martedì 3 marzo 2020

Archeologia. Adolf Erman e gli Shardana. Articolo di Gustavo Bernardino


Archeologia. Adolf Erman e gli Shardana
Articolo di Gustavo Bernardino


A coloro che hanno ancora dubbi sulle vicende degli Shardana e sulla loro origine sarda, consiglio la lettura di un libro dal titolo “Il mondo del Nilo: civiltà e religione dell'antico Egitto” che Adolf Erman scrisse nel 1905. In Italia il volume edito da Laterza nel 1950 è stato tradotto da Gualtiero Frangini e si può acquistare online. Adolf Erman (1854-1937) è stato il più prestigioso egittologo tedesco, autore di numerosi trattati e studi accademici che gli valsero alte onorificenze. Tra le sue opere ha un particolare valore il “Wörtebuch” dizionario della lingua egizia.
Nel “Il mondo del Nilo” l'autore tedesco riesce a dare una immagine complessiva della gloriosa civiltà egizia, conducendo il lettore attraverso 28 capitoli e 264 pagine lungo un percorso che consente di prendere cognizione della complessa società nilotica e delle varie componenti che ne costituivano l'architettura.
Ai fini di questo lavoro però sono significativi alcuni passaggi che propongo al lettore con la speranza di
convincere anche i più ostinati negazionisti.

La prima citazione dei guerrieri Shardana la troviamo a pag. 192 del capitolo XXII che tratta della vita di Ramesse II dove viene detto:” Tuttavia la fama di Ramesse II non riposa soltanto su queste imprese pacifiche: egli fu anche grande generale, ed ancora oggi ce lo testimoniano i bassorilievi dei templi, i quali, insieme alle loro iscrizioni, ci forniscono anche dati preziosi sulla scienza bellica del Nuovo impero. Il grande esercito che Ramesse II usò nella campagna in Siria era composto di quattro “divisioni”, contrassegnate ciascuna dal nome di uno dei quattro Dei più importanti, Ammone, Rieh, Ptah e Sutekh. Come truppe ausiliarie figurano degli uomini il cui nome cananeo di “Nearuna” (=giovani) li indica con sicurezza come provenienti dalla Palestina. Ancor più interessante, anche per  le acconciature e l'armamento, ci appare il gruppo degli “Shardana”; armati di lancia, di pugnale, di scudo rotondo e di elmi ornati di una mezza luna, questi uomini non provenivano dall'Egitto né dall'Asia, ma dalla Sardegna ed erano i “guerrieri del grande mare del Nord” che Ramesse aveva fatto prigionieri quando, con altre popolazioni piratesche avevano fatto una incursione sulle coste egiziane, ed aveva poi obbligato a combattere col suo esercito.
In questo passaggio è curioso constatare come lo studioso tedesco nella descrizione del guerriero Shardana abbia rilevato e considerato ornato di mezza luna il copricapo, definizione che appare strana per noi sardi abituati ad una diversa e più realistica interpretazione dell'elmo con le corna derivante dal gran numero di bronzetti esposti nei vari musei del territorio isolano. Può essere che Erman si sia lasciato influenzare dalle immagini dei guerrieri sardi scolpite nei templi egizi dove effettivamente si può cadere nell'equivoco e considerare le corna sull'elmo come mezza luna.

