Archeologia. Dalla Luna alla Dea Madre, l'altare rupestre di Santo Stefano a Oschiri.
Articolo di Antonio D’Agostino
Il
Patrimonio archeologico sardo ha, nella sua originalità, modelli architettonici
che si propongono a noi con la loro complessità ed enigmi propri, a prescindere
dal periodo storico o preistorico che lo determinano. Quando approfondisco una
serie di documentazioni, o esamino il mio lavoro davanti ad uno scavo
archeologico, applico costantemente la mia regola delle 4 R:
Rispetto,
Ricerca, Recupero, Riflessione.
Ritengo,
infatti, che l’approccio debba essere guidato, prima di tutto, da una posizione
di Rispetto, inteso come cautela verso una serie di elementi che attirano
l’attenzione, e ogni considerazione deve tenere in conto una certa sensibilità
e logica professionale. La curiosità è quella che stimola e spinge
la Ricerca,
perché si basa su un intento nobile che deve essere necessariamente coadiuvata
da elementi di riscontro databili o proponibili sulla base delle ipotesi. Il Recupero di dati o reperti è essenziale per
poter muoversi in uno spazio o tempo preciso e circoscritto. E infine la Riflessione
che è sempre necessaria, mantenendo come obiettivo l’onesta intellettuale. Forse
non tutti sanno che quest’anno 2020 è un anno particolare che ci darà un numero
di 13 Lune. Questo processo fisico si propone a noi ogni
2 anni e mezzo.
Come mai
questo dato, che può’ apparire futile, è inserito in questo testo?
Esaminiamo
le correlazioni. Nel corso della mia esposizione capirete che non è futile e
fuori tema, anzi, ha un senso rispetto ad una tesi che ora vi sottopongo e che,
mi risulta, non sia mai stata elaborata dagli studiosi che si sono cimentati
sulla querelle che esamineremo nel dettaglio. La mia onestà intellettuale mi
consente di affermare che questa riflessione nasce da una lettura attenta di
alcune pubblicazioni sul tema, e dalle quali ho attinto e sviluppato le mie
idee. Ripartiamo dall’evento lunare che si sta manifestando nel corso di questo
2020 e vi propongo alcune mie considerazioni di carattere scientifico. Qualche
giorno fa ho esaminato con attenzione una serie di foto che riguardavano un
sito archeologico unico in Sardegna, denominato l’altare rupestre di Santo
Stefano, in agro di Oschiri. Già nell’osservazione delle immagini si percepisce
una forza e uno spiritualismo palpabile, e aggiungo che anche se
sfortunatamente non ho avuto ancora l’occasione di ammirarlo dal vivo, ne
percepisco comunque tutta la sua bellezza e la sua complessità. Per non creare
confusione negli “addetti ai lavori”, vorrei precisare in premessa che il mio
unico intento è quello di sollecitare una certa curiosità.
Dalla
letteratura scientifica si evidenzia che il sito archeologico di Santo Stefano
di Oschiri è stato frequentato ed è stato oggetto di sovrapposizioni di culto
nel corso dei millenni, a cominciare dal Neolitico, a seguire nel periodo
bizantino, per arrivare sino ai giorni nostri, con la devozione a santo
Stefano, la cui chiesa eretta fra la fine del XV e gli inizi del XVI secolo,
che richiama all’agiotoponimo bizantino, è oggetto di culto ancora oggi. Queste
continue tracce di frequentazione e relative modifiche richiamano a una
evidente spiritualità, carica di simbolismi che nel tempo si diversificavano
nel sacro, prima coi riti pagani e poi con i riti cristiani, seguendo un
importante cerimoniale, a prescindere del periodo storico che si viveva.
Non
voglio soffermarmi sulla complessità del sito del quale già tanto è stato
scritto, ma desidero focalizzare la mia attenzione su un blocco assai
particolare localizzato in una parte limitrofa all’altare rupestre di Santo
Stefano. Mi riferisco al blocco monolitico delle 13 coppelle con una più
importante circonferenza nella parte centrale. Questo manufatto archeologico ha
destato in me più di una curiosità.
