Articolo di Felice di Maro
Nel 1981 Luisa Breglia presso
le Centre Jean Bérard di Napoli presentò una
ricerca su La Sardegna
arcaica tra tradizioni euboiche ed attiche1. Tradizioni storiche e mitiche su una partecipazione
greca di un’apoikia in Sardegna sono
state ben ordinate e il quadro della colonizzazione che dall’Eubea ha
interessato l’Occidente ha avuto nuove interpretazioni e si è colto una
partecipazione dei barbari cioè di non greci alla sua formazione, comunque
forse iniziata e verosimilmente progettata. La ricerca è stata pubblicata in 7
parti e nella settima, Il problema della
presenza greca in Sardegna, viene citato un’urna di Sulcis, fig.1, che
“presenta strani caratteri di mescolanza che sembrano rispecchiare lo strano
rapporto Greci/barbari trasmessoci dalla tradizione”2. Com’è noto gli
storici dell'antichità e gli archeologi sono molto interessati all'Eubea e hanno
pubblicato varie ricerche perché è
importante il ruolo svolto dagli Eubei nell'età del ferro in quanto furono i primi
greci a
stabilire contatti con l'Occidente. Tuttavia - come penso -
il ruolo dell’Eubea è ancora da chiarire per l’VIII secolo a. C.
Quest’articolo si propone di offrire un
contributo mirato sui possibili contatti tra Sulcis e Pithekoussai e
complessivamente con gli eubei. Si tenga conto che la Breglia non aveva
considerato l’archeologia che comunque non era in contrasto per la formazione
dell’apoikia che proponeva e proprio al riguardo Ridgway fece
alcune osservazioni palesemente mirate sui due centri presentando proprio l’urna
citata dalla Breglia insieme ad altri materiali archeologici della Sardegna.
L’urna era stata ritrovata dal Pesce il 9 agosto del 1960 presso il lato
Nord-Ovest del tofet di Sulcis3.
Il tofet è una tipologia di santuario a
cielo aperto che in ambiente fenicio-punico raccoglie i
resti incinerati dei bambini. Ecco
una parte del suo intervento pubblicato
negli atti:
«Il dott. Johannowsky
ha nominato la ben nota urna di Sulcis nel Museo di Cagliari: penso che valga
la pena ricordare anche l’aspetto euboico della decorazione dipinta di
quest’urna, già precisato dal Coldstream (Greek Geometric Pottery, 1968,
p. 388). Dello stesso cimelio, il dott. Tronchetti ha identificato altri
elementi euboici ancora più sicuri,e cioè quelli pertinenti al coperchio (da
lui ritrovato in frammenti dentro il vaso), sul quale ha fatto un breve intervento
al Convegno di Taranto del 1978 (v. anche Id. in Rivista di Studi
Fenici, in corso di stampa). Se non erro, il Tronchetti ha potuto
stabilire, una volta per tutte, che la forma dell’urna stessa non è fenicia; per me, infatti, un
confronto valido sarebbe un’urna (inedita, credo) scavata dalla Signora Zancani
a Franca-villa Marittima, ed ora esposta nel Museo di Sibari. In altre parole,
lo stesso vaso ci fornisce una decorazione perlomeno euboicizzante e una forma
italica: ed è adibito a un rituale puramente fenicio. La miscela mi sembra
simbolica del crocevia costituito dal Mediterraneo centrale alla fine dell’VIII
sec.»4.
Johannowsky5 viene
citato perché era intervenuto prima di Ridgway e aveva
fatto notare che in generale per la Sardegna i “dati archeologici” per l’VIII
secolo erano “praticamente inconsistenti” in relazione s’intende al periodo
della colonizzazione euboica in Occidente tranne l’urna di Sulcis della quale Ridgway
riproporrà il tema anche dopo il convegno6 ma queste poche
righe sono una sintesi, ben articolata e corredata da fonti, che merita di
essere ripresa.
Uno studio con schede e foto è stato
pubblicato da Tronchetti7. La decorazione figurata, fig. 2, presenta
due volatili stilizzati riconosciuti come trampolieri mentre i motivi
ornamentali sono rappresentati da tre rombi riempiti da un motivo a croce. Il
coperchio presenta una decorazione che partendo dal punto più interno dove era
l’impugnatura si compone di una zona interamente verniciata in bruno seguite da
cinque linee orizzontali con una fascia decorata con “ocherelle” con sette
linee conservate8. Il programma figurativo è quello dello geometrico
tardo, 725 – 700 a. C.
