I Feaci: erano etruschi stanziati in Campania?
di Lydia Schropp
Chi
furono i Feaci? Un popolo mitico o un popolo realmente esistito
agli albori della storia? L’autrice Lydia Schropp ritiene che
siano un popolo residente in Campania, dominato da un’elìte etrusca. Sebbene oggi la maggior parte degli studiosi condivida la tesi che i
Feaci siano un popolo mitico, è innegabile che gli antichi storici greci
avessero considerato i Feaci, un popolo autentico vissuto ad occidente
della Grecia.
Nell’antichità
si considerò Corfù la loro patria, sebbene la descrizione omerica non
coincida con la realtà dell’isola. Si potrebbe supporre che i Feaci,
esperti navigatori, avessero fondato a Corfù una colonia o
vi avessero intrattenuto rapporti commerciali, rimasti vivi nella memoria,
ma che la loro sede primaria fosse altrove. Il nome
Feace compare spesso nelle fonti antiche. Ad Agrigento si
fanno risalire ad un architetto Feace le più antiche condutture d’acqua
nella zona dei templi ed a Platone si attribuisce un’opera perduta, forse
spuria: “Feaci”. Seguiamo ora attentamente il racconto di Omero, tenendo
presente che le tappe del viaggio di Ulisse si snodano in genere lungo il mar Tirreno.
Dopo 19 giorni di traversie sul mare in tempesta, egli
scorge finalmente la terra dei Feaci, un promontorio che
si propende in mare con una forma ben riconoscibile, somigliante ad uno
scudo. Egli non riesce però a raggiungere
la sponda, perché un’onda gigantesca lo travolge e senza l’aiuto della ninfa Leucotea sarebbe naufragato. Dopo uno sforzo sovrumano raggiunge a nuoto la foce di un fiume e si addormenta sotto un cespuglio. La descrizione del luogo è ricca di dettagli interessanti. Dopo una pianura fertilissima, a tratti ricoperta di boschetti e solcata da un fiume che si passa facilmente a guado, si sale verso la città fortificata, situata su un promontorio, alla cui base si scorge un porto con una moltitudine di navi allineate fittamente. Appena si salgono dei gradoni, appare subito una piazza con gli edifici più rappresentativi e cioè il palazzo reale ed il tempio del dio del mare Poseidone. Dal racconto di Nausica apprendiamo che i suoi antenati, sempre minacciati dai Ciclopi, sono emigrati da due generazioni in questo territorio e lo hanno conquistato. Gli abitanti sono costituiti dunque da un ceto dominante, immigrato e da una popolazione indigena, che forse parla un’altra lingua (l’osco), come Omero sembra accennare vagamente, perché Ulisse non deve rivolgere la parola a nessun passante. I Feaci sono un popolo all’avanguardia, sia nel campo agricolo che artigianale ed artistico, ma si distinguono soprattutto nell’arte navale; raggiungono velocemente mete lontanissime, vcome l’isola Eubea, situata oltre la Grecia, nel Mar Egeo.
Ma come Omero stesso accenna, subito dopo il felice ritorno di Ulisse ad Itaca, i Feaci vengono puniti dal dio Poseidone e la loro patria è travolta da un cataclisma di dimensioni immani, imputabile solo a fenomeni vulcanici, culminante nella formazione di un “alto monte”. Con ciò si intende letteralmente il Monte Somma, il vulcano attivo in passato, ma oggi spento situato accanto al Vesuvio, formatosi più recentemente. Dopo l’identificazione dell’alto monte con il vulcano Somma, risulta più facile ritrovare le altre indicazioni di luogo. A sud di Napoli si trova la baia di Salerno ed un’ampia pianura, che oltre al fiume Sele è solcata da altri piccoli fiumi, di cui il Tusciano ricorda la presenza etrusca. Questo territorio costituisce oggi il “parco del Cilento”. All’estremo sud di questa pianura si trova su un promontorio dalla caratteristica forma di uno scudo, una cittadina chiamata oggi Agropoli, che corrisponde sotto molti punti di vista benissimo alla descrizione omerica.
