mercoledì 13 maggio 2020

Archeologia della Sardegna. Akhet,segno liminale in Sardegna. Articolo di Uliana Schirru ©


Archeologia della Sardegna. Akhet,segno liminale in Sardegna
Articolo di Uliana Schirru ©
Immagini e testo sono di proprietà dell'autore. ©


Le attività costruttive protostoriche  in Sardegna  hanno segnato profondamente il territorio,lasciando tracce che ancora suscitano stupore e ammirazione.
I Nuraghi,grandi cattedrali legate al cielo,hanno dimostrato d'essere meravigliosi laboratori di interazione tra caratteristiche paesaggistiche ed eventi astronomici. Costruiti per eternizzare imponenti ierofanie,questi edifici accompagnano l'umanità sarda fin dalla sua protostoria. Narratori muti di un enigmatico mondo religioso,in quelle strutture si nasconde ancora l'impatto emotivo primordiale che principiò la necessità di un contatto intimo e misterico con la divinità.
Ma per quanto si scavi fra gli strati più profondi dei “relitti”,ancora non possiamo penetrare il significato profondo che ha animato il pensiero dei nostri antichi architetti.
L'architettura è per prima cosa un'opera,come ogni altra opera artistica esprime e manifesta
una serie di significati diversi che vanno dalle motivazioni funzionali al modo di fruirla,ma soprattutto all'espressione  di quella funzione mediante un sistema di comunicazione e di segni;organizza uno spazio fisico  per assolvere a determinate funzioni sociali e rappresenta il valore di quelle funzioni,il senso e l'importanza che essa riveste per l'individuo e per il gruppo sociale che dovrà usarle.
E' anche un'arte,che richiede un sistema di ideazione attraverso decodificazione di forme e immagini di una realtà che oltrepassa i limiti individuali umani per divenire qualcosa di sopra-umano,si avvale di “pietre parlanti” che “insegnano” attraverso un linguaggio universale,parte della storia rendendola leggibile,è cioè una forma di comunicazione visiva che trasmette immagini ai nostri sensi che vengono decodificati ed interpretati dal nostro sistema percettivo.
Mezzo primitivo,immediato,diretto, di comunicazione visiva,costituisce perciò un metalinguaggio ricco di simboli,iconografie, dove gli umani,nella loro magica ritualità religiosa del tempo hanno cercato di incorporare l'ordine cosmico. Rappresentazione simbolica,forma comunicativa appartenente a un proto-linguaggio mitico,quel “simbolo costruito” costituisce il mezzo per evocare l'intuizione di una funzione che sfugge al ragionamento attraverso una composizione grafica,ordine universale visibile che si esprime nella manifestazione dei ritmi ciclici,negli equilibri naturali,negli allineamenti astronomici.
Presente in quasi tutte le culture arcaiche ma anche in quello moderno,il linguaggio architettonico-simbolico appare quindi come archetipo del pensiero mitopoietico.
Gran parte di quel linguaggio muto e misterioso utilizzato negli edifici evoca immagini relative alla religione solare e alla rinascita cosmica. A questa tradizione non è sfuggita nemmeno la nostra cultura nuragica che durante l'evolversi della complicata storia e la diffusione di una vasta rete commerciale favorì e si avvalse della circolazione di ideologie presenti nel Mediterraneo nel periodo del Bronzo. All'interno di questa poliedrica ed intricata interazione fra i popoli uno dei “concetti” circolanti nel Mediterraneo è l'AKHET,glifo con significato ideografico legato alle credenze cosmologiche,segno geroglifico che compone l'orizzonte fra le montagne inquadranti il disco solare.
Ma non si può comprendere alcuna espressione architettonica(essenzialmente un'architettura sacra)senza conoscere l'importanza del sole.
Riconosciuto dagli antichi sacerdoti astronomi di tutte le culture come fonte di luce creatrice di vita ma anche come custode del tempo , i popoli antichi hanno spesso eretto e orientato i loro edifici religiosi verso il sole nascente ai solstizi oppure al sorgere o tramontare dell'astro all'equinozio.
In Egitto il sole divino legato all'antica concezione astronomica interpretava come un viaggio l'apparire e lo scomparire dell'astro all'orizzonte.
Secondo i sacerdoti-astronomi,infatti, nelle ore notturne il sole saliva sulla barca sacra e scendeva nel regno sotterraneo degli inferi,per uscire nuovamente nel cielo il mattino seguente,quelle ore notturne erano paragonate al soggiorno  delle anime dei morti nell'oltretomba,l'alba al loro risveglio in un'altra vita.
I templi e le piramidi  in Egitto erano orientati ai solstizi,anche se quelli più antichi rivelano conoscenze più sofisticate  rispetto a quelli posteriori poiché erano costruiti per osservare e venerare oltre che la nascita e il tramonto del sole ,anche le stelle e la luna(come pure parecchi polilobati in Sardegna),creando così una ritualità mista sole-luna -stelle.
Ma non è necessario  andare in Egitto per comprendere che anche i nostri antichi architetti colsero questa scintilla percettiva e ne fecero ampio uso nei nuraghi e nelle domus decorate e il concetto di tempo insieme al concetto di spazio fu per loro uno degli organizzatori cognitivi fondamentali entro il quale accomodare ogni interpretazione e descrizione degli avvenimenti del microcosmo.
Ma la vita dell'uomo moderno è purtroppo un brulichio di miti sedimentati,di ierofanie ripudiate,la dissacrazione dell'uomo contemporaneo ha alterato il contenuto della sua vita spirituale, non ha però spezzato le matrici della sua immaginazione .
Questo articolo si propone come un tentativo di interpretazione del simbolo AKHET,”messaggio visivo che i nostri antichi progenitori hanno trasmesso attraverso metafore:il sole al centro delle torri agli equinozi o ai solstizi.