Decorazioni
di volatili stilizzati sono presenti a Pithekoussai9 e Coldstream
nel Corpus vasorum antiquorum del
British Museum di Londra, fascicolo 11, ha pubblicato le schede di reperti
archeologici dell’ Attica10, dell’Eubea11, di Milo12
e di Rodi13 che documentano l’area dove questo tema figurativo era
presente, area che è quella della Grecia. L’urna però non è greca e forme
simili sono state trovate in ambiente italico14 e poiché si trova in
ambiente fenicio chiaramente pone per l’insieme del quadro figurativo dell’urna
e del coperchio anche se non è stato ritenuto pertinente all’urna contatti tra Sulcis e gli eubei ma per le ocherelle
raffigurate sul coperchio, fig. 2, per
Buchner15 presenta contatti con Pithekoussai, odierna Lacco Ameno
località dell’isola d’Ischia. La presenza del tema figurativo delle ocherelle ha
fatto affermare che l’urna è stata prodotta sull’isola e Bartoloni ha scritto:
“Considerata per lungo tempo un unicum
onusto di interrogativi, oggi, grazie alle scoperte effettuate nell’abitato
arcaico di Sulcis, si inserisce nell’articolato quadro delle importazioni di
questo periodo”16. Quindi si può affermare che contatti tra Sulcis e
Pithekoussai ci saranno stati almeno per VIII secolo a. C.
Sulcis,
odierna Sant’Antioco, è un’isola che si trova a sud-ovest della Sardegna ed è ad essa legata da un ponte e da un istmo
artificiale già formato probabilmente molto prima dell’VIII secolo a. C. Ha
svolto un ruolo importante per gli scambi commerciali tra i centri fenici della
Sardegna e quelli della costa medio-tirrenica dell’Italia continentale che sono
stati ben documentati17 tra la seconda metà del VII e la fine del VI
secolo a.C., ma i rinvenimenti dell’abitato arcaico di Sulcis hanno aperto ampi
squarci al velo che ricopriva la storia dei primi impianti urbani fenici della
Sardegna. Per Bartoloni “I resti sia architettonici che fittili venuti alla
luce ….. sono senza dubbio ascrivibili a un insediamento ampiamente attivo per
un periodo compreso tra la seconda metà dell’VIII e la prima parte del VII18.
Per la presenza di anfore commerciali trovate sia a Sulcis e
sia a Pithekoussai, Mozia e Cartagine i traffici commerciali andavano da
Occidente ad Oriente e dalla penisola iberica fino all’isola d’Ischia e quindi
anche con i centri della costa campana e laziale19. Grazie a queste
anfore sono stati ipotizzati differenti circuiti commerciali ma quello di
Pithekoussai presenta relazioni oltre che documentati dall’archeologia anche da
una situazione geografica che è stata messa in evidenza da Bartoloni: “…. La
corrente marina estiva proveniente dalle Baleari, dopo aver toccato la costa
occidentale della Sardegna all’altezza di Tharros, scende verso sud sfiorando
il Meridione dell’isola e, risalendo lungo la costa orientale sarda, se ne
distacca all’altezza del capo Bellavista da cui compie un ampio arco che,
piegando verso sud, giunge nelle acque dell’arcipelago campano. In questo
periodo dell’anno, anche i venti risultano vantaggiosi per la navigazione tra
Sulcis e Pithekoussa, poiché spirano soprattutto da ovest-nord-ovest e da
levante, permettendo alle navi un’andatura al traverso”20.
Tra
Sulcis e Pithekoussai che esistessero comunicazioni ordinarie funzionali a scambi
commerciali appare possibile e anche con frequentazioni sistemiche perché il
soggiorno nelle due località non era -
aiutato dal gioco delle correnti - per
periodi brevi di giorni ma sicuramente sarà stato per mesi e naturalmente in
funzione della stagione, estiva o invernale. Quindi, a Sulcis e a Pithekoussai era
naturale inserirsi nelle rispettive comunità che per l’VIII secolo mentre
Pithekoussai era in formazione Sulcis almeno a livello urbano era già sviluppata
e questa decorazione su un’urna non greca ci dimostra che c’è stata qualcosa di
più di una breve frequentazione per motivazioni commerciali. L’urna è stata ritrovata
in un cimitero di bambini - tofet - in condizioni ordinarie e chiaramente in
ambiente fenicio.
L’uso
di utilizzare urne e, pentole nuove21 per custodire le ossa dei
bambini incinerati caratterizza la comunità di Sulcis e documenta l’esistenza
di un “non fenicio”. I resti del bambino incinerato che è stato trovato nell’urna
erano i resti di un figlio di un eubeo di Pithekoussai che aveva portato con sé
quest’urna, ossia - similmente - una pentola nuova che caratterizzava con la
sua decorazione lo status culturale greco e proprio il tema della decorazione,
due trampolieri, ci dice anche che c’è una relazione con l’ambiente in quanto questi volatili vivono in zone
paludose che sono ben documentate a Sulcis e si tenga anche conto che
Pithekoussai è un’isola.
