Articolo di Pierluigi Montalbano
Nel territorio di
Teti, un piccolo centro della Barbagia, oltre ai tanti bronzetti d’inestimabile
valore trovati verso la metà dell’Ottocento e oggi esposti al Museo di Cagliari,
sono stati individuati diversi menhir protoantropomorfi in granito, asce in
pietra, cuspidi di freccia in ossidiana, grattatoi, raschiatoi e schegge di
lavorazione del Neolitico. Un reperto particolare è una statuetta femminile
rossiccia ben levigata, in roccia vulcanica, con forma di Dea Madre obesa,
probabile rappresentazione di donna in gravidanza avanzata. Molti oggetti provengono dai
grandi santuari nuragici
Abini e S’Urbale.
Altra particolarità del Santuario Abini è la enorme quantità
di spade integre rinvenute, oltre 130, lunghe da 90 cm fino a 130 cm, spezzate
con violenza nell’impugnatura per sradicarle dalla pietra in cui stavano
infisse (immagine sopra). Hanno una nervatura centrale che termina in due sottili
sfoglie laterali ripiegate in dentro, nei punti in cui furono tenute strette
dalle fasce di rame che le legavano. Erano legate a fasci, e 22 di loro conservano
la piombatura con cui erano state fissate con la punta sull’altare in pietra.
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