domenica 10 aprile 2016

Perché lo Stretto di Gibilterra è stato definito Colonne d' Ercole?

Perché lo Stretto di Gibilterra è stato definito Colonne d' Ercole?



Nella letteratura classica indicano il limite estremo del mondo conosciuto. Oltre che un concetto geografico, esprimono anche il concetto di "limite della conoscenza". 
Attualmente si considera lo stretto di Gibilterra essere il confine nec plus ultra (lett. "non più avanti") scelto da Eracle. Secondo la mitologia l'eroe, in una delle sue dodici fatiche, giunse sui monti Calpe ed Abila creduti i limiti estremi del mondo, oltre i quali era vietato il passaggio a tutti i mortali. Separò il monte ivi presente in due parti (le due colonne d'Ercole) e incise la scritta nec plus ultra.
 
Cosa troviamo dopo le colonne? Oltre le Colonne, oltre il mondo conosciuto, c'è sempre la speranza di trovare terre migliori, più ricche.
 
Platone vi colloca Atlantide, mitica isola ricca di argento e di metalli, potenza navale conquistatrice 9mila anni prima il tempo di Solone, che dopo avere fallito l'invasione di Atene, sprofondò in un giorno e una notte.
 
Cristoforo Colombo cerca oltre le Colonne la rotta per le Indie. Dante invece pone a cinque mesi di navigazione oltre le Colonne il monte del Purgatorio, che Ulisse riesce a vedere prima di esser travolto da un'onda.
 
Sulla base della congettura del Divin Poeta, alcuni, come lo scrittore Paolo Granzotto, hanno ipotizzato che Ulisse abbia navigato effettivamente oltre Gibilterra e abbia raggiunto le isole britanniche, terre effettivamente ricche di metalli preziosi agli occhi dei greci di Omero.
 
Altri, invece, come il giornalista Sergio Frau, ridimensionando le potenzialità della tecnica navale greca, riconoscono le Colonne nello stretto di Sicilia, e Atlantide e Tartesso in Sardegna, anch'essa terra abbastanza rifornita. Tra l'altro a Nora (Pula - Cagliari) è stata ritrovata una stele che riporta la più antica epigrafe che citi Tartesso, proprio nella prima riga. Senza dimenticare che la stessa stele, contiene la parola Sardegna e, per ben due volte, la parola NGR, che secondo alcuni studiosi potrebbe essere la radice di Nora stessa e di Nuoro, oltre a un forte riferimento ai nuraghi.

Immagine di National Geographic

4 commenti:

