Gli
Aztechi, gli antichi abitanti del Messico
Le fonti storiche giungono dai
conquistadores, i soldati spagnoli di Hernán Cortés, l'artefice della
distruzione della capitale azteca Tenochtitlán e del crollo dell'impero, e sono
arricchite dai documenti redatti dagli stessi Aztechi, costituiti da libri di
scorza d'albero battuta su cui erano annotati tributi, testi sacri e calendari
rituali.
Quando sbarcò Cortes, nel 1519, gli Aztechi erano insediati nella Valle di
Messico da circa due secoli. Dai desertici territori del Messico settentrionale
erano migrati verso sud, dove nel corso del millennio precedente si erano
succedute civiltà complesse, come quella di Teotihuacán e quella dei Toltechi.
L'eredità di queste comunità, antenate degli Aztechi, facilitò lo sviluppo di
un'efficiente organizzazione politica e sociale. Dopo avere fondato la capitale
e contratto alleanze con le comunità già stanziate nella Valle di Messico, gli
Aztechi intrapresero aggressive campagne espansionistiche, attraverso cui
riuscirono a sottomettere numerosi popoli e a controllare un esteso territorio.
Grazie a un sofisticato sistema agricolo, basato sulla coltivazione di mais,
fagioli e zucche, e alle ingenti quantità di tributi che affluivano dai
territori assoggettati, Tenochtitlán divenne una delle più importanti città del
mondo antico, con 300.000 abitanti. Gli Spagnoli la descrivono come una città
attiva e organizzata, che ospitava un vasto mercato ed era sede del potere
imperiale, rappresentato da un sovrano ereditario e dai nobili. L'impero
comprendeva numerose province che versavano periodicamente beni e prodotti al
sovrano ed era difeso da un potente esercito e da fortezze in prossimità dei
confini. L'incontro tra Cortés e l'ultimo imperatore azteco, Montezuma II,
avvenne l'8 novembre del 1519 all'ingresso di Tenochtitlán. Il 13 agosto del
1521, dopo mesi di assedio e una strenua ma inefficace resistenza degli
Aztechi, Tenochtitlán cadde: gli Spagnoli ne distrussero il centro cerimoniale
e di culto, su cui iniziarono subito dopo a costruire la nuova capitale
coloniale, Città di Messico, e assoggettarono i suoi abitanti. Nei decenni
successivi le epidemie decimarono la popolazione nativa, mentre l'opera di
evangelizzazione condotta dagli Spagnoli determinò la disintegrazione della
cultura e della religione azteche. La cultura azteca è documentata da opere
artistiche di pregio, con grandi statue di pietra che rappresentano le
principali divinità. Le vestigia architettoniche sono sepolto sotto l’urbanizzazione
coloniale. Il Templo Mayor, l'area sacra dell'antica Tenochtitlán, si trova
parzialmente sotto la cattedrale di Città di Messico, dove è stato riportato
alla luce un vasto complesso di templi, tra cui spiccano due piramidi gemelle
dedicate alle due divinità maggiori degli Aztechi. Anche la produzione di
ceramica è di eccellente livello artistico, e la sua diffusione documenta
l'ampiezza delle reti commerciali e la vasta estensione dell'impero. Gioielli,
pietre quali la giada e l'ossidiana e ornamenti di piume erano riservati ai
dignitari o al culto delle divinità. Il cibo degli Aztechi era costituito
essenzialmente da vegetali, alcuni dei quali come il pomodoro, il peperoncino,
il cacao e il mais crescevano solo in America e furono introdotti in Europa
dopo la conquista. Gli Aztechi con il mais facevano focacce, mentre dal cacao
ottenevano una bevanda che era offerta agli dei; la carne era quella di
tacchino (l'unico animale domestico, insieme al cane). In America, infatti, non
esistevano maiali, capre, pecore, buoi, cavalli, insomma tutti quegli animali
che popolavano le campagne europee.
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