mercoledì 9 settembre 2020

Archeologia della Sardegna. La tomba di giganti di Pascaredda, a Calangianus. Articolo di Pierluigi Montalbano

Archeologia della Sardegna. La tomba di giganti di Pascaredda, a Calangianus.

Articolo di Pierluigi Montalbano

Il monumento appartiene alla tipologia delle sepolture a filari con stele centinata. Il corridoio funerario è rettangolare e absidato, costruito con blocchi di granito disposti su filari regolari. Lungo m 12,5, largo 1 m e alto 90 cm ha le pareti costruite alla base con lastre infisse a coltello dove poggiano filari di blocchi in leggero aggetto. Della copertura a piattabanda residuano oggi 12 lastroni. L’emiciclo dell'esedra, largo m 18,40, è costituito da ortostati – 10 nell'ala s. e 6 in quella d. – di altezza decrescente dal centro verso i lati. Le lastre presentano la superficie a vista ben rifinita. Al centro dell’esedra c’è una stele bilitica della quale, oggi, si conserva "in situ" soltanto la parte inferiore (altezza m 2,10). Il lastrone presenta la consueta cornice in rilievo e, al centro, il portello d'ingresso. La parte alta, centinata, è frammentata e sparsa nell’esedra. La tomba si trova nel ricco complesso nuragico di Monti di Deu, zona importante per la frequenza millenaria da

parte dell’uomo, date le favorevoli condizioni del paesaggio, dell’ambiente e la presenza di corsi d’acqua. Lo scavo del 1997 di Angela Antona ha raccolto manufatti di terracotta, forme ceramiche di uso quotidiano, rinvenuti frantumati, secondo le abitudini funerarie del periodo, assieme a resti di pasto. In alcuni frammenti si notano i segni del passaggio della stecca, bastoncello in legno, utilizzato per lisciare le parti superficiali; a volte è stato possibile notare anche i segni dei polpastrelli del vasaio impressi nel tentativo di livellare la forma. Gli impasti sono poco raffinati e realizzati con argille locali. Abbiamo tegami e teglie, impiegati per la cottura dei cibi; olle e vasi a collo utilizzati per conservare derrate alimentari, liquide e solide, e per il trasporto; scodelle, tazze e ciotole adoperati per conservare e consumare cibi e bevande, databili dal 1600 al 1200 a.C. In ogni cultura, il concetto di morte è importante. Non vi è popolo che non abbia un qualche tipo di culto legato all'esistenza che si spegne. La vita, ossia il nostro patrimonio di esperienze fisiche e spirituali, procede fino alla tappa finale, e questa contrapposizione tra il respirare e il cessare di respirare ci accompagna durante il nostro cammino. Gli antichi sardi davano valore a questo momento della vita tanto drammatico quanto celebrativo. Le Tombe dei Giganti ne sono una testimonianza. Le tombe di giganti presentano quasi sempre un'esedra, un semicerchio discendente che parte da una stele centrale maggiore, e che va a disegnare una piazzetta, una sorta di abbraccio verso la vita che se ne va. La stele centrale presenta una porticina, così piccola da non permettere l'ingresso, e che rappresenta un punto di congiunzione tra il mondo dei vivi e quello dei morti. Queste tombe costituivano una sorta di flusso continuo tra generazioni; un rapporto con gli avi che non terminava con la loro morte ma si evolveva. Molte persone infatti, avevano l'abitudine di dormire di fronte alle tombe nei momenti confusi della propria esistenza per trovare consiglio durante il sonno tramite la saggezza di chi non viveva più su questa terra. La morte era considerata un momento sacro. Il trapasso veniva celebrato con la costituzione di un luogo di culto in cui potersi recare per mantenere un continuum con l'aldilà. Queste strutture venivano costruite a diretto contatto con la terra, in uno stretto rapporto con la natura. A diretto contatto col suolo sarebbero state in grado da infondere ai corpi privi di vita, un'energia così forte da potergli permettere l'ascesa al cielo attraverso la forza della Madre Terra, e la stele centrale porterebbe al significato di "innalzare l'anima verso l'alto". La piazzetta di fronte alle tombe era il luogo per svolgere rituali che connettessero la vita con la morte. Viste dall'alto inoltre, queste strutture sembrano rimandare all'utero materno, richiamando il concetto di rinascita, come se la morte non costituisse una fine, un termine ultimo, bensì un'evoluzione, una trasformazione, la vita che si erge a qualcosa di superiore e di sacro.

1 commento:

  1. Cosa è accaduto nel sito di Pascaredda, vedendo la sua foto?

    https://it.wikipedia.org/wiki/File:Calangianus_-_Tomba_dei_giganti_di_Pascaredda_(16).JPG

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