Archeologia
della Sardegna. Akhet,segno liminale in Sardegna
Articolo di
Uliana Schirru ©
Immagini e testo sono di proprietà dell'autore. ©
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Le attività
costruttive protostoriche in
Sardegna hanno segnato profondamente il
territorio,lasciando tracce che ancora suscitano stupore e ammirazione.
I Nuraghi,grandi
cattedrali legate al cielo,hanno dimostrato d'essere meravigliosi laboratori di
interazione tra caratteristiche paesaggistiche ed eventi astronomici. Costruiti
per eternizzare imponenti ierofanie,questi edifici accompagnano l'umanità sarda
fin dalla sua protostoria. Narratori muti di un enigmatico mondo religioso,in
quelle strutture si nasconde ancora l'impatto emotivo primordiale che principiò
la necessità di un contatto intimo e misterico con la divinità.
Ma per quanto
si scavi fra gli strati più profondi dei “relitti”,ancora non possiamo
penetrare il significato profondo che ha animato il pensiero dei nostri antichi
architetti.
L'architettura
è per prima cosa un'opera,come ogni altra opera artistica esprime e manifesta
una serie di significati diversi che vanno dalle motivazioni funzionali al modo
di fruirla,ma soprattutto all'espressione
di quella funzione mediante un sistema di comunicazione e di
segni;organizza uno spazio fisico per
assolvere a determinate funzioni sociali e rappresenta il valore di quelle
funzioni,il senso e l'importanza che essa riveste per l'individuo e per il
gruppo sociale che dovrà usarle.
E' anche
un'arte,che richiede un sistema di ideazione attraverso decodificazione di
forme e immagini di una realtà che oltrepassa i limiti individuali umani per
divenire qualcosa di sopra-umano,si avvale di “pietre parlanti” che “insegnano”
attraverso un linguaggio universale,parte della storia rendendola leggibile,è
cioè una forma di comunicazione visiva che trasmette immagini ai nostri sensi
che vengono decodificati ed interpretati dal nostro sistema percettivo.
Mezzo
primitivo,immediato,diretto, di comunicazione visiva,costituisce perciò un
metalinguaggio ricco di simboli,iconografie, dove gli umani,nella loro magica
ritualità religiosa del tempo hanno cercato di incorporare l'ordine cosmico.
Rappresentazione simbolica,forma comunicativa appartenente a un
proto-linguaggio mitico,quel “simbolo costruito” costituisce il mezzo per
evocare l'intuizione di una funzione che sfugge al ragionamento attraverso una
composizione grafica,ordine universale visibile che si esprime nella
manifestazione dei ritmi ciclici,negli equilibri naturali,negli allineamenti
astronomici.
Presente in
quasi tutte le culture arcaiche ma anche in quello moderno,il linguaggio
architettonico-simbolico appare quindi come archetipo del pensiero
mitopoietico.
Gran parte di
quel linguaggio muto e misterioso utilizzato negli edifici evoca immagini
relative alla religione solare e alla rinascita cosmica. A questa tradizione
non è sfuggita nemmeno la nostra cultura nuragica che durante l'evolversi della
complicata storia e la diffusione di una vasta rete commerciale favorì e si
avvalse della circolazione di ideologie presenti nel Mediterraneo nel periodo
del Bronzo. All'interno di questa poliedrica ed intricata interazione fra i
popoli uno dei “concetti” circolanti nel Mediterraneo è l'AKHET,glifo con
significato ideografico legato alle credenze cosmologiche,segno geroglifico che
compone l'orizzonte fra le montagne inquadranti il disco solare.
Ma non si può
comprendere alcuna espressione architettonica(essenzialmente un'architettura
sacra)senza conoscere l'importanza del sole.
Riconosciuto
dagli antichi sacerdoti astronomi di tutte le culture come fonte di luce
creatrice di vita ma anche come custode del tempo , i popoli antichi hanno
spesso eretto e orientato i loro edifici religiosi verso il sole nascente ai
solstizi oppure al sorgere o tramontare dell'astro all'equinozio.
In Egitto il
sole divino legato all'antica concezione astronomica interpretava come un
viaggio l'apparire e lo scomparire dell'astro all'orizzonte.
Secondo i
sacerdoti-astronomi,infatti, nelle ore notturne il sole saliva sulla barca
sacra e scendeva nel regno sotterraneo degli inferi,per uscire nuovamente nel
cielo il mattino seguente,quelle ore notturne erano paragonate al
soggiorno delle anime dei morti
nell'oltretomba,l'alba al loro risveglio in un'altra vita.
