Barracciu. Senza danno sito
Mont'e Prama. Il sottosegretario
assicura: “innocuo uso miniescavatore”. A seguire...la dichiarazione del soprintendente Marco Minoja
"Nessun danno ai reperti
di Monte Prama per l'uso del miniescavatore". Lo ha assicurato il
sottosegretario ai Beni culturali Francesca Barracciu, questa mattina a
Oristano per un incontro istituzionale col sindaco Guido Tendas. "Mi
dispiace per l'onorevole Pili - ha aggiunto la Barracciu - ma è solo un
capitano di sventura che cerca pubblicità sui giornali su presunte disgrazie di
Mont'e Prama. Ma stavolta ha sbagliato obiettivo". Ieri il deputato di
Unidos Mauro Pili aveva denunciato danni nell'area archeologica per un presunto
uso improprio di un escavatore.
TOMBE
INVIOLATE E RESTI GIGANTE DA NUOVI SCAVI -
Sei tombe inviolate e intorno una interessante serie di frammenti di
"gigante". Il più grande è una mezza testa, nessun torso, diversi
pezzi di scudo, una gamba con polpaccio, il gomito di un pugilatore. Sul fronte
delle grandi statue di arenaria, la campagna di scavi in corso nel sito di Mont'e
Prama, finanziata direttamente dal ministero per i Beni culturali, non ha
restituito finora niente di particolarmente spettacolare e straordinario. Il
direttore scientifico Alessandro Usai lo ammette senza problemi. E ammette
senza problemi anche l'uso di un miniescavatore - al centro di un
esposto-denuncia del deputato Mauro Pili - e il fatto che questo abbia
comportato qualche "graffio" e qualche "scalfittura" ai
lastroni di copertura delle tombe scavate negli anni '70 e poi ricoperte, e
perfino alla mezza testa rinvenuta a pochi passi dalla recinzione del cantiere.
"Niente di particolare,
qualche infimo e trascurabilissimo segno le benne del miniescavatore lo hanno
prodotto, ma lo abbiamo usato e continueremo a usarlo come si fa, quando è
possibile e necessario, in ogni cantiere archeologico, cioè per rimuovere lo
strato di terreno superficiale", ha sottolineato l'esperto spiegando che a
Mont'e Prama è stato usato per rimuovere circa 300 metri cubi di terreno di
riporto "che non si potevano certo rimuovere a mano con una
cazzuola", ha chiarito. Della vicenda, dopo la denuncia del parlamentare
di Unidos, si sono occupati comunque anche i Carabinieri, che stamattina hanno
esaminato e fotografato tutti i reperti "danneggiati" e raccolto a
verbale le spiegazioni di Alessandro Usai. Più che di questo, l'archeologo
della sovrintendenza e il suo collega Franco Campus si sono detti preoccupati
per le piogge che prima o poi arriveranno e per il conseguente rischio di
allagamento della trincea scavata per riportare alla luce le tombe già
esplorate negli anni '70. "Dobbiamo studiare una soluzione, perché uno dei
principali obiettivi del nostro scavo - hanno spiegato - è proprio quello di
ricomporre la necropoli per renderla visibile e quindi anche visitabile".
La prima parte dello scavo ha riguardato una struttura nuragica già nota.
"Si tratta di una struttura circolare, ma sicuramente non è un nuraghe e
neanche una capanna, al quale è addossata una struttura più piccola ma forse di
epoca più tarda", ha ricostruito Usai avanzando l'ipotesi che possa
trattarsi di una sorta di sala di riunione o anche di luogo cerimoniale.
I Giganti
di Mont'e Prama sbarcano anche nella prima serata di Raiuno. Giovedì 13 agosto
alle 21.15 SuperQuark manderà in onda l'intervista realizzata con Gaetano
Ranieri da Barbara Bernardini. Le ricerche innovative dell'Università di
Cagliari nel campo dell'archeologia e, in particolare, l'impiego del georadar
nell'area dell'Oristanese, da parte dello staff del professor Ranieri, sono al
centro del servizio della popolare trasmissione di divulgazione scientifica
ideata e condotta da Piero Angela. Le immagini del servizio sono state
realizzate a Mont'e Prama, in rettorato e nella facoltà di ingegneria di piazza
d'Armi. Con il georadar l'équipe di Ranieri, ordinario di geofisica applicata
alla facoltà di ingegneria a Cagliari, analizza le immagini del sottosuolo. Le
radiografie elaborate evidenziano "una serie di puntini rossi. In realtà
si tratta di strade, muri, tombe e forse altre statue. Abbiamo rilevate -
spiega - circa 60 mila anomalie, Mont'e Prama è la più grande scoperta
archeologica nel Mediterraneo occidentale negli ultimi cinquant'anni".