Dal
dibattito al Centre Jean Bérard di Napoli sulla relazione della Breglia si coglie
che l’archeologia non documentava l’esistenza di un’ apoikia in Sardegna ma Lepore contrastò anche il quadro
presentato con le fonti letterarie perché non fornivano elementi che ne
dimostravano l’esistenza. Ecco parte del suo intervento: «…. questi problemi di una mitica apoikia greca
in Sardegna, dalle affermazioni più recenti su questa assenza greca in
Sardegna. Questo dovrebbe appunto sollevare la discussione. Vorrei far notare
comunque come questa apoikia, ai livelli mitici a cui siamo,
non è una vera apoikia perché la tradizione stessa di quei
passi di Diodoro insiste sulla partecipazione di barbari da una parte;
dall’altra si esprime in maniera molto generica perché dice che furono invitati
a partecipare all’apoikia tutti quelli che volessero, con
una formula che è tipica dei bandi coloniali greci; ma poi questa formula si
traduce nel resto della tradizione in una partecipazione di barbari che
imbarbariscono, essendo, come è detto precisamente, più numerosi dei Greci in
questa apoikia, e provocano questa involuzione culturale, questo
ritiro sulle montagne e quindi questa disgregazione, diciamo così, della
presenza ellenica. Ci sono, cioè, degli elementi che sembrano molto strani per
una apoikia in senso pieno; benché ci siano poi degli elementi
come quelli connessi soprattutto ad Aristeo e a Daidalos, che alludono
naturalmente a regime agrario da una parte,e a costruzioni di tipo greco
dall’altra. Accanto a tutto questo c’è poi questa tradizione che fa ritirare
questi elementi thespiadai a Cuma, in’Ιταλία e tutto quello di cui ha parlato
L. Breglia, che connette in fondo abbastanza strettamente questo elemento
beotico all’elemento euboico in questa corrente verso occidente che
naturalmente si spingerebbe al di là di Cuma. C’è chiaramente uno slittamento
verso il modello dell’apoikia di una realtà che nella tradizione
stessa non sembra corrispondere tipicamente a un’apoikia»22.
Questa “mitica apoikia” che obiettivamente Lepore non riconosce come tale
si coglie bene dal suo intervento ma ha però anche tradizioni storiche che si
colgono dai progetti di colonizzazione ben presentati dalla Breglia23
e dall’intervento di Lepore si coglie -
è innegabile - che non era formata ma al
di là delle ragioni era comunque in fase di progettazione. L’ipotesi che Sulcis
potesse essere il luogo di un’apoikia diversa da quelle formatesi nell’Italia
meridionale appare probabile. Al di là delle tradizioni storiche e mitiche della
Breglia penso che merita attenzione ed è un’ipotesi di ricerca.
Felice Di Maro
* Si
presenta qui un primo articolo sulla decorazione di un’urna di Sulcis, odierna
Sant’Antioco, che è conservata presso il
Museo Archeologico Nazionale di Cagliari. Si ringrazia il Polo museale della
Sardegna per le informazioni relative alla pubblicazione delle foto che sono in
Rete i cui link sono presentati alla fine dell’articolo. Quest’articolo
rappresenta i primi risultati di uno studio ancora in corso sulla “Colonizzazione
euboica e la Sardegna tra fonti letterarie e archeologiche”. Com’è noto si
tratta di un tema che merita attenzione e
si dichiara che non si è arrivati a proporre un quadro definitivo ma sono stati
delineati solo alcuni aspetti che sono sembrati d’interesse. Si ringrazia il
prof. Piero Bartoloni per avermi inviato i suoi lavori senza i quali non
sarebbe stato possibile neanche focalizzare gli ambiti di ricerca e la Dott.ssa
Barbara Domini, Direttrice della biblioteca
multimediale “Giuseppe Lesca” di San Benedetto del Tronto, per avermi
agevolato di non poco il reperimento di alcune opere bibliografiche. Un
ringraziamento è d’obbligo a Pierluigi Montalbano per aver pubblicato quest’articolo.
1) Luisa Breglia Pulci
Doria, La Sardegna arcaica tra tradizioni euboiche ed
attiche, in
Nouvelle pp. 61-95, per il dibattito s.v.
pp.137-141.
2)
Breglia Nouvelle p. 92 (citato come vaso ma si riferisce all’urna s.v.
nota 6).
3) G. Pesce, Sardegna punica, Cagliari 1961 p.70 fig.
