Archeologia. I loft e i bilocali abitati
dagli Etruschi
di Viola Liuti
I ritrovamenti archeologici
hanno permesso di acquisire informazioni sull’architettura delle abitazioni
etrusche che, secondo le epoche storiche e delle aree in cui erano costruite,
hanno subito variazioni nella forma e nella struttura. Tra il IX e VIII secolo
la popolazione dell’Etruria viveva in capanne a pianta ovale o ellittica, le
cui pareti erano composte di rami o da canne intrecciate, ed erano rivestite da
un intonaco di argilla essiccata al sole. Un ingresso frontale permetteva di
accedere all’interno che, come un moderno loft, era privo di divisioni tra gli
ambienti. Con il passare del tempo la concezione degli spazi subisce alcune
modifiche, infatti, nel VII secolo, la planimetria assume una forma
quadrangolare e segue uno sviluppo longitudinale, secondo lo schema orientale. Tuttavia,
non si tratta dell’unica novità introdotta. Le fondamenta in muratura a secco e
le pareti in mattoni conferiscono, infatti, un maggior senso di sicurezza e di
solidità. I costruttori realizzano, inoltre, piccoli accorgimenti edili, come
la disposizione di travicelli sul tetto, che anticipa tecniche immobiliari
ancora presenti nelle tradizionali case toscane. Anche gli ambienti subiscono
alcuni cambianti. Gli interni vengono, infatti, suddivisi in più vani prelusi
da un’anticamera trasversale che fungeva da locale di rappresentanza. Da un
grande open space si passa, quindi, alla costruzione di bi o trilocali. Dunque,
i Rasenna vissero in tipologie di case diverse, sia per i materiali impiegati
sia per la composizione delle stanze. Ma c’è un elemento che accomuna le
strutture residenziali più rudimentali a quelle più complesse e sofisticate. In
entrambi i casi, infatti, si trattava di unità abitative singole, ossia indipendenti,
quelle che oggi chiameremmo monofamiliari. La delimitazione degli spazi
riservati alla sfera privata evidenzia come gli Etruschi, pur vivendo nella
collettività, fossero gelosi della loro autonomia.
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