La seconda menzione la troviamo nella successiva pag. 199 dello stesso capitolo XXII in cui si tratta del regno egizio sotto la conduzione del figlio di Ramses II Mer-en-Ptah. :” Il regno di Mer-en-Ptah è tuttavia famoso non solo per queste guerre contro Israeliti e Palestinesi, ma a questo sovrano si deve ascrivere una gloria molto maggiore, quella di aver liberato il suo Stato da un grave pericolo che lo minacciava: le tribù libiche dell'Ovest del Delta erano state, fin da tempi preistorici, un pericoloso vicino, sempre pronto a compiere scorrerie nelle pianure egiziane. Fu durante il regno di Mer-en-Ptah che fra queste tribù irrequiete sorse di nuovo la scintilla della guerra: ma esse non si contentarono di compiere razzie, poiché il loro Re, Muroajo, si apprestava a lanciarsi in una vera e propria spedizione militare. Per questo scopo, il re libico si era assicurata la partecipazione di numerosi alleati, scelti fra i popoli pirateschi che infestavano le coste del Mediterraneo, popoli che, dai loro nomi di Arkaiwasha, Tursha, Shakalusha, Shardana, sono stati identificati con  Achei, Tirreni, Siculi e Sardi. L'esercito che minacciava l'Egitto era quindi numeroso ed agguerrito, e già la città di Memfi era direttamente minacciata. Ma Ptah, dio protettore della città, apparì in sogno al re, rianimandolo, promettendogli la vittoria e offrendogli la spada regale. In realtà in solo 14 giorni Mer-en-Ptah riuscì a raccogliere un esercito, e a guidarlo contro gli invasori. La battaglia durò sei ore, e si risolse in una spaventosa carneficina. Ecco i dettagli riportati dagli annali egiziani: 6200 libici e 2370 soldati dei “popoli del mare” uccisi, e 9376 fatti prigionieri, fra cui i figli e le spose del Re di Libia; un abbondantissimo bottino di bestiame, di armi e di vasellame prezioso.
La terza ed ultima citazione di un coinvolgimento di soldati Shardana la troviamo a pag. 221 in un brano del XXIV capitolo che tratta di “Scuole e lettere durante il nuovo Impero”. In questo contesto l'autore propone il testo di una lettera scritta da un tal Hori, addetto alle scuderie reali di Ramses II che aveva anche ottenuto il suo diploma nell'arte dello scrivere e risponde a delle accuse a lui mosse da un tal Amen-en-ope uno scriba degli ordini del Re addetto all'esercito. 

Tralascio per ragioni di opportunità di riportare il contenuto della lettera che precede la citazione che riguarda gli Shardana e che tra l'altro è assai lungo e cito solo la parte che ci riguarda:” Hori ebbe dunque una buona occasione di gettare il ridicolo  sul suo avversario. Ecco come egli si rivolge ironicamente al povero Amen-en-ope:”... O fiaccola che illumina l'esercito nell'oscurità! Ecco tu sei inviato in Palestina alla testa di un valoroso esercito, per sedare una rivolta di Nearuma. L'armata che tu comandi conta 1900 ”Uomini”, 520 Shardana, 1600 Kehek, 100 Mashawasha, 880 Negri: in tutto cinquemila uomini. Il numero dei tuoi uomini è troppo grande per te, la quantità delle vettovaglie troppo piccola per loro. Le provvigioni sono pronte nel campo, l'esercito è pronto ed armato. Non ti resta che da far le razioni e da distribuire a ciascuno quanto gli spetta...”
Quanto fino ad ora riportato dimostra che il rapporto tra l'élite egizia e le milizie Shardana era molto stretto e duraturo e che la conoscenza di tale rapporto era nota più di un secolo fa. Tra l'altro è particolarmente significativo il fatto che a citare gli Shardana e dichiarare che gli stessi sono sardi, non è un sardocentrico o un mitomane fissato con i sardi, ma in questo caso si tratta di un signore tedesco docente all'università di Berlino, eminente studioso di storia egizia che nel 1905 ha scritto  il libro di cui ho ampiamente trattato risultando quindi se non il primo, ma certamente tra i primi, a sostenere il binomio Shardana-Sardi. Ciò vuol dire che tutti coloro che vantano la primogenitura sull'equazione Shardana= Sardi e che certamente nel 1905 non erano ancora nati, dovrebbero fare un passo indietro mentre si può sperare che tutti coloro i quali pensano che gli Shardana siano una invenzione, possano trarre diversa convinzione dalla lettura di questo articolo.



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