116. Per la data e il punto del rinvenimento s. v. Tronchetti p. 202.
4) D. Ridgway in Nouvelle
p. 139.
5) W. Johannowsky in Nouvelle pp.137-138.
6) D. Ridgway,
L’Alba della Magna Grecia, Milano
1984, pp. 114, 129. In Journal of Roman
Studies 1976 pg. 213, aveva fatto importanti accenni in una recensione ai
volumi dell’opera “Popoli e civiltà dell’Italia antica”.
7) Tronchetti,
scheda urna p. 202 tavv. LXVII-LXVIII:1; scheda coperchio p. 203 tav LXVIII: 2.
8) C.
Tronchetti p. 203. Per i significati delle ocherelle in relazione alle
considerazioni complessive dell’urna s.v. nota 15.
9) G. Buchner – D. Ridgway, Pithekoussai I. La necropoli: tombe 1-723 scavate dal 1952
al1961, Monumenti Antichi Serie Monografica IV, Roma 1993, vol. 2
(tavole) tavv. 248 - 249 - CCVIII: 10; CCIX: 9.
10) Coldstream Plate 11: 20 - 23:
37 - 24: 38 - 32: 46 - 35: 50 - 48: 89 - 55: 107 - 58: 115.
11) Coldstream Plate 70: 158.
12) Coldstream Plate 75: 176 –
76: 177.
13) Coldstream Plate 81: 188 – 82: 189.
14)
Tronchetti p.203.
15) G.
Buchner in Archaeological Reports 1970-71
p.67.
16) P.
Bartoloni, Urne cinerarie arcaiche a
Sulcis, in Rivista di studi fenici vol. XVI 1988 pp. 165 – 179.
17)
Bartoloni 1986 p. 219 nota 2.
18)
Bartoloni 1986 p. 220, s.v. nota 5.
19)
Bartoloni 1986 pp. 220-221: per la tipologia delle anfore nota 11 e 12; Per le
anfore trovate a Ischia: N. Di Sandro, Le
anfore arcaiche dallo scarico Gosetti, Pithecusa, Cahiers du Centre Jean Bérard 1986
con importante recensione di P. Bartoloni, Rivista di Studi fenici vol. XV, 1
1987 pp.104-109.
20)
Bartoloni 1986, p. 225.
21)
P. Bartoloni, Il museo archeologico
comunale "F. Barreca" di Sant'Antioco, Sassari 2007, p. 59.
22)
E. Lepore, Nouvelle p. 137.
23)
L. Breglia, Nouvelle p.61.
Abbreviazioni bibliografiche
Nouvelle
= Nouvelle contribution à l’étude de la société et de la
colonisation eubéennes - Cahiers du Centre Jean Bérard VI 1982.
Tronchetti = C.Tronchetti, Per la cronologia del toppe di Sant’Antioco, in Rivista di studi
fenici vol. VII, 2 1979 pp. 201-205 tavv. LXVII-LXVIII.
Coldstream = J. N. Coldstream Greek
geometric pottery The British
Museum 11 London 2010
Bartoloni
1986 = P. Bartoloni, Orizzonti
commerciali sulcitani tra l’VIII e il VII sec.A.C. in Atti della Accademia
Nazionale dei Lincei 197 Anno CCCLXXXIII 1986 Serie Ottava Rendiconti vol. XLI
fasc. 7-12 (Luglio-Dicembre 1986) pp.219-226. Estratto.
Foto:
link
Fig. 1
https://www.google.it/search?q=urna+VIII+sec.+a.C.+Sant%27Antioco&sa=X&rlz=1C1EJFA_enIT739IT739&biw=1024&bih=637&tbm=isch&source=iu&ictx=1&fir=lTNqA0xUCWG7BM%253A%252CuEqFjWduC7NQGM%252C_&usg=__II_IL4F6qI2dfzVbW2FWI_s8zpU%3D&ved=0ahUKEwiC_7-8mdjZAhWQyaQKHUXXC0wQ9QEINzAD#imgrc=lTNqA0xUCWG7BM:
link Fig. 2
https://www.google.it/search?q=urna+VIII+sec.+a.C.+Sant%27Antioco&sa=X&rlz=1C1EJFA_enIT739IT739&biw=1024&bih=637&tbm=isch&source=iu&ictx=1&fir=lTNqA0xUCWG7BM%253A%252CuEqFjWduC7NQGM%252C_&usg=__II_IL4F6qI2dfzVbW2FWI_s8zpU%3D&ved=0ahUKEwiC_7-8mdjZAhWQyaQKHUXXC0wQ9QEINzAD#imgrc=nNvACtTg61ZiZM:
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