Neolitico Recente. Uccelli urlatori
dei (Nuraghi): gli Angeli della Preistoria
Articolo di
Salvatore Craba
Sono
innumerevoli pietre intagliate, modellate a figura di uccello, che si trovano
in tutti i territori della Sardegna, scolpite dagli antichi abitanti dell’isola
a partire dal Neolitico e utilizzate fino ai primi secoli dell’era cristiana. Si
tratta di forme che rivelano appassionanti riti arcaici creati dai preistorici che,
concettualmente e metafisicamente, cercavano un contatto trascendentale con
entità di natura divina: i loro dei. Le pietre hanno forme che ben
rappresentano la mansione di traghettatori, postini...con il compito di
trasportare le invocazioni terrene. Un orientamento religioso insomma, con simboli
considerati determinanti per relazionarsi con gli dei. Queste pietre modellate,
da me denominate uccelliurlatori, si ritrovano esclusivamente con il becco
spalancato al fine di trasmettere un messaggio: urlare agli dei invocazioni e
desideri. Bocca e occhi, che io evidenzio con il colore, caratterizzano l’unicità
di ciascuna delle modellazioni. Uccelliurlatori che, appunto, urlavano nel
cielo infinito realizzando un metafisico contatto tra le volontà terrene e le
celesti divinità che dimoravano nell’impenetrabile cielo. I nostri antichissimi
predecessori erano consapevoli della loro limitatezza di conoscenze e cercavano
di intuire le indicazioni degli dei attraverso l’analisi del volo e delle
posture degli uccelli. Essi scrutavano il cielo alla ricerca di segnali
trasmessi dagli amici messaggeri, decifrando dalle loro direzioni, posture e
canti le risultanti presunte indicazioni che gli dei decidevano di inviare, un
usanza non esclusiva della nostra isola ma accertata anche in altri popoli delle
sponde del Mediterraneo.
Per
capire meglio occorre proiettarsi nel passato col pensiero e ragionare come se
si stesse vivendo al tempo dei primi elementari apprendimenti vitali e
conoscitivi, un periodo insicuro, buio di conoscenze, nel quale gli antichi si
misuravano alla pari con la natura e i suoi eventi, attribuendo spiegazioni
divine a tutte le circostanze sconosciute. Forse le loro convinzioni erano
orientate a immaginare che gli alati pennuti non avessero volontà propria, ma
fossero mossi dalle indicazioni impartite dagli dei, pertanto li consideravano
a servizio delle entità divine superiori, tramite esistenziale di collegamento
tra la terra e il cielo. Insomma, i nostri avi erano convinti che gli uccelli fossero
i messaggeri degli dei, e preparavano una figura rappresentativa per effettuare
una richiesta e ottenere una risposta: un uccello in pietra al quale affidare
l’invocazione. Gli uccelli, unico tramite tra il cielo e la terra,
traghettavano la supplica scomparendo come per incanto nel cielo infinito,
regno celeste e sconosciuto.
Oggi,
nel nostro mondo occidentalizzato, le preghiere recitate vanno in cielo da sole,
ma anticamente bisognava associare ad esse un tramite, un mezzo di trasporto. Basandomi
sui ritrovamenti delle pietre scolpite, prevalentemente nei boschi, sono
convinto che i nostri avi non necessitassero di un sito specifico per compiere
le loro invocazioni. I riti potevano celebrarsi dovunque, tuttavia i territori
boschivi erano i più adatti perché ricchi di quel messaggero divino. Gli
uccelli in pietra trovati nei boschi forse erano testimoni di una staffetta nella
trasmissione del messaggio: dall’uomo al simbolo in pietra, e da questo metafisicamente
agli uccelli veri per finire alle divinità.
Sono realizzati
con tutti i tipi di pietra locale, dalle più morbide alle più dure, privilegiando
quelle somiglianti all’uccello che volevano rappresentare. Fra le
caratteristiche più ricercate c’erano la lucentezza e il colore, ambedue suggerivano
lo splendore del mantello piumoso. Esistonoanche modellature di uccelliurlatori
realizzati sui due lati della pietra, forse per esprimere la continuazione di
un movimento in due fotogrammi. Sfumature cromatiche diverse evidenziano un
tono maggioritario del corpo dell’uccello in cui si incastrava un filo di
roccia di colore diverso. Un altro filo di roccia bianco veniva modellato per
evidenziare il becco. Gli antichi scultori fissavano indelebilmente nella
pietra la fisionomia e i colori dei pennuti. Dopo l’invocazione venivano abbandonate:
erano monouso, dedicate a una sola preghiera. Per ogni invocazione bisognava costruirne
sempre un'altra. Ne esistono di tutte le grandezze e di tutte le consistenze,
fino a schegge piccole come un’unghia.