Oltre ai Giganti il sito di fronte a Is Arutas e allo stagno di Cabras conterrebbe
anche un santuario nuragico, una necropoli, edifici e centinaia di reperti.
Questa la dichiarazione del soprintendente Marco Minoja:
Questa la dichiarazione del soprintendente Marco Minoja:
Polemiche sugli scavi a
Mont'e Prama: comunicato della Soprintendenza Archeologia della Sardegna
27 luglio 2015, Monte Prama
Alle polemiche infondate di questi giorni è necessario che la Soprintendenza fornisca risposta con l'evidenza della verità.
Il lavoro in corso in queste settimane a Mont'e Prama rappresenta un intervento di grande qualità i cui risultati sono sotto gli occhi di tutti: per la prima volta è stata integralmente riaperta l'area archeologica evidenziando la posizione delle tombe di tutti gli interventi precedenti, quelle già scavate e quelle ancora da indagare, la presenza delle loro lastre di copertura nonché ogni ulteriore dato stratigrafico e strutturale, in modo finalmente esaustivo a comprendere nella sua integrità lo stato del complesso archeologico di Mont'e Prama.
Il lavoro di ripristino delle superfici di scavo degli anni '70 ha comportato lo scavo di strati già rimossi e incoerenti, ossia centinaia di metri cubi di terreno di riporto; per tali operazioni in ogni scavo archeologico vengono impiegati, con le dovute precauzioni, mezzi meccanici che supportano l'attività degli archeologi in modo del tutto proficuo e corretto dal punto di vista metodologico; questa affermazione non teme alcuna smentita e potrà essere confermata da qualunque archeologo che abbia una minima esperienza di cantiere: l'asportazione a cazzuola di enormi cubature di terra già mossa o superficiale rappresenterebbe non solo un procedimento metodologicamente inutile, ma anche un immenso spreco di risorse pubbliche.
In questi termini anche a Mont'e Prama è stato impiegato proficuamente un piccolo mezzo meccanico, di dimensioni adeguate all'intervento, del tipo a lama piana, tra tutti il più indicato per la rimozione di strati superficiali in un cantiere archeologico.
Ridotti contatti con materiali archeologici, mai del tutto escludibili, non possono dunque che avere determinato minime scalfitture, che non hanno minimamente danneggiato i reperti, in questo caso peraltro incontrando superfici già abrase; nel caso delle lastre bisogna poi rilevare come questi reperti abbiano subito, nel corso dei decenni, diversi spostamenti durante lo scavo e i successivi riposizionamenti; la pietra tenerissima di cui esse sono costituite può avere dunque subito nel tempo qualche minimo danneggiamento, che non altera in alcun modo il dato archeologico, che è sicuro, chiaro e ben tutelato dalla Soprintendenza.
A Mont'e Prama si sta operando dunque con la massima diligenza; quanto ai dubbi sulla professionalità impiegate mi fa piacere sottolineare che per la prima volta a Mont'e Prama scavano esclusivamente specialisti di archeologia nuragica, in particolare il dottor Usai della Soprintendenza, ad oggi il massimo conoscitore del Sinis nuragico, e il dott. Franco Campus per la cooperativa Archeosistemi, selezionato proprio in virtù del suo specifico e ampio curriculum di archeologo protostorico sardo; entrambi validissimi colleghi sardi, come sardo è il personale di supporto tecnico al cantiere e di manovalanza. Un'archeologia integralmente sarda al servizio di Mont'e Prama.
Si è rilevato come questo intervento sia in contrasto con gli scavi effettuati di concerto da Soprintendenza e Università; niente di più sbagliato. Il cantiere attuale, già programmato, prevedeva sin dall'inizio l'esecuzione a cura della Soprintendenza, ben inteso, della Sardegna. Gli scavi delle Università e della Soprintendenza, attualmente sospesi, sono oggetto di una revisione progettuale già chiaramente indicata dalla Soprintendenza ai Rettori delle due Facoltà, dal momento che alcuni aspetti del progetto devono essere meglio chiariti proprio per soddisfare le esigenze di piena scientificità e correttezza metodologica; va da sé che per il miglior prosieguo di tale progetto sarà precisa cura della Soprintendenza tenere conto delle giuste sollecitazioni sorte dal mondo accademico, in merito alla titolarità delle Università di dispiegare le proprie competenze, specificatamente quelle rivolte alla protostoria sarda e all'archeologia nuragica, ottimamente rappresentate tanto a Sassari come a Cagliari.