  1. Antonio Soldani scrive:
    erodoto le cita 10 volte nelle sue storie.. II 33) 1) Non prolungherò oltre il racconto dell’ammonio Etearco. Aggiungo solo che egli asseriva che i Nasamoni, per detto dei Cirenei, fossero rimpatriati, e che gli uomini presso i quali essi sarebbero giunti fossero tutti stregoni. 2) Questo fiume che scorreva presso la città anche Etearco congetturava che fosse il Nilo; ed è ragionevole pensarlo e crederlo. Proviene infatti il Nilo dalla Libia, da esso divisa a metà; e, per quanto i congetturo deducendo ciò che non si conosce da ciò che tutti sanno, la distanza tra la sua foce e l’origine è la stessa che per l’Istro. 3) Infatti il coro del fiume Istro, che comincia dai Celti e dalla città di Pirene, divide l’Europa nel mezzo. ( I Celti si trovano fuori delle colonne D’Eracle, e confinano con i Cinesii, l’ultima popolazione europea verso occidente. 4) Attraversa, l’istro, tutta l’Europa, e sbocca nelle acque del Mare Ospitale, dove i coloni Milesi hanno la città di Istria.
    IV 8) Questo raccontano gli Sciti su di sé e sui territori settentrionali; ecco invece cosa narrano i Greci residenti sul Ponto. Eracle, spingendo i buoi di Gerione, sarebbe giunto nella terra ora occupata dagli Sciti, allora desertica. Gerione risiedeva lontano dal Ponto,(MAR NERO) abitava nell'isola detta dai Greci Eritia,(ERIZIA) al di là delle colonne d'Eracle, di fronte a Cadice(GADIRA), nell'Oceano. L'Oceano, dicono i Greci, ha origine nell'estremo oriente dove sorge il sole e scorre tutto intorno alla terra (così dicono, ma non sanno dimostrarlo concretamente). Da là giunse Eracle nel paese detto Scizia: sorpreso dall'inverno e dal gelo, si avvolse nella sua pelle di leone e si addormentò; e nel frattempo, per sorte divina, le cavalle, quelle staccate dal suo carro, sparirono mentre pascolavano.
    IV 42) Mi meraviglio dunque di quanti separano con tanto di confini Libia, Asia ed Europa. Le differenze non sono da poco: in lunghezza l'Europa si sviluppa lungo Asia e Libia insieme, in larghezza non mi pare neppure paragonabile. La Libia in effetti si rivela essere interamente circondata dal mare, fuorché nel tratto di confine con Asia. Per quanto ne sappiamo il primo ad averlo dimostrato fu il re d'Egitto Neco: interrotto lo scavo del canale che dal Nilo porta al Golfo Arabico, egli inviò dei Fenici su delle navi con l'incarico di attraversare le Colonne d'Eracle sulla via del ritorno, fino a giungere nel mare settentrionale e così in Egitto. I Fenici, pertanto, partiti dal Mare Eritreo, navigavano nel mare meridionale; ogni volta che veniva l'autunno, approdavano, in qualunque punto della Libia fossero giunti, seminavano e aspettavano il tempo della mietitura...continua

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  2. Da Antonio Soldani:
    ...Dopo aver raccolto il grano, ripartivano, cosicché al terzo anno dopo due trascorsi in viaggio doppiarono le Colonne d'Eracle e giunsero in Egitto. E raccontarono anche particolari attendibili per qualcun altro ma non per me, per esempio che nel circumnavigare la Libia si erano trovati il sole sulla destra.
    IV 43) Così si riconobbe la prima volta com'è la Libia; poi sono i Cartaginesi a dirlo, in quanto l'Achemenide Sataspe, figlio di Teaspe, non circumnavigò la Libia, benché fosse stato inviato con tale compito: ebbe paura della lunghezza della navigazione e della solitudine e tornò indietro, senza portare a termine la prova che sua madre gli aveva imposto. Sataspe aveva violentato una ragazza, figlia di Zopiro figlio di Megabisso; quando poi per la sua colpa stava per venire impalato per ordine di re Serse, sua madre, sorella di Dario, intercedette per lui, affermando che gli avrebbe imposto una punizione ancora maggiore: lo avrebbe costretto a navigare intorno alla Libia fino a tornare, ultimato il giro, nel Golfo Arabico. A queste condizioni Serse si dichiarò d'accordo, sicché Sataspe venne in Egitto, prese con sé navi e marinai egiziani e salpò alla volta delle Colonne d'Eracle; le varcò, doppiò il capo estremo della Libia, che si chiama Solunte, e diresse la rotta verso sud, percorrendo in molti mesi un lungo tratto di mare; ma gli restava pur sempre il tratto maggiore, voltò la prua e se ne tornò in Egitto. Da qui si recò presso re Serse e gli raccontò che nel punto più lontano raggiunto avevano costeggiato un paese abitato da piccoli uomini vestiti con foglie di palma, i quali, tutte le volte che accostavano a riva, fuggivano verso le montagne abbandonando i loro villaggi; essi vi erano entrati senza danneggiarli, limitandosi a catturarvi qualche animale. Per giustificare il mancato periplo della Libia spiegò che l'imbarcazione non era più in grado di proseguire, ma si era bloccata. Serse non riconobbe come vere le sue parole e lo fece impalare, eseguendo l'antica sentenza, perché non aveva comunque compiuto la prova stabilita. Un eunuco di questo Sataspe scappò via a Samo appena apprese la morte del padrone; si portò via grandi ricchezze che poi finirono nelle mani di un uomo di Samo: io ne conosco il nome, ma preferisco non menzionarlo.
    IV 152) Ma si assentarono per più tempo di quello previsto, sicché a Corobio venne a mancare tutto; più tardi una nave di Samo, in navigazione verso l'Egitto agli ordini di Coleo, fu trascinata dai venti fino all'isola di Platea. I Sami, appreso da Corobio per filo e per segno l'accaduto, gli lasciarono provviste per un anno; essi poi salparono dall'isola decisi a raggiungere l'Egitto, ma venivano portati fuori rotta dal vento di Levante. E siccome il vento non calava, finirono per attraversare le Colonne d'Eracle e giungere a Tartesso, con la scorta di un dio. A quell'epoca l'emporio di Tartesso era vergine, sicché i Sami, al loro ritorno, ricavarono dalle merci il profitto più elevato fra i Greci di cui abbiamo notizia precisa….continua.