Da più
di dieci anni raccolgo gli uccelliurlatori, a oggi ne ho contati oltre 20.000,
ebbene, sono esclusivamente riproduzioni di uccelli diurni. Mancano gli uccelli
che volano nel buio della notte perché quelli erano riconosciuti come uccelli
delle tenebre, pertanto accostati all’irrazionalità del male. Non potevano certo
essere assunti a messaggeri positivi degli dei. Nelle tenebre si sviluppavano
le paure e le angosce, è la parte della giornata che sino a pochi secoli fa ha
condizionato negativamente l’esistenza. Rinchiusi in diverse superstizioni dei
popoli, gli uccelli delle tenebre sono, ancora oggi, equiparati al male e al
malaugurio.
Gli
uccelliurlatori rivestono anche il segreto più conosciuto perché tutti li
vedono e li toccano, ma non sanno distinguerli, benché spesso siano chiare le
linee di rottura e modellazione. Cosi è per altri simboli di pietra che sono
stati sagomati con simbologie e confini a noi sconosciuti.
Gli
esperti della soprintendenza archeologica, ai quali mi sono rivolto per discutere
questa interpretazione, escludono la
scientificità, forse perché non esistono riscontri negli insegnamenti didattici
appresi nella loro formazione. Le ricerche archeologiche si fanno, quando è
possibile, su siti ben definiti come nuraghi, tombe, grotte e simili. Anche la
chiesa, nella sua eterna ortodossia conservativa, accetta che santi e madonna siano
avvistati da umili contadini e pastori. Nell’era delle aperture e facili
comunicazioni, le scoperte storico culturali sono appannaggio di professionisti
accreditati, anche di fronte a prove inconfutabili come evidenti linee di
taglio e smussature. La soprintendenza ha stabilito che non si riscontrava in
quelle forme nessun intervento da parte dell’uomo poiché non si notavano segni o
punti d’appoggio realizzati artificialmente dall’uomo, risultando casuali tutte
le migliaia di pietre modellate a uccello. Ma se così fosse, dovremmo trovare
pietre a forma di cammello, di maiale, di bue o capra. E’ evidente che questo
non avviene. Forse gli archeologi pensano che solo strumenti con base
d’appoggio come i vasi possono essere di fattura umana. La storia si ripete, Edison
inventò la lampadina ma i suoi colleghi, screditandolo, dissero che non si
sarebbe mai accesa. Poco dopo illuminò il mondo.
Per ciò
che riguarda il riferimento degli uccelliurlatori con istrocos de mutos, mi
limiterò a una spiegazione superficiale. I nostri antichi predecessori si
collegavano spiritualmente con gli dei intonando dei canti invocativi o di
ringraziamento. Il cantante solista si rivolgeva agli dei accoppiando
intonazioni canore di riferimento e richiesta, ma gli dei non potevano sentirli
perché il cielo è lontano. Si adottava allora il trasferimento delle umani voci
ad intercessori, affidandosi a portantini, a traghettatori, agli uccelli
messaggeri. Il solista invocatore veniva tradotto in versi per gli uccelli dai
cori o tenori d’appoggio. L’evoluzione del canto a tenore forse è dovuta ai
nuovi ordinamenti del cristianesimo che hanno diversificato le invocazioni
pagane, sconsacrandole e variandole con nuovi suoni, forme e simboli.
Per
quanto riguarda l’attinenza fra uccelliurlatori e angeli, cambiano i tempi e si
adattano nuove dottrine con la creazione di nuovi simboli. Ciò è successo anche
ai nostri uccelliurlatori che, dopo essere stati in contatto con gli dei per
vari millenni, furono poi soppiantati dagli angeli con l’avvento del
cristianesimo. Una nuova religione con adattamenti conformi ad un periodo
variato, con ricercati indirizzi umanitari d’uguaglianza. Si affermò un nuovo
culto e non si potevano tenere vecchi emblemi. Gli angeli riproducono e
mantengono la funzione di uccello, conservano le ali e collegano ancora il
cielo e la terra. Angeli che restano messaggeri e annunciatori come i loro
predecessori uccelliurlatori. L’unica variazione necessaria per la
trasformazione dal vecchio simbolo è stata quella di far assumere all’angelo
una sembianza umana. Verosimilmente in Sardegna la questione degli
uccelliurlatori iniziò nel primordiale misticismo di epoca neolitica e attraversò
tutto il periodo nuragico resistendo sino al medioevo. Una testimonianza si
trova nell’artigianato espressivo delle nostre tradizioni, in cui sono
prevalentemente raffigurati uccelli. E’ un relitto del passato che ha
conservato nei millenni una forza profana nella nuova sacralità cristiana, che
avrebbe dovuto annullarla.
Una
parte significativa della rassegna degli uccelliurlatori dei nuraghi è esposta
nel museo dei castelli di Burgos. Chi la voglia visitare può contattare il
personale ai numeri 3479018930 e 079793705 oppure al sito www.sareggia.it
Una piccola mostra di uccelliurlatori è visibile a Cagliari in Via Fratelli Bandiera 100, nella nostra azienda automobilistica.
RispondiElimina