27 luglio 2015, Monte Prama
Alle polemiche infondate di questi giorni è necessario che la Soprintendenza fornisca risposta con l'evidenza della verità.
Il lavoro in corso in queste settimane a Mont'e Prama rappresenta un intervento di grande qualità i cui risultati sono sotto gli occhi di tutti: per la prima volta è stata integralmente riaperta l'area archeologica evidenziando la posizione delle tombe di tutti gli interventi precedenti, quelle già scavate e quelle ancora da indagare, la presenza delle loro lastre di copertura nonché ogni ulteriore dato stratigrafico e strutturale, in modo finalmente esaustivo a comprendere nella sua integrità lo stato del complesso archeologico di Mont'e Prama.
Il lavoro di ripristino delle superfici di scavo degli anni '70 ha comportato lo scavo di strati già rimossi e incoerenti, ossia centinaia di metri cubi di terreno di riporto; per tali operazioni in ogni scavo archeologico vengono impiegati, con le dovute precauzioni, mezzi meccanici che supportano l'attività degli archeologi in modo del tutto proficuo e corretto dal punto di vista metodologico; questa affermazione non teme alcuna smentita e potrà essere confermata da qualunque archeologo che abbia una minima esperienza di cantiere: l'asportazione a cazzuola di enormi cubature di terra già mossa o superficiale rappresenterebbe non solo un procedimento metodologicamente inutile, ma anche un immenso spreco di risorse pubbliche.
In questi termini anche a Mont'e Prama è stato impiegato proficuamente un piccolo mezzo meccanico, di dimensioni adeguate all'intervento, del tipo a lama piana, tra tutti il più indicato per la rimozione di strati superficiali in un cantiere archeologico.
Ridotti contatti con materiali archeologici, mai del tutto escludibili, non possono dunque che avere determinato minime scalfitture, che non hanno minimamente danneggiato i reperti, in questo caso peraltro incontrando superfici già abrase; nel caso delle lastre bisogna poi rilevare come questi reperti abbiano subito, nel corso dei decenni, diversi spostamenti durante lo scavo e i successivi riposizionamenti; la pietra tenerissima di cui esse sono costituite può avere dunque subito nel tempo qualche minimo danneggiamento, che non altera in alcun modo il dato archeologico, che è sicuro, chiaro e ben tutelato dalla Soprintendenza.
A Mont'e Prama si sta operando dunque con la massima diligenza; quanto ai dubbi sulla professionalità impiegate mi fa piacere sottolineare che per la prima volta a Mont'e Prama scavano esclusivamente specialisti di archeologia nuragica, in particolare il dottor Usai della Soprintendenza, ad oggi il massimo conoscitore del Sinis nuragico, e il dott. Franco Campus per la cooperativa Archeosistemi, selezionato proprio in virtù del suo specifico e ampio curriculum di archeologo protostorico sardo; entrambi validissimi colleghi sardi, come sardo è il personale di supporto tecnico al cantiere e di manovalanza. Un'archeologia integralmente sarda al servizio di Mont'e Prama.
Si è rilevato come questo intervento sia in contrasto con gli scavi effettuati di concerto da Soprintendenza e Università; niente di più sbagliato. Il cantiere attuale, già programmato, prevedeva sin dall'inizio l'esecuzione a cura della Soprintendenza, ben inteso, della Sardegna. Gli scavi delle Università e della Soprintendenza, attualmente sospesi, sono oggetto di una revisione progettuale già chiaramente indicata dalla Soprintendenza ai Rettori delle due Facoltà, dal momento che alcuni aspetti del progetto devono essere meglio chiariti proprio per soddisfare le esigenze di piena scientificità e correttezza metodologica; va da sé che per il miglior prosieguo di tale progetto sarà precisa cura della Soprintendenza tenere conto delle giuste sollecitazioni sorte dal mondo accademico, in merito alla titolarità delle Università di dispiegare le proprie competenze, specificatamente quelle rivolte alla protostoria sarda e all'archeologia nuragica, ottimamente rappresentate tanto a Sassari come a Cagliari.
Fonte: www.ansa.it
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