il solstizio d’estate (21 giugno). La fine dell’anno agrario imponeva, infatti, adeguate cerimonie di ringraziamento e gli indispensabili auspici per propiziare, dopo la crisi estiva, il buon esito del nuovo ciclo.

 

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