martedì 10 aprile 2018

Archeologia. Decorazione su un’urna del tofet di Sulcis propone contatti con Pithekoussai* Articolo di Felice di Maro

Archeologia. Decorazione su un’urna del tofet di Sulcis propone contatti con Pithekoussai*
Articolo di Felice di Maro



Nel 1981 Luisa Breglia presso le Centre Jean Bérard di Napoli presentò una ricerca su La Sardegna arcaica tra tradizioni euboiche ed attiche1. Tradizioni storiche e mitiche su una partecipazione greca di un’apoikia in Sardegna sono state ben ordinate e il quadro della colonizzazione che dall’Eubea ha interessato l’Occidente ha avuto nuove interpretazioni e si è colto una partecipazione dei barbari cioè di non greci alla sua formazione, comunque forse iniziata e verosimilmente progettata. La ricerca è stata pubblicata in 7 parti e nella settima, Il problema della presenza greca in Sardegna, viene citato un’urna di Sulcis, fig.1, che “presenta strani caratteri di mescolanza che sembrano rispecchiare lo strano rapporto Greci/barbari trasmessoci dalla tradizione”2. Com’è noto gli storici dell'antichità e gli archeologi sono molto interessati all'Eubea e hanno pubblicato varie  ricerche perché è importante il ruolo svolto dagli Eubei  nell'età del ferro in quanto furono i primi greci a
stabilire contatti con l'Occidente. Tuttavia  - come penso -  il ruolo dell’Eubea è ancora da chiarire per l’VIII secolo a. C.
Quest’articolo si propone di offrire un contributo mirato sui possibili contatti tra Sulcis e Pithekoussai e complessivamente con gli eubei. Si tenga conto che la Breglia non aveva considerato l’archeologia che comunque non era in contrasto per la formazione dell’apoikia che proponeva e  proprio al riguardo Ridgway fece alcune osservazioni palesemente mirate sui due centri presentando proprio l’urna citata dalla Breglia insieme ad altri materiali archeologici della Sardegna. L’urna era stata ritrovata dal Pesce il 9 agosto del 1960 presso il lato Nord-Ovest  del tofet di Sulcis3. Il tofet è una tipologia di santuario a cielo aperto che in ambiente fenicio-punico raccoglie  i resti incinerati dei bambini. Ecco una parte del suo intervento  pubblicato negli atti:
«Il dott. Johannowsky ha nominato la ben nota urna di Sulcis nel Museo di Cagliari: penso che valga la pena ricordare anche l’aspetto euboico della decorazione dipinta di quest’urna, già precisato dal Coldstream (Greek Geometric Pottery, 1968, p. 388). Dello stesso cimelio, il dott. Tronchetti ha identificato altri elementi euboici ancora più sicuri,e cioè quelli pertinenti al coperchio (da lui ritrovato in frammenti dentro il vaso), sul quale ha fatto un breve intervento al Convegno di Taranto del 1978 (v. anche Id. in Rivista di Studi Fenici, in corso di stampa). Se non erro, il Tronchetti ha potuto stabilire, una volta per tutte, che la forma dell’urna stessa non è fenicia; per me, infatti, un confronto valido sarebbe un’urna (inedita, credo) scavata dalla Signora Zancani a Franca-villa Marittima, ed ora esposta nel Museo di Sibari. In altre parole, lo stesso vaso ci fornisce una decorazione perlomeno euboicizzante e una forma italica: ed è adibito a un rituale puramente fenicio. La miscela mi sembra simbolica del crocevia costituito dal Mediterraneo centrale alla fine dell’VIII sec.»4.
Johannowsky5 viene citato perché era intervenuto prima di Ridgway e aveva fatto notare che in generale per la Sardegna i “dati archeologici” per l’VIII secolo erano “praticamente inconsistenti” in relazione s’intende al periodo della colonizzazione euboica in Occidente tranne l’urna di Sulcis della quale Ridgway riproporrà il tema anche dopo il convegno6 ma queste poche righe sono una sintesi, ben articolata e corredata da fonti, che merita di essere ripresa.