Akhet.
Geroglifico associato alla morte,ma anche agli aspetti rigenerativi del “mondo di sotto”,strettamente connesso al viaggio notturno del sole e alla sua rinascita all'alba, è anche la porta d'ingresso al mondo degli inferi(nelle nostre domus decorate se ne trovano meravigliosi esempi),grembo del futuro che promette sempre la rinascita all'alba quando la divinità ri-emerge nei cieli.
Glifo iconografico usato come riferimento esplicito ai santuari con questi particolari architettonici,in sostanza l'intero complesso del tempio doveva essere un microcosmo del cosmo al tempo della ri-creazione del tumulo primordiale in cui la vita ha avuto inizio, se si fa caso i grandi polilobati come il Santu Antine,l'Arrubiu di Orroli,il Lugherras di Paulilatino,s'Uraki di Sanvero Milis e numerosi altri son stati costruiti su acquitrini o importanti corsi d'acqua per simulare con l'architettura l'emergere della collina dalle acque primordiali.
Nessuna regione del cosmo gioca sull'immaginazione come l'orizzonte,spazio  liminale per tante culture,in Egitto è il mondo di Akher,custode delle montagne dell'alba e del tramonto,i tradizionali punti d'accesso agli inferi. Cosmografia che cavalca realtà e mito,il segno geroglifico Akhet applicato in forme architettoniche  è evocato dai due elementi trapezoidali formanti il “pilone” d'ingresso,essi sono le due montagne tra le quali si manifesta la divinità. Allo stesso modo le torri e le cortine perimetrali di alcuni polilobati come Su Nuraxi,il Losa che mantiene ancora due conci di coronamento paragonabili alle corna di consacrazione minoiche,il nuraghe Baumendula,dove si evidenzia una ierofania agli equinozi fra le torri ,il nuraghe Genna Maria,il Lugherras possono iconograficamente e architettonicamente essere assimilabili ai piloni egizi. Due montagne stagliate ai confini del mondo che segnano il limite estremo della terra,fungono da “porta” per il sorgere e tramontare del sole,sostengono il cielo. Nei suoi pressi si trova la regione di tenebre,oltre essa si estende l'oceano cosmico. Ed è proprio nelle vicinanze  di queste montagne che sgorga l'acqua della vita o si trova l'albero della vita,dell'immortalità,esattamente l'iconografia architettonica presente nelle nostre migliori domus decorate.(I disegni allegati vogliono essere esplicativi del mio pensiero).
Questi stessi motivi iconografici verranno poi ripetuti nell'arte dei vasi piriformi dove troviamo plasmata la figura simbolo del nuraghe,la luna al centro nel beccuccio evidenziabile nel cortile lunato del Lugherras,le fasi solari nei cerchielli e le linee a zig-zag simboleggianti le acque primordiali.
Per gli Egizi la forma Akhet significava il luminoso orizzonte della montagna del cielo,in questo modo il pilone del tempio inquadrava e inquadra il luogo dell'epifania divina(ne è un valido esempio l'Akhet Kufu,studi di Giulio Magli).
Le due torri perimetrali dei nuraghi  Baumendula, Lugherras, Su Nuraxi ,Genna Maria e numerosi altri sono le montagne stesse del segno dell'orizzonte e formano la grafia monumentale del segno AKHET,metafora visiva architettonica delle due cime dell'orizzonte tra cui sorge o tramonta il sole.
Nel varco monumentale del pilone egizio si accedeva al sacro tempio cosi come si accede ai nostri monumenti,quel varco era uno degli elementi indispensabili attraverso il quale si accedeva al cortile,unico spazio(cortile lunato Lugherras) dove potevano accedere i fedeli durante le festività. Nato inizialmente solo con un pilone(nel tempio di Niuserra se ne intravvede ancora una parte),ne abbiamo un esempio nell'architettura della tomba del capo a Pranu Mutteddu.

