Arte. Sensazionale scoperta di un quadro attribuibile a
Derain. Spesso le cose più difficili da vedere sono quelle che sono davanti
agli occhi.
Articolo
di Alberto Zei
Il
ritrovamento
Come
quasi sempre avviene, ancora una volta è stato un caso che per una serie di
strane circostanze sicuramente irripetibili, è uscito allo scoperto un quadro
apparentemente insignificante e abbandonato. Si tratta di una pittura rinvenuta nel centro di Roma , considerata probabilmente di scarsa
importanza, anche, come si dirà, per la contraddizione temporale che lo stile del dipinto esprime. Non era
infatti, verosimile ritenere che quel quadro fosse invece, un’ autentica opera
d’arte. Ma a
volte, sono proprio le incongruenze di questo tipo, le contraddizioni e le
apparenze di prima approssimazione che dopo affrettati giudizi a carattere
generalizzato, ad un’analisi più
approfondita, porgono talvolta nelle arti
figurative la chiave di lettura di un sottofondo di comune matrice di autore.
Durante
una cena in un’antica abitazione di un palazzo della vecchia Roma, dove la
genialità artistica della tradizione riesce meglio distinguere l’incalzante
invadenza della modernità, il proprietario mostra ad artisti e critici d’arte il
quadro che aveva accantonato.
Si
trattava di un ritratto acquistato da
qualcuno della famiglia nel secolo scorso a
Londra nei primi anni '50. Le
caratteristiche dei tratti cromatici appaiono evidenti per l’inconfondibile
appartenenza allo stile pittorico dei “fauves”, ossia delle “belve”, così richiamate per la violenza cromatica dei colori usati;
stile questo delineato in Francia, soprattutto a Parigi ma anche nella Camargue
attraverso Henri Matisse,
Vincent Van Gogh, Henri Manguin,
Maurice de Vlaminck,
Charles Camoin
e lo stesso André Derain naturalmente, a cui all’inizio ‘900 a Parigi questi
aveva aderito con grande entusiasmo.
Il ritratto e il proclama
Tornando
al quadro si trattava di un dipinto incompleto anche se quasi terminato, in cui
la modalità artistica tipica dei “fauves”, raffigurava un personaggio, molti
anni dopo l’abbandono di questo stile.
Il ritratto esprimeva infatti per ragioni anacronistiche una prima
contraddizione che pertanto, lasciava cadere ogni altro approfondimento in
quanto il quadro non poteva meglio esprimere dal punto di vista della
verosimiglianza, la sua non autenticità.
Dietro
la tela (90x100) dominava in grande, lo
scritto: “Noi combattiamo oggi per la
sicurezza e il progresso e per la pace, non solo per noi stessi ma anche per quelli
di ogni uomo, non solo per una generazione ma per tutte le generazioni”; frase
questa pronunciata da Delano Roosevelt. Egli infatti, dopo la crisi del ‘29 per risollevare l’ economia americana
dalla grande depressione dette un forte impulso alle arti attraverso
migliaia di artisti che si esprimevano in piena libertà creativa. Con il suo
intervento il Presidente Usa dispose
l’acquisto delle opere d’arte destinate agli edifici governativi di tutti gli States
ed ai musei americani. Rimane epica la frase (riportata dietro il dipinto) con
cui intese proporre all’attenzione del mondo intero, come il valore artistico
che un’opera d’arte esprime, travalica le anguste frontiere dei preconcetti
ideologici, assumendo valori universali e che come tali devono essere
considerati ovunque.
Chiarita
l’interpretazione del retro tela, qualcosa stava cambiando sulla iniziale
espressione dei presenti. Ma l’opera da
valutare si trovava dall’altra parte della tela.
La
prima verifica dei tratti
Il
soggetto del quadro è una persona ritratta con i tipici colori dello stile dei
“fauves” che non prescinde però dallo
scritto riferito a Roosevelt.
Si
intravede nella figura del personaggio,
quantunque stilizzato dalla violenza dei colori usati, qualche somiglianza
somatica della faccia che, unitamente alla pipa, al bastone e alla posizione
seduta, richiama l’immagine del
Presidente Usa. Roosevelt, infatti, colpito da poliomielite aveva assunto
queste stesse caratteristiche di postura dipinte nel quadro.
E’
vero che i tratti pittorici trovavano un
riscontro di massima nella policromia e nella tonalità del dipinto ma ad una maggiore e approfondita osservazione si
è potuto constatare la particolarità delle linee, dei segni e delle tipiche
varianti geometriche e cromatiche in analoghi ritratti di André Derain,
pioniere della rivoluzione artistica dei “fauves”. E’ poi interessante ai fini
della identificazione del dipinto, risalire alla giovinezza del pittore
francese.
Da ciò si evince che Derain con un ritorno di fiamma del primo suo stile, contestato all’ epoca della
critica favorevole all’invadente
“cubismo”, in età matura, abbia voluto dedicare il quadro, rimasto poi incompiuto, al Presidente USA. Derain era
infatti, un grande ammiratore di Roosevelt, in quanto liberalizzando l'arte
aveva riconosciuto, indirettamente, anche l'opera di Derain dei primi anni del
'900, a cui aveva dovuto rinunciare, in
quanto le sue opere non si vendevano, e così fu costretto a rifugiarsi nella
pittura neoclassica. come storicamente risulta.
L’
analisi semeiotica
La
ricostruzione dei tratti pittorici, come prima accennato, attraverso la verifica comparativa dei segni, delle
posizioni, delle espressioni cromatiche, dei tratti personali e dell’insieme
dell’opera stessa, è risultata tipica dello stesso Derain e contraddistinta da
quelle del medesimo stile “fauves” dei suoi colleghi.
L’opera,
come si può vedere nella foto, è rimasta incompleta e pertanto non è firmata;
ma proprio questa caratteristica anonima e non finalizzata per oltre mezzo
secolo neppure in teoria ad alcuna speculazione, conferisce al quadro
unitamente alla menzionata analisi semeiotica, l’autenticità del tratto
vivace del grande pittore francese.
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