Uno studio con schede e foto è stato pubblicato da Tronchetti7. La decorazione figurata, fig. 2, presenta due volatili stilizzati riconosciuti come trampolieri mentre i motivi ornamentali sono rappresentati da tre rombi riempiti da un motivo a croce. Il coperchio presenta una decorazione che partendo dal punto più interno dove era l’impugnatura si compone di una zona interamente verniciata in bruno seguite da cinque linee orizzontali con una fascia decorata con “ocherelle” con sette linee conservate8. Il programma figurativo è quello dello geometrico tardo, 725 – 700 a. C.    
Decorazioni di volatili stilizzati sono presenti a Pithekoussai9 e Coldstream nel Corpus vasorum antiquorum del British Museum di Londra, fascicolo 11, ha pubblicato le schede di reperti archeologici dell’ Attica10, dell’Eubea11, di Milo12 e di Rodi13 che documentano l’area dove questo tema figurativo era presente, area che è quella della Grecia. L’urna però non è greca e forme simili sono state trovate in ambiente italico14 e poiché si trova in ambiente fenicio chiaramente pone per l’insieme del quadro figurativo dell’urna e del coperchio anche se non è stato ritenuto pertinente all’urna contatti  tra Sulcis e gli eubei ma per le ocherelle raffigurate sul coperchio, fig. 2,  per Buchner15 presenta contatti con Pithekoussai, odierna Lacco Ameno località dell’isola d’Ischia. La presenza del tema figurativo delle ocherelle ha fatto affermare che l’urna è stata prodotta sull’isola e Bartoloni ha scritto: “Considerata per lungo tempo un unicum onusto di interrogativi, oggi, grazie alle scoperte effettuate nell’abitato arcaico di Sulcis, si inserisce nell’articolato quadro delle importazioni di questo periodo”16. Quindi si può affermare che contatti tra Sulcis e Pithekoussai ci saranno stati almeno per VIII secolo a. C.  
Sulcis, odierna Sant’Antioco, è un’isola che si trova a sud-ovest della Sardegna ed è ad essa legata da un ponte e da un istmo artificiale già formato probabilmente molto prima dell’VIII secolo a. C. Ha svolto un ruolo importante per gli scambi commerciali tra i centri fenici della Sardegna e quelli della costa medio-tirrenica dell’Italia continentale che sono stati ben documentati17 tra la seconda metà del VII e la fine del VI secolo a.C., ma i rinvenimenti dell’abitato arcaico di Sulcis hanno aperto ampi squarci al velo che ricopriva la storia dei primi impianti urbani fenici della Sardegna. Per Bartoloni “I resti sia architettonici che fittili venuti alla luce ….. sono senza dubbio ascrivibili a un insediamento ampiamente attivo per un periodo compreso tra la seconda metà dell’VIII e la prima parte del VII18.  
Per la presenza di anfore commerciali trovate sia a Sulcis e sia a Pithekoussai, Mozia e Cartagine i traffici commerciali andavano da Occidente ad Oriente e dalla penisola iberica fino all’isola d’Ischia e quindi anche con i centri della costa campana e laziale19. Grazie a queste anfore sono stati ipotizzati differenti circuiti commerciali ma quello di Pithekoussai presenta relazioni oltre che documentati dall’archeologia anche da una situazione geografica che è stata messa in evidenza da Bartoloni: “…. La corrente marina estiva proveniente dalle Baleari, dopo aver toccato la costa occidentale della Sardegna all’altezza di Tharros, scende verso sud sfiorando il Meridione dell’isola e, risalendo lungo la costa orientale sarda, se ne distacca all’altezza del capo Bellavista da cui compie un ampio arco che, piegando verso sud, giunge nelle acque dell’arcipelago campano. In questo periodo dell’anno, anche i venti risultano vantaggiosi per la navigazione tra Sulcis e Pithekoussa, poiché spirano soprattutto da ovest-nord-ovest e da levante, permettendo alle navi un’andatura al traverso”20.   
Tra Sulcis e Pithekoussai che esistessero comunicazioni ordinarie funzionali a scambi commerciali appare possibile  e anche  con frequentazioni sistemiche perché il soggiorno nelle due località non era  - aiutato dal gioco delle correnti -  per periodi brevi di giorni ma sicuramente sarà stato per mesi e naturalmente in funzione della stagione, estiva o invernale. Quindi, a Sulcis e a Pithekoussai era naturale inserirsi nelle rispettive comunità che per l’VIII secolo mentre Pithekoussai era in formazione Sulcis almeno a livello urbano era già sviluppata e questa decorazione su un’urna non greca ci dimostra che c’è stata qualcosa di più di una breve frequentazione per motivazioni commerciali. L’urna è stata ritrovata in un cimitero di bambini  - tofet -  in condizioni ordinarie e chiaramente in ambiente fenicio.
L’uso di utilizzare urne e, pentole nuove21 per custodire le ossa dei bambini incinerati caratterizza la comunità di Sulcis e documenta l’esistenza di un “non fenicio”. I resti del bambino incinerato che è stato trovato nell’urna erano i resti di un figlio di un eubeo di Pithekoussai che aveva portato con sé quest’urna, ossia  - similmente -  una pentola nuova che caratterizzava con la sua decorazione lo status culturale greco e proprio il tema della decorazione, due trampolieri, ci dice anche che c’è una relazione con l’ambiente  in quanto questi volatili vivono in zone paludose che sono ben documentate a Sulcis e si tenga anche conto che Pithekoussai è un’isola.     
Dal dibattito al Centre Jean Bérard di Napoli sulla relazione della Breglia si coglie che l’archeologia non documentava l’esistenza di un’ apoikia in Sardegna ma Lepore contrastò anche il quadro presentato con le fonti letterarie perché non fornivano elementi che ne dimostravano l’esistenza. Ecco parte del suo intervento:  «…. questi problemi di una mitica apoikia greca in Sardegna, dalle affermazioni più recenti su questa assenza greca in Sardegna. Questo dovrebbe appunto sollevare la discussione. Vorrei far notare comunque come questa apoikia, ai livelli mitici a cui siamo, non è una vera apoikia perché la tradizione stessa di quei passi di Diodoro insiste sulla partecipazione di barbari da una parte; dall’altra si esprime in maniera molto generica perché dice che furono invitati a partecipare all’apoikia tutti quelli che volessero, con una formula che è tipica dei bandi coloniali greci; ma poi questa formula si traduce nel resto della tradizione in una partecipazione di barbari che imbarbariscono, essendo, come è detto precisamente, più numerosi dei Greci in questa apoikia, e provocano questa involuzione culturale, questo ritiro sulle montagne e quindi questa disgregazione, diciamo così, della presenza ellenica. Ci sono, cioè, degli elementi che sembrano molto strani per una apoikia in senso pieno; benché ci siano poi degli elementi come quelli connessi soprattutto ad Aristeo e a Daidalos, che alludono naturalmente a regime agrario da una parte,e a costruzioni di tipo greco dall’altra. Accanto a tutto questo c’è poi questa tradizione che fa ritirare questi elementi thespiadai a Cuma, in’Ιταλία e tutto quello di cui ha parlato L. Breglia, che connette in fondo abbastanza strettamente questo elemento beotico all’elemento euboico in questa corrente verso occidente che naturalmente si spingerebbe al di là di Cuma. C’è chiaramente uno slittamento verso il modello dell’apoikia di una realtà che nella tradizione stessa non sembra corrispondere tipicamente a un’apoikia»22.
Questa “mitica apoikia” che obiettivamente Lepore non riconosce come tale si coglie bene dal suo intervento ma ha però anche tradizioni storiche che si colgono dai progetti di colonizzazione ben presentati dalla Breglia23 e dall’intervento di Lepore si coglie  - è innegabile -  che non era formata ma al di là delle ragioni era comunque in fase di progettazione. L’ipotesi che Sulcis potesse essere il luogo di un’apoikia diversa da quelle formatesi nell’Italia meridionale appare probabile. Al di là delle tradizioni storiche e mitiche della Breglia penso che merita attenzione ed è un’ipotesi di ricerca.
Felice Di Maro

