Archeologia. Haou-Nebout (Honebu), l'origine dell'antica civilta degli Egizi.
Riflessioni di Pierluigi Montalbano
Dopo la nascita della nostra Associazione Culturale Honebu, qualcuno mi chiede il significato di questa parola. Certo di fare cosa gradita, ho pensato di scrivere un breve articolo nel quale fornisco qualche indicazione sulla provenienza del termine.
In antichità, e in parte ancora oggi, era più facile muoversi per mare che per terra. Benché il mare possa fare paura ai non naviganti, possiamo considerarlo una grande autostrada dove non ci sono confini politici e dove molte terre appaiono come un’unica terra. Tutti sanno che nell’Europa Occidentale esistono enormi mura megalitiche simili tra loro, realizzate spesso in luoghi strategici. Le origini del termine Haou Nebout (si pronuncia Honebu) sono da ricercare proprio in questa civiltà megalitica, pur se non è chiaro il confine geografico. Gli inni cosmogonici, le formule universalistiche, i testi sacri e religiosi dell’Antico Egitto pongono l’Haou-Nebout alla radice della civiltà umana e ne parlano come di un universo di isole abitate da potenti popoli civilizzati. Posto in un mare agli estremi confini dell’Ecumene terrestre, Honebu beneficiava della
corrente vivificatrice del Sin-wur, il fiume Oceano. Da questo luogo giunsero in Egitto e lo colonizzarono, insegnando nuove tecnologie e portando un’organizzazione sociale che originò le prime dinastie ponendo fine all’età della pietra. Per gli Egizi non esistevano le invasioni indoeuropee dalle steppe ucraine, bensì l’arrivo dal mare di genti provenienti dall’Honebu, un misterioso universo di popolose isole situate nel cuore dell’Oceano, un luogo dal quale si arrivava esclusivamente in barca, forse corrispondente all’Ade dei Greci. Quindi, Honebu sono isole poste al di là di una vasta area paludosa posta agli estremi confini del mondo conosciuto. Nella stele di Tuthmoses III a Gebel Barkal (foto sotto) si legge “ho legato in fasci i Nove Archi (le razze), le isole che sono in mezzo al mare wad-wur (oceano), gli Haou-Nebout (i discendenti degli antichi avi), i paesi stranieri ribelli”. Per gli egizi, il wad-wur, comprendeva anche un altro oceano, il circolo d’acqua che circonda e delimita il mondo da essi chiamato sin-wur.
Con il termine “nove archi” erano invece designati i paesi stranieri con i quali l’Egitto aveva avuto a che fare nel corso di alterne vicende. Ad esempio, nei celebri “Testi delle Piramidi” è scritto che in cielo governano nove dei (Atum Ra, Shu, Tefnut, Nut, Geb, Osiride, Iside, Seth e Neith), mentre in terra dominano nove popoli. Una storia simile a quella ebraica con la distinzione in tre rami fondamentali: Cam, Sem e Iafet, coloro che in età moderna furono definiti razze principali.
Se ipotizziamo che il wad-wur fosse il Mediterraneo Occidentale, è possibile che le isole dell’Haou-Nebout fossero proprio quelle bagnate da questo mare, e forse l’area paludosa di cui parlavano gli egizi corrispondeva a qualche luogo con fondale marino molto basso, forse la foce di un fiume parzialmente navigabile che, a causa dell’impaludamento o dell’avvelenamento delle falde acquifere dovuto alla salinità del mare, costrinse gli abitanti più intraprendenti a spingersi verso nuove terre da occupare e coltivare.
Una mappa pittorica parietale (vedi foto) risalente alla cultura di Naqada II (3500-3200 a.C.), nella zona corrispondente al medio Mediterraneo Occidentale, evidenzia in chiaro una zona paludosa o una distesa fangosa, forse un canale considerato insidioso per la presenza di grandi banchi di sabbia in prossimità della superficie. Se tutto ciò fornisce indizi per una ricerca, possiamo proporre che tra le isole dell’Haou-Nebout era compresa la Sardegna sud occidentale, proprio quella zona interessata ai fenomeni di malaria dovuti agli stagni malsani.
Nella raffigurazione che gli egizi facevano dei Nove Archi, c’è un elenco gerarchico di queste genti, a iniziare da quelli più importanti. La striscia in cui sono ritratti nove personaggi provenienti dai nove paesi stranieri è completata da cartigli a scrittura geroglifica che ne indica il luogo d’origine e il primo di tutti proviene appunto dalle isole dell’Haou-nebout, mentre gli altri sono rispettivamente originari: dell’Alta Nubia, Alto Egitto, Oasi, Basso Egitto, Deserto orientale, Libia, Nubia, Asia. Ragionevolmente, quindi, si può affermare che gli antichi egizi avessero un occhio di riguardo per le genti che provenivano dall’Haou-nebout, ossia dalle isole poste al di là di un confine marittimo che si caratterizzava per i bassi ed insidiosi fondali: li consideravano i loro lontani avi.
Se ipotizziamo che il wad-wur fosse il Mediterraneo Occidentale, è possibile che le isole dell’Haou-Nebout fossero proprio quelle bagnate da questo mare, e forse l’area paludosa di cui parlavano gli egizi corrispondeva a qualche luogo con fondale marino molto basso, forse la foce di un fiume parzialmente navigabile che, a causa dell’impaludamento o dell’avvelenamento delle falde acquifere dovuto alla salinità del mare, costrinse gli abitanti più intraprendenti a spingersi verso nuove terre da occupare e coltivare.
Una mappa pittorica parietale (vedi foto) risalente alla cultura di Naqada II (3500-3200 a.C.), nella zona corrispondente al medio Mediterraneo Occidentale, evidenzia in chiaro una zona paludosa o una distesa fangosa, forse un canale considerato insidioso per la presenza di grandi banchi di sabbia in prossimità della superficie. Se tutto ciò fornisce indizi per una ricerca, possiamo proporre che tra le isole dell’Haou-Nebout era compresa la Sardegna sud occidentale, proprio quella zona interessata ai fenomeni di malaria dovuti agli stagni malsani.
Nella raffigurazione che gli egizi facevano dei Nove Archi, c’è un elenco gerarchico di queste genti, a iniziare da quelli più importanti. La striscia in cui sono ritratti nove personaggi provenienti dai nove paesi stranieri è completata da cartigli a scrittura geroglifica che ne indica il luogo d’origine e il primo di tutti proviene appunto dalle isole dell’Haou-nebout, mentre gli altri sono rispettivamente originari: dell’Alta Nubia, Alto Egitto, Oasi, Basso Egitto, Deserto orientale, Libia, Nubia, Asia. Ragionevolmente, quindi, si può affermare che gli antichi egizi avessero un occhio di riguardo per le genti che provenivano dall’Haou-nebout, ossia dalle isole poste al di là di un confine marittimo che si caratterizzava per i bassi ed insidiosi fondali: li consideravano i loro lontani avi.
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