Come
dicevo in precedenza, molte pubblicazioni scientifiche e divulgative hanno trattato
questo argomento. Mi sono soffermato in particolare su quanto è riportato nel
sito “Nurnet” che avanza e propone delle ipotesi sulla base di loro
considerazioni e analisi (che mi trovano in sintonia). Il mio pensiero è che quando
ci confrontiamo con dei reperti o dei fenomeni, è normale e più logico cercare
delle ragioni concrete e pratiche, anche se a volte sono condizionate
necessariamente da un aspetto mistico o spirituale. Questo tipo di monoblocco a
coppelle, si presta ad una serie d’interpretazioni, che spesso procedono in
maniera coerente con il periodo storico trattato. E’ indubbio che questo
elemento nasce con un intento ben preciso e continua ad essere utilizzato anche
in altri periodi, forse cambiandone il simbolismo e il messaggio iniziale della
sua «funzione» e ne conserva, nonostante tutto, una coerenza spirituale che lo
contraddistingue dal resto del compendio archeologico.
Come
spiega bene Marco Chilosi, per “Rock art” (=arte rupestre) s’intende
l’insieme di opere d’arte preistoriche ottenute mediante incisioni (petroglifi)
di diversa tipologia e complessità, presenti su rocce naturali, massi erratici,
ipogei. Le opere più antiche e diffuse in ogni parte del mondo sono le «coppelle»,
ossia delle incisioni semisferiche o cilindriche di dimensioni variabili (da
pochi millimetri a diversi centimetri) disposte prevalentemente in posizione
orizzontale, meno di frequente verticalmente. Sono state rilevate dal
Paleolitico fino ad età storica in ogni parte del mondo, ma con frequenza
variabile nel tempo e nello spazio. Il
significato di queste opere, spiega il Chilosi, è stato oggetto di numerosi
studi ed interpretazioni che variano da ipotesi scientificamente plausibili ad
interpretazioni opinabili, fantastiche o fantascientifiche. La maggior frequenza è documentata nel
Neolitico, con estensione fino ad età storiche (Etruria, Roma). In Europa e in
Sardegna, sono numerosi i reperti di massi “coppellati”, oggetto di numerosi
studi e teorie.
Faccio
un rapido excursus sui diversi periodi archeologici così da definire
compiutamente il quadro cronologico e come, ad esempio in questo sito,
l’utilizzo perduri nel corso dei millenni:
Periodi
preistorici che vanno dal "Neolitico" (suddiviso in antico, medio e
finale - 5750 a.C. - 3250 a.C.) all'Eneolitico (suddiviso in iniziale, evoluto
e finale - 3250 a.C. - 2000 a.C.), al Bronzo (suddiviso in antico, medio I,
medio II, recente e finale - 2000 a.C. - 900 a.C.) fino a giungere al Ferro (suddiviso in Primo ferro e Secondo
ferro - 900 a.C. - 250 a.C.).
Periodi
storici: Periodo Bizantino (460-1000 d.C. circa)
Del
periodo bizantino abbiamo rarissime testimonianze di arte rupestre nell'isola.
In genere sono grotte naturali e ipogei scavati nella roccia riferibili all'età
preistorica e riutilizzati. Uno di questi esempi è l'altare rupestre di Santo
Stefano.
Ma cosa
rappresentano le coppelle?
Uno dei
maggiori esperti di questa tipologia di reperti è Robert G. Bednarik,
ricercatore di origini austriache che opera prevalentemente in Australia. Riportiamo
una sintesi dell’elenco completo delle tipologie e delle interpretazioni delle
«coppelle» da lui proposte che sono allo stato attuale ben undici:
1)
legate a culti e rituali magici: componenti di altari per pratiche sciamaniche,
rituali di fertilità;
2)
Contenitori per la preparazione di sostanze: Tinture, medicine, condimenti;
3)
Strumenti per calcoli o registri: Misurazione del tempo, calendari, ricordo di
eventi importanti, contratti o giuramenti, registri per allevamenti;
4)
Elementi religiosi: contenitori per acque sacre, fonti di polvere minerale per
amuleti o talismani, uso in contesti funerari;
5)
Schemi astronomici: Costellazioni, sole, luna;
6)
Schemi topografici: Mappe preistoriche (sorgenti, fiumi, miniere);
7)
Giochi: (Africa, Medioriente), “mancala”, “mangura”;
8)
Simboli sconosciuti: Cabalistici, scrittura;
9)
Recipienti per offerte: Offerte a divinità o sacerdoti, alle anime di
trapassati, elfi, spiriti, per depositare suppliche, per salvaguardia di
colture contro gli stormi di uccelli, offerte di cibo nei santuari, depositi di
preziosi o monete;
10)
Simbolismi specifici: rappresentazioni sessuali, ricordi di visite a
particolari luoghi;
11)
Altre interpretazioni strumentali: mortai, recessi per cardini o pali
verticali, recessi per raccogliere cibo o sale per animali, lampade,
contenitori di olio per illuminare percorsi, per segnali di fumo o fuoco.