* Si presenta qui un primo articolo sulla decorazione di un’urna di Sulcis, odierna Sant’Antioco,  che è conservata presso il Museo Archeologico Nazionale di Cagliari. Si ringrazia il Polo museale della Sardegna per le informazioni relative alla pubblicazione delle foto che sono in Rete i cui link sono presentati alla fine dell’articolo. Quest’articolo rappresenta i primi risultati di uno studio ancora in corso sulla “Colonizzazione euboica e la Sardegna tra fonti letterarie e archeologiche”. Com’è noto si tratta di un tema che  merita attenzione e si dichiara che non si è arrivati a proporre un quadro definitivo ma sono stati delineati solo alcuni aspetti che sono sembrati d’interesse. Si ringrazia il prof. Piero Bartoloni per avermi inviato i suoi lavori senza i quali non sarebbe stato possibile neanche focalizzare gli ambiti di ricerca e la Dott.ssa Barbara Domini, Direttrice della biblioteca multimediale “Giuseppe Lesca” di San Benedetto del Tronto, per avermi agevolato di non poco il reperimento di alcune opere bibliografiche. Un ringraziamento è d’obbligo a Pierluigi Montalbano per aver pubblicato quest’articolo.
1) Luisa Breglia Pulci Doria, La Sardegna arcaica tra tradizioni euboiche ed attiche,  in Nouvelle pp. 61-95, per il dibattito s.v. pp.137-141.
2) Breglia Nouvelle p. 92 (citato come vaso ma si riferisce all’urna s.v. nota 6).
3) G. Pesce, Sardegna punica, Cagliari 1961 p.70 fig. 116. Per la data e il punto del rinvenimento s. v. Tronchetti p. 202.
4) D. Ridgway in Nouvelle p. 139.
5) W. Johannowsky in  Nouvelle pp.137-138. 
6) D. Ridgway, L’Alba della Magna Grecia, Milano 1984, pp. 114, 129. In Journal of Roman Studies 1976 pg. 213, aveva fatto importanti accenni in una recensione ai volumi dell’opera “Popoli e civiltà dell’Italia antica”.
7) Tronchetti, scheda urna p. 202 tavv. LXVII-LXVIII:1; scheda coperchio p. 203 tav LXVIII: 2.
8) C. Tronchetti p. 203. Per i significati delle ocherelle in relazione alle considerazioni complessive dell’urna s.v. nota 15.
9) G. Buchner – D. Ridgway, Pithekoussai I. La necropoli: tombe 1-723 scavate dal 1952 al1961, Monumenti  Antichi  Serie Monografica IV, Roma 1993, vol. 2 (tavole) tavv. 248  - 249 - CCVIII: 10; CCIX: 9.
10) Coldstream Plate 11: 20 - 23: 37 - 24: 38 - 32: 46 - 35: 50 - 48: 89 - 55: 107 - 58: 115. 
11) Coldstream Plate 70: 158. 
12) Coldstream Plate 75: 176 – 76: 177.
13) Coldstream  Plate 81: 188 – 82: 189.   
14) Tronchetti p.203.
15) G. Buchner in Archaeological Reports 1970-71 p.67. 
16) P. Bartoloni, Urne cinerarie arcaiche a Sulcis, in Rivista di studi fenici vol. XVI 1988 pp. 165 – 179.  
17) Bartoloni 1986 p. 219 nota 2.
18) Bartoloni 1986 p. 220, s.v. nota 5. 
19) Bartoloni 1986 pp. 220-221: per la tipologia delle anfore nota 11 e 12; Per le anfore trovate a Ischia: N. Di Sandro, Le anfore arcaiche dallo scarico Gosetti, Pithecusa,  Cahiers du Centre Jean Bérard 1986 con importante recensione di P. Bartoloni, Rivista di Studi fenici vol. XV, 1 1987 pp.104-109.  
20) Bartoloni 1986,  p. 225.
21) P. Bartoloni, Il museo archeologico comunale "F. Barreca" di Sant'Antioco, Sassari 2007, p. 59. 
22) E. Lepore, Nouvelle p. 137.
23) L. Breglia, Nouvelle p.61.

