Archeologia. Villasimius, un approdo sacro.
Presso
Capo Carbonara, sulla costa sud orientale dell’isola,
c’è l’approdo denominato Cuccureddu di Villasimius, alla foce di un torrente.
Gli scavi mostrano tracce dell’insediamento
alla base delle colline. Due scalinate conducono verso le pendici del colle
dove si notano i muri di un edificio nella cui struttura principale sono stati
svuotati una serie di vani arcaici. Furono ricoperti di terra in età
romano-repubblicana per costruire un tempio in mattoni crudi che poi crollò
sigillando tutto. Si tratta di 4 piccoli ambienti contigui e uno sfalsato,
delimitati da muri rettilinei, intonacati
con argilla. Hanno pavimenti in terra battuta, uno zoccolo in pietrame
squadrato cementato con malta di fango e l’alzato in mattoni crudi. Le
coperture con travi lignee, oggi scomparse, erano ricoperte da canne e
rivestite con argilla cruda pressata che si è cotta
durante un incendio.
I
materiali esposti al museo di Villasimius sono prevalentemente d’importazione greca, corinzia e
fenicia, con parecchi oggetti votivi. La frequentazione va dal 650 a.C. al 540
a.C., anno della distruzione. Il tempio è dedicato ad
Astarte, una delle divinità fenicie legate alla navigazione e ai marinai. Nei
vani ci sono unguentari e portaprofumi, simili a quelli utilizzati nei
templi dove si
svolgeva la prostituzione sacra, attività con
risvolti economici che riconduce a questa Dea cipriota, attività gestita da sacerdotesse per incrementare il tesoro del tempio e favorire l’integrazione con i forestieri.
Nel mito di fondazione di Cartagine abbiamo descritto le vicende della
leggendaria Elissa/Didone che a Cipro imbarcò le sacerdotesse del tempio dedite
a questa attività e le portò a Cartagine. Altra testimonianza importante del luogo
è offerta dalle cretule in terracotta bruciate nell’incendio che verso la metà
del VI a.C. distrusse il sito. Questi sigilli per documenti sono conservati al
museo di Villasimius e, come avveniva
fino a epoca medievale, testimoniano le attività
diplomatiche, commerciali e politiche che si svolgevano nel tempio. Cuccureddu
era certamente un approdo importante,
un punto d’incontro
fra locali e commercianti che arrivavano per mare: non è da escludere che il
tempio fu fondato proprio per garantire gli scambi. Una sorta di porto franco
dove la divinità garantiva i commerci e le transazioni. Nel II a.C.
sopra il sito fu edificato un altro tempio che ha restituito molti materiali ceramici. Il
tempio di Astarte fu ristrutturato da Caracalla e rimasto in uso fino al IV
d.C.
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