Ancora oggi si raggiunge la città per scaloni molto ampi e subito dopo l’ingresso appare una piazza con una chiesa, e non molto lontano un castello fortificato. Il nome odierno della città Agropoli risale però a tempi più recenti, il suo vecchio nome è ignoto. Nella pianura sottostante si trova il famoso sito archeologico di Paestum, che etimologicamente si fa risalire a Poseidone, dio del mare, ma verosimilmente è il nome latino di un insediamento greco-etrusco, corrispondente a Phaiak, tenendo presente che il latino “p” corrisponde spesso a “phi” greco. La ninfa Leucotea trova riscontro nel nome dell’isoletta dinanzi a Paestum o nel promontorio Licosa presso Paestum, mentre il fiume che accoglie felicemente Ulisse è il piccolo fiume presso Paestum, facile da passare a guado, oggi nel parco del Cilento. Il nome della città di Paestum, o meglio Paiston, coincide con Feaci, se partiamo dal presupposto che il poeta ha attinto questo nome dall’etrusco, infatti la storia ci comprova che il territorio lungo il golfo di Napoli e di Salerno fu abitato nell’VIII sec. a.C. da Etruschi. Plinio afferma che “Ager Picentinus fuit Tuscorum” (Pl. N.H., III, 70) e che Paiston fu un centro importante. Nell’odierna Campania si era allora formata una lega di 12 città etrusche, di cui la principale fu Capua, fondata nel 9. Sec. a.C., mentre un’altra si chiamò Picentia, distrutta dai Romani; si suppone che il suo sito fosse ubicato nei pressi di Pontecagnano, quindi sul versante settentrionale della pianura e del parco del Cilento. Questi dati di fatto collimano bene con le parole di Alcinoo, che menziona 12 re, ai quali egli si aggiunge 13.mo (canto VIII , v. 390-391). Dalle fonti letterarie sappiamo che Alcinoo possedette un vasto territorio, che giungeva sino al mar Jonio e che la città di Crotone in Calabria ebbe rapporti con il suo regno. Ci sono altri indizi comprovanti la tesi che i Feaci fossero Etruschi, stabilitisi in Campania? Secondo me, molti:
la sponda, perché un’onda gigantesca lo travolge e senza l’aiuto della ninfa Leucotea sarebbe naufragato. Dopo uno sforzo sovrumano raggiunge a nuoto la foce di un fiume e si addormenta sotto un cespuglio. La descrizione del luogo è ricca di dettagli interessanti. Dopo una pianura fertilissima, a tratti ricoperta di boschetti e solcata da un fiume che si passa facilmente a guado, si sale verso la città fortificata, situata su un promontorio, alla cui base si scorge un porto con una moltitudine di navi allineate fittamente. Appena si salgono dei gradoni, appare subito una piazza con gli edifici più rappresentativi e cioè il palazzo reale ed il tempio del dio del mare Poseidone. Dal racconto di Nausica apprendiamo che i suoi antenati, sempre minacciati dai Ciclopi, sono emigrati da due generazioni in questo territorio e lo hanno conquistato. Gli abitanti sono costituiti dunque da un ceto dominante, immigrato e da una popolazione indigena, che forse parla un’altra lingua (l’osco), come Omero sembra accennare vagamente, perché Ulisse non deve rivolgere la parola a nessun passante. I Feaci sono un popolo all’avanguardia, sia nel campo agricolo che artigianale ed artistico, ma si distinguono soprattutto nell’arte navale; raggiungono velocemente mete lontanissime, vcome l’isola Eubea, situata oltre la Grecia, nel Mar Egeo.
Ma come Omero stesso accenna, subito dopo il felice ritorno di Ulisse ad Itaca, i Feaci vengono puniti dal dio Poseidone e la loro patria è travolta da un cataclisma di dimensioni immani, imputabile solo a fenomeni vulcanici, culminante nella formazione di un “alto monte”. Con ciò si intende letteralmente il Monte Somma, il vulcano attivo in passato, ma oggi spento situato accanto al Vesuvio, formatosi più recentemente. Dopo l’identificazione dell’alto monte con il vulcano Somma, risulta più facile ritrovare le altre indicazioni di luogo. A sud di Napoli si trova la baia di Salerno ed un’ampia pianura, che oltre al fiume Sele è solcata da altri piccoli fiumi, di cui il Tusciano ricorda la presenza etrusca. Questo territorio costituisce oggi il “parco del Cilento”. All’estremo sud di questa pianura si trova su un promontorio dalla caratteristica forma di uno scudo, una cittadina chiamata oggi Agropoli, che corrisponde sotto molti punti di vista benissimo alla descrizione omerica.
