Archeologia. Le straordinarie
competenze dei sardi nuragici nell’ingegneria idraulica.
Franco Campus è un archeologo
impegnato anche nella divulgazione, è stato tra gli ideatori della mostra di
successo “La Sardegna nuragica. Miti e simboli di una civiltà mediterranea”. «Sopra
il pozzo doveva esserci una struttura. Pertanto è pacifico che nessun raggio di
sole nè bagliore di luna poteva specchiarsi all'interno – dice Campus–. Il foro
superiore, come nel caso di Santa Cristina era, in altre parole, sovrastato da
muratura che era poi la parte architettonica isodoma e sicuramente decorata.
Tutto ciò ovviamente vale anche per i nuraghi che avevano terrazzo e
ballatoio». Per l’archeologo uno dei tratti salienti e distintivi della civiltà
nuragica è costituito proprio dalle architetture riservate al culto e la
ritualità dell’acqua.
«Tra gli edifici che spiccano per raffinatezza
costruttiva, si segnalano i pozzi e le fonti sacre – precisa Franco Campus– .
Si tratta di strutture costruite spesso con le facce ben lavorate che si differenziano
sostanzialmente per la scala, esclusiva dei pozzi e assente nelle fonti, dove
la vena sorgiva era più
superficiale. Sebbene gli studi recenti abbiano
accertato una pluralità di varianti è possibile individuare elementi
architettonici ripetitivi costituiti da un atrio, dotato di un bancone, e da un
vano sotterraneo con copertura a tholos o cupola. Un ampio recinto esterno
delimitava l’area intorno al tempio. Ancora dubbi permangono invece
sull’aspetto originario degli elevati che purtroppo solo in rarissimi casi si è
conservato».
Eccezionali sono le competenze di ingegneria idraulica maturate
dai nuragici. «Certo –prosegue Campus–. Conosciamo pozzi profondi oltre 30
metri, e captazione delle acque tramite canalette oltre a elaborati sistemi di
troppo pieno, come nel Nuraghe Arrubiu di Orroli. Poche incertezze anche sulla magnificenza di questi templi come indica il rinvenimento di blocchi spesso dotati di
elaborate decorazioni e altre eccezionali sculture in pietra che raffigurano
teste di tori ed arieti mentre una fila di lunghe spade votive (oltre 1,50
metri!) infisse col piombo ornavano la sommità degli elementi di copertura».
Fonte del
testo e dell’immagine: http://lanuovasardegna.gelocal.it
del 31.03.2016
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