I templi e le
piramidi in Egitto erano orientati ai
solstizi,anche se quelli più antichi rivelano conoscenze più sofisticate rispetto a quelli posteriori poiché erano
costruiti per osservare e venerare oltre che la nascita e il tramonto del sole
,anche le stelle e la luna(come pure parecchi polilobati in Sardegna),creando
così una ritualità mista sole-luna -stelle.
Ma non è
necessario andare in Egitto per
comprendere che anche i nostri antichi architetti colsero questa scintilla
percettiva e ne fecero ampio uso nei nuraghi e nelle domus decorate e il
concetto di tempo insieme al concetto di spazio fu per loro uno degli
organizzatori cognitivi fondamentali entro il quale accomodare ogni
interpretazione e descrizione degli avvenimenti del microcosmo.
Ma la vita
dell'uomo moderno è purtroppo un brulichio di miti sedimentati,di ierofanie
ripudiate,la dissacrazione dell'uomo contemporaneo ha alterato il contenuto
della sua vita spirituale, non ha però spezzato le matrici della sua
immaginazione .
Questo
articolo si propone come un tentativo di interpretazione del simbolo
AKHET,”messaggio visivo che i nostri antichi progenitori hanno trasmesso
attraverso metafore:il sole al centro delle torri agli equinozi o ai solstizi.
Akhet.
Geroglifico
associato alla morte,ma anche agli aspetti rigenerativi del “mondo di sotto”,strettamente
connesso al viaggio notturno del sole e alla sua rinascita all'alba, è anche la
porta d'ingresso al mondo degli inferi(nelle nostre domus decorate se ne
trovano meravigliosi esempi),grembo del futuro che promette sempre la rinascita
all'alba quando la divinità ri-emerge nei cieli.
Glifo
iconografico usato come riferimento esplicito ai santuari con questi
particolari architettonici,in sostanza l'intero complesso del tempio doveva
essere un microcosmo del cosmo al tempo della ri-creazione del tumulo
primordiale in cui la vita ha avuto inizio, se si fa caso i grandi polilobati
come il Santu Antine,l'Arrubiu di Orroli,il Lugherras di Paulilatino,s'Uraki di
Sanvero Milis e numerosi altri son stati costruiti su acquitrini o importanti
corsi d'acqua per simulare con l'architettura l'emergere della collina dalle
acque primordiali.
Nessuna
regione del cosmo gioca sull'immaginazione come l'orizzonte,spazio liminale per tante culture,in Egitto è il
mondo di Akher,custode delle montagne dell'alba e del tramonto,i tradizionali
punti d'accesso agli inferi. Cosmografia che cavalca realtà e mito,il segno
geroglifico Akhet applicato in forme architettoniche è evocato dai due elementi trapezoidali
formanti il “pilone” d'ingresso,essi sono le due montagne tra le quali si
manifesta la divinità. Allo stesso modo le torri e le cortine perimetrali di
alcuni polilobati come Su Nuraxi,il Losa che mantiene ancora due conci di
coronamento paragonabili alle corna di consacrazione minoiche,il nuraghe
Baumendula,dove si evidenzia una ierofania agli equinozi fra le torri ,il
nuraghe Genna Maria,il Lugherras possono iconograficamente e
architettonicamente essere assimilabili ai piloni egizi. Due montagne stagliate
ai confini del mondo che segnano il limite estremo della terra,fungono da
“porta” per il sorgere e tramontare del sole,sostengono il cielo. Nei suoi
pressi si trova la regione di tenebre,oltre essa si estende l'oceano cosmico.
Ed è proprio nelle vicinanze di queste
montagne che sgorga l'acqua della vita o si trova l'albero della
vita,dell'immortalità,esattamente l'iconografia architettonica presente nelle
nostre migliori domus decorate.(I disegni allegati vogliono essere esplicativi
del mio pensiero).
Questi stessi
motivi iconografici verranno poi ripetuti nell'arte dei vasi piriformi dove
troviamo plasmata la figura simbolo del nuraghe,la luna al centro nel beccuccio
evidenziabile nel cortile lunato del Lugherras,le fasi solari nei cerchielli e
le linee a zig-zag simboleggianti le acque primordiali.
Per gli Egizi
la forma Akhet significava il luminoso orizzonte della montagna del cielo,in
questo modo il pilone del tempio inquadrava e inquadra il luogo dell'epifania
divina(ne è un valido esempio l'Akhet Kufu,studi di Giulio Magli).