Abbreviazioni bibliografiche
Tronchetti = C.Tronchetti, Per la cronologia del toppe di Sant’Antioco, in Rivista di studi fenici vol. VII, 2 1979 pp.  201-205 tavv. LXVII-LXVIII.
Coldstream = J. N. Coldstream Greek geometric pottery The British Museum 11 London 2010
Bartoloni 1986 = P. Bartoloni, Orizzonti commerciali sulcitani tra l’VIII e il VII sec.A.C. in Atti della Accademia Nazionale dei Lincei 197 Anno CCCLXXXIII 1986 Serie Ottava Rendiconti vol. XLI fasc. 7-12 (Luglio-Dicembre 1986) pp.219-226. Estratto.  

Foto:
link Fig. 1
https://www.google.it/search?q=urna+VIII+sec.+a.C.+Sant%27Antioco&sa=X&rlz=1C1EJFA_enIT739IT739&biw=1024&bih=637&tbm=isch&source=iu&ictx=1&fir=lTNqA0xUCWG7BM%253A%252CuEqFjWduC7NQGM%252C_&usg=__II_IL4F6qI2dfzVbW2FWI_s8zpU%3D&ved=0ahUKEwiC_7-8mdjZAhWQyaQKHUXXC0wQ9QEINzAD#imgrc=lTNqA0xUCWG7BM:
link Fig. 2
https://www.google.it/search?q=urna+VIII+sec.+a.C.+Sant%27Antioco&sa=X&rlz=1C1EJFA_enIT739IT739&biw=1024&bih=637&tbm=isch&source=iu&ictx=1&fir=lTNqA0xUCWG7BM%253A%252CuEqFjWduC7NQGM%252C_&usg=__II_IL4F6qI2dfzVbW2FWI_s8zpU%3D&ved=0ahUKEwiC_7-8mdjZAhWQyaQKHUXXC0wQ9QEINzAD#imgrc=nNvACtTg61ZiZM:




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