venerdì 10 luglio 2015

Archeologia. Il marchio di falsità: modellini di nuraghe e ballatoi

Archeologia. Il marchio di falsità: modellini di nuraghe e ballatoi
di Massimo Pittau

Nota di Pierluigi Montalbano, direttore del quotidiano: 
"pur dissociandomi nettamente dalla idea del Pittau, ossia che il modellino di San Sperate sia un falso, ho deciso di pubblicare ugualmente l'articolo in quanto l'autore, Massimo Pittau, firmandolo, prende in  tutte le responsabilità derivanti dalla sua pubblicazione".


L'altra sera ero con un gruppo di amici in un bar all'aperto, nel tentativo di sfuggire alla calura imperante, e in seguito si sono avvicinate anche altre persone. Siccome molti dei presenti seguono con attenzione e interesse la diatriba che è iniziata in internet sui “falsi archeologici”, ovviamente sono stato sollecitato a riprendere l'argomento nell'occasione che ci si presentava. Ed è avvenuto che a seguito della discussione ormai aperta, mi è venuto in mente un nuovo argomento, probabilmente quello principale, che dimostra che l'ormai noto “modellino di nuraghe” di San Sperate è realmente un “falso”, un grande, grossolano e ridicolo falso. Nuovo argomento che metto subito in circolazione nel presente sito internet, a disposizione dei numerosissimi lettori che ci stanno seguendo.

C'è da richiamare un fatto di comune esperienza: i fabbricanti di quasi tutti i manufatti tengono moltissimo a mettervi il “marchio di autenticità” contro gli eventuali falsari. Ebbene, a mio giudizio il supposto “modellino di nuraghe di San Sperate” non ha di certo il “marchio di autenticità”, ma ha propriamente il “marchio di falsità”. Questo consiste in un particolare costruttivo, che è totalmente falso, che più falso non si può: quella specie di rigonfiamento finale con cui termina ciascuna delle quattro torrette e che dovrebbe raffigurare un “ballatoio”. Io ho già fatto osservare che la tecnica costruttiva di quei tempi non consentiva affatto un ballatoio simile, tanto meno lo consentiva la tecnica costruttiva dei nuraghi, fatti di sola pietra e senza alcuna malta.
Di questo ballatoio finale nessun archeologo ha mai fornito la prova della sua esistenza in qualcuno dei nuraghi reali. Io invece ho dimostrato, con tanto di foto di tre nuraghi reali, che il nostro monumento terminava non con un ballatoio, bensì con una corona di massi sporgenti a raggiera per ornamento e forse anche con una raffigurazione simbolica del Sole, divinità che sicuramente anche i Nuragici adoravano.
Ecco appunto le foto della cima di uno dei Tresnuraches di Nùoro, di quello Albucciu di Arzachena, di un nuraghe del territorio di Baunei.

Adesso attendiamo la controprova presentata da qualche archeologo.

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