Il masso a coppelle
adiacente all’altare di Oschiri in Sardegna
Questo
monumento, considerato da alcuni studiosi come “meridiana” secondo il mio parere
potrebbe rappresentare un calendario lunare di notevole fattura. Sulla
superficie superiore, inclinata, sono presenti 12 coppelle regolarmente
distribuite attorno ad una grande coppella centrale, con una piccola coppella
(la tredicesima) esterna.
La mia
ipotesi: che rappresenti i mesi lunari con la tredicesima luna posta
esternamente?
Ogni due
anni e mezzo circa si osserva un plenilunio in più (blue moon, la “tredicesima
luna”), simbolicamente al centro di riti magici, sciamanici, o “pagani”,
sopravvissuti in qualche modo fino ai tempi odierni, magari in modo
paradossale.
Per
numero di elementi (12+1) e per distribuzione delle coppelle, il masso di
Oschiri ha analogie con il cosiddetto orologio astronomico di Libarna (I
secolo, rinvenuto a Libarna, antica città romana, Serravalle Scrivia –
Alessandria), conservato al Museo Archeologico Ligure di Genova e utilizzato
per determinare il nord celeste e calcolare le lunazioni (vedi figura
sottostante). Il disco comprende su una faccia 13 lunette, l’altra 4 settori
circolari che rappresentano le stagioni a cui sono legate tre lunazioni e
quattro anni solari che, con il quinto della faccia opposta, rappresentano i
cinque anni del calendario di Coligny. Il Sole e la Luna con i loro movimenti
ciclici furono fondamentali dal punto di vista della divisione del tempo e
dello sviluppo del calendario.
È infine
da sottolineare come questa interpretazione del masso come “calendario” lunare
(ovviamente molto più “arretrato rispetto al disco di Libarna) non è
necessariamente “funzionale”, ma potrebbe avere connotati simbolici da
collegare al misterioso significato dell’adiacente e magnifico “altare” di
Oschiri in cui le numerose figure sembrano riportare riferimenti
religioso/simbolici di fertilità. Quando rileggo queste ipotesi interessanti,
ho come l’impressione che il monoblocco a coppelle di Oschiri, sposa bene a mio
avviso alcuni punti legati al simbolismo proposto precedentemente. A mio giudizio
la proposta di calendario lunare è forse la più attendibile, per diversi
aspetti. Ciò non esclude però che altre utilizzazioni non vengano a
intrecciarsi successivamente rispetto all'intenzione originaria di questo
monoblocco. In effetti, se potessimo vivere in un contesto neolitico, è
indubbio che gli eventi naturali influiscano su scelte primordiali legate alle
credenze della vita, legati sia alla cultura che ad eventi più spirituali e
votivi. Ancora oggi l’importanza dell’effetto «lunare» entra a tutti gli
effetti nelle scelte legate alla nostra vita quotidiana. La misurazione del
tempo mediante “calendari” era (ed è) di fondamentale importanza, legata
sicuramente alla programmazione e gestione delle attività agricole, anche se si
ipotizza l’uso già in una società di cacciatori-raccoglitori. Mi piacerebbe
pensare che la conoscenza del numero di lune nel corso di un anno, facevano
parte integrante del «sapere» anche nel Neolitico, come sembrano dimostrare
altri reperti ritrovati in altre parti del mondo. Se andiamo a vedere anche nel
sito di Oschiri sicuramente occupato nel Neolitico la 13a luna «blue
moon» come mostra la foto è fuori dalla circonferenza, come a segnalare che
non fa parte di un processo annuale, ma si manifesta in un momento particolare.
Questo dettaglio per me ha una valenza importante che testimonia la conoscenza
di questo fenomeno. Ne deduco che questo aspetto assume una valenza rilevante,
tanto da proporla come ipotesi più probabile. Allo stesso tempo non è da escludere
che un rituale spirituale si svolgeva, probabilmente con una «statuina» o
talismano simbolico collocato nella sede centrale del monoblocco come per
confermare una carica forte della
propria spiritualità . Non trovo assurdo neanche pensare che durante questo
«cerimoniale» le coppelle fossero anche contenitori per acque sacre o anche
offerte di cibo come riscontrato in certi santuari e perché no pensare che
forse queste coppelle contenessero anche oli essenziali legati all’inumazione. Queste pratiche probabilmente sciamaniche,
avevano un aspetto importante nella realtà sociale di questo periodo. E’ noto
ancora oggi che il momento della Luna Piena è il momento durante il quale si
raccoglie ciò che si è seminato durante la Luna Nuova: se abbiamo agito
positivamente e seminato durante la Luna Nuova, nella fase della Luna piena
raccoglieremo i primi frutti. Possiamo considerare questa fase come una
ricompensa ed abbiamo la certezza che dopo questo lasso di tempo ci porterà al
successo del raccolto. La mia convinzione è che questo processo era già attivo
nel Neolitico e che la Divinità era in quel momento il fulcro della coesione
spirituale. Bisogna anche ricordare che anche oggi alcuni detti popolari più
recenti ci propongono nel corso di un anno lunare ancora dei messaggi
importanti rispetto al numero delle lune piene, mese per mese.