Ancora oggi si raggiunge la città per scaloni molto ampi e subito dopo l’ingresso appare una piazza con una chiesa, e non molto lontano un castello fortificato. Il nome odierno della città Agropoli risale però a tempi più recenti, il suo vecchio nome è ignoto. Nella pianura sottostante si trova il famoso sito archeologico di Paestum, che etimologicamente si fa risalire a Poseidone, dio del mare, ma verosimilmente è il nome latino di un insediamento greco-etrusco, corrispondente a Phaiak, tenendo presente che il latino “p” corrisponde spesso a “phi” greco. La ninfa Leucotea trova riscontro nel nome dell’isoletta dinanzi a Paestum o nel promontorio Licosa presso Paestum, mentre il fiume che accoglie felicemente Ulisse è il piccolo fiume presso Paestum, facile da passare a guado, oggi nel parco del Cilento. Il nome della città di Paestum, o meglio Paiston, coincide con Feaci, se partiamo dal presupposto che il poeta ha attinto questo nome dall’etrusco, infatti la storia ci comprova che il territorio lungo il golfo di Napoli e di Salerno fu abitato nell’VIII sec. a.C. da Etruschi. Plinio afferma che “Ager Picentinus fuit Tuscorum” (Pl. N.H., III, 70) e che Paiston fu un centro importante. Nell’odierna Campania si era allora formata una lega di 12 città etrusche, di cui la principale fu Capua, fondata nel 9. Sec. a.C., mentre un’altra si chiamò Picentia, distrutta dai Romani; si suppone che il suo sito fosse ubicato nei pressi di Pontecagnano, quindi sul versante settentrionale della pianura e del parco del Cilento. Questi dati di fatto collimano bene con le parole di Alcinoo, che menziona 12 re, ai quali egli si aggiunge 13.mo (canto VIII , v. 390-391). Dalle fonti letterarie sappiamo che Alcinoo possedette un vasto territorio, che giungeva sino al mar Jonio e che la città di Crotone in Calabria ebbe rapporti con il suo regno. Ci sono altri indizi comprovanti la tesi che i Feaci fossero Etruschi, stabilitisi in Campania? Secondo me, molti:
- in primo
luogo il racconto dell’emigrazione e della fondazione della città, che ci
ricorda il rito etrusco, ripreso poi dai Romani;
- il ruolo privilegiato delle donne, nel nostro caso della regina Arete, che si presenta in pubblico insieme al marito e prende parte alle sue decisioni politiche, e della figlia Nasica, che con le sue amiche si dirige da sola sul carro al fiume mentre le donne greche non conoscono tali libertà;
- il ruolo privilegiato delle donne, nel nostro caso della regina Arete, che si presenta in pubblico insieme al marito e prende parte alle sue decisioni politiche, e della figlia Nasica, che con le sue amiche si dirige da sola sul carro al fiume mentre le donne greche non conoscono tali libertà;
- il nome
di Nausicaa/Nasica, che ritorna come cognome di un
importante casato romano, e cioè Scipione Nasica, che a quanto sembra, era
di origine etrusca, come dimostra la tomba degli Scipioni in via Appia;
- la grande abilità ed esperienza marinara, che rendeva famosi gli Etruschi come signori e pirati del mare;
- il grande lusso a corte e l’amore per la “dolce vita” . Come Alcinoo stesso afferma, il gioco, il canto, il ballo ed i bagni caldi rivestono un ruolo fondamentale nella vita del suo popolo, che nella scala dei valori antepone l’amore alla lotta. Ciò corrisponde esattamente allo stile di vita degli Etruschi, come risulta dalle fonti storiche;
- la grande abilità ed esperienza marinara, che rendeva famosi gli Etruschi come signori e pirati del mare;
- il grande lusso a corte e l’amore per la “dolce vita” . Come Alcinoo stesso afferma, il gioco, il canto, il ballo ed i bagni caldi rivestono un ruolo fondamentale nella vita del suo popolo, che nella scala dei valori antepone l’amore alla lotta. Ciò corrisponde esattamente allo stile di vita degli Etruschi, come risulta dalle fonti storiche;
- il canto di
Demodoco dell’amore avventuroso del dio Ares ed Afrodite (canto VIII, v.
266-365) Demodoco improvvisa il suo canto, che nel contenuto ci ricorda il
Fescennio latino, che prende il suo nome dalla città laziale Fescennia,
distrutta dai Romani e certamente di origine etrusca.
Dal canto di
Demodoco risulta anche che i Feaci conoscono bene gli avvenimenti della
guerra troiana, e ciò è comprovato archeologicamente dal ritrovamento ad
Ischia (Pitecusa)nel 1953 di una coppa risalente agli anni 735-720
a.C. con un’iscrizione riferita al re Nestore, amico e contemporaneo di
Ulisse, e per questo chiamata la coppa di Nestore. Tutti questi indizi
confermano la tesi che i Feaci fossero Etruschi emigrati in
Campania, stanziatisi nella zona di Salerno, più sicura sotto
l’aspetto geologico. Napoli sarebbe sorta solo più tardi, grazie ai coloni
greci . (precisamente nel 474 a.C.). La città di Agropoli, oggi
meno nota, fu forse nell’antichità strategicamente più importante
di Napoli, perché permetteva un più facile accesso
alla costa Ionica.Perché il ricordo dei Feaci si è estinto? Probabilmente
perché immani catastrofi naturali sconvolsero il loro territorio (la
fine di Ercolano e di Pompei in tempi posteriori possono servire da
monito) e poi gravi sconfitte inflitte dai popoli vicini distrussero
il loro dominio.
-Probabilmente
Agropoli è solo un piccolo centro etrusco che rientrava nell’orbita della
città di Picentia, che secondo alcuni studiosi corrisponde
oggi al sito di Pontecagnano, dove si sono trovate moltissime
tombe etrusche. Ricapitolando possiamo affermare che “Feaci” è un termine
che definisce gli Etruschi stanziati in Campania. Nell’ VIII sec. a.C. si
erano già diffusi lungo tutta la costa tirrenica. L’inizio della loro
fioritura coincide con la stesura dell’ Odissea e probabilmente Omero
conobbe personalmente questo popolo, di cui descrive le origini e lo stile
di vita.
Fonte:
http://www.infocilento.it
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