Le due torri
perimetrali dei nuraghi Baumendula,
Lugherras, Su Nuraxi ,Genna Maria e numerosi altri sono le montagne stesse del
segno dell'orizzonte e formano la grafia monumentale del segno AKHET,metafora
visiva architettonica delle due cime dell'orizzonte tra cui sorge o tramonta il
sole.
Nel varco
monumentale del pilone egizio si accedeva al sacro tempio cosi come si accede
ai nostri monumenti,quel varco era uno degli elementi indispensabili attraverso
il quale si accedeva al cortile,unico spazio(cortile lunato Lugherras) dove
potevano accedere i fedeli durante le festività. Nato inizialmente solo con un
pilone(nel tempio di Niuserra se ne intravvede ancora una parte),ne abbiamo un
esempio nell'architettura della tomba del capo a Pranu Mutteddu.
Durante la
diciottesima dinastia i piloni divennero due tra i quali inserirono il portale
del tempio,cioè i due torrioni laterali col portale al centro rappresentavano
l'orizzonte,fu allora che introdussero il concetto del viaggio del sole
attraverso il Netheworld,specialmente nei testi funerari. Gli Egizi credevano
che il sole sorgesse dalla montagna di Baku e tramontasse nella montagna di
Manu,il percorso del dio del sole dall'akhet occidentale all'akhet orientale
era infatti il suo viaggio attraverso il Netherworld,nel Duat dove doveva
rianimare i morti dando il suo alito divino come vento al loro Bau(plurale di
Ba,presente ancora nel termine Baumendula).
In Egitto le
prime rappresentazioni iconografiche delle ambientazioni architettoniche per le
divinità appartengono alle prime dinastie ed alcuni modelli dei
santuari(naoi)son stati trovati sepolti intorno ai templi,esattamente come le
rappresentazioni dei modellini di nuraghi,niente di meno che riproduzioni
miniaturistiche dei templi nuragici. Durante la diciottesima dinastia questa
complessa iconografia oltre alla funzione di alloggiamento della
divinità,presentava anche narrazioni cosmogoniche e informazioni astronomiche e
doveva essere vista come un sostegno al ciclo della rinascita.
Per quanto
riguarda invece gli edifici cultuali minoici esistono anche notevoli contributi
scientifici(Marinatos Nanno,Emile Banou)che testimoniano l'uso delle cosiddette
“corna di consacrazione” dove il segno architettonico Akhet viene interpretato come “dispositivo per la standardizzazione
della posizione dei punti solstiziali o equinoziali”. Il segno Akhet a Creta è
presente nei nuovi centri palazziali in posizione elevata e suggerisce
l'impressione di una costruzione sontuosa appartenente ad un'élite dominante
politicamente sui territori
circostanti,palazzi contrassegnati con simboli di “corna di consacrazione” e la
doppia ascia,immagine delle celebrazioni del sole come
divinità,rappresentazione di una cosmogonia minoica. La conoscenza astronomica
era di fondamentale importanza per quei popoli,la marcatura delle stagioni
attraverso l'osservazione dei corpi celesti permetteva sia di regolare il tempo
e le date dei loro rituali e celebrazioni ,sia la padronanza delle rotte di
navigazione. I loro templi erano
strumenti per misurare i movimenti del sole e luoghi di culto,i bordi delle
corna rappresentavano i punti estremi del movimento solare annuale. Horns of
consecration si trovano sopra gli ingressi importanti e suggeriscono il confine
tra regno umano e regno divino, venivano
usati per marcare altari e santuari ed erano associati al sacrificio animale.
Durante tutto il periodo della civiltà Minoica l'equinozio di
primavera,indicatore del tempo per la navigazione,(il Baumendula si trova lungo
il percorso dell'ossidiana in ottima posizione per l'osservazione del porto di
Othoca)era contrassegnato dal passaggio del sole attraverso la costellazione
del Toro,annuncio di primavera e periodo cerimoniale della Tauromachia.
Tale
costellazione era riconosciuta come punto vernale, come portatore del sole,il principale pilastro del
cielo,punto fiduciario dell'intero sistema cosmico,il primo giorno del “grande
anno”,dove la linea dell'equinozio segnava il punto di partenza dell'intero
orologio cosmico.
Le nostre
architetture sono frutto di una strategia costruttiva elettiva codificata nel
funzionamento idealizzato delle macchine dell'universo,in cui tutte le parti si
intrecciano come ingranaggi
perfettamente sincronizzati.
Possiamo
permetterci ancora di fingere che tutto ciò non esista in Sardegna oppure sia
frutto di coincidenze?
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