Ne
citiamo i nomi ed il loro significato.
LUNA
PIENA di Gennaio…. « Luna di Lupo »
indice di Protezione
LUNA
PIENA di Febbraio…. « Luna di Tempesta
» indice di Purificazione
LUNA
PIENA di Marzo…. « Luna di Casta »
indice di Fertilità
LUNA
PIENA di Aprile…. « Luna di Semina
» indice di Crescita
LUNA
PIENA di Maggio…. « Luna di Lepre »
indice di Amore
LUNA
PIENA di Giugno…. « Luna degli
innamorati» indice di Forza
LUNA
PIENA di Luglio…. « Luna dei Prati»
indice di Prosperità
LUNA
PIENA di Agosto…. « Luna delle Erbe »
indice d’Abbondanza
LUNA
PIENA di Settembre... « Luna della Raccolta
» indice d’Abbondanza
LUNA
PIENA di ottobre…. « Luna di Sangue »
indice d’Introspezione
LUNA
PIENA di Novembre…«Luna di Nev» indice di Ricchezza
LUNA
PIENA di Dicembre….« Luna di Quercia » indice di Guarigione
Vorrei
aggiungere che vari autori del neopaganesimo sostengono che durante l'epoca
preistorica in cui vigeva il «matriarcato» vi sia stata un'originaria Dea
legata alla Luna; questa avrebbe costituito la base di una tal correlazione per
tutte le religioni successive, chissà?
Occorre
segnalare che la Grande Madre o anche «Grande Dea» è una divinità femminile
primordiale che si concretizza in forme molto diverse in una vasta gamma di
culture, civiltà' e popolazioni in varie aree del mondo, coinvolgendo quindi la
civiltà di «cacciatori-raccoglitori» e questo si constata sia nel Paleolitico
che nel Neolitico, interessando civiltà già incentrate sull'agricoltura e
l'allevamento del bestiame. La Grande madre si incarna non soltanto in figure
di dee concrete con le loro corrispondenti mitologie, ma anche in una vasta
gamma di simboli che coinvolgono sia il mondo animale sia gli oggetti
inanimati.
È dunque
inequivocabile che anche in Sardegna in sintonia con quanto avviene nell'Europa
e nel vicino Oriente il culto della Dea Madre ' è stato riscontrato in vari
siti ed affonda le sue radici fin dal Paleolitico.
Tuttavia,
tengo a precisare che la maggior parte degli idoletti rinvenuti in svariati
siti sono reperti privi di contesto stratigrafico. Sono forse, anche
simbolicamente, legati ad un rito particolare, a dimostrare che l'aspetto
«sacrale» ha l'esigenza di perdurare nel corso dei millenni? Per coerenza
scientifica è necessario evidenziare però che queste statuine appartenenti alla
cosiddetta Sardegna preistorica sono in netta prevalenza femminili (94,7%).
Sono per la maggior parte di sicura destinazione funeraria o comunque legata
alla sfera del sacro. Appartengono forse a tombe poste ai margini dell'abitato?
È tutto ancora nel campo delle ipotesi. In conclusione credo che l'altare di
Oschiri rappresenti un luogo sacro che porta con se dei messaggi profondi
legati ad ogni epoca in cui è stato frequentato. Il blocco monolitico a
coppelle trova il proprio simbolismo sempre in correlazione al periodo, o
epoca, di utilizzo. Per questo motivo auspico che la curiosità dei lettori di
questo articolo spinga loro a constatare (o meno) se la notte del prossimo 31
di ottobre, ovvero la notte della «Luna Blu» in quest' anno delle 13 Lune, si
verifichi una concreta congiunzione tra il monoblocco a coppelle di Santo
Stefano e la Luna, accertando così' una correlazione.
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