lunedì 25 aprile 2016

Archeologia. Le straordinarie competenze dei sardi nuragici nell’ingegneria idraulica.

Archeologia. Le straordinarie competenze dei sardi nuragici nell’ingegneria idraulica.


Franco Campus è un archeologo impegnato anche nella divulgazione, è stato tra gli ideatori della mostra di successo “La Sardegna nuragica. Miti e simboli di una civiltà mediterranea”. «Sopra il pozzo doveva esserci una struttura. Pertanto è pacifico che nessun raggio di sole nè bagliore di luna poteva specchiarsi all'interno – dice Campus–. Il foro superiore, come nel caso di Santa Cristina era, in altre parole, sovrastato da muratura che era poi la parte architettonica isodoma e sicuramente decorata. Tutto ciò ovviamente vale anche per i nuraghi che avevano terrazzo e ballatoio». Per l’archeologo uno dei tratti salienti e distintivi della civiltà nuragica è costituito proprio dalle architetture riservate al culto e la ritualità dell’acqua. 
«Tra gli edifici che spiccano per raffinatezza costruttiva, si segnalano i pozzi e le fonti sacre – precisa Franco Campus– . Si tratta di strutture costruite spesso con le facce ben lavorate che si differenziano sostanzialmente per la scala, esclusiva dei pozzi e assente nelle fonti, dove la vena sorgiva era più
superficiale. Sebbene gli studi recenti abbiano accertato una pluralità di varianti è possibile individuare elementi architettonici ripetitivi costituiti da un atrio, dotato di un bancone, e da un vano sotterraneo con copertura a tholos o cupola. Un ampio recinto esterno delimitava l’area intorno al tempio. Ancora dubbi permangono invece sull’aspetto originario degli elevati che purtroppo solo in rarissimi casi si è conservato».
Eccezionali sono le competenze di ingegneria idraulica maturate dai nuragici. «Certo –prosegue Campus–. Conosciamo pozzi profondi oltre 30 metri, e captazione delle acque tramite canalette oltre a elaborati sistemi di troppo pieno, come nel Nuraghe Arrubiu di Orroli. Poche incertezze anche sulla magnificenza di questi templi come indica il rinvenimento di blocchi spesso dotati di elaborate decorazioni e altre eccezionali sculture in pietra che raffigurano teste di tori ed arieti mentre una fila di lunghe spade votive (oltre 1,50 metri!) infisse col piombo ornavano la sommità degli elementi di copertura».


Fonte del testo e dell’immagine: http://lanuovasardegna.gelocal.it del 31.03.2016

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