Durante la diciottesima dinastia i piloni divennero due tra i quali inserirono il portale del tempio,cioè i due torrioni laterali col portale al centro rappresentavano l'orizzonte,fu allora che introdussero il concetto del viaggio del sole attraverso il Netheworld,specialmente nei testi funerari. Gli Egizi credevano che il sole sorgesse dalla montagna di Baku e tramontasse nella montagna di Manu,il percorso del dio del sole dall'akhet occidentale all'akhet orientale era infatti il suo viaggio attraverso il Netherworld,nel Duat dove doveva rianimare i morti dando il suo alito divino come vento al loro Bau(plurale di Ba,presente ancora nel termine Baumendula).
In Egitto le prime rappresentazioni iconografiche delle ambientazioni architettoniche per le divinità appartengono alle prime dinastie ed alcuni modelli dei santuari(naoi)son stati trovati sepolti intorno ai templi,esattamente come le rappresentazioni dei modellini di nuraghi,niente di meno che riproduzioni miniaturistiche dei templi nuragici. Durante la diciottesima dinastia questa complessa iconografia oltre alla funzione di alloggiamento della divinità,presentava anche narrazioni cosmogoniche e informazioni astronomiche e doveva essere vista come un sostegno al ciclo della rinascita.
Per quanto riguarda invece gli edifici cultuali minoici esistono anche notevoli contributi scientifici(Marinatos Nanno,Emile Banou)che testimoniano l'uso delle cosiddette “corna di consacrazione” dove il segno architettonico Akhet  viene interpretato come “dispositivo per la standardizzazione della posizione dei punti solstiziali o equinoziali”. Il segno Akhet a Creta è presente nei nuovi centri palazziali in posizione elevata e suggerisce l'impressione di una costruzione sontuosa appartenente ad un'élite dominante politicamente  sui territori circostanti,palazzi contrassegnati con simboli di “corna di consacrazione” e la doppia ascia,immagine delle celebrazioni del sole come divinità,rappresentazione di una cosmogonia minoica. La conoscenza astronomica era di fondamentale importanza per quei popoli,la marcatura delle stagioni attraverso l'osservazione dei corpi celesti permetteva sia di regolare il tempo e le date dei loro rituali e celebrazioni ,sia la padronanza delle rotte di navigazione.  I loro templi erano strumenti per misurare i movimenti del sole e luoghi di culto,i bordi delle corna rappresentavano i punti estremi del movimento solare annuale. Horns of consecration si trovano sopra gli ingressi importanti e suggeriscono il confine tra regno umano  e regno divino, venivano usati per marcare altari e santuari ed erano associati al sacrificio animale. Durante tutto il periodo della civiltà Minoica l'equinozio di primavera,indicatore del tempo per la navigazione,(il Baumendula si trova lungo il percorso dell'ossidiana in ottima posizione per l'osservazione del porto di Othoca)era contrassegnato dal passaggio del sole attraverso la costellazione del Toro,annuncio di primavera e periodo cerimoniale della Tauromachia.
Tale costellazione era riconosciuta come punto vernale, come  portatore del sole,il principale pilastro del cielo,punto fiduciario dell'intero sistema cosmico,il primo giorno del “grande anno”,dove la linea dell'equinozio segnava il punto di partenza dell'intero orologio cosmico.
Le nostre architetture sono frutto di una strategia costruttiva elettiva codificata nel funzionamento idealizzato delle macchine dell'universo,in cui tutte le parti si intrecciano come ingranaggi  perfettamente sincronizzati.
Possiamo permetterci ancora di fingere che tutto ciò non esista in Sardegna oppure sia frutto di coincidenze?


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