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  3. Antonio Soldani:
    ...IV 181) Ecco dunque elencati i Libici nomadi della costa, oltre i quali, verso l'interno, c'è la Libia popolata da bestie feroci; al di là di essa comincia un ciglio sabbioso e desertico, che va da Tebe in Egitto fino alle Colonne d'Eracle. In questa zona, a circa dieci giorni di cammino l'una dall'altra, si trovano delle collinette ricoperte da agglomerati di grossi blocchi di sale; proprio dalla cima di queste collinette scaturisce uno zampillo d'acqua fresca e dolce, nel bel mezzo del sale; attorno vi abitano uomini che sono gli ultimi oltre la regione delle bestie feroci, verso il deserto: a partire da Tebe i primi (a dieci giorni di cammino da Tebe) sono gli Ammoni, padroni del santuario derivato dal santuario di Zeus a Tebe…

    IV 185) Fino agli Atlanti sono in grado di elencare i nomi dei popoli stanziati nel ciglio sabbioso, oltre non più; ma la zona di sabbia si estende fino alle colonne d'Eracle e oltre. In tale regione si trova una miniera di sale ogni dieci giorni di viaggio e uomini stanziati; tutte queste genti si costruiscono abitazioni con blocchi di sale; si tratta già di zone della Libia prive di piogge: in effetti i muri fatti di sale non resterebbero in piedi se vi piovesse. Il sale estratto dal suolo si presenta di colore bianco o rosso. Al di là di questa striscia di territorio, verso il sud e l'interno della Libia, il paese è un deserto senz'acqua, senza animali, senza pioggia e alberi, senza la minima traccia di umidità...continua

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  4. Antonio Soldini:
    ...IV 196) I Cartaginesi affermano l'esistenza di un territorio libico,con relative popolazioni, anche al di là delle Colonne d'Eracle; quando si recano presso queste popolazioni con le loro mercanzie le scaricano sulla spiaggia in bell'ordine, risalgono sulle navi e mandano un segnale di fumo; gli indigeni vedono il fumo e accorrono verso il mare, depositano dell'oro in cambio delle merci e quindi si allontanano dalle merci stesse. I Cartaginesi sbarcano, esaminano l'oro e, se gli sembra adeguato al valore delle merci, lo prendono e se ne vanno; se invece gli sembra poco, risalgono sulle navi e aspettano: i locali tornano e aggiungono altro oro fino a soddisfarli. Nessuno dei due cerca di raggirare l'altro: i Cartaginesi non toccano l'oro finché non gli sembra adeguato al valore delle merci, e gli indigeni non toccano le merci prima che gli altri abbiano ritirato l'oro.
    VIII 132) ….Ai Greci, che non erano pratici di quelle zone, ogni località sita oltre Delo metteva paura: pareva loro che dappertutto dovessero esserci soldati; supponevano che Samo fosse lontana quanto le colonne d'Eracle. Avvenne così che i barbari, intimoriti, non osassero inoltrarsi a ovest di Samo, e i Greci, malgrado le insistenze dei Chii, non osassero avanzare più a est di Delo; così la paura presidiava